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Il mistero Henri Pick, un film vivace, recitato con ironia e intelligenza da un fuoriclasse come Luchini

Una commedia, ma anche thriller. Ma anche, o forse soprattutto, il ritratto sentimentale di due anime sgualcite. Al cinema.
di Giovanni Bogani

Il mistero Henri Pick

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Fabrice Luchini (Robert Luchini) (72 anni) 1 novembre 1951, Parigi (Francia) - Scorpione. Interpreta Jean Michel Rouche nel film di Rémi Bezançon Il mistero Henri Pick.
sabato 21 dicembre 2019 - Focus

A Zagabria c’è il Museo degli amori interrotti. Oggetti che raccontano fallimenti di vite sognate, felicità infrante. In Bretagna può ben esserci, allora, la Biblioteca dei libri rifiutati. Una stanzina, poco più. Piena di manoscritti rilegati alla bell’e meglio in copisteria. Il ripostiglio di tutte le parole scritte e mai germogliate. Un cimitero di speranze, e in fondo anche l’immagine delle tante vite incompiute, senza trionfo, di cui è pieno il mondo. 

È bella l’idea alla base del "mistero di Henri Pick". Che in Bretagna, nel Finisterre, dove la terra finisce e comincia un mare spettinato e scorbutico, vicino alla bandierina del calcio d’angolo del mondo, un pizzaiolo abbia scritto un capolavoro. E che dopo la sua morte qualcuno lo scopra, nella Biblioteca dei libri rifiutati. Trasformandolo nel caso letterario del momento. 

È un capolavoro davvero? Lo ha scritto davvero quel pizzaiolo anonimo? E se non lui, chi? E perché tutti quei riferimenti a Puskin, alla letteratura russa? Un critico letterario crede che sia tutta una pagliacciata. E va ad investigare. 

 

Il critico ha il volto, il cinismo, l’ironia di Fabrice Luchini. Attorno a lui si costruisce un film che è commedia, ma anche thriller. Ma anche, o forse soprattutto, il ritratto sentimentale di due anime sgualcite, finite tutte e due nella provincia del vivere. Il critico, con le sue certezze minate da quel “caso” letterario a cui non crede; e la figlia del pizzaiolo, sola e con un figlio da crescere sulla linea di fondo del mondo. 
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Tratto da un romanzo di David Foenkinos, diretto da Rémi Bezançon – già autore di film di animazione, e di Le premier jour du reste de ta vieIl mistero Henri Pick ha ritmo, suspense, ironia, con Luchini che catalizza ogni inquadratura, trasformato in un commissario Maigret senza pipa, e con molti meno chili. O forse, più che dalle parti di Simenon, siamo dalle parti di Agatha Christie: al posto dell’assassino, c’è da scoprire chi ha veramente scritto quel libro. La lista dei sospetti è lunga. O forse…

La prima cosa che colpisce è la qualità dei dialoghi. Le citazioni in greco dei critici letterari da talk show televisivo, che disquisiscono con barbetta e disinvoltura tutta francese sul “pithanon adunatòn” e sull’ “apithanon dunatòn”. Che poi, stringi stringi, è il discutere se sia meglio una brutta realtà o una bella bugia. E che a sua volta è il tema stesso del film. 

Dialoghi che raggiungono l’acme quando Luchini, discutendo con la figlia del pizzaiolo – molto meno sprovveduta del previsto – fa una parodia dello stile di Marguerite Duras, e di come la Duras avrebbe scritto una lettera padre/figlia: “È il padre che scrive. È il padre che decide di scrivere alla figlia. Scrivere non è parlare. Scrivere è tacere. Scrivere è gridare senza voce…”. 

Ogni voce, nel film, è giusta. Parlano bibliotecarie di provincia, amiche dei salotti letterari in una casa brètone, redattrici editoriali ciniche e disinvolte; ognuno ha la sua lingua, il suo modo di citare autori letterari, con semplicità o raffinatezza: un gran lavoro, quello fatto sui registri verbali di ogni personaggio. I cinéphiles, invece, sentiranno un fremito nel vedere apparire sullo schermo Hanna Schygulla, icona del cinema di Fassbinder, in un’apparizione breve e memorabile. 

Visivamente, in un film molto convenzionale, con i volti illuminati fin troppo “bene” – quei backlight costanti su Luchini, a staccarlo dallo sfondo, un po’ troppo glamour – e che filma la Bretagna con affetto e semplicità, la sequenza che colpisce di più è il finto servizio giornalistico anni ’80 che mostra la nascita della Biblioteca. L’immagine traballante, la sgranatura, le righe, i colori saturi ci portano, con un brivido di nostalgia, alle riprese U-Matic di allora. E si pensa: che fortuna che non ci siano più! In quei pochi minuti è bravissimo Marc Fraize, che interpreta il fondatore della biblioteca. In pochi tratti disegna un personaggio maldestro, appassionato, che ti vien voglia di stringere fra le braccia. 


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In foto una scena del film Il mistero Henri Pick.
In foto una scena del film Il mistero Henri Pick.
In foto una scena del film Il mistero Henri Pick.

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