Tutto il talento e la versatilità della Blanchett arrivano al cinema per soli tre giorni, il 23, 24 e 25 ottobre.
di Claudia Catalli
Acclamato al Sundance Film Festival e pensato inizialmente come installazione artistica, il video progetto artistico Manifesto finisce sul grande schermo per una tre giorni in cui sarà possibile ammirare appieno tutto il talento e la versatilità di un'attrice del calibro di Cate Blanchett.
Nel film si succedono con soluzione di continuità tredici diverse situazioni, personaggi, caratterizzazioni, performance ed espressioni artistiche che la vedono trasformarsi radicalmente di volta in volta. Il titolo preannuncia una galleria di manifesti, appunto, come quello del Partito Comunista raccontato da un homeless, il Dogma 95 spiegato da un'insegnante, o i motti dadaisti sulle labbra di una vedova a un funerale. L'incarnazione perfetta del camaleontismo magnetico di un'artista. Questo restituisce, sfrutta e porta al cinema Julian Rosefeldt, che ha girato il tutto in undici miracolosi giorni.
Nessuno stupore per chi conosce approfonditamente il percorso artistico di un'interprete che - come le sue migliori colleghe, da Tilda Swinton a Meryl Streep - ha fatto della continua metamorfosi un segno distintivo e un fil rouge che percorre instancabile i suoi vent'anni di carriera.
Impossibile non pensarla con la corona in testa e le vesti sfarzose di Elizabeth, il film che l'ha consacrata regalandole un personaggio memorabile che le valse il suo primo Golden Globe. Se nel thriller di Sam Raimi The Gift era l'inquietante visionaria Annie Wilson, nella saga di Il signore degli anelli sfoggiava vesti lunari nei fiabeschi panni di Dama Galadriel, con i boccoli lunghi, la coroncina in testa, le orecchie da elfo e una luce fuori dal comune che pareva emanare dall'interno.
Completamente diversa in The Aviator di Martin Scorsese, in cui dimostra - semmai ce ne fosse stato il bisogno - che non esistono piccoli ruoli, ma solo grandi attori capaci di lasciare tracce memorabili anche in ruoli non principali. Rossetto vermiglio, abiti da diva, carisma da vendere, si cala nei panni di Katherine Hepburn, vincendo un meritato Oscar come non protagonista. Sulla stessa scia, ma ricordando piuttosto Ingrid Bergman, la vediamo palpitare d'amore alla Casablanca in Intrigo a Berlino di Soderbergh.
Si trasforma di nuovo radicalmente nell'ottimo Diario di uno scandalo, in cui tiene testa a sua maestà Judi Dench, nei panni di un'insegnante emotivamente fragile e malleabile, dalla sensualità ancora non del tutto esplorata, che si lascia sedurre e soggiogare psicologicamente dalla sua mentore.
Cambio film, cambio irreversibile di look, intenzione, mood, persino sesso. L'attrice australiana viene più applaudita che mai nei panni di Bob Dylan in Io non sono qui, e si distingue come colei che forse più di tutti riesce ad avvicinarsi alla rappresentazione dell'icona, facendone propri i tratti essenziali per restituirne la cifra umana. Mora e più intensa che mai in Benjamin Button, in cui si innamorerà di un uomo destinato a ringiovanire, torna bionda e disperata in Blue Jasmine di Woody Allen - ispirata alla Blanche di Un tram che si chiama desiderio - che le regala un personaggio da incorniciare, in cui la diva mostra tutta la sua maturità e versatilità espressiva. Tanto da aggiudicarsi il secondo Oscar della sua carriera.
Parlando di trasformazioni è impossibile non citare le sue incredibili performance nei vari Robin Hood, Cenerentola e Thor. Lunghi capelli scuri per la sua Lady Marian, in coppia con Russell Crowe sotto la guida di Ridley Scott, di nuovo bionda ma con abiti sgargianti e sorriso arcigno in Cenerentola, in cui interpreta l'indimenticabile matrigna. Un'esplosione di eccesso, colore, carattere, con cui Blanchett si diverte a giocare: il risultato è evidente quanto apprezzabile.
Più dark e crudele che mai, e con un copricapo bizzarro, la ritroviamo nella saga di Thor nei panni di Hela, primo villain al femminile dell'universo Marvel.
Da ricordare il melodramma Carol, con un personaggio cucitole addosso da Todd Haynes che le vale l'ennesima nomination da parte dell'Academy. Riesce a far innamorare critica e pubblico di sé nei panni di un'altoborghese sposata degli anni '50 che sceglie di abbandonarsi alla passione proibita con la sua Therese / Rooney Mara, più giovane di lei. E lo spettatore insieme a lei.