Lucy, una giovane studentessa che vive in Taiwan, è coinvolta nel traffico della droga. Costretta a fare il corriere per un breve periodo, le viene inserito dentro lo stomaco un pacchetto contenente una sostanza chimica misteriosa. A causa di episodi di violenza il pacchetto si rompe e la sostanza viene assorbita dal corpo di Lucy provocando nella donna effetti via via più sorprendenti, dalla super intelligenza al controllo di cose e persone. Ma l’evoluzione di Lucy non si fermerà qui…
Il film porta alle estreme conseguenze, se pure con le dovute distinzioni, l’idea di fondo contenuta in Limitless, cioè di una droga che aumenta in maniera esponenziale l’intelligenza dell’individuo che ne fa uso. In Lucy, tuttavia, si va ben oltre la semplice super intelligenza, procedendo verso lo sviluppo di capacità e poteri che è difficile ritrovare nei cinefumetti. Si parla del passaggio dalla natura umana alla natura divina, descrivendo tutte le “evoluzioni” in maniera quasi documentaristica: più le capacità intellettive di Lucy aumentano più crescono i suoi poteri, arrivando fino a trascendere la fisicità umana e diventare una sorta di divinità panteistica onnipresente nello spazio e nel tempo. Oculata da questo punto di vista la scelta di Besson di mettere la lente di ingrandimento su Lucy, la protagonista, interpretata dalla bellissima e capace Scarlett Johansson. Gli altri personaggi, infatti, avranno solo una funzione narrativa, quello che interessa al regista è l’evoluzione della donna (non a caso una donna!) passaggio per passaggio. In questo senso è particolarmente banale e riduttivo vedere il film come un classico scontro tra bene e male, Lucy da una parte, e sul fronte opposto il ricco trafficante di droga, interpretato da Choi Min Sik. I due personaggi non possono essere messi a confronto, perché lo scontro tra i due ha una posizione marginale nel film. L’attenzione è concentrata tutta sulla donna (che in ogni caso si potrebbe sbarazzare in una frazione di secondo del suo cattivo perseguitatore). La parabola della normale ragazza che diventa una dea assume i tratti di un racconto teologico riportato ai nostri giorni. Il tema della trascendenza viene giustificato da argomentazioni scientifiche, il neuroscienziato interpretato da Morgan Freeman assume i tratti di un aedo, di un profeta dell’oggi, capace non con visioni ma con studi, teorie, ipotesi di dare solo approssimative spiegazioni al fenomeno. Perché la verità invece esiste ed è più complessa, va oltre l’umana conoscenza e può essere donata solo da una mente superiore, che , come ogni organismo esistente più o meno complesso, deve conservare e trasmettere il suo sapere. In questo contesto quindi Lucy ha un compito simile a quello di Prometeo, il personaggio mitico che, secondo la leggenda greca, ruba il fuoco agli dei per restituirlo agli uomini.
Come avrete potuto capire, il film è ricchissimo di spunti di riflessione molto profondi che se cerchiamo bene riusciamo ad estrapolare. Non riesce tuttavia ad approfondire adeguatamente il contenuto dei temi per colpa della poca durata del film e di un montaggio un po’ troppo schizofrenico e spezzettato. Sicuramente non ci si annoia, tuttavia si percepisce che il film bazzica sulla superficie, non scava, si accontenta di accennare, di far vedere a tratti. Inoltre l’opera di Besson non convince sull’assunto scientifico con cui si fa partire tutta la vicenda: una droga che aumenta esponenzialmente le capacità intellettive. Prima di tutto l’asserzione secondo cui si usa solo il 10% del cervello è una balla già confutata scientificamente anni orsono, in secondo luogo appare poco verosimile che una certa sostanza prodotta in laboratorio (e venduta come droga!) sia capace di produrre effetti così sorprendenti. Perfino il contestato Limitless appare più credibile sotto questo aspetto, almeno in quel caso il consumatore diventava “solo” più intelligente, non una specie di divinità. Da questo punto di vista il film appare un po’ ingenuo. Insomma la sorprendente evoluzione intellettuale di Lucy si poteva giustificare in altri modi più credibili.
Quello però che non fa con trama e sceneggiatura pare riuscirci con gli effetti visivi e la capacità di coinvolgimento sul piano delle emozioni e del significato. Il film mischia bene fantascienza e metafisica portandole alle estreme conseguenze, riesce a dare una svolta tematica originale a un genere che è fatto da troppi luoghi comuni.
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