mario nitti
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sabato 4 ottobre 2014
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besson non entusiasma, ma diverte
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Posto che, come qualche volta si legge, usiamo solo il 10% delle capacità del nostro cervello cosa succederebbe se potessimo improvvisamente sfruttarle al 100%? Il film parte dall’idea che la tesi di partenza sia vera e che una droga, assunta per caso dalla protagonista, attivi in lei la mente fino a farle sviluppare capacità inimmaginabili, dal controllo del proprio corpo alla telecinesi.
Il regista francese Luc Besson sa muoversi dietro la macchina da presa, ha a disposizione un buon cast, con Scarlett Johansson e Morgan Freeman, e può contare su una fotografia scintillante con effetti speciali accattivanti. Quindi, anche se la storia è a tratti deboluccia e i passaggi con pretese pseudo filosofiche sul sapere assoluto che viene raggiunto alla fine del percorso di conoscenza lasciano il tempo che trovano, il film riesce a divertire e i 90’ volano via, leggeri leggeri.
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Posto che, come qualche volta si legge, usiamo solo il 10% delle capacità del nostro cervello cosa succederebbe se potessimo improvvisamente sfruttarle al 100%? Il film parte dall’idea che la tesi di partenza sia vera e che una droga, assunta per caso dalla protagonista, attivi in lei la mente fino a farle sviluppare capacità inimmaginabili, dal controllo del proprio corpo alla telecinesi.
Il regista francese Luc Besson sa muoversi dietro la macchina da presa, ha a disposizione un buon cast, con Scarlett Johansson e Morgan Freeman, e può contare su una fotografia scintillante con effetti speciali accattivanti. Quindi, anche se la storia è a tratti deboluccia e i passaggi con pretese pseudo filosofiche sul sapere assoluto che viene raggiunto alla fine del percorso di conoscenza lasciano il tempo che trovano, il film riesce a divertire e i 90’ volano via, leggeri leggeri.
PS Film da vedere al cinema per godersi le splendide immagini del nostro mondo e dell’universo che, fin dalle prime scene, si infilano nella narrazione.
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corazzata potiomkin
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mercoledì 8 ottobre 2014
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parte bene, ma poi precipita nel "fantasy"
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Il film, che fin dall'inizio non nasconde velleità scientifico-filosofiche, parte bene e scorre via brioso, come un thriller avvincente e abbstanza originale.
Nel dipanarsi della trama, però, si avvita sempre di più intorno al grande "buco nero" del "Fantasy" e, nonostante le mie preghiere, finisce per caderci dentro con tutte le scarpe e nel venirne totalmente inghiottito.
Nelle ultime scene si rasenta il grottesco. Davvero un peccato, perché nel complesso è ben diretto e ben recitato, olrte che, come dicevo, non privo di spunti originali.
Lo considero comunque un prodotto discreto e un film da vedere.
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molok
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giovedì 9 ottobre 2014
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cosa fare se la delusione raggiunge il 100%?
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Il film è tutto nei suoi trailer, spot, pubblicità con le quali hanno bombardato tv, internet e stampa negli ultimi mesi. Finito, tutto lì al 90%. Certo, per raggiungere la pienezza bisogna guardarlo ma è proprio necessaria questa consapevolezza?
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Il film è tutto nei suoi trailer, spot, pubblicità con le quali hanno bombardato tv, internet e stampa negli ultimi mesi. Finito, tutto lì al 90%. Certo, per raggiungere la pienezza bisogna guardarlo ma è proprio necessaria questa consapevolezza?
Con ordine.
Film veloce, rapido, quasi come il dialogo tra Neo e l'Architetto con la differenza che non è cruciale rivederselo se non per gustarsi il 100% delle espressioni di Scarlett: il 99% nei primi 15 minuti, l'1% nel resto del film, quasi concorrenziale a quella Kristanna "terminator3" Loken in fatto di pathos e sentimento. E' proprio sul sentimento, accennato nelle iperboliche parabole fraseggiate da scenziati e donne al 40% che il film manca il primo colpo: se una denaturazione dell'essere umano per come lo conosciamo, peccatore, passionale, bugiardo, avido, incarnato nello pseudo antagonista cinese, doveva essere evidenziata, beh, non lo si è fatto. Tutto il filone narrativo è accovacciato sulle spalle della protagonista e nel suo viaggio verso direzioni cartesianmente opposte a qualsiasi altro viaggio umano, tanto attratto da quello dal quale si sta allontanando, risucchiata in un vortice nero e luminoso, capostipite primordiale del peccato umano: il Sapere.
Accantonato il filone narrativo poco curato, si potrebbero criticare gli effetti speciali, ma non ce ne sono a sufficienza e quei pochi sono banali e evitabili. Il film è formato da fotogrammi con il volto dell'attrice e il resto del mondo. Alle musiche non ho fatto caso, forse non ci sono, forse sì, ma tanto a che serve? L'arte è uno degli errori dell'uomo imperfetto ma perfortuna questo film non ne è una manifestazione.
Deluso.
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tatiana micaela truffa
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martedì 14 ottobre 2014
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dire tutto per non dire nulla
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Gli effetti speciali sono strabilianti e, uniti all'abilità recitativa di Scarlett Johansonn (bellissima oltre che brava) valgono la pena di una serata al cinema.
Il tema affrontato è di grande spessore: l'essere umano - progredito attraverso gli anni, a partire dai primi esemplari di homo sapiens sapiens - utilizza appena un 10% delle potenzialità del suo cervello. Aumentando la percentuale di intelligenza utilizzata, potrebbe arrivare a fare cose straordinarie, fino a trascendere le barriere del tempo e dello spazio, che delmitano la nostra dimensione, la nostra vita. Utilizzare il 100% del nostro cervello, equivarrebbe ad annullarci, fino a fare parte del tutto.
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Gli effetti speciali sono strabilianti e, uniti all'abilità recitativa di Scarlett Johansonn (bellissima oltre che brava) valgono la pena di una serata al cinema.
Il tema affrontato è di grande spessore: l'essere umano - progredito attraverso gli anni, a partire dai primi esemplari di homo sapiens sapiens - utilizza appena un 10% delle potenzialità del suo cervello. Aumentando la percentuale di intelligenza utilizzata, potrebbe arrivare a fare cose straordinarie, fino a trascendere le barriere del tempo e dello spazio, che delmitano la nostra dimensione, la nostra vita. Utilizzare il 100% del nostro cervello, equivarrebbe ad annullarci, fino a fare parte del tutto.
Tema profondo e molto affascinante, affrontato con estrema superficialità.
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no_data
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martedì 7 ottobre 2014
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un minestrone grottesco e noioso
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Cosa accadrebbe se l'uomo potesse usare il 100% delle sue facoltà mentali? Di certo farebbe film migliori di questo.
Nonostante l'ottimo cast, lo spessore dei personaggi è praticamente nullo, e la sceneggiatura zoppicante.
Ok, c'è un po' di azione, ma molto slavata perchè Lucy, praticamente da subito, ha tanti e tali superpoteri da risultare invincibile.
Immaginatevi Neo che impara a dominare Matrix dopo un quarto d'ora di film, e tanti cari saluti alla suspance.
La fantascienza?
Oltre alla domandona "cosa accadrebbe se mettessimo il turbo al nostro cervello?" non si esplora nessuna suggestione degna di nota.
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Cosa accadrebbe se l'uomo potesse usare il 100% delle sue facoltà mentali? Di certo farebbe film migliori di questo.
Nonostante l'ottimo cast, lo spessore dei personaggi è praticamente nullo, e la sceneggiatura zoppicante.
Ok, c'è un po' di azione, ma molto slavata perchè Lucy, praticamente da subito, ha tanti e tali superpoteri da risultare invincibile.
Immaginatevi Neo che impara a dominare Matrix dopo un quarto d'ora di film, e tanti cari saluti alla suspance.
La fantascienza?
Oltre alla domandona "cosa accadrebbe se mettessimo il turbo al nostro cervello?" non si esplora nessuna suggestione degna di nota.
L'aspetto scientifico assomiglia di più a una puntata di Misteri.
Ma almeno risponde alla domandona? Cioè, cosa diventerebbe l'essere umano, se potesse sbloccare le sue potenzialità e usare il 100% del proprio cervello?
La risposta: una penna usb.
Sconsigliato.
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gianleo67
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lunedì 13 ottobre 2014
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lucy in the ske with diamonds?
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Studentessa americana in trasferta taiwanese, rimane vittima di uno spietato ras locale a capo di uno spregiudicato traffico internazionale di droga e costretta, come altri nolenti turisti stranieri, a fare da corriere di una innovativa sostanza psicotropa. L'accidentale rottura del sacchetto di plastica che porta nello stomaco però, induce in lei un esponenziale sviluppo delle facoltà cognitive, traguardando i limiti dell'evoluzione umana e trasformandola in una essere dotato di straordinari poteri psicofici.
Da sempre fautore dell'action movie americaneggiante in terra di Francia il 54enne Luc Besson, si lancia anima e corpo nell'ennesima produzione ipercinetica che nulla aggiunge e nulla toglie al già consolidato sottogenere sci-fi sulle inespresse potenzialità della mente umana (da 'Brainstorm' di Douglas Trumbull - 1983 al recente 'Transcendence' di Wally Pfister - 2014 passando per 'Limitless' di Neil Burger - 2011) arruolando quale usuale eroina al femminile la pettoruta 'Nikita' di una conturbante di Scarlett Johansson e quale mentore cervellotico e profetico l'occhialuto professore nero del solito Morgan Freeman (si devono pur pagare le bollette!).
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Studentessa americana in trasferta taiwanese, rimane vittima di uno spietato ras locale a capo di uno spregiudicato traffico internazionale di droga e costretta, come altri nolenti turisti stranieri, a fare da corriere di una innovativa sostanza psicotropa. L'accidentale rottura del sacchetto di plastica che porta nello stomaco però, induce in lei un esponenziale sviluppo delle facoltà cognitive, traguardando i limiti dell'evoluzione umana e trasformandola in una essere dotato di straordinari poteri psicofici.
Da sempre fautore dell'action movie americaneggiante in terra di Francia il 54enne Luc Besson, si lancia anima e corpo nell'ennesima produzione ipercinetica che nulla aggiunge e nulla toglie al già consolidato sottogenere sci-fi sulle inespresse potenzialità della mente umana (da 'Brainstorm' di Douglas Trumbull - 1983 al recente 'Transcendence' di Wally Pfister - 2014 passando per 'Limitless' di Neil Burger - 2011) arruolando quale usuale eroina al femminile la pettoruta 'Nikita' di una conturbante di Scarlett Johansson e quale mentore cervellotico e profetico l'occhialuto professore nero del solito Morgan Freeman (si devono pur pagare le bollette!). A parte l'argomento non proprio originale ed il solito campionario di scazzottate e sacrosanta nemesi dei cattivi, la regia di Besson appare più confusa del solito nel giocare con ironica condiscendenza sulle ricadute pratiche di un determinismo evoluzionistico che partendo dalle villosità scimmiesche dell'antenata ominide più famosa della storia dell'antropologia ('Lucy in the sky with diamonds' cantavano i Beatles) arriva allo sviluppo iperbolico delle facoltà mentali di una superdotata in formato tascabile degno di miglior sorte. Frutto di una sceneggiatura a corto di idee che ciurla nel manico del risaputo parallelo tra la mission principale di una morale trascendentale (tutto si riduce all'immenso patrimonio di un sapere inestimabile racchiuso nella memoria flash di una chiavetta USB che nessun hardware umano sarà mai in grado di leggere) ed il solito corollario di coreani fatti a fette dall'armata brancaleone di una 'gendarmerie francaise' più inetta del solito, ravvivato qua e là dagli inserti pop-fumettistici che scimmiottano una visionarietà d'accatto degna del peggior Danny Boyle. Benchè la misura del lungo sia decisamente corta (onore al merito: solo 89 min), Luc Besson risce a stancare ed annoiare nello stesso tempo, facendoci rimpiangere tanto i suoi dissacranti e fulminanti esordi nell'action movie ('Nikita' 1990 - 'Leon' 1994) quanto le pretestuose ed esilaranti acrobazie del genere Made in Hong Kong più famoso del mondo. Portate pure i bambini a vedere lo spettacolo, hai visto mai che loro si divertano!
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il beppe nazionale
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lunedì 6 ottobre 2014
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privo di sostanza
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In questi ultimi anni lo studio delle neuroscienze ha conosciuto una forte impennata che ha infiammato il dibattito nel mondo accademico. Besson prova a confezionare un prodotto cavalcando l'onda d'interesse suscitato da queste ricerche, dando a Scarlett Johansson il compito di impersonare una donna ai limiti dell'umano. Sì, perchè Lucy (questo il nome della protagonista), viene coinvolta nel traffico di una particolare droga sintetica e la dovrà portare nel suo intestino. Sfortuna vuole che la ragazza, caduta in mano ai mafiosi taiwanesi, venga picchiata violentemente, con la conseguente rottura del pacchetto e la diffusione della droga blu per tutto il suo organismo.
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In questi ultimi anni lo studio delle neuroscienze ha conosciuto una forte impennata che ha infiammato il dibattito nel mondo accademico. Besson prova a confezionare un prodotto cavalcando l'onda d'interesse suscitato da queste ricerche, dando a Scarlett Johansson il compito di impersonare una donna ai limiti dell'umano. Sì, perchè Lucy (questo il nome della protagonista), viene coinvolta nel traffico di una particolare droga sintetica e la dovrà portare nel suo intestino. Sfortuna vuole che la ragazza, caduta in mano ai mafiosi taiwanesi, venga picchiata violentemente, con la conseguente rottura del pacchetto e la diffusione della droga blu per tutto il suo organismo. L'effetto è devastante: il CPH4 arriva direttamente al cervello e ne libera il completo potenziale, conferendo a Lucy poteri fantasmagorici (in progressione: controllo del metabolismo, controllo delle persone, controllo dell'energia e della materia).
Solo tre anni fa Burger aveva intrapreso una strada simile con il suo Limitless, pellicola che aveva il pregio di non cadere in atroci sproloqui metafisici. Un pregio che si fa sentire se confrontato con Lucy, perchè Scarlett Johansson pare scimmiottare l'Alice di Milla Jovovic più che l'Eddie di Cooper. La fantascienza si mischia con l'azione, la riflessione con gli inseguimenti automobilistici, ottenendo un unico risultato: non riuscire a dire nulla.
Besson crea una teoria sulle capacità cerebrali completamente inverosimile e inaccettabile per semplici ragioni di buon senso. Come se non bastasse, Besson non tenta nemmeno di rendere interessante la storia dando una personale interpretazione di Dio e dell'origine dell'universo. Cosa farà l'umanità con la conoscenza di Lucy, come interagirà Lucy con l'universo, cosa si farà con il CPH4: tutte questioni a cui non si troverà risposta, perchè il regista preferisce perdere tempo con scene action. L'antagonista non ha un briciolo di spessore, Morgan Freeman non fa assolutamente niente, l'agente di polizia viene messo in mezzo per prendersi una pallottola. Per non parlare di quanto l'inizio del lungometraggio sia lento e noioso. Verso la seconda metà del film si cominciano a notare delle somiglianze concettuali con Trascendence, film che in qualche modo riesce a ben sfruttare il presupposto fantascientifico che lo anima. In Lucy invece si ha a disposizione una tematica straordinaria e la si mortifica con le sparatorie tra polizia e mafia.
L'unica riflessione davvero importante riguarda il tempo come unità di misura dell'esistenza: uno spunto filosofico e fisico di grandissimo interesse.
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borro11
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martedì 7 ottobre 2014
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un film che rincorre il finale...
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Film stra-pubblicizzato fin dall'inizio. Lo spettatore arriva al cinema forte di un trailer che pare funzionare e che rivela in buona parte anche la trama. Ecco la trama, già dal trailer pare non essere la più originale mai vista ma sicuramente pare interessante. Vedendo la durata del film però ci si accorge già che qualcosa non funziona, pare troppo corto per sostenere un buono sviluppo: e così è. Si accavallano scene in cui il tempo scorre veloce, si saltano nessi logici importanti e tra un omicidio e l'altro si arriva repentini verso un finale che pare sempre più scontato. Un film così lascia molti buchi, omicidi inspiegati effettutati dall'eroina, e tanti perchè? L'azione ha penalizzato (per l'ennesima volta) una storia che poteva essere promettente.
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Film stra-pubblicizzato fin dall'inizio. Lo spettatore arriva al cinema forte di un trailer che pare funzionare e che rivela in buona parte anche la trama. Ecco la trama, già dal trailer pare non essere la più originale mai vista ma sicuramente pare interessante. Vedendo la durata del film però ci si accorge già che qualcosa non funziona, pare troppo corto per sostenere un buono sviluppo: e così è. Si accavallano scene in cui il tempo scorre veloce, si saltano nessi logici importanti e tra un omicidio e l'altro si arriva repentini verso un finale che pare sempre più scontato. Un film così lascia molti buchi, omicidi inspiegati effettutati dall'eroina, e tanti perchè? L'azione ha penalizzato (per l'ennesima volta) una storia che poteva essere promettente. Un'ora e mezza di poco e niente.
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caravella
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venerdì 26 settembre 2014
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besson manca il colpo
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Il plot è l'ennesima variante di ciò che Besson propone ormai da molti anni: la donna qualunque che diventa, in un modo o nell'altro, un'eroina.
Stavolta parte fa quella che è una vera e propria bufala a cui però tantissimi ancora credono, ovvero che l'essere umano sfrutti solo il 10% del cervello.
E' un film, però, e potremmo anche concedergli questa licenza se solo non si prendesse dannatamente sul serio.
Besson sa come dirigere le scene di azione (e non è poco) e sarebbe un ottimo regista di genere se non avesse la pretesa di inserire in un film fracassone-come-tanti il pistolotto moral-filosofico.
La sceneggiatura è tirata per i capelli finendo col fare acqua da più parti e mettendo a dura prova la sospensione dell'incredulità.
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Il plot è l'ennesima variante di ciò che Besson propone ormai da molti anni: la donna qualunque che diventa, in un modo o nell'altro, un'eroina.
Stavolta parte fa quella che è una vera e propria bufala a cui però tantissimi ancora credono, ovvero che l'essere umano sfrutti solo il 10% del cervello.
E' un film, però, e potremmo anche concedergli questa licenza se solo non si prendesse dannatamente sul serio.
Besson sa come dirigere le scene di azione (e non è poco) e sarebbe un ottimo regista di genere se non avesse la pretesa di inserire in un film fracassone-come-tanti il pistolotto moral-filosofico.
La sceneggiatura è tirata per i capelli finendo col fare acqua da più parti e mettendo a dura prova la sospensione dell'incredulità.
Il film funziona quando spinge sul pedale dell'adrenalina, tiene ancora su alcune ricercatezze registiche - anche se la similitudine umani-animali si si era già vista, fra gli ultimi, in The Counselor - ma inciampa ogni volta che tenta di darsi una qualche verosimiglianza per elevare il proprio spessore.
Purtroppo per il regista, anche il cinema di intrattenimento è ormai diventato maturo e tentare di tenere insieme superpoteri mirabolanti con un tono serioso finisce col rivelarsi un esercizio naif in cui un pubblico appena smaliziato avverte la confusione.
Anche certi espedienti visivi, seppur discretamente realizzati, sembrano quasi estrapolati dalla fantascienza anni '80.
Scarlett Johansson regge con professionalità un personaggio monodimensionale la cui evoluzione è sviluppata in tempi risibili perfino rispetto ai comic-movies più commerciali. Prendete la Vedova Nera, datele un po' di poteri alla Charles Xavier, con una spruzzata de Il Tagliaerbe, e avrete questa Lucy.
Sia Choi-Min-Sik che Morgan Freeman vengono sprecati in due ruoli da macchietta che se fossero stati ricoperti da oscuri carattersiti, non avrebbe fatto alcuna differenza.
Dialoghi di livello appena superiore alla media dei film di intrattenimento francesi.
Avrebbe potuto essere un film più semplice e funzionare benissimo, Besson ha voluto costruire un impianto più complesso finendo col perderne il controllo e farlo implodere.
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silvano bersani
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lunedì 6 ottobre 2014
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addio nikita
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Luc Besson è così. O lo ami o lo detesti.
Noi, stregati dalle sue eroine straziate, siamo stati tra i più fervidi sostenitori. In lui abbiamo sempre ammirato il linguaggio espressivo innovativo, iperrealista, crudele sino alla parodia della propria crudeltà.
Ora abbiamo questo nuovo prodotto, al quale ci siamo accostati con curiosità, e, forse, lo ammettiamo, con qualche prevenzione. Primo tra tutti il casting, quasi un deferente omaggio alle esigenze del botteghino.
La trama non è originalissima. La vicenda che narra del superamento dei limiti fisici dell'individuo l'abbiamo già vista trattata qua e là dagli ultimi cineasti.
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Luc Besson è così. O lo ami o lo detesti.
Noi, stregati dalle sue eroine straziate, siamo stati tra i più fervidi sostenitori. In lui abbiamo sempre ammirato il linguaggio espressivo innovativo, iperrealista, crudele sino alla parodia della propria crudeltà.
Ora abbiamo questo nuovo prodotto, al quale ci siamo accostati con curiosità, e, forse, lo ammettiamo, con qualche prevenzione. Primo tra tutti il casting, quasi un deferente omaggio alle esigenze del botteghino.
La trama non è originalissima. La vicenda che narra del superamento dei limiti fisici dell'individuo l'abbiamo già vista trattata qua e là dagli ultimi cineasti. Tra tutti l'ultimissimo Johnny Depp di Trascendence, di Wally Pfister (più noto come collaboratore di Christopher Nolan ... veh, che coincidenze!).
Ma sappiamo benissimo, o almeno questa era la nostra residua certezza, che per l'eclettico Besson la storia è solo un pretesto per mettere in scena i suoi allucinati personaggi. Ma stavolta non è così. Purtroppo. Stavolta Besson si prende un po' troppo sul serio e cavalca una trama greve, intrisa di pesante moralismo e di un po' di pseudofilosofia da bar.
La mano dietro alla macchina da presa è sua: non c'è dubbio. La sceneggiatura è forte e strutturata come un gioco ad incastro. Raffinata e non banale, e di questo gli siamo grati. Sono suoi i chirurgici primi piani sul viso stravolto della povera Scarlett Johannson. Anche la fotografia "sporca" è bella e coerente con la sua poetica filmica.
Ma che succede? Dov'è andata a finire la sottile autoironia del regista francese? Il film non va bene, purtroppo, proprio perchè smarrito dietro a divagazioni ondivaghe tra sillogismi zen e gnoseologia cartesiana.
La filosofia non fa bene al cinema. Da quando Bergman intingeva le pagine dentro al pensiero di Schopenauer sono trascorsi millenni. Il cinema oggi è un'altra storia. Più che alle lenti della macchina da presa gli autori fanno affidamento agli effetti speciali. Ed il passo vero il didascalico è tragicamente incombente. Dovrebbero mettere al rogo gli "alberi della vita" di Malik e tutti suoi pedissequi imitatori. Quando dopo lunghi ed interminabili minuti di lucine e nubi colorate compare la scimmietta Lucy (antesignana dell'homo sapiens, la cui ultima dimora è effettivamente al Museo dell'Uomo in faccia alla torre Eiffel), è diificile non pensare ai dinosauri di Terrence Malik,e, a cascata, alle scimmie antropomorfe di Kubrick. Ma stavolta è anche difficile non sorridere.
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