alessandro spata
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domenica 21 febbraio 2021
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sociologismo infantile, ma pur sempre catartico
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Grande l’interpretazione del protagonista. Siamo tutti dalla sua parte in questa sua brama “adolescenziale” di giustizia. E lo seguiamo attoniti nella sua personale discesa all’inferno dove non c’è redenzione alcuna. È vero! Chi non ha mai pensato di far fuori i propri piccoli e grandi carnefici facendoli prima soffrire tra atroci torture? Forse ha ragione Tarantino quando dice che il pubblico ha goduto un sacco nel veder saltare la testa del presentatore De Niro.
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Grande l’interpretazione del protagonista. Siamo tutti dalla sua parte in questa sua brama “adolescenziale” di giustizia. E lo seguiamo attoniti nella sua personale discesa all’inferno dove non c’è redenzione alcuna. È vero! Chi non ha mai pensato di far fuori i propri piccoli e grandi carnefici facendoli prima soffrire tra atroci torture? Forse ha ragione Tarantino quando dice che il pubblico ha goduto un sacco nel veder saltare la testa del presentatore De Niro. Quanti di noi amerebbero spappolare il cervello di certi conduttori di certa televisione nostrana dove quotidianamente si fa strame di intelligenza e buoni sentimenti? E dove tanti uomini e donne si fregiano di portare il loro di cervello all’ammasso? Per fortuna ci limitiamo ad ucciderli metaforicamente questi "Mostri” come in sogno puntandogli addosso il telecomando e cambiando canale ci illudiamo di averli fuggiti per sempre. E fino a quando il cattivo pensiero rimane relegato nella nostra mente o impresso su una “pellicola” cinematografica va tutto bene. Contesto soltanto l’idea cinematografica che ci sia una necessaria relazione di causa-effetto tra la società brutta e l’individuo abbruttito. Magari fosse così semplice. Cioè a volte forse è possibile risalire alla causa dei nostri mali. Più spesso è un tantino più complessa la faccenda. Nella psicologia umana e in quella individuale più specificamente non può esistere una “causalità lineare”. E forse è un bene che sia così perché altrimenti la tentazione di giustificare il buon joker per la sua efferatezza sarebbe davvero troppo forte. Confesso che il mio modello di vendetta buono per tutte le stagioni rimane il “Conte di Montecristo”. Mi piace quel suo modo di usare la vendetta come mezzo per riscattare non solo le ingiustizie personali subite, ma anche per provare a ripulire il sistema, che ha generato l’ingiustizia. Anche se poi questa pretesa si rivela fallace normalmente. Se poi pensiamo al più illustre precedente di Amleto che col furore della sua vendetta provocò una carneficina non ne usciamo. Ma il pistolotto moralistico temo non avrebbe scoraggiato il clown disperato. La verità è che un modello di vendetta perfetto non esiste. È anche vero che Amleto era forse un aspirante suicida a ben vedere. C’è forse in tutti i vendicatori il desiderio inconscio di finire ammazzati? Morti sì ma felici alla fine per aver eliminato preventivamente lo stronzo di turno. Il punto è forse che l’incubo del dolore rischia di trasformarti in un freddo calcolatore; un “Terminator” spietato capace soltanto di cogliere il peggio della vita. – Sezionar cadaveri e respirarne i miasmi – questo diventa il destino degli oppressi tante volte. A te triste joker nemmeno la nobiltà del perdono ti è stata concessa come accaduto a Edmond Dantès. Tu hai dovuto sprofondare nel tuo dolore. E senza possibilità di scegliere altre soluzioni? Quella di Joker sembra avere tutti i contorni di una tragedia! Quella dove tutti i personaggi sono arrivati ad un punto di non ritorno: quello in cui sono “destinati” a morire (“si meritano di”). Sarebbe stato il finale della perfetta tragedia se anche joker alla fine fosse morto. Ma no! Aspettate! Quella è un’altra storia. Quella è la storia del “senso di colpa” di Amleto. Questa invece è una storia dove nemmeno l’ombra del senso di vergogna ci balena in fronte
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dandy
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venerdì 12 febbraio 2021
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il povero clown triste e arrabbiato.
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Un ambiziosissimo quanto travagliato progetto(con la sceneggiatura modificata anche in fase di riprese),originariamente pensato come omaggio a "Taxi Driver"(da cui è ripresa l'alienazione del protagonista e la visione degradata della metropoli)e in particolare a "Re per una notte"(con rimandi all'incontro-scontro tra il protagonista e il personaggio di DeNiro,qui nel ruolo che fu di Jerry Lewis) che avrebbe dovuto vedere Martin Scorsese come produttore,e allo stesso tempo ispirato alla graphic novel dell'88 "Batman:The Killing Joke".Il regista della trilogia "Una notte da leoni",qui al suo primo fim "serio",cerca di coniugare le esigenze commerciali con il rispetto per i modelli da cui prende spunto.
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Un ambiziosissimo quanto travagliato progetto(con la sceneggiatura modificata anche in fase di riprese),originariamente pensato come omaggio a "Taxi Driver"(da cui è ripresa l'alienazione del protagonista e la visione degradata della metropoli)e in particolare a "Re per una notte"(con rimandi all'incontro-scontro tra il protagonista e il personaggio di DeNiro,qui nel ruolo che fu di Jerry Lewis) che avrebbe dovuto vedere Martin Scorsese come produttore,e allo stesso tempo ispirato alla graphic novel dell'88 "Batman:The Killing Joke".Il regista della trilogia "Una notte da leoni",qui al suo primo fim "serio",cerca di coniugare le esigenze commerciali con il rispetto per i modelli da cui prende spunto.Tecnicamente eccellente(straordinarie sia la fotografia che la colonna sonora)e con un Phoenix indimenticabile sia nella mimica stralunata sia nel fisico smagrito(per il ruolo,originariamente pensato a DiCaprio,ha perso 25 chili e ha vinto l'Oscar e il Golden Globe)e capace di evitare l'overacting anche nei momenti sguaiati,il film ha il suo punto di forza nella sorprendente cupezza esasperata nella straziante genesi del protagonista(devastato da un trauma che lo costringe paradossalmente a ridere quando soffre in un mondo che gli ha causato e gli causa esclusivamente sofferenza),e soprattutto nella rappresentazione della massa rabbiosa di cui finisce per diventare il simbolo.Simbolo del fallimento di una società degradata e insensibile che schiaccia i deboli trasformandoli in reietti abbandonati a se stessi e dell'elite ignobile che ne causa l'emarginazione e si accorge di loro solo per bieco divertimento(il pubblico del talk show o gli yuppies in treno).E' sorprendente e indubbiamente inquietante (dal momento che parliamo di un blockbuster)il fatto che si ponga l'accento su come,rispetto a Travis Bickle,che diviene eroe agli occhi della società perbene grazie ad un'azione estrema ma moralmente condivisibile,Arthur Fleck si conquisti l'acclamazione del popolo "povero" tramite omicidi compiuti per mera vendetta e furore psicotico,in linea con l'alienazione tutta odierna di un'ampia fetta di umanità esasperata dall'ingiustizia della vita che trova il proprio riscatto solo scatenando le pulsioni bestiali.E anche l'uccisione in diretta che fa esplodere definitivamente la folla sembra un'ambigua riflessione sul potere mediatico e la morbosa spettacolarizzazione degli assassini che trova sempre ampio interesse.Peccato però per la presenza di diverse inverosimiglianze,a cominciare dal fatto che Arthur riesca sempre a fuggire(come quando nel manicomio si ferma sulle scale a leggere la cartella appena rubata) o che sebbene la polizia nutra dei sospetti nessuno lo vada ad arrestare mentre è in trasmissione.I riferimenti all'universo di Batman(escludendo l'idea azzeccata di caratterizzare negativamente Thomas Wayne rendendolo praticamente non solo l'artefice della nascita di Joker ma di Batman stesso)sono artificiosi,si pensi ad esempio all'ampia differenza di età tra Bruce bambino e il protagonista.E se la relazione tra Arthur e Sophie è risolta in maniera adeguadatamente tragica,il finale col dubbio è un brutto scivolone,che sembra suggerire timori da parte del regista di essersi spinto troppo oltre per i gusti del pubblico.Troppo lasciato in disparte inoltre,l'ottimo DeNiro.A dispetto di dubbi(e polemiche) un sensazionale successo di pubblico.Diventata presto iconica la sequenza in cui il neonato Joker scende la scalinata danzando,ma quella in cui in piedi sulla macchina si fa acclamare dalla folla in delirio che lo ha appena liberato è molto più incisiva e potente.Bloccato dalla censura in Cina.Oltre all'Oscar per Phoenix(doppiato dal bravissimo Adriano Giannini che si era occupato anche di Heath Ledger in "Il cavaliere oscuro"),un altro per la miglior colonna sonora e 11 nominations.Curiosamente nella sequenza del cinema,viene fatto intuire che Bruce Wayne abbia visto "Zorro mezzo e mezzo",film dalla rilettura gay del celebre personaggio che potrebbe giustificare la futura entrata in scena di Robin,braccio destro di Batman da sempre chiaccherato per le connotazioni gay.
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mr.rizzus
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giovedì 11 febbraio 2021
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masterpiece
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mercoledì 10 febbraio 2021
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cult
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mercoledì 10 febbraio 2021
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capolavoro
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belliteam
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sabato 12 dicembre 2020
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don''t (forget to) smile
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Un film duro, spietato, malinconico, che suscita inquietitudine, turbamento, angoscia, odio... un film assolutamente da vedere.
Il Joker di Tod Phillips (regista della trilogia di Una notte da leone) e' un personaggio disturbato con gravi problemi psichici, che vive con la madre in un sobborgo di Gotham City, facendo il clown come lavoro.
Splendidamente interpretato da Joaquin Phoenix, che da' un'interpretazione memorabile giustamente premiata dall'Oscar, Joker diventa un simbolo di rivalsa dell'emarginazione, della poverta', contro la ricchezza e l'indifferenza della gente (kill the rich).
Da non perdere.
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elgatoloco
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lunedì 16 novembre 2020
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uno dei migliori film dell''ultimo decennio
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Certamente uno dei migliori film dell'ultimo decennio, "Joker"(Todd Phillips, anche autore della sceneggiatura con Scott Silver, dal soggetto di Bob Kane, Bill Finger, Jerry Robinson, ossia dai creatori del personaggio dei DC COmics, da cui però si stacca nettamente, 2019)èp film problematico nell'accezione migliore e più profonda del termine: Arthur Fleck, alias Joker, è personaggio dalla psiche complessa(disturbo antisociale di personalità, direbbe la tassonomia psichiatrica, ma in realtà la sua situazione è più complessa, in quanto è un clown anche perseguitato dal punto di vista economico-sociale, in una Gotham City di inizio anni 1980 profondamente alienata di per sé e"incarognita"verso un "diverso"-in molti sensi, volendo, non in uqello dell'omosessualità- che ha solo una vaga tensione sentimentale per una vicina, vive con una madre che non è praticamente più autosufficiente, entra in conflitto con il mondo, che sostanzialmente odia, tanto da minacciare il tychoon che sembra-stando ai racconti materni.
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Certamente uno dei migliori film dell'ultimo decennio, "Joker"(Todd Phillips, anche autore della sceneggiatura con Scott Silver, dal soggetto di Bob Kane, Bill Finger, Jerry Robinson, ossia dai creatori del personaggio dei DC COmics, da cui però si stacca nettamente, 2019)èp film problematico nell'accezione migliore e più profonda del termine: Arthur Fleck, alias Joker, è personaggio dalla psiche complessa(disturbo antisociale di personalità, direbbe la tassonomia psichiatrica, ma in realtà la sua situazione è più complessa, in quanto è un clown anche perseguitato dal punto di vista economico-sociale, in una Gotham City di inizio anni 1980 profondamente alienata di per sé e"incarognita"verso un "diverso"-in molti sensi, volendo, non in uqello dell'omosessualità- che ha solo una vaga tensione sentimentale per una vicina, vive con una madre che non è praticamente più autosufficiente, entra in conflitto con il mondo, che sostanzialmente odia, tanto da minacciare il tychoon che sembra-stando ai racconti materni.aver avuto una relazione con la sua genitrice anni prima, tanto che Arthur quasi crede che sia stato suo padre...e che ora si candida a sindaco della "strana city", ma soprattuttto, dopo varie aggressioni, offese e altro, inzia a sparare)che arriva anche a un talk show di un importante canale TV, ma poi... combina il disastro. Forse non tutti/le lo snano, ma la volontà di scendere in strada sparando per uccidere qualcuno era uno dei programmi del fondatore del surrealismo e suo"patriarca"(unico rappresentante, quasi, dato che alla fine aveva espluso quasi tutti gli altri esponenti, considerati troppo poco"surrealisti", appunto),André Breton, dove persino il successivo movimento situazionista era stato decisamente più prudente e"moderato"... "Coscienza infelice", come Hegel definiva i romatici e preromantici da"Sturm und Drang"del primo Goethe e non solo, tutti i"Wertheriani"?Decisamente di più, invece, dovremmo dire, perché questo Joker uccide varie persone, madre inclusa(quando è in ospedale intubata la soffoca con il cuscino), e il suo atto finale è l'uccisione in diretta TVdi un conduttore famoso di talkshows , appunto. Joaquin Phoenix è eccellente nella parte, dal canto suo Robert De Niro, nei panni del conduttore TV, dà una delle sue migliori prove degli ultimi anni, finalmente non intepretando né il detective né il delinquente, Zezie Betz è notevole nella parte della vicina, bene anche Frances Conroy nel ruolo della madre. Complessivamente anche proprio a livello figurativo, il film merita in pieno tutti i premiraccolti(molti, a iniziare dal premio al"Leone d'oro"a Venezia, due Golden Globe, due OScar etc. El Gato
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lucrezia
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sabato 14 novembre 2020
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ripetitivo, piatto, noioso
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Si percepisce un grande sforzo, il che già lo rendo pesante.
Un film chiaramente concepito per soddisfare grandi aspettative.
il che di per se gli smorza frecce all'arco perché chiaramente pretenzioso.
Tutto questo con una risata che si ripete all'infinito dall'inizio alla fine del film davvero troppe, troppe volte.
Talmente tante da renderlo noioso, piatto e da far chiaramente percepire tutto quello che manca.
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sabato 14 novembre 2020
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narrativa e storia un pretesto per un film d’autore
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Non sono d’accordo nella parte finale della recensione per quanto mi piaccia il resto. Darei un cinque stelle. Nel panorama dei colossal patinati americani, la storia della Nascita psicosociale di joker è solo un (ottimo ed efficace) “pretesto“ narrativo per la Realizzazione di un film d’autore. Phoenix da Oscar (meritato).
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