
Titolo originale | Non c'è campo |
Anno | 2017 |
Genere | Commedia sentimentale, |
Produzione | Italia |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Federico Moccia |
Attori | Vanessa Incontrada, Gianmarco Tognazzi, Corrado Fortuna, Claudia Potenza Neva Leoni, Beatrice Arnera, Mirko Trovato, Eleonora Gaggero, Caterina Biasiol, Giacomo Colavito, Elodie, Leonardo Pazzagli, Federico Cesari, Marco Todisco, Cristina Crisà, Beatrice Bartoni, Elio Musacchio, Carla Fonzi Cruciani, Michele De Virgilio, Serena Iansiti, Marzia Ubaldi, Valeria Fabrizi, Alessandra De Luca (II), Giacomo Giorgio, Giorgio Ridarelli, Saverio Carlino, Sergio Andrei. |
Uscita | mercoledì 1 novembre 2017 |
Distribuzione | Koch Media |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 1,92 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 29 giugno 2021
Un gruppo di liceali si trova in gita in un paesino del Salento dove i cellulari non prendono. Non mancheranno momenti di panico e astinenza da Wi-Fi. In Italia al Box Office Non c'è campo ha incassato 654 mila euro .
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CONSIGLIATO NÌ
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Laura ha deciso di organizzare per i suoi studenti del liceo, nell'anno della maturità, una gita insolita: un laboratorio artistico a Scorrano, in Salento, con l'artista Gualtiero Martelli. Ad accompagnare i ragazzi verrà suo malgrado anche l'insegnante di lettere, che nel mentre cerca disperatamente di completare un progetto di ricerca da proporre all'Università di Boston (su cosa precisamente non ci viene spiegato, ché sono cose che non interessano al pubblico del film). Tanto lei, quanto i ragazzi perennemente connessi ai social, avranno però una brutta sorpresa una volta giunti sul posto: a Scorrano i cellulari non prendono, non ci sono "tacche" né wi-fi e tutti si sentono improvvisamente tagliati fuori dal mondo.
Tra reazioni sconsolate e chi addirittura rischia l'attacco di panico, la vita scorre comunque e così i vari amori all'interno e all'esterno della classe vivono i loro alti e bassi. A complicare le cose per Laura, oltre ai suoi studenti, ci sono poi le difficoltà con la figlia e il marito, da cui si trova scollegata proprio mentre è tentata dal carismatico artista.
Federico Moccia torna alla regia, da cui mancava da Universitari - molto più che amici del 2013 e sceglie ancora una volta di raccontare gli adolescenti, con un aggiornamento alla tematica queer ma in fondo risultando sempre convenzionale come una fiction del pomeriggio di Rai2.
Del resto lo stile è proprio quello, a partire da una fotografia piatta e senz'anima (smarmellata avrebbero detto in Boris) per passare a una colonna sonora a dir poco insistente nel sottolineare anche i passaggi più ovvi. L'effetto è così caricato che altrove risulterebbe parodistico ma qui purtroppo non c'è traccia di autoironia. Già il tema dell'ossessione per i social e il lavoro "in remoto" è sviluppato del resto nel modo più moralistico e scontato possibile: contrapponendolo a un borgo antico, ricco di tradizione, circondato da una bella campagna, dove si mangia buona cucina e in cui sono tutti molto ospitali. Se ancora non bastasse c'è pure l'artista, che parla con quella finta profondità da bacio perugina (di cui Moccia non a caso è tra gli autori), sciorinando banalità assortite sul ritrovare se stessi e imparare ad apprezzare le imperfezioni.
Da fiction è pure il casting con volti come la Incontrada e un ragazzo di Braccialetti Rossi, così come il marchiato product placement, dove i marchi sono ben disposti in bella vista in primo piano o comunque a caratteri quasi cubitali. Alla sfera televisiva nazional popolare afferiscono anche le esibizioni canore, prima di Margherita Principi scoperta da X-Factor, poi di Elodie lanciata da Amici e infine sui titoli di coda del rapper Sergio Andrei, che nel film interpreta (male, ma non peggio degli altri) il belloccio Daniele. Nonostante un cast di attori realmente molto giovani, che sembra oltretutto abbiano davvero vissuto sul set alcuni degli amori raccontati nel film, non arriva sullo schermo niente che non sia stereotipato, trito e ritrito, senza una minima scintilla di autenticità. Latita persino la commedia, perché seppur la situazione si presti e ironizzare sull'ossessione per i like, i commenti, le risposte immediate e quant'altro, non c'è una verve comica degna di questo nome.
Il registro preferito da Moccia è in fondo sempre quel misto tra patetico e stucchevole che ha caratterizzato tutta la sua carriera e non certo per mancanza di esperienza, visto che già scriveva sceneggiature per I ragazzi della 3° C negli anni '80, ben prima di buttarsi nella narrativa e poi nella regia. A Moccia chiaramente non interessa fare nulla di diverso da quello che fa, si adagia nella mediocrità assoluta convinto che al suo pubblico vada benissimo così. Un cinema insomma dell'abbrutimento senza nemmeno quella poca cattiveria che ancora affiora nei cinepanettoni. E quel che è peggio, Moccia si rivolge ai giovani con la presunzione di fargli la morale ma in verità come portatore di una visione della vita schematica, deprimente e soprattutto artefatta, dove anche i momenti di catarsi e "ritorno al valore delle cose autentiche" non si liberano mai del sapore fasullo da spot del Mulino Bianco.