boffese
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giovedì 12 dicembre 2019
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joaker phoenix
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Finalmente Joker , ma non pensate ad un cine-comic , non prendetelo sottogamba , questa e' la storia di molti , e' la storia di Arthur Fleck un ragazzo problematico , vittima di bullismo , schizofrenico e affetto da un disturbo di depersonalizzazione.
Personalmente ero diffidente , una diffidenza dovuta al regista e alla difficolta' di poter dirigere una pellicola cosi' complessa ,aveva una bomba innescata ed era molto semplice passare dal capolavoro , al classico flop che punta solo al box office.
Invece Todd Phillips ha fatto bingo , ha sbancato il botteghino con il DC comics piu' autoriale della storia cinematografica , non ha voluto strafare , ma e' riuscito a regalarci una pellicola accecante e disturbante ,che ti mette a disagio non solo per quel paio d'ore , anzi lo stomaco comincera' a soffrire soprattutto nei giorni seguenti.
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Finalmente Joker , ma non pensate ad un cine-comic , non prendetelo sottogamba , questa e' la storia di molti , e' la storia di Arthur Fleck un ragazzo problematico , vittima di bullismo , schizofrenico e affetto da un disturbo di depersonalizzazione.
Personalmente ero diffidente , una diffidenza dovuta al regista e alla difficolta' di poter dirigere una pellicola cosi' complessa ,aveva una bomba innescata ed era molto semplice passare dal capolavoro , al classico flop che punta solo al box office.
Invece Todd Phillips ha fatto bingo , ha sbancato il botteghino con il DC comics piu' autoriale della storia cinematografica , non ha voluto strafare , ma e' riuscito a regalarci una pellicola accecante e disturbante ,che ti mette a disagio non solo per quel paio d'ore , anzi lo stomaco comincera' a soffrire soprattutto nei giorni seguenti.
La vera bravura del regista e' stata quella di affidarsi pienamente a Joaquin Phoenix, ad oggi senza dubbio il miglior attore in circolazione , da anni capace di performance straordinarie come nel Gladiatore , Walk the line , The Master , I'm still here , The Sister's brothers e Don't worry.
L'interpretazione che da' ad un personaggio cosi' dannatamente ricco di tristezze , e' strepitosa , il suo sguardo inquieto e penetrante ,la risata soffocata , la sua postura scheletrica e ingobbita regala emozioni incredibili.
Buono lo script affidato a Scott Silver , che avevo molto amato per The Fighter di O. Russell.
Poi c'e' tutto il resto , la psicologia degli emarginati , la fine del capitalismo , l odio verso il diverso , la responsabilita' politica delle istituzioni , la condanna morale delle TV , il caos incontrollabile dei nostri tempi , il disagio sociale , un mixer di tutto quello che e' intorno a noi .
Ve l avevo gia' detto , non prendetelo per un semplice cine-comic , e' un Leone d'oro.
Voto : 9--
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lorenzo colovini
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giovedì 2 gennaio 2020
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crudo, affascinante, asperrimo. imperdibile
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Arthur Fleck, alias Joker, non è un barbone. Ha una casa (vecchia ma dignitosa), un lavoro per quanto non gratificante, una madre. Non, dunque, uno degli ultimi. Ma uno dei (tanti) penultimi. Quelli “dimenticati”, quelli che per la società sono un peso. Disagiati, dolenti, spesso vittime di gratuite cattiverie, con un carico di speranze deluse e velleitarie, insieme illusi e rassegnati e, soprattutto, disperatamente soli. La sola certezza è di non interessare a nessuno, di non essere mai davvero “ascoltati”, neppure dall’assistente sociale. Nessuno a cui rivolgere il suo personale grido di dolore in una Gotham City livida e minacciosa, ma non distopica (il mondo degli altri funziona regolarmente), traboccante di pattume e di gentaglia.
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Arthur Fleck, alias Joker, non è un barbone. Ha una casa (vecchia ma dignitosa), un lavoro per quanto non gratificante, una madre. Non, dunque, uno degli ultimi. Ma uno dei (tanti) penultimi. Quelli “dimenticati”, quelli che per la società sono un peso. Disagiati, dolenti, spesso vittime di gratuite cattiverie, con un carico di speranze deluse e velleitarie, insieme illusi e rassegnati e, soprattutto, disperatamente soli. La sola certezza è di non interessare a nessuno, di non essere mai davvero “ascoltati”, neppure dall’assistente sociale. Nessuno a cui rivolgere il suo personale grido di dolore in una Gotham City livida e minacciosa, ma non distopica (il mondo degli altri funziona regolarmente), traboccante di pattume e di gentaglia. Arthur quasi per caso scopre la strada della ribellione, il gusto acre e inebriante della violenza (e lo spettatore con lui: impossibile non compiacersi quando massacra i tre giovinastri in metropolitana). Straordinariamente centrati e organici al racconto i vecchi classici di soundtrack (la cavalcata dell’auto della polizia con Joker a bordo nella città in rivolta sulle note di White Room dei Cream è da delirio!). Monumentale la prova attoriale di Joaquin Phoenix, ora guitto, ora dolente reietto, ora leggiadro ballerino, ora vendicatore. Un po’ Edipo, un po’ Amleto. Film crudo, affascinante e asperrimo. Imperdibile.
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peppy86
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martedì 21 gennaio 2020
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joker è un cinefumetto, non un capolavoro
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Nato dal famoso fumetto DC, Joker è l'ennesima riproposizione del villain e storico nemico di Batman. Sicuramente l'impianto tecnico aggiunge molto al film e l'attore che lo interpreta, Joaquin Phoenix, lo fa da padrone. Per tutti quelli che non hanno visto i classici di Scorsese grideranno al miracolo. Joker resta, tuttavia, nient'altro che un cinefumetto. Il maldestro tentativo di elevare una serie di sfortunati eventi a opera autoriale. Ritorna allora a tratti il Robert De Niro di Taxi Driver, e in altri momenti quello di Re per una notte. Gli intenti sono chiari, ma la chiusa non è potente come le premesse che l'accompagnano. Se Scorsese descriveva un mondo popolato da freak mimetici e apparentemente ordinari, Todd Philips mette subito in chiaro che Joker è un pazzo bisognoso di cure.
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Nato dal famoso fumetto DC, Joker è l'ennesima riproposizione del villain e storico nemico di Batman. Sicuramente l'impianto tecnico aggiunge molto al film e l'attore che lo interpreta, Joaquin Phoenix, lo fa da padrone. Per tutti quelli che non hanno visto i classici di Scorsese grideranno al miracolo. Joker resta, tuttavia, nient'altro che un cinefumetto. Il maldestro tentativo di elevare una serie di sfortunati eventi a opera autoriale. Ritorna allora a tratti il Robert De Niro di Taxi Driver, e in altri momenti quello di Re per una notte. Gli intenti sono chiari, ma la chiusa non è potente come le premesse che l'accompagnano. Se Scorsese descriveva un mondo popolato da freak mimetici e apparentemente ordinari, Todd Philips mette subito in chiaro che Joker è un pazzo bisognoso di cure. Le inefficienze del sistema economico e del welfare sono poi utilizzati per motivare la deriva psicologica del protagonista. Bisogna quindi sorbirsi le sciagure che sovrastano il Joker per poi, come se non bastasse, essere portati a giustificare i suoi crimini efferati. È un colpo basso che francamente poteva essere gestito in ben altra maniera. Come ho detto ci sono diverse componenti che funzionano: il ritmo, la fotografia, l'interpretazione di Phoenix, la regia di Philips che mette in scena il tutto in modo chiaro e preciso. Non siamo quindi dalle parti di film catastrofici come Batman V Superman, ma neanche ai livelli dei classici di Scorsese. Joker è lo sterile dramma di un uomo che torna alla ribalta uccidendo i suoi carnefici. Un cliché che non passa mai di moda. Godibile. Ma nient'altro che un cliché.
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taty23
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mercoledì 2 ottobre 2019
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joaquin phoenix diventa joker
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Joaquin Phoenix protagonista indiscusso del film Joker
La pellicola Joker, in una Gotham City al limite del collasso degli anni 80, racconta la storia di Arthur Fleck.
Il desiderio di Fleck fin da piccolo è sempre stato quello di diventare un comico, dato lo scarso successo e una situazione lavorativa in totale discesa, è costretto a lavorare come pagliaccio. Emarginato sempre di più dalla società entrerà in un circolo vizioso fatto di psicosi e ossessioni dati dal suo disturbo, un tic nervoso che lo fa ridere nelle situazioni di disagio e che lo rende oltremodo inquitante.
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Joaquin Phoenix protagonista indiscusso del film Joker
La pellicola Joker, in una Gotham City al limite del collasso degli anni 80, racconta la storia di Arthur Fleck.
Il desiderio di Fleck fin da piccolo è sempre stato quello di diventare un comico, dato lo scarso successo e una situazione lavorativa in totale discesa, è costretto a lavorare come pagliaccio. Emarginato sempre di più dalla società entrerà in un circolo vizioso fatto di psicosi e ossessioni dati dal suo disturbo, un tic nervoso che lo fa ridere nelle situazioni di disagio e che lo rende oltremodo inquitante. Inoltre innescherà una serie di avvenimenti che lo porteranno ad essere una tra le peggiori menti criminali più temute di Gotham City.
“Pensavo che la mia vita fosse una tragedia, ma ora mi rendo conto che è una commedia”
Joker – Origini e tematiche
Il film Joker è stato presentato a Toronto Film Festival e al Festival di Venezia.
Todd Phillips dirige e sceneggia la pellicola utilizzando una trama che si discosta dalla linea narrativa della DC Comics, per creare una storyline completamente originale riguardo uno dei villain più iconici di Gotham City e futura nemesi di Batman.
Il regista sceglie di sviluppare la storia di del film Joker in una Gotham più cupa e cruda, che ricorda molto quella usata per Batman Il cavaliere oscuro. Lo fa utilizzando tematiche attuali come la disoccupazione, la criminalità non controllata per le strade, una politica arrivista che non pensa al bene dei cittadini contro cui si scontrano scioperi e cortei. Lasciando Gotham inerme, sperduta ed indifesa come i suoi abitanti. Si evidenzia inoltre un nuovo lato della figura di Thomas Wayne meno empatica e più crudele.
L’interpretazione di Joaquin Phoenix nei panni di Arthur Fleck/Joker regge la maggior parte del film, coprendo le imperfezioni di una trama a tratti prevedibile e che non convince del tutto. Ed è proprio la caratterizzazione del personaggio e la sua evoluzione a rendere questo Joker una sorta di simbolo di protesta delle masse. Si gioca soprattutto sulla dualità della figura del pagliaccio e sul desiderio del protagonista di riuscire a far ridere quando la sua esistenza è fatta di solitudine e mortificazione. Un personaggio che per difendersi esce dagli schemi ed usa la violenza come unico appiglio di salvezza.
In conclusione
Il film Joker risulta un cinecomic lontano dalla solita visione, controverso e dark. Lavora sulla psicologia del’iconico villain esplorandone le origini attraverso un percorso fatto di distruzione e dolore, che si chiuderà con la creazione di quel personaggio che il pubblico conosce. Una pellicola crudelmente poetica che non ha paura di mostrare il lato scomodo della società e che dividerà l’opinione dei fan.
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pietro viola
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domenica 6 ottobre 2019
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l'oscurità
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Questo è un film dell'orrore. La costruzione delle origini del supervillain di batman è solo il pretesto per raccontare l'inferno della sofferenza mentale, che ha tante cause (multifattorialità, recitano i manuali di psichiatria), ma che trova le sue cause prime in ciò che si vive da bambini e nella ripetizione di offese, insulti, derisioni, da parte di un ambiente esterno ostile. E' come un circolo, ci illustra lucidamente il film. Si è differenti dalla massa, la massa preme per omologare, l'omologazione non riesce, la differenza si acuisce, il tentativo di omologazione si trasforma in pressione, la differenza si acuisce ancora, l'equilibrio diventa fragilissimo: costantemente a un passo dal punto di non ritorno grazie alla possibilità di avere medicine gratuite o alla ripetizione di un copione di assistenza domestica.
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Questo è un film dell'orrore. La costruzione delle origini del supervillain di batman è solo il pretesto per raccontare l'inferno della sofferenza mentale, che ha tante cause (multifattorialità, recitano i manuali di psichiatria), ma che trova le sue cause prime in ciò che si vive da bambini e nella ripetizione di offese, insulti, derisioni, da parte di un ambiente esterno ostile. E' come un circolo, ci illustra lucidamente il film. Si è differenti dalla massa, la massa preme per omologare, l'omologazione non riesce, la differenza si acuisce, il tentativo di omologazione si trasforma in pressione, la differenza si acuisce ancora, l'equilibrio diventa fragilissimo: costantemente a un passo dal punto di non ritorno grazie alla possibilità di avere medicine gratuite o alla ripetizione di un copione di assistenza domestica. Ma cosa succede se è la società nel suo insieme a essere malata, se è la famiglia stessa a essere solo fonte di inganni ed abusi? E poi, è davvero così, o è il superamento del punto di non ritorno a rendere impossibile vedere, sentire, qualcosa di buono negli altri, in se stessi?
Come una discesa all'inferno, questo ultimo film sul joker è un grido d'accusa contro una società corrotta e materiale, che passa come un tritacarne su chi è più fragile o semplicemente diverso, una società in grado di produrre solo sporcizia e abuso in ogni ambito, dalla famiglia, alla politica, agli affetti. Una società che porta all'apoteosi la disumanità offrendo come unica via di fuga e liberazione la deflagrazione del male (contro cui potersi, poi, opportunisticamente organizzare e difendere) in chi, un tempo vittima perchè subiva, è ora vittima perchè agisce.
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maramaldo
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martedì 8 ottobre 2019
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sconfortante
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E' duro dir bene di un film che ti fa quest'effetto. Si potrebbe lodarlo ugualmente divagando tra rimandi, reminiscenze e svelamenti di allegorie. Invece, l'intensità dell'interpretazione di Joaquin Phoenix e la vibrante rappresentazione del suo "mondo crudele" mi costringono a prenderlo sul serio e a compenetrarmi di quella che può essere "ordinaria follia".
Non si tratta di affabulazione metaforica ma di un percorso psicologico condotto in un realismo feroce. Gotham City è attualità. Caos e degrado urbano, squallore e miseria tra le pareti domestiche. Accendete la TV: c'è chi spara o alcoltella senza un preciso motivo.
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E' duro dir bene di un film che ti fa quest'effetto. Si potrebbe lodarlo ugualmente divagando tra rimandi, reminiscenze e svelamenti di allegorie. Invece, l'intensità dell'interpretazione di Joaquin Phoenix e la vibrante rappresentazione del suo "mondo crudele" mi costringono a prenderlo sul serio e a compenetrarmi di quella che può essere "ordinaria follia".
Non si tratta di affabulazione metaforica ma di un percorso psicologico condotto in un realismo feroce. Gotham City è attualità. Caos e degrado urbano, squallore e miseria tra le pareti domestiche. Accendete la TV: c'è chi spara o alcoltella senza un preciso motivo. Andate a Hong Kong: inviperiti casseur, lì in giallo per natura (lasciatemi la lepidezza), si riparano dai proiettili della tirannide con l'ombrello: trovata divertente che si escogitò per Colin Firth in Kingsman - Secret Service. "Sorridete" ancora? La bizarria permea le nostre vite, tante demenze serpeggiano nella nostra realtà. E realistico appunto è Joker. Fisicità, indica concretezza di un discorso. Corporeità. Arthur alterna mascherature colorate all'ostentazione inclemente di una nudità deforme. E la risata è quella che scoppia improvvisa nel silenzio delle stanze di una clinica psichiatrica.
Ritratto di un essere debole sul quale la mala sorte si è accanita. Incapace di cogliere quel barlume di aiuto che "l'umanità" può dare a tutti. Il patetico pagliaccio non è solo, non è abbandonato. La società, pur nel minimo indecoroso, non l'ignora. Ha compagni ai quali è simpatico. Una madre (Penny, Frances Conroy) ne ha pietà e briga per aiutarlo. Compassione ed attaccamento prova la vicina, Sophie (Zazie Beetz).
Ad un certo punto Joker si erge a vendicatore degli oppressi, a simbolo della ribellione contro il potere: politico (Wayne, Brett Collen), mediatico (Murray Franklin, Robert De Niro) i quali, si sa, coincidono sempre di più.
Ma allora, si tratta, se pur criptico, di un "Elogio della Follia"? Come quello del vecchio Erasmo che distillava ironia sui tipi che indossavano i guanti per non contaminarsi mentre contavano monete.
Padroni di crederci. Ritengo, tuttavia, che Phillips propenda per una quadro clinico che ci riguarda in un modo o in un altro. E proprio in un finale aggiuntivo, superfluo nell'economia del racconto, Todd mostra la sua ispirazione autentica. Nel gelo di un ricovero per matti dove l'infelice giullare ripercorre ossessivo gli stessi spazi, a balzelloni e gesticolando teatrale, penso che ci veda tutti quanti, non escluderei pure se stesso.
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nexus
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martedì 8 ottobre 2019
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la parodia di una società disarmonica e violenta
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Una parodia volutamente eccessiva ed a tratti grottesca di una società (quella statunitense) talvolta realmente “eccessiva”, disarmonica e violenta.
Una società impaurita anche perché ormai priva di quell’empatia verso il prossimo che molto spesso potrebbe essere un toccasana per stemperare le tensioni tra le persone.
La diffidenza e la paura sono ben rappresentate nel film nella scena sull’autobus dove la mamma redarguisce il protagonista perché si è “permesso” di scherzare con il suo bambino.
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Una parodia volutamente eccessiva ed a tratti grottesca di una società (quella statunitense) talvolta realmente “eccessiva”, disarmonica e violenta.
Una società impaurita anche perché ormai priva di quell’empatia verso il prossimo che molto spesso potrebbe essere un toccasana per stemperare le tensioni tra le persone.
La diffidenza e la paura sono ben rappresentate nel film nella scena sull’autobus dove la mamma redarguisce il protagonista perché si è “permesso” di scherzare con il suo bambino.
La diffidenza ha ucciso l’empatia (tra il protagonista ed il bambino).
Lentamente si compie la metamorfosi (e la discesa negli inferi)... anche per mezzo del “regalo” di un’arma da fuoco.
Dimostrazione che alcuni oggetti anziché essere posseduti hanno il potere di diventare “possessori” di chi li detiene.
Nella mente del Joker si palesa la volontà di riscatto di una vita precaria e problematica per mezzo della violenza anche per pareggiare i conti con i soprusi e le ingiustizie subite.
Un film denuncia sui risultati e le conseguenze di quelle società dovo imperano il successo, la ricchezza, la prevaricazione, il disinteresse verso il prossimo e ove sono scomparsi empatia, amore, attenzione e cura del “sociale”.
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vincenzo ambriola
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giovedì 10 ottobre 2019
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siamo un po' tutti dei joker
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Arthur Fleck, un malato mentale che ride scompostamente quando qualcosa lo coinvolge emotivamente. Fa il clown come lavoro e bada alla mamma quando torna a casa. Subisce continue violenze a causa della sua malattia ma anche perché è un povero clown. Diventerà Joker, il nemico acerrimo di Batman, ma questa è un'altra storia, già vista altrove. Arthur è il male e la causa della sua malignità è l'assenza del bene. Un male incolpevole causato da una società che non gli ha saputo dare amore. Ma se il male è nella società, allora Arthur non è più il male, ma solo il Joker. Arthur è anche folle, o forse è la società a essere folle quando gli nega il bene.
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Arthur Fleck, un malato mentale che ride scompostamente quando qualcosa lo coinvolge emotivamente. Fa il clown come lavoro e bada alla mamma quando torna a casa. Subisce continue violenze a causa della sua malattia ma anche perché è un povero clown. Diventerà Joker, il nemico acerrimo di Batman, ma questa è un'altra storia, già vista altrove. Arthur è il male e la causa della sua malignità è l'assenza del bene. Un male incolpevole causato da una società che non gli ha saputo dare amore. Ma se il male è nella società, allora Arthur non è più il male, ma solo il Joker. Arthur è anche folle, o forse è la società a essere folle quando gli nega il bene. Nel film questo tema rimbalza di continuo, spiazzando lo spettatore che non sa più da che parte schierarsi. Anche le scene di furia collettiva mettono in imbarazzo, perché ricordano personaggi che invocano la violenza per affermare le proprie idee. Un'altra follia. Non è folle invece la recitazione di Joaquin Phoenix, lucido nel rappresentare Joker, muovendosi come una marionetta impazzita e ridendo con gli occhi tristi. Un film memorabile che si separa dalla linea narrativa di Batman per farci capire che siamo un po' tutti dei Joker.
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cook
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domenica 13 ottobre 2019
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il disagio di una risata
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Uscito da poco piú di una settimana sta già dominando il botteghino. L’apologia della follia, un grande salto nel buio, un film strano e contorto elevato da una grandissima interpretazione.
Joker é la storia di Arthur Fleck, uomo affetto da disturbi mentali che prova a realizzare le sue aspirazioni, ma che dalla società in cui si trova prende solo calci.
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Uscito da poco piú di una settimana sta già dominando il botteghino. L’apologia della follia, un grande salto nel buio, un film strano e contorto elevato da una grandissima interpretazione.
Joker é la storia di Arthur Fleck, uomo affetto da disturbi mentali che prova a realizzare le sue aspirazioni, ma che dalla società in cui si trova prende solo calci. La prima scena é significativa della situazione del protagonista: mentre truccato da Clown prova a racimolare qualche soldo per la strada viene derubato del suo cartello e poi preso a calci, tra l’indifferenza delle persone. Cosí la società lo respinge perché diverso e poi lo abbandona con una triste impassibilità. Il suo disturbo mentale ( che consiste in una risata inquietante scatenata nei momenti meno opportuni) diventerà durante il film la chiave per l’uscita da questo mondo. Quando Arthur tenta di respingere la sua malattia questa lo fa stare male, ma quando invece l’abbraccia smette di ridere quando gli altri non lo fanno. Bellissimo il parallelismo con le scale: all’inizio le sale malinconico mentre sullo sfondo si staglia un cielo cupo. Ma una volta compiuta la sua trasformazione in Joker le scende trionfante, mentre balla con folle felicità davanti allo sfondo di un cielo azzurro e luminoso. Questo tipo di contrapposizione possiamo coglierla anche tra l’ultima scena e una delle prime. Oltre alla solita suggestiva differenza di colore ( all’inizio si trova in uno studio caratterizzato dal grigio e alla fine in uno completamente bianco) é interessante notare come, quando ha veramente bisogno dei servizi sociali, non può usufruirne per “tagli” ai fondi da parte del comune, che tradotto é un’altra porta che la società gli sbatte in faccia. Mentre quando non hanno piú nessuna utilità, perché ha ormai accolto la sua malattia, si ritrova una dottoressa anche migliore di quella che aveva prima. Questo insieme al dialogo in studio, uno dei momenti di grande cinema del film, con il presentatore Murray, interpretato da Robert De Niro, sono i 2 episodi in cui piú forte viene ribadito il messaggio di denuncia del film. Di chi é la colpa quando persone come Arthur vengono abbandonate dal mondo in cui vivono e poi commettono atti orribili?
Non troviamo un Joker spietato, orribilmente cinico come quello del Cavaliere Oscuro bensí una persona fragile, isolata per la quale lo spettatore empatizza nonostante le terribili azioni che commette, in questo sta il piú grande pregio dell’interpretazione di Joaquin Phoenix. Il regista é abile ad inserire alcune stranezze ed incongruenze all’interno della trama che ci fanno capire che il film é visto dalla mente instabile e visionaria di Arthur. Stranezze che trovano chiusura nell’ultima battuta dall’incerto significato. Molti fan vi hanno formulato teorie, ma noi preferiamo lasciarla lí, senza spiegazione apparente, cosí come ha fatto Philips.
Non manca il dualismo eroe-cattivo. Nei giornali Joker viene chiamato “Vigilante”, lo stesso Thomas Wayne critica il fatto che chi ha commesso l’omicidio si nasconda dietro una maschera. É il ribaltamento del ruolo di Batman, che altri non é che la nemesi del pagliaccio. Un altro tema geniale inserito dal regista é quella della corsa ( nella scena iniziale, quando ruba i fascicoli della madre e nella metropolitana), cosí sgraziata e scoordinata che accompagna in un climax la metamorfosi di Arthur: la situazione iniziale, la consapevolezza e la trasformazione finale.
Tantissime sono poi le citazioni e i rimandi che il regista occulta nel film a diversi livelli. Quelli più evidenti sono a Taxi Driver e Re per una notte. Non mancano ovviamente i riferimenti a Batman, alcuni in bella mostra ( come morte dei genitori di Bruce) ed altri più nascosti ( come il riferimento al film di Zorro che ha influenzato il personaggio dell’uomo pipistrello).
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martina martoglio
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domenica 29 dicembre 2019
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i-m-m-e-n-s-o
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Entro in sala con poca curiosità, frastornata positivamente dalla trilogia di Nola su Batman e l'immensa interpretazione di Ledger del suo Joker.
"Nulla potrà battere quel Joker" mi ripeto più e più volte prima di entrare in sala.
Boy I was wrong...so wrong. Sono rimasta TRAVOLTA da questa interpretazione e dalla sua psicologia interna.
Qui non stiamo parlando di un semplice film. Qui stiamo parlando di una introspezione psicologica di un bambino prima, di un adulto poi e infine di un criminale che non aveva altri sbocchi se non...diventare pazzo.
Ma non una follia becera e stupida, una follia interna giustificata anche dalla sua completa irrazionalità.
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Entro in sala con poca curiosità, frastornata positivamente dalla trilogia di Nola su Batman e l'immensa interpretazione di Ledger del suo Joker.
"Nulla potrà battere quel Joker" mi ripeto più e più volte prima di entrare in sala.
Boy I was wrong...so wrong. Sono rimasta TRAVOLTA da questa interpretazione e dalla sua psicologia interna.
Qui non stiamo parlando di un semplice film. Qui stiamo parlando di una introspezione psicologica di un bambino prima, di un adulto poi e infine di un criminale che non aveva altri sbocchi se non...diventare pazzo.
Ma non una follia becera e stupida, una follia interna giustificata anche dalla sua completa irrazionalità. La scena con cui lascia andare il nano aprendogli la porta con una inconsueta calma è...poesia cinematografica.
Il discorso finale davanti la TV è un discorso alla società, un monito all'ipocrisia.
Niente, non ci sono parole. Questo è davvero un capolavoro assoluto che fa solo impallidire il cinema (già di per sé) in fase calante degli ultimi 10 anni.
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(di stefania)
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