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Sono innamorato di Pippa Bacca, doc accurato che nasce da un'urgenza

Una ricostruzione accurata della performance dell'artista milanese scomparsa nel 2008, che ne coglie il convinto slancio pacifista. Presentato al Torino Film Festival 2019 e prossimamente al cinema.
di Raffaella Giancristofaro

martedì 26 novembre 2019 - Torino Film Festival

8 marzo 2008: prende il via da Milano, con destinazione Gerusalemme, "Brides in tour", la performance dell'artista Giuseppina Pasqualina di Mineo, nome d'arte Pippa Bacca, e dell'amica Silvia Moro. Il viaggio prevede l'attraversamento in autostop di undici Paesi, con soste a casa di persone contattate in precedenza. Ad ogni tappa incontrano le ostetriche locali, perché Pippa possa lavare loro i piedi; rituale evangelico, imparato da piccola sul cammino di Compostela, che vuole esprimere riconoscenza per chi favorisce la vita in contesti postbellici. Luoghi in cui la correlazione tra bisogno e solidarietà si dà come un'evidenza, qualcosa che non ha bisogno di essere incoraggiato. Ma l'aspetto più sostanziale e spettacolare dell'azione consiste nel vestire per tutto il tempo del viaggio abiti da sposa concepiti e disegnati ad hoc.

Attraverso il movimento, tramite passaggi di sconosciuti, in realtà ferite dalla guerra (Slovenia, Croazia, Bosnia, Bulgaria, Turchia, Siria, Libano, Giordania, Cisgiordania, Israele) intendono provare con i loro corpi che due donne possono attraversare il mondo, da sole e con la solidarietà degli sconosciuti. Il loro atto artistico non arriverà a compimento: dopo una temporanea separazione on the road - il cui motivo è nucleo di senso del progetto e quindi del film - sulla strada per Istanbul Pippa viene violentata e uccisa da un uomo che le offre un passaggio. Dodici giorni dopo il suo ultimo segnale, il suo corpo viene ritrovato, sepolto in un bosco. È il presidente turco Erdogan a esprimere le condoglianze ai familiari per un delitto compiuto ai danni di "un'artista e messaggera di pace".

Dopo le esperienze di montaggio e l'esordio nel lungo con Ciao amore, vado a combattere (2017) Simone Manetti si dedica di nuovo ad una figura femminile stratificata e indipendente.

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