belliteam
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sabato 12 dicembre 2020
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don''t (forget to) smile
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Un film duro, spietato, malinconico, che suscita inquietitudine, turbamento, angoscia, odio... un film assolutamente da vedere.
Il Joker di Tod Phillips (regista della trilogia di Una notte da leone) e' un personaggio disturbato con gravi problemi psichici, che vive con la madre in un sobborgo di Gotham City, facendo il clown come lavoro.
Splendidamente interpretato da Joaquin Phoenix, che da' un'interpretazione memorabile giustamente premiata dall'Oscar, Joker diventa un simbolo di rivalsa dell'emarginazione, della poverta', contro la ricchezza e l'indifferenza della gente (kill the rich).
Da non perdere.
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elgatoloco
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lunedì 16 novembre 2020
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uno dei migliori film dell''ultimo decennio
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Certamente uno dei migliori film dell'ultimo decennio, "Joker"(Todd Phillips, anche autore della sceneggiatura con Scott Silver, dal soggetto di Bob Kane, Bill Finger, Jerry Robinson, ossia dai creatori del personaggio dei DC COmics, da cui però si stacca nettamente, 2019)èp film problematico nell'accezione migliore e più profonda del termine: Arthur Fleck, alias Joker, è personaggio dalla psiche complessa(disturbo antisociale di personalità, direbbe la tassonomia psichiatrica, ma in realtà la sua situazione è più complessa, in quanto è un clown anche perseguitato dal punto di vista economico-sociale, in una Gotham City di inizio anni 1980 profondamente alienata di per sé e"incarognita"verso un "diverso"-in molti sensi, volendo, non in uqello dell'omosessualità- che ha solo una vaga tensione sentimentale per una vicina, vive con una madre che non è praticamente più autosufficiente, entra in conflitto con il mondo, che sostanzialmente odia, tanto da minacciare il tychoon che sembra-stando ai racconti materni.
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Certamente uno dei migliori film dell'ultimo decennio, "Joker"(Todd Phillips, anche autore della sceneggiatura con Scott Silver, dal soggetto di Bob Kane, Bill Finger, Jerry Robinson, ossia dai creatori del personaggio dei DC COmics, da cui però si stacca nettamente, 2019)èp film problematico nell'accezione migliore e più profonda del termine: Arthur Fleck, alias Joker, è personaggio dalla psiche complessa(disturbo antisociale di personalità, direbbe la tassonomia psichiatrica, ma in realtà la sua situazione è più complessa, in quanto è un clown anche perseguitato dal punto di vista economico-sociale, in una Gotham City di inizio anni 1980 profondamente alienata di per sé e"incarognita"verso un "diverso"-in molti sensi, volendo, non in uqello dell'omosessualità- che ha solo una vaga tensione sentimentale per una vicina, vive con una madre che non è praticamente più autosufficiente, entra in conflitto con il mondo, che sostanzialmente odia, tanto da minacciare il tychoon che sembra-stando ai racconti materni.aver avuto una relazione con la sua genitrice anni prima, tanto che Arthur quasi crede che sia stato suo padre...e che ora si candida a sindaco della "strana city", ma soprattuttto, dopo varie aggressioni, offese e altro, inzia a sparare)che arriva anche a un talk show di un importante canale TV, ma poi... combina il disastro. Forse non tutti/le lo snano, ma la volontà di scendere in strada sparando per uccidere qualcuno era uno dei programmi del fondatore del surrealismo e suo"patriarca"(unico rappresentante, quasi, dato che alla fine aveva espluso quasi tutti gli altri esponenti, considerati troppo poco"surrealisti", appunto),André Breton, dove persino il successivo movimento situazionista era stato decisamente più prudente e"moderato"... "Coscienza infelice", come Hegel definiva i romatici e preromantici da"Sturm und Drang"del primo Goethe e non solo, tutti i"Wertheriani"?Decisamente di più, invece, dovremmo dire, perché questo Joker uccide varie persone, madre inclusa(quando è in ospedale intubata la soffoca con il cuscino), e il suo atto finale è l'uccisione in diretta TVdi un conduttore famoso di talkshows , appunto. Joaquin Phoenix è eccellente nella parte, dal canto suo Robert De Niro, nei panni del conduttore TV, dà una delle sue migliori prove degli ultimi anni, finalmente non intepretando né il detective né il delinquente, Zezie Betz è notevole nella parte della vicina, bene anche Frances Conroy nel ruolo della madre. Complessivamente anche proprio a livello figurativo, il film merita in pieno tutti i premiraccolti(molti, a iniziare dal premio al"Leone d'oro"a Venezia, due Golden Globe, due OScar etc. El Gato
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lucrezia
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sabato 14 novembre 2020
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ripetitivo, piatto, noioso
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Si percepisce un grande sforzo, il che già lo rendo pesante.
Un film chiaramente concepito per soddisfare grandi aspettative.
il che di per se gli smorza frecce all'arco perché chiaramente pretenzioso.
Tutto questo con una risata che si ripete all'infinito dall'inizio alla fine del film davvero troppe, troppe volte.
Talmente tante da renderlo noioso, piatto e da far chiaramente percepire tutto quello che manca.
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sabato 14 novembre 2020
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narrativa e storia un pretesto per un film d’autore
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Non sono d’accordo nella parte finale della recensione per quanto mi piaccia il resto. Darei un cinque stelle. Nel panorama dei colossal patinati americani, la storia della Nascita psicosociale di joker è solo un (ottimo ed efficace) “pretesto“ narrativo per la Realizzazione di un film d’autore. Phoenix da Oscar (meritato).
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mirko tommasi
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mercoledì 19 agosto 2020
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ave phoenix
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Esplorazione cinica ed eccessivamente agghiacciante di uno dei “cattivi” più famosi della storia. Il vero (e anche unico) motivo per vederlo è la prestazione da knock out di Phoenix che si getta nel ruolo con la solita furia performativa.
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onufrio
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lunedì 29 giugno 2020
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arthur fleck
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Un personaggio dei fumetti diventa il protagonista assoluto in una storia che rimane fedele a quanto succede nella famosa Gotham City e alla ricca famiglia Wayne. Qui Joker è ancora Arthur Fleck, un ragazzo problematico che vive con la madre, lavorando come clown per sbarcare il lunario. Ma le sue difficoltà emotive e psichiche in contrasto con una società alla deriva ed intrisa di violenza, trasformeranno il mite Clown in un mostro, egli stesso si renderà conto che la sua vita non è più una tragedia ma una commedia e l'affronterà di conseguenza. Impressionante interpretazione di Joaquin Phoenix, un Joker umano, in carne ed ossa, con sentimenti contrastanti.
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Un personaggio dei fumetti diventa il protagonista assoluto in una storia che rimane fedele a quanto succede nella famosa Gotham City e alla ricca famiglia Wayne. Qui Joker è ancora Arthur Fleck, un ragazzo problematico che vive con la madre, lavorando come clown per sbarcare il lunario. Ma le sue difficoltà emotive e psichiche in contrasto con una società alla deriva ed intrisa di violenza, trasformeranno il mite Clown in un mostro, egli stesso si renderà conto che la sua vita non è più una tragedia ma una commedia e l'affronterà di conseguenza. Impressionante interpretazione di Joaquin Phoenix, un Joker umano, in carne ed ossa, con sentimenti contrastanti. Phillips vince l'ardua sfida e conquista il pubblico.
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domenico bertone
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giovedì 18 giugno 2020
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joker, sei tu !
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l' ho guardato oggi pom. Sicuramente un Film ben fatto. E' un po' come quando leggi un libro, sei tu il protagonista. L' attore J.P. è l' unico che avrebbe potuto fare la parte di Joker. Oggi il cinema è prima un prodotto di tutte le altre qualità. E' fatto talmente bene che ricorda anche un fumetto. Son bravi a far film. ( fotografia e sceneggiatura e luci super ottime ). Non aggiungo altro ....mi piace il fatto che parte automaticamente senza star li a farlo partire.
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l' ho guardato oggi pom. Sicuramente un Film ben fatto. E' un po' come quando leggi un libro, sei tu il protagonista. L' attore J.P. è l' unico che avrebbe potuto fare la parte di Joker. Oggi il cinema è prima un prodotto di tutte le altre qualità. E' fatto talmente bene che ricorda anche un fumetto. Son bravi a far film. ( fotografia e sceneggiatura e luci super ottime ). Non aggiungo altro ....mi piace il fatto che parte automaticamente senza star li a farlo partire.
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supermalaxx
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giovedì 18 giugno 2020
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capolavoro capolavoro capolavoro
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Sinceramente non capisco chi lascia una recensione con 1 2 o 3 stelle......
Straordinario Joaquin Phoenix.
Straordinaria la regia di Todd Phillips che avrebbe meritato un Oscar.
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shagrath
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lunedì 25 maggio 2020
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il capolavoro che non c’era, oppure sì?
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Nichilismo ostentato e disturbante, un film che da subito rinuncia ad essere un superhero movie. Bene così. Niente avventure improbabili, niente volteggi tra effetti speciali, solo disagio esistenziale. Un miserabile con disturbi mentali abbandonato da una società che rifiuta il diverso. Il giovane Joker ci prova ad essere un bravo ragazzo, ad avere successo nel lavoro, a trovare una compagna. Ma nella fredda, gotica e corrotta società di Gotham City (degenerazione del sogno americano) i buoni propositi si trasformano in atteggiamenti falsi, imitazione di sentimenti non provati, non capiti, tanto che il giovane Joker ride quando ci sarebbe da piangere. Incapace di trovare la felicità, si aggrappa a quello che gli dice l’assistente sociale, la mamma, gli amici.
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Nichilismo ostentato e disturbante, un film che da subito rinuncia ad essere un superhero movie. Bene così. Niente avventure improbabili, niente volteggi tra effetti speciali, solo disagio esistenziale. Un miserabile con disturbi mentali abbandonato da una società che rifiuta il diverso. Il giovane Joker ci prova ad essere un bravo ragazzo, ad avere successo nel lavoro, a trovare una compagna. Ma nella fredda, gotica e corrotta società di Gotham City (degenerazione del sogno americano) i buoni propositi si trasformano in atteggiamenti falsi, imitazione di sentimenti non provati, non capiti, tanto che il giovane Joker ride quando ci sarebbe da piangere. Incapace di trovare la felicità, si aggrappa a quello che gli dice l’assistente sociale, la mamma, gli amici. Ma l’assistente sociale è apatica, la madre una mitomane, gli amici gli regalano una pistola. Inseguendo il sogno di una vita normale il giovane Joker rimedia solo amarezze e ingiustizie, diventando l’ennesima vittima da disprezzare e sfruttare. Poi il lampo di genio del folle: ciò che è comico è soggettivo, così come ciò che è bene. Come il giovane Robert de Niro in Taxi Driver anche qui uno Joaquin Phoenix particolarmente ispirato si purifica dalla menzogna del sogno americano attraverso la violenza, per ascendere a una menzogna ancora più grande e narcisista: quella della libertà dagli altri. Libertà dal giudizio altrui, e perfino libertà dal proprio giudizio. Il novo Joker, ormai in preda al delirio sanguinario, sarà destinato a prendere la testa di un gruppo di reietti, criminali, pronti all’orrore pur di ottenere il proprio posto nel mondo.
Certo, l’idea di fondo non è proprio originale. Eppure. Qui si vede la differenza tra il cinema di intrattenimento e il grande cinema, nella capacità di trasformare un soggetto semplice in un’opera complessa. Un film che appare brillante a tutti i livelli, dalla regia alla recitazione impeccabili, dalle atmosfere urbane degradate alle scene che colpiscono e rimangono impresse (il ballo catartico sulle scale, memorabile!). No, non si può dire nulla sul piano tecnico. Se poi a qualcuno non piace il soggetto perché magnifica l’autodistruzione, de gustibus, ma questo film con questo soggetto non poteva essere fatto meglio di così. Siamo di fronte al capolavoro.
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filippo_24
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sabato 4 aprile 2020
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l'epilogo drmm
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Per impostare un commento critico sulla pellicola di Phillips è necessario partire da una premessa: il film è poco o niente fedele all'effettiva storia del Joker narrata nei fumetti DC. Non c'è, dunque, da aspettarsi un trattato biografico del variopinto villain (del quale non si conobbe mai il vero nome, per esempio), quanto una libera e svincolata interpretazione caratteriale e psicologica che il regista ha voluto rappresentare. Il racconto si apre su una Gotham City sporca e piena di rifiuti, nella quale fa capolino l'aspirante comico Arthur Fleck. Egli lavora come clown presso una struttura che non si preoccupa di tutelare i propri lavoratori, che vengono regolarmente aggrediti in strada o derubati dei propri cartelli pubblicitari.
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Per impostare un commento critico sulla pellicola di Phillips è necessario partire da una premessa: il film è poco o niente fedele all'effettiva storia del Joker narrata nei fumetti DC. Non c'è, dunque, da aspettarsi un trattato biografico del variopinto villain (del quale non si conobbe mai il vero nome, per esempio), quanto una libera e svincolata interpretazione caratteriale e psicologica che il regista ha voluto rappresentare. Il racconto si apre su una Gotham City sporca e piena di rifiuti, nella quale fa capolino l'aspirante comico Arthur Fleck. Egli lavora come clown presso una struttura che non si preoccupa di tutelare i propri lavoratori, che vengono regolarmente aggrediti in strada o derubati dei propri cartelli pubblicitari. Disturbato mentalmente, Fleck emette risate stridule fuori controllo, motivo per cui la madre gli ha affibbiato il soprannome di "Happy". La vita del clown prende una piega drammatica nel momento in cui viene pestato in metropolitana da tre ragazzi, associati alla grande società di Thomas Wayne, padre di Bruce (Batman) e del quale la madre psicotica è sempre stata innamorata in maniera ossessiva e malsana. L'uccisione dei tre ragazzi comporterà il cambiamento profondo di Arthur, deriso e ormai fallito nei propri "sogni da cabaret", trasformandolo in un pericoloso omicida che tenta di fare giustizia in una città piena di egoismo, crudeltà e rifiuti che forse non sono soltanto materiali. Il messaggio che Phillips sembra infatti voler mandare attraverso il suo Joker è in tutto e per tutto considerabile quanto più drammatico possibile: la società rende l'uomo malvagio. Per quanto banale, l'idea di fondo è resa con efficacia dalla bravura di tutto il cast nella recitazione unita alla grande abilità cinematografica dell'entourage del quale Phillips si è servito per il film. La magistrale interpretazione di Phoenix è coadiuvata da una sceneggiatura che ne esalta l'importanza e da una fotografia eccellente che lo rende l'epicentro della narrazione anche a livello di immagine. Il film ha alcuni spunti interessanti, come quello della "fidanzata immaginaria", che però non riescono a sostenere una narrazione un po' forzata e per certi versi inverosimile. La rivalità tra Joker e Thomas Wayne (frutto di terribile equivoco) o la rivolta finale che vede Phoenix elevarsi a "Re di Gotham" e dei suoi cittadini, insoddisfatti del "ricco che surclassa il povero", sono soluzioni che non prestano purtroppo fede a quella che dovrebbe essere una storia con un fondo di reale, cadendo a tratti nell'utopismo societario e trasformando nel finale una Gotham City cupa e "noir", resa perfettamente da un'ambientazione cinematografica impeccabile, in un'arena per combattimenti. L'idea della società insoddisfatta degli squilibri tra ceti sociali è un evergreen che ha sempre funzionato, in questo caso non è però supportata da una concretezza narrativa nel descrivere la natura di questi squilibri, finendo per rendere i cittadini di Gotham dei vandali che prendono le parti di un clown assassino ancor prima di conoscerne le motivazioni che lo hanno spinto a massacrare tre giovani neolaureati, rei (per i cittadini) di lavorare per un uomo potente come Thomas Wayne, e dunque necessariamente sacrificabili. Quello di Phillips è un Joker che forse vive in un universo parallelo a quello originale, e questo è di grande audacia, la pecca principale del film è però quella di soffermarsi in maniera fin troppo marcata, stopposa ed elefantiaca su eventi narrativi irrilevanti e inverosimili, uno su tutti la convinzione di Arthur di essere figlio di Wayne per via dei disagi della madre. L'opera di Phillips può quasi prendere la valenza di un trattato utopistico di psico-sociologia con un fondo di sostanziosa realtà, che non rende però omaggio a quella che è in tutte le sue complesse sfaccettature la mente criminale più complessa e geniale di tutto l'universo dei cinecomics, puntando tutto sul sentimento e lasciando poco spazio alla verosimiglianza, sia rispetto al personaggio descritto e sia ad una successione di eventi che lasciano perplessi per via di un'esagerazione nell'esaltazione della follia del Fleck, condita troppo spesso da situazioni paradossali. Cinematograficamente parlando, il film è una pellicola di pregevole fattura, a tratti incrinata da una storia che nei momenti clou si perde nelle proprie complicazioni.
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