kalm
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martedì 11 febbraio 2020
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bruttissimo
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Film veramente brutto,noioso e lento. Si salva solo Joaquin Phoenix/Joker con una grande prova d attore premiato secondo me meritatamente con l oscar. Per il resto film inguardabile. Sconsigliato. Per la prima volta da quando recencisco i film voto 1 stella
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(di rikitikitawi)
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sabato 8 febbraio 2020
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film lento e poco chiaro
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Ci potevano stare qualche buona idea, ma sviluppate in una lentezza enorme, scorrelate, con un insieme insignificante di particolari. Se questi sono i film che vengono premiati e portati alla ribalta siamo a posto
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(di rikitikitawi)
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steffa
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venerdì 7 febbraio 2020
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ansia da prestazione
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penso che si sia parlato troppo del film in fase di produzione, il che ha sfalsato sensibilmente i valori in campo rendendo il risultato finale davvero poco genuino. è un vero peccato perchè l'ottima fotografia, le scenografie crude ed un Joaquin Phoenix in grande spolvero potevano davvero portare a qualcosa di unico, invece alla fin fine si è rimasti all'interno di clichè commerciali collaudati, confortevoli e più sicuri
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rizric
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lunedì 3 febbraio 2020
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uno dei migliori film del decennio!
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Todd Phillips inventa di sana pianta la Origin Story del Joker DC Comics creando un prodotto inedito, a suo modo, per il genere di appartenenza. In termini di realismo siamo ben oltre l'idea di Christopher Nolan, tutto è incredibilmente doloroso, pungente, si può inoltre respirare chiaramente il tanfo dei rifiuti e sentire i topi scorrazzare liberi per la città. Gli elementi fantastici, o più fumettosi se vogliamo, sono quasi del tutto assenti, a vantaggio della credibilità del progetto. Persino le risate di Arthur Fleck provocano malessere, nausea, anziché essere contagiose, anche se questo è merito soprattutto di un Joaquin Phoenix superlativo, un clown pregno di un'incredibile umanità che chiede solo di essere ascoltato - danzando costantemente e muovendo sinuosamente il suo corpo nello spazio, come a ribadire la sua esistenza in carne e ossa.
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Todd Phillips inventa di sana pianta la Origin Story del Joker DC Comics creando un prodotto inedito, a suo modo, per il genere di appartenenza. In termini di realismo siamo ben oltre l'idea di Christopher Nolan, tutto è incredibilmente doloroso, pungente, si può inoltre respirare chiaramente il tanfo dei rifiuti e sentire i topi scorrazzare liberi per la città. Gli elementi fantastici, o più fumettosi se vogliamo, sono quasi del tutto assenti, a vantaggio della credibilità del progetto. Persino le risate di Arthur Fleck provocano malessere, nausea, anziché essere contagiose, anche se questo è merito soprattutto di un Joaquin Phoenix superlativo, un clown pregno di un'incredibile umanità che chiede solo di essere ascoltato - danzando costantemente e muovendo sinuosamente il suo corpo nello spazio, come a ribadire la sua esistenza in carne e ossa. Il suo obiettivo infatti non è mettere il mondo a ferro e fuoco per partito preso, lui vorrebbe solo far ridere le persone, in modo genuino e naturale, invece finisce sempre con la gente che ride di lui. Un dramma che spezza il cuore e apre le coscienze di chi siede nelle poltrone del cinema, diretto con il giusto piglio autoriale ma con un linguaggio adatto a tutti, anche a chi mastica poco i cinecomic - o li odia del tutto. Il Joker saprà colpire a fondo anche loro, questa volta.
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adelio
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giovedì 30 gennaio 2020
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la sublimazione dell’uomo qualunque
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Quando si ha la fortuna di guardare un film come questo ci si riappacifica con la 7 arte. Opera capolavoro di un attore protagonista straordinario come Phoenix e di un Regista Philips che ha il coraggio, ispirandosi a pezzi tra le migliori pellicole già viste, di narrare l’interiorità dell’uomo qualunque, dell’emarginato sociale alla maniera di Scorzese, di Tarantino, di Kubrick. Ne discende un film gigantesco perché riesce a fondere le tematiche profondissime della sceneggiatura con la messa in scena spettacolare di Joker, che non dimentica mai che il cinema deve essere innanzitutto intrattenimento.
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Quando si ha la fortuna di guardare un film come questo ci si riappacifica con la 7 arte. Opera capolavoro di un attore protagonista straordinario come Phoenix e di un Regista Philips che ha il coraggio, ispirandosi a pezzi tra le migliori pellicole già viste, di narrare l’interiorità dell’uomo qualunque, dell’emarginato sociale alla maniera di Scorzese, di Tarantino, di Kubrick. Ne discende un film gigantesco perché riesce a fondere le tematiche profondissime della sceneggiatura con la messa in scena spettacolare di Joker, che non dimentica mai che il cinema deve essere innanzitutto intrattenimento. Joker ha la capacità di soddisfare sia il cinefilo che lo spettatore medio sia nella narrazione, che nel linguaggio cinematografico e ancor più nel messaggio sociale. Si possono dare tante interpretazioni al film, tutte valide: possiamo limitarci a trovare una riflessione sulla solitudine dell’uomo comune, abbandonato dalle istituzioni e incapace di instaurare rapporti con la società, come avviene quando Arthur cerca di comunicare il suo malessere all’Assistente sociale che non lo ascolta ed è incapace di dargli un consiglio; possiamo trovare nel film una critica alla rappresentazione vacua della realtà offerta dai media (omnipresenti durante tutto il film) all’insensibilità di una categoria sociale elitaria e perbenista che forma una massa enorme di Clowns, di “ultimi” senza volto; ma ciò che non riusciamo a perdere mai di vista è che, nel tragitto umano, il dramma esistenziale di Happy che diventa Arthur per trasformarsi in Joker, è un percorso condotto da un regista e da un’interpretazione magistrale che resterà nella storia del cinema non solo come genere noir ma anche e soprattutto come film d’Autore. La trasformazione di un uomo qualunque in eroe, simbolo di giustizia sociale, passa attraverso la liberazione dall’oppressione della mente e del corpo e nel dotarsi di strumenti e ruolo per combattere. Arthur liberatosi dalla figura di Happy, che una madre psicopatica gli ha assegnato, sarà costretto a trasformarsi in JOKER, un omicida che combatte la propria umiliazione, una sorta di OGM organismo geneticamente trasformato, che va a combattere (notare la vestizione di Joker - la preparazione del guerriero che va alla guerra) per affermare la propria personalità come riscatto in un mondo virtuale che è solo immagine, apparenza e sofferenza. Povero Happy, apre la storia, costretto nel suo costume da pagliaccio di Strada a sorridere e far sorridere inconsapevolmente un’umanità indifferente, un bel giorno di sole si ritrova picchiato e piombato nel buio, faccia al suolo, disteso a terra come “morto”, esanime in una ripresa con cinepresa a livello suolo che lascia ammutoliti e ci strappa una lacrima di pietà. Ma rinasce, si toglie il trucco guardandosi allo specchio, la sua coscienza riflessa, prende coraggio e a fatica prova ad immedesimarsi in Arthur. Vuole provare ad essere un uomo con una sensibilità con degli affetti, vuole amare se stesso ancor prima di capire il significato della sua vita (rompe i goffi scarponi da pagliaccio per mettersi delle più comode scarpe per affrontare un percorso). Certo la luce del giorno impaurisce mette a nudo la vulnerabilità dell’uomo solo, lo costringe finanche a chiudersi nel frigorifero, una bara di metallo che lo protegge. Del resto è sempre buio la fuori, in quella maledetta città in cui vive, in quello spazio distaccato dove c’è sporcizia, ci sono rifiuti e topi ovunque, dove la pioggia purificatrice prova costantemente a lavare la vergogna di una società post capitalistica. Arthur è costretto nei bassi fondi, la sua ascesa individuale, la risposta alle sue domande trova sempre scale irte, oscure che portano all’ignoto. La liberazione sembra irraggiungibile quando scopre, attraverso una lettera della madre, di avere un padre ricchissimo (Wayne che nel fumetto originario altro non è che il padre di Batman), lo cerca, scopre la sua vera origine di figlio di una psicopatica, gli amici e colleghi lo tradiscono, ha un tracollo ... la crescita dell’individuo si trasforma definitivamente nel personaggio noir che d’ora in poi sarà JOKER. La guerra è dichiarata, liberatosi dei suoi carnefici, l’ANTIEROE muore finalmente nasce l’EROE armato del suo volto da CLOWN attacca il potere che si nasconde costantemente impunito dietro il piccolo schermo, vigliaccamente protetto dalla finzione. L’eroe ora è dunque Joker, una star che scende le scale ,nella luce, danza, si muove armoniosamente, ha liberato il corpo oltre che la mente, ha coscienza di se stesso, ha sciolto l’oppressione fisica e spirituale, vendica la sua esistenza con la visibilità di un’uccisione in diretta durante un popolare show televisivo, il massimo della spettacolarizzazione mediatica. Lui ora può anche morire, e la sua morte sarebbe comunque come sperava più dignitosa della vita insulsa che ha vissuto. È il riscatto dell’uomo della strada, del signor nessuno, è Cristo che nel impeto della catarsi filmica, disteso come morto, stavolta su un auto, risorge in una New York notturna osannato da una massa di volti tutti uguali, piccoli, insignificanti nullità idolatranti. L’epilogo è la nuova dimensione, è la pulizia finalmente fatta, è il freddo bianco candore metafisico, è il reset cerebrale, l’entità umana è annullata nel pensiero e nell’anima ..è il vuoto! Ciò che rimane nel nostro sguardo di spettatori come speranza futura è il ghigno famelico e forzatamente procurato da JOKER e le impronte insanguinate su un suolo immacolato… è una prospettiva che inquieta ma per il momento abbiamo la certezza di aver visto un film mostruosamente bello!
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rosaria
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sabato 25 gennaio 2020
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amazing
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Interpretazione magistrale, istrionica esiste un joker in ognuno di noi più o meno latente , in questo film in una America effimera superficiale , tanti jokers si ribellano , il disagio psichiatrico viene visto come un fallimento in quella data società americana, un riscatto morale ovviamente non e' da emulare ma , il rapporto madre figlio padre latente contenuti che si ripetono come un il solito ticchettio della pioggia sui vetrt , quasi a non farci caso ,eppure avendo lavorato in
psichistria , tutto torna anche le risate in corsia , le morti ,,, grazie Joachim
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felicity
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mercoledì 22 gennaio 2020
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derelitto mentalmente instabile in rivolta
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Joker è un bel noir, sporco e cattivo, che pesca a piene mani, sia nell’estetica che nei temi, dal cinema della New Hollywood.
I due riferimenti principali sono Re per una notte (con Robert De Niro che stavolta prende il posto di Jerry Lewis) e Taxi Driver.
Non a caso, il regista ha girato il film a New York: la sua Gotham City è la New York City lercia e fuori controllo di fine anni ’70 / primi ’80, con la criminalità che dilaga, i vicoli sudici e malfamati e gli edifici vecchi che stanno su per miracolo.
In quanto puro spettacolo, al netto di un finale frettoloso e un po’ deludente, Joker è di prim’ordine: dalla fotografia alle scenografie, dalle scene di violenza all’interpretazione di Joaquin Phoenix, su cui chiaramente lui ha lavorato con la stessa serietà che si riserva oggi alla preparazione di un biopic, o comunque di un ruolo importante, di quelli “da Oscar”, tutto si somma alla perfezione.
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Joker è un bel noir, sporco e cattivo, che pesca a piene mani, sia nell’estetica che nei temi, dal cinema della New Hollywood.
I due riferimenti principali sono Re per una notte (con Robert De Niro che stavolta prende il posto di Jerry Lewis) e Taxi Driver.
Non a caso, il regista ha girato il film a New York: la sua Gotham City è la New York City lercia e fuori controllo di fine anni ’70 / primi ’80, con la criminalità che dilaga, i vicoli sudici e malfamati e gli edifici vecchi che stanno su per miracolo.
In quanto puro spettacolo, al netto di un finale frettoloso e un po’ deludente, Joker è di prim’ordine: dalla fotografia alle scenografie, dalle scene di violenza all’interpretazione di Joaquin Phoenix, su cui chiaramente lui ha lavorato con la stessa serietà che si riserva oggi alla preparazione di un biopic, o comunque di un ruolo importante, di quelli “da Oscar”, tutto si somma alla perfezione.
Detto ciò, Joker è l’ennesimo matto che sbrocca perché la madre lo trattava male e la società lo tratta male e la gente fa schifo.
Con tutte le sue buone intenzioni di creare un nuovo villain scorsesiano memorabile, il film finisce solamente per confermare ancora una volta la dura legge del prequel: che se racconti troppo di un’icona, la svilisci.
Un classico caso di film che viene sopravvalutato perché grazie a un trucchettino di marketing ti ipnotizza a paragonarlo a un genere considerato storicamente inferiore a quelli a cui in realtà chiaramente si ispira e aspira ad essere.
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peppy86
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martedì 21 gennaio 2020
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joker è un cinefumetto, non un capolavoro
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Nato dal famoso fumetto DC, Joker è l'ennesima riproposizione del villain e storico nemico di Batman. Sicuramente l'impianto tecnico aggiunge molto al film e l'attore che lo interpreta, Joaquin Phoenix, lo fa da padrone. Per tutti quelli che non hanno visto i classici di Scorsese grideranno al miracolo. Joker resta, tuttavia, nient'altro che un cinefumetto. Il maldestro tentativo di elevare una serie di sfortunati eventi a opera autoriale. Ritorna allora a tratti il Robert De Niro di Taxi Driver, e in altri momenti quello di Re per una notte. Gli intenti sono chiari, ma la chiusa non è potente come le premesse che l'accompagnano. Se Scorsese descriveva un mondo popolato da freak mimetici e apparentemente ordinari, Todd Philips mette subito in chiaro che Joker è un pazzo bisognoso di cure.
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Nato dal famoso fumetto DC, Joker è l'ennesima riproposizione del villain e storico nemico di Batman. Sicuramente l'impianto tecnico aggiunge molto al film e l'attore che lo interpreta, Joaquin Phoenix, lo fa da padrone. Per tutti quelli che non hanno visto i classici di Scorsese grideranno al miracolo. Joker resta, tuttavia, nient'altro che un cinefumetto. Il maldestro tentativo di elevare una serie di sfortunati eventi a opera autoriale. Ritorna allora a tratti il Robert De Niro di Taxi Driver, e in altri momenti quello di Re per una notte. Gli intenti sono chiari, ma la chiusa non è potente come le premesse che l'accompagnano. Se Scorsese descriveva un mondo popolato da freak mimetici e apparentemente ordinari, Todd Philips mette subito in chiaro che Joker è un pazzo bisognoso di cure. Le inefficienze del sistema economico e del welfare sono poi utilizzati per motivare la deriva psicologica del protagonista. Bisogna quindi sorbirsi le sciagure che sovrastano il Joker per poi, come se non bastasse, essere portati a giustificare i suoi crimini efferati. È un colpo basso che francamente poteva essere gestito in ben altra maniera. Come ho detto ci sono diverse componenti che funzionano: il ritmo, la fotografia, l'interpretazione di Phoenix, la regia di Philips che mette in scena il tutto in modo chiaro e preciso. Non siamo quindi dalle parti di film catastrofici come Batman V Superman, ma neanche ai livelli dei classici di Scorsese. Joker è lo sterile dramma di un uomo che torna alla ribalta uccidendo i suoi carnefici. Un cliché che non passa mai di moda. Godibile. Ma nient'altro che un cliché.
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lizzy
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sabato 18 gennaio 2020
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racconti di quotidiana follia...
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Chiariamo una cosa: qua bisogna fare il distinguo fra opera e recitazione, oltre che realizzazione e regia, e significato della storia, morale e pensieri che induce ad avere.
Se da un punto di vista prettamente tecnico il film è quasi perfetto, e Phoenix ormai un vero grande del cinema (la sua interpretazione non si può non ammettere sia straordinaria), dall’ altra il film non ha nulla a che fare con i fumetti DC e con il loro mondo.
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Chiariamo una cosa: qua bisogna fare il distinguo fra opera e recitazione, oltre che realizzazione e regia, e significato della storia, morale e pensieri che induce ad avere.
Se da un punto di vista prettamente tecnico il film è quasi perfetto, e Phoenix ormai un vero grande del cinema (la sua interpretazione non si può non ammettere sia straordinaria), dall’ altra il film non ha nulla a che fare con i fumetti DC e con il loro mondo.
Joker è una di quelle storie che possiamo vedere in giro tutti i giorni: niente di sensazionale o fantascientifico, nulla di banalmente inventato.
Di Joker sono pieni città, ospedali, case (io ne ho uno che mi abita vicino).
Di persone affette da patologie più o meno indotte da determinati accadimenti, così come di bambini abusati fino alla follia, ne contiamo a iosa.
Quindi il nome Joker sarebbe potuto essere benissimo stato cambiato in Franklin, Bob”o cento altri senza che il film potesse esser diverso.
Infatti qua, a parte il richiamo alla famiglia Wayne, non c’è nulla che ci possa riportare al clima supereroistico dei fumetti e, secondo me, il tutto è stato fatto solo furbescamente per attirare più spettatori possibili, ma resta l’ amaro in bocca alla fine del film più per la presa in giro che per la bontà (indiscussa) della pellicola.
Poi, certo, c’è il fatto che qua alla fine si ritrae il protagonista come uno “comunque vincente”, con il popolo ormai scatenato ed in delirio, pronto ad elevarlo a leader indiscusso, quando si dovrebbe chiudere la storia con un semplice velo pietoso.
Perchè qualunque cosa abbia subito il Joker in precedenza, qualunque esperienza grama abbia avuto, non è certo il suo il metodo per uscirne o vendicarsi.
Si rischia infatti, con questo film, di sdoganare allegramente la più becera anarchia ed il peggior vittimismo possibili, quando si dovrebbe invece pensare a proteggere lo spettatore da pensieri non consoni.
Si, il film ha un suo perchè e per la maggiorparte del tempo ci rivela coraggiosamente la storia di uno dei tanti “mostri” che si nascondono nella nostra società.
Ma, come spesso accade per questo genere di lavori, la fine è sempre sospesa nel vuoto: non ci sono soluzioni, non ci sono lieto fine, non ci sono nemmeno assoluzioni o condanne.
E così ognuno è libero di concludere la storia come vuole.
Non fosse altro che noi non siamo tutti uguali e che, come commenta il poliziotto nell’auto che imprigiona il Joker nelle frasi finali del film, a certe azioni obbligatoriamente seguono delle reazioni assolutamente spropositate e negative.
E se i vari mafiosi e delinquentelli ormai come prassi si atteggiano e vivono alla Scarface (troni dorati ed eccessi vari compresi) si rischia che i più deboli di carattere possano prendere coraggio da certi messaggi di Joker e vivere in un trip di emulazione che non voglio nemmeno pensare dove potrebbe andare a parare.
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