Anno | 2018 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Corea del sud |
Durata | 133 minuti |
Regia di | Kang Hyeong-Cheol |
Attori | Do Kyung-soo, Hye-soo Park, Jared Grimes, Jeong-se Oh, Kim Min-ho . |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 21 marzo 2019
Un ballerino di tip tap viene costretto alla prigionia durante la guerra.
CONSIGLIATO SÌ
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Geoje, 1951. Mentre la guerra di Corea impazza, nel campo di prigionia di Geoje si scatenano faide, tradimenti e ritorsioni. È in questo singolare contesto che il comando militare americano affida l'organizzazione di uno spettacolo di tip tap al sergente Jackson, ballerino professionista. Quest'ultimo dovrà reclutare un team di danza, raccogliendo i personaggi più improbabili tra i prigionieri di guerra.
Una produzione ricca, in termini di budget e di ambizioni, ma soprattutto di influenze eterogenee. Il blockbuster sudcoreano negli anni ci ha abituato a ogni genere di impresa mirabolante, ma accostare war movie e musical, spinta verso la riunificazione e tragedia, rappresenta un nuovo primato in termini di coraggio.
La faccenda più complicata e delicata, in operazioni come Swing Kids, sta nel tentare di mantenere coeso il mash-up di generi, di dominare la sua forza centrifuga. Non sempre Kang Hyeong-cheol - una carriera di campioni di incasso alle spalle, come Sunny e Scandal Makers - ci riesce, specie per la tendenza all'accumulo e all'eccesso, che prevale costantemente sulla componente di autocritica. Nel 2019, infatti, lo choc brutale di passare da un genere leggero come il musical alla tragedia, con una o più morti inattese di personaggi che si è imparato ad amare, non stupisce più come negli anni '80 e '90. Semmai produce l'effetto indesiderato di uno stridente contrasto, di un tentativo troppo esplicito di perturbare lo spettatore, di condurlo per mano verso l'agognato assunto morale. Quest'ultimo è sostanzialmente sintetizzabile nel "Fuck ideology" pronunciato dal sergente Jackson prima che lo spettacolo di Natale abbia inizio. Un comodo e un po' semplicistico messaggio che permette di salvare capra nordcoreana e cavoli a stelle e strisce, rivendicando - tema ricorrente nel cinema sudcoreano recente - il diritto di lasciare decidere ai coreani sul destino dei coreani, senza interferenze eterodirette.
Nonostante la prolissità, i ganci mancanti tra i segmenti che lo compongono e le svolte inverosimili e stridenti, Swing Kids resta una produzione curata e attenta al lato spettacolare. Le molte scene in esterni e i costumi meritano elogi, almeno quanto le coreografie di ballo, in fondo sorprendentemente minoritarie in proporzione al minutaggio complessivo del film. È evidente il dazio di cinefilia pagato da Kang in più occasioni: se tutta la parte di war movie si rifà alla tradizione di genere sudcoreana - e in particolare a Tae-guk-gi, con il fratello maggiore del protagonista, eroe e martire insieme - quella di musical rivela una fonte inattesa. Tutta la sequenza basata su "Modern Love" di David Bowie non è che un omaggio alla scena iconica di Rosso sangue di Léos Carax, peraltro già ripresa da Frances Ha qualche anno orsono. La presenza di Bowie è solo uno degli anacronismi musicali che costellano la colonna sonora, che in qualche caso arrivano colpiscono anche la componente diegetica, relativa alle prove di ballo (viene usato un brano degli Isley Brothers degli anni 60). Ma più di un milione di spettatori è una cifra che non può che dar ragione a Kang e agli esiti prefissati, in cui l'esito artistico recita un ruolo secondario rispetto al successo di pubblico.
"Volevo parlare di guerra e ideologia in maniera ironica attraverso l'atto più eccitante della danza, il tip tap". Così il regista sudcoreano Kang Hyoung-chul ha voluto introdurre la sua ultima opera, Swing Kids, selezionata per aprire la diciassettesima edizione del Florence Korea Film Festival. Un film ambientato nel 1951 nel campo di prigionia di Geoje, che combina uno dei periodi storici più dolorosi della Corea con l'atto più eccitante della danza attraverso le vicende dei suoi ballerini protagonisti.
Abbattere il muro che divideva il comunismo dal capitalismo a colpi di passi di danza. Questa l'idea alla base di Swing Kids che il regista ha saputo restituire con la sua celebre maestria nel combinare elementi pop con una direzione tecnica meticolosa.
Due elementi che in questo film coincidono nella figura dell'attore protagonista Do Kyung-soo, vera star coreana, che alterna la carriera da interprete con quella di cantante in un gruppo musicale. "Quando l'ho scelto non sapevo che lui fosse così famoso" ha dichiarato Kang Hyoung-chul, che continua: "Uno dei parametri con cui seleziono i miei interpreti è la loro capacità nel saper entrare nello scenario che propongo. In lui ho visto questa potenzialità. So che ci potrebbero essere dei pregiudizi in merito, ma non potevo non riconoscere il suo talento.". Questo non è l'unico preconcetto con cui si è dovuto scontrare il film, soprattutto in patria. La mescolanza, infatti, della lingua inglese e coreana non era stata ben vista dall'opinione pubblica, che lamentava la grande presenza nel cast di attori stranieri. La forza ideologica del film ha saputo però superare anche questa barriera, registrando incassi da record al suo debutto nelle sale.