marione
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giovedì 4 giugno 2015
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stupendo, profondo, affascinante
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Un vero capolavoro. La prima volta che l'ho visto mi è molto piaciuto, la seconda l'ho tovato affascinante. E' un film stupendo, sceneggiatura, fotografia, contenuti, Scarlett nella sua migliore forma, semplicemente sensazionale. Sorprende la bravura di Besson di saper concentrare in una forma armoniosa e spettacolare in 90' tanta profondità di contenuti. Questo è il Grande Cinema. In confronto Trascendence è un microbo e Limitless carino. Consiglio di rivederlo più volte per apprezzare appieno tutto il valore formale e sostanziale di questa mirabile opera, una sola visione certo non basta.
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laurence316
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martedì 26 dicembre 2017
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buon film di genere senza troppe pretese
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Dopo i fallimenti al box-office della trilogia di Arthur e il popolo dei Minimei e di The Lady, Besson ritorna alla fantascienza prendendo come spunto una teoria che rischia di sprofondare sempre il film nel ridicolo, e fa il colpo grosso: anche se non apprezzatissimo dalla critica, Lucy incassa infatti ben 463 milioni al botteghino.
Un enorme successo in parte inaspettato, favorito senza dubbio dalla fama che gravita attorno al mito dello “sfruttamento del 10% del cervello” che, per quanto totalmente antiscientifico e anche piuttosto assurdo, offre comunque un ottimo pretesto per creare un film di fantascienza inaspettatamente avvincente e pieno di sequenze d’azione assolutamente degne di nota (da ricordare almeno quella della corsa in auto, anche in contromano, per le vie di Parigi).
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Dopo i fallimenti al box-office della trilogia di Arthur e il popolo dei Minimei e di The Lady, Besson ritorna alla fantascienza prendendo come spunto una teoria che rischia di sprofondare sempre il film nel ridicolo, e fa il colpo grosso: anche se non apprezzatissimo dalla critica, Lucy incassa infatti ben 463 milioni al botteghino.
Un enorme successo in parte inaspettato, favorito senza dubbio dalla fama che gravita attorno al mito dello “sfruttamento del 10% del cervello” che, per quanto totalmente antiscientifico e anche piuttosto assurdo, offre comunque un ottimo pretesto per creare un film di fantascienza inaspettatamente avvincente e pieno di sequenze d’azione assolutamente degne di nota (da ricordare almeno quella della corsa in auto, anche in contromano, per le vie di Parigi).
Un film d’intrattenimento teso e spettacolare, che ha il grande pregio di non annoiare mai (merito della durata stringata, indice di una consapevolezza, non comune in molto cinema d’azione contemporaneo, del fatto che “il troppo stroppia”) e di non prendersi mai troppo sul serio.
Il film di Besson si afferma come un buon passatempo, per nulla pretenzioso, capace di regalare almeno una battuta di dialogo memorabile: Ignorance brings chaos, not knowledge (L’ignoranza porta il caos, non la conoscenza).
Ben recitato dalla protagonista Johansson così come dai comprimari, carico di ottimi effetti speciali, Lucy è un film che, superata l’assurdità della premessa, appassiona e diverte, il che è, fondamentalmente, il suo unico scopo.
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vapor
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sabato 27 settembre 2014
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besson al 10%- vedere lucy e rimanere delucy-
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Il nuovo film di Besson tenta di fare una riflessione attuale e al contempo proiettata verso le conquiste scientifiche di un futuro prossimo attraverso la questione più scottante del 21° secolo, le neuroscienze e le prospettive evolutive delle abilità cognitive dell'uomo. Il regista aggiunge il suo contributo al filone neuro-fantascientifico che negli anni 80' (Tron, Il Tagliaerbe) era sempre associato alla realtà virtuale e alle potenzialità di un uso combinato delle conoscenze derivanti dalla cibernetica e dalla nuova scienza informatica. Sono molte le opere di quel cinema a cui Besson più o meno espilicitamente si rifà ma stavolta il mondo virtuale non appare come una necessaria protesi per superare i limiti imposti dalla realtà, bensì direttamente come parte integrata di un essere umano che sembra concepito per evolvere meccanicamente, alla pari dei dispositivi elettronici che oggi si susseguono nella gara al perfezionamento tecnologico.
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Il nuovo film di Besson tenta di fare una riflessione attuale e al contempo proiettata verso le conquiste scientifiche di un futuro prossimo attraverso la questione più scottante del 21° secolo, le neuroscienze e le prospettive evolutive delle abilità cognitive dell'uomo. Il regista aggiunge il suo contributo al filone neuro-fantascientifico che negli anni 80' (Tron, Il Tagliaerbe) era sempre associato alla realtà virtuale e alle potenzialità di un uso combinato delle conoscenze derivanti dalla cibernetica e dalla nuova scienza informatica. Sono molte le opere di quel cinema a cui Besson più o meno espilicitamente si rifà ma stavolta il mondo virtuale non appare come una necessaria protesi per superare i limiti imposti dalla realtà, bensì direttamente come parte integrata di un essere umano che sembra concepito per evolvere meccanicamente, alla pari dei dispositivi elettronici che oggi si susseguono nella gara al perfezionamento tecnologico. A guardar bene si nota come il regista abbia attinto anche a generi ed autori diversi, i film di Aronofsky per la dimensione quasi metafisica iperrealistica, e i fumettoni Marvel per i connotati del protagonista che dal nulla si vede rapidamente trascendere la condizione umana. Con uno sguardo anche a quei film dove una sostanza speciale riesce sempre a schiudere potenzialità nascoste ea far varcare "le porte della percezione".
Oltre all'impatto visivo però, bisogna ammettere che proprio collocandosi al confine tra le basi più razionali del pensiero scientifco e quelle più sensazionali di una mitologia dell'avvenire, il film fallisce nel tentativo di trasmettere un qualsiasi significato superiore, dove la perfettibilità umana sembra essere legata meramente alla percentuale di attività neuronale. Se Classificato come film per adolescenti il prodotto è sufficiente, ma non abbastanza per il tema affrontato se si è già maggiorenni. E soprattutto il Besson di una volta appariva meno ingenuo, più concreto e attento alle verosimiglianze. Con molto meno del 10% del nostro cervello ci accorgiamo che a Morgan Freeman vengono fatte pronunciare affermazioni indegne di qualsiasi persona capace di riflettere un filo correttamente sul concetto di coscienza ed evoluzione dell'uomo. La fantascienza ha la sua forza quando stimola la scienza normale ad allargare la proria visione, ad avere un nuovo punto di vista, a sentire ciò che vive nell'invisibile. Questa forma "naiv" invece servirà al più a giustificarne le debolezze.
["Ci sono più cose in Cielo e in Terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia" W.Shakespeare]
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(di noia1 )
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themaster
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sabato 27 settembre 2014
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sembra un filmetto ma.....
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Allora premetto che sono uno che si entusiasma facilmente,primo perchè sono un grande fan del genere action,secondo perchè sono un grande fan di Luc Besson,che in passato era uno dei miei registi preferiti ma che ultimamente stava diventando un pò una macchietta di sè stesso anche se in questi anni non ho mai perso la speranza,ed ero sempre curioso quando vedevo scritto su una locandina "diretto da Luc Besson" o anche "Scritto da Luc Besson" oppure ancora "prodotto da Luc Besson" e il più delle volte rimanevo deluso in quanto grazie alla "scuderia Besson" (Pierre Morel e Olivier Megaton ad esempio) abbiamo assistito ad alcuni tra i peggiori scempi a livello di shooter(come li chiama con spregio John Carpenter.
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Allora premetto che sono uno che si entusiasma facilmente,primo perchè sono un grande fan del genere action,secondo perchè sono un grande fan di Luc Besson,che in passato era uno dei miei registi preferiti ma che ultimamente stava diventando un pò una macchietta di sè stesso anche se in questi anni non ho mai perso la speranza,ed ero sempre curioso quando vedevo scritto su una locandina "diretto da Luc Besson" o anche "Scritto da Luc Besson" oppure ancora "prodotto da Luc Besson" e il più delle volte rimanevo deluso in quanto grazie alla "scuderia Besson" (Pierre Morel e Olivier Megaton ad esempio) abbiamo assistito ad alcuni tra i peggiori scempi a livello di shooter(come li chiama con spregio John Carpenter....e ha ragione) come Io Vi Troverò,film orrido,reazionario e razzista in cui nulla si salvava ad eccezione della regia di mestiere di Morel,o anche From Paris With Love oppure con il seguito di Io Vi Troverò,che era due volte più brutto e due volte più fascista,una piccola ripresa l'aveva avuta con Lockout (non dico che sia bello lungi da me l'idea) che mi aveva divertito abbestia ed era Carpenteriano,il che è sempre un lato positivo,tuttavia si perdeva in un'eccesiva voglia di inserire una sottotrama thriller/spy alquanto inutile e forzata. Con questo Lucy ho riacquistato un pò dell entusiasmo che stavo ormai perdendo nei confronti di questo regista,che in questa pellicola dimostra di avere ancora molto da dire e soprattutto dimostra di avere ancora smalto in ambito cinematografico.
La regia è quella di Luc Besson,quindi molto rapida,con un montaggio abbastanza frenetico e un ritmo sempre al top che tuttavia a volte rallenta per immergerci nella psiche della protagonista e questo ci sta alla perfezione,io devo ammetterlo mi sono innamorato del personaggio di Lucy interpretata da Scarlettona Johansson che è sempre bravissima e bellissima,è riuscita a caratterizzare molto bene il personaggio che risulta all inizio antipatica,stupida,priva di un vero e proprio scopo nella vita,la classica studentessa sopra le nuvole,che non sa nulla del mondo,dopo l incidente che la porterà ad utilizzare il 100% del proprio cervello poco a poco,diventa fredda,spietata ma comunque non perde mai del tutto la propria umanità,e la Johansson è stata bravissima a rendere il cambiamento. Quando ho visto Choi Min-Sik volevo alzarmi e applaudire,tuttavia man mano che si andava avanti capivo poco a poco che le abilità di questo attore straordinario non sarebbero state sfruttate al massimo infatti qui suddetto attore non offre una performance che ci si ricorda risulta anzi abbastanza inutile ad un certo punto,così come il personaggio del poliziotto francese che per quanto sia funzionale alla trama non lascia veramente nulla. La parte da leone in questo film ovviamente la fanno la regia,gli effetti speciali veramente fantastici (anche se a volte hanno esagerato) e il ritmo,il film scorre benissimo e quando sono giunto ai titoli di coda ero dispiaciuto,tuttavia oltre a questo la trama è veramente interessante e a mio parere originale,e la pellicola porta lo spettatore a fare delle riflessioni non da poco,si mette infatti in discussione l'esistenza stessa di un Dio,si mettono in discussione la percezione umana del tempo e dello spazio,ma la cosa più interessante è che è proprio una donna a superare i limiti umani e a dare le piste a tutti gli uomini che compongono la pellicola(più o meno tutto il resto del cast) diciamo quindi che Besson si capisce che ama le donne come creature superiori e ulteriori all uomo e non come semplici macchine da sesso come si è abituati(purtroppo ora) nel cinema. Il concetto che l uomo stesso,sfruttando le proprie capacità al massimo possa essere egli stesso un dio,tutto questo concetto incarnato da una donna bionda che da sempre è lo stereotipo (mai capito perchè) della persona stupida e svampita.
Non stiamo parlando certo di un capolavoro,è un film da 7/10,tuttavia se contestualizzato in un ambito soprattutto action in cui non escono altro che film in cui la donna è solo uno strumento da sesso e una macchina urlante,Lucy è una vera perla e guardacaso vedo che la gente non riesce a coglierne il senso (anche la critica) e gli spunti di riflessione che esso offre,fossilizzandosi solo sull azione e sulle esplosioni. Da vedere.
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(di certifico stricnina)
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mauro lanari
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lunedì 13 ottobre 2014
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l'olismo secondo besson.
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Besson torna a cercare una sintesi fra divertimento e riflessione, spettacolo e filosofia dopo il pessimo tentativo de "Il quinto elemento" (1997, quasi vent'anni fa).
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Besson torna a cercare una sintesi fra divertimento e riflessione, spettacolo e filosofia dopo il pessimo tentativo de "Il quinto elemento" (1997, quasi vent'anni fa). L'esito è migliore, ed era difficile far peggio; aleggia spesso il senso d'ambiziosa e pretenziosa incompiutezza tipo "A.I. - Intelligenza artificiale" (2001), oscillante senz'equilibrio fra Kubrick e Spielberg; d'altronde si tratta d'un fallimento generalizzabile all'intera progenie umana, pertanto simili esperimenti sono sempre benvenuti, l'insuccesso è preventivabile anzi che no ma vale la pena provarci e chi lo fa merita un plauso a priori. In "Lucy" il rimando alla summenzionata coppia di registi è lampante, tuttavia l'approdo finale della protagonista echeggia nientemeno che l'"Akira" d'Ōtomo (1988) e la sua insostenibile aporìa parabuddhista (e/o transumanista) d'un'espansione olistica dell'identità ancora singola e individuale. Avere un'opera ch'induce a meditare su tematiche di tale livello ormai è una rarità preziosissima, "Transcendence" toppava già a partire dalla prima scena, "Lucy" un po' meno (anche se l'ipotesi neuropsicologica è pura fandonia, ma lo era anche l'ipotesi offerta in "Akira"), e ciò basta per tenere alte la tensione e l'attenzione sino al termine. La telefonata alla madre sigla il momento più basso del film, un eccesso di zelo verso la spiritualità orientale della cum-passio che scivola nel buonismo ricattatorio, mentre inseguimenti e sparatorie da action sono il logico contraltare d'una conoscenza che, appunto globalmente, s'accresce e muta insieme alle caratteristiche fisiche, organiche, corporee, somatiche. L'incipit è o no uno squarcio nell'addome da cui la droga, una molecola ormonale per l'accrescimento del feto, sortisce i propri effetti dopo una serie di calci al ventre? Se il quasi analogo "Videodrome" (1983) difettava col fermarsi al proclama d'una "lunga vita alla nuova carne", ripudiato dal Cronenberg successivo dedito solo allo psichico, Besson mantiene e conserva entrambi gl'aspetti. L'olismo fagocita anche l'aspetto espressivo-formale: ralenti e accelerazioni all'interno dello stesso piano-sequenza e ogni categoria cronologico-narrativa vagliata e sfruttata, dal finzionale allo storico, dal documentaristico al futuribile. Snobbato qui da noi quanto il 1° "Matrix" (1999), lascerà comunque il segno nell'immaginario collettivo e si pone come referente ineludibile per il cinema sci-fi a venire.
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[+] no aporia
(di essente)
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cosimomz
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domenica 25 ottobre 2015
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così buono che non ci sono parole adeguate
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La prima volta si viene solo sfiorati dai significati più profondi, perché nel ritmo serrato si perde qualche dettaglio, qualche dialogo. Dalla seconda volta è come sbucciare la cipolla della nostra consapevolezza, strato dopo strato. Non più sviati dalle scene forti e dall'azione incessante, si nota come ogni parola e ogni atto di Lucy, avvalorati dalla faccia meravigliosamente espressiva di Freeman, siano un messaggio da imprimere nella nostra consapevolezza. Messaggi che culminano nella frase finale che chiude il film, una frase che dovremmo portare con noi in ogni momento, ogni cosa che facciamo. Il tutto accompagnato da musiche perfette. L'ho visto sei volte, l'ho portato di esempio ai miei corsi, continuerò a vederlo.
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La prima volta si viene solo sfiorati dai significati più profondi, perché nel ritmo serrato si perde qualche dettaglio, qualche dialogo. Dalla seconda volta è come sbucciare la cipolla della nostra consapevolezza, strato dopo strato. Non più sviati dalle scene forti e dall'azione incessante, si nota come ogni parola e ogni atto di Lucy, avvalorati dalla faccia meravigliosamente espressiva di Freeman, siano un messaggio da imprimere nella nostra consapevolezza. Messaggi che culminano nella frase finale che chiude il film, una frase che dovremmo portare con noi in ogni momento, ogni cosa che facciamo. Il tutto accompagnato da musiche perfette. L'ho visto sei volte, l'ho portato di esempio ai miei corsi, continuerò a vederlo. Il cinema (quello buono) anticipa sempre la realtà: anche in questo caso. Il futuro della nostra umanità è lì.
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[+] doverosa precisazione
(di cosimomz)
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valentino giorgi
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martedì 30 settembre 2014
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oltre l'umana natura
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Lucy, una giovane studentessa che vive in Taiwan, è coinvolta nel traffico della droga. Costretta a fare il corriere per un breve periodo, le viene inserito dentro lo stomaco un pacchetto contenente una sostanza chimica misteriosa. A causa di episodi di violenza il pacchetto si rompe e la sostanza viene assorbita dal corpo di Lucy provocando nella donna effetti via via più sorprendenti, dalla super intelligenza al controllo di cose e persone. Ma l’evoluzione di Lucy non si fermerà qui…
Il film porta alle estreme conseguenze, se pure con le dovute distinzioni, l’idea di fondo contenuta in Limitless, cioè di una droga che aumenta in maniera esponenziale l’intelligenza dell’individuo che ne fa uso.
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Lucy, una giovane studentessa che vive in Taiwan, è coinvolta nel traffico della droga. Costretta a fare il corriere per un breve periodo, le viene inserito dentro lo stomaco un pacchetto contenente una sostanza chimica misteriosa. A causa di episodi di violenza il pacchetto si rompe e la sostanza viene assorbita dal corpo di Lucy provocando nella donna effetti via via più sorprendenti, dalla super intelligenza al controllo di cose e persone. Ma l’evoluzione di Lucy non si fermerà qui…
Il film porta alle estreme conseguenze, se pure con le dovute distinzioni, l’idea di fondo contenuta in Limitless, cioè di una droga che aumenta in maniera esponenziale l’intelligenza dell’individuo che ne fa uso. In Lucy, tuttavia, si va ben oltre la semplice super intelligenza, procedendo verso lo sviluppo di capacità e poteri che è difficile ritrovare nei cinefumetti. Si parla del passaggio dalla natura umana alla natura divina, descrivendo tutte le “evoluzioni” in maniera quasi documentaristica: più le capacità intellettive di Lucy aumentano più crescono i suoi poteri, arrivando fino a trascendere la fisicità umana e diventare una sorta di divinità panteistica onnipresente nello spazio e nel tempo. Oculata da questo punto di vista la scelta di Besson di mettere la lente di ingrandimento su Lucy, la protagonista, interpretata dalla bellissima e capace Scarlett Johansson. Gli altri personaggi, infatti, avranno solo una funzione narrativa, quello che interessa al regista è l’evoluzione della donna (non a caso una donna!) passaggio per passaggio. In questo senso è particolarmente banale e riduttivo vedere il film come un classico scontro tra bene e male, Lucy da una parte, e sul fronte opposto il ricco trafficante di droga, interpretato da Choi Min Sik. I due personaggi non possono essere messi a confronto, perché lo scontro tra i due ha una posizione marginale nel film. L’attenzione è concentrata tutta sulla donna (che in ogni caso si potrebbe sbarazzare in una frazione di secondo del suo cattivo perseguitatore). La parabola della normale ragazza che diventa una dea assume i tratti di un racconto teologico riportato ai nostri giorni. Il tema della trascendenza viene giustificato da argomentazioni scientifiche, il neuroscienziato interpretato da Morgan Freeman assume i tratti di un aedo, di un profeta dell’oggi, capace non con visioni ma con studi, teorie, ipotesi di dare solo approssimative spiegazioni al fenomeno. Perché la verità invece esiste ed è più complessa, va oltre l’umana conoscenza e può essere donata solo da una mente superiore, che , come ogni organismo esistente più o meno complesso, deve conservare e trasmettere il suo sapere. In questo contesto quindi Lucy ha un compito simile a quello di Prometeo, il personaggio mitico che, secondo la leggenda greca, ruba il fuoco agli dei per restituirlo agli uomini.
Come avrete potuto capire, il film è ricchissimo di spunti di riflessione molto profondi che se cerchiamo bene riusciamo ad estrapolare. Non riesce tuttavia ad approfondire adeguatamente il contenuto dei temi per colpa della poca durata del film e di un montaggio un po’ troppo schizofrenico e spezzettato. Sicuramente non ci si annoia, tuttavia si percepisce che il film bazzica sulla superficie, non scava, si accontenta di accennare, di far vedere a tratti. Inoltre l’opera di Besson non convince sull’assunto scientifico con cui si fa partire tutta la vicenda: una droga che aumenta esponenzialmente le capacità intellettive. Prima di tutto l’asserzione secondo cui si usa solo il 10% del cervello è una balla già confutata scientificamente anni orsono, in secondo luogo appare poco verosimile che una certa sostanza prodotta in laboratorio (e venduta come droga!) sia capace di produrre effetti così sorprendenti. Perfino il contestato Limitless appare più credibile sotto questo aspetto, almeno in quel caso il consumatore diventava “solo” più intelligente, non una specie di divinità. Da questo punto di vista il film appare un po’ ingenuo. Insomma la sorprendente evoluzione intellettuale di Lucy si poteva giustificare in altri modi più credibili.
Quello però che non fa con trama e sceneggiatura pare riuscirci con gli effetti visivi e la capacità di coinvolgimento sul piano delle emozioni e del significato. Il film mischia bene fantascienza e metafisica portandole alle estreme conseguenze, riesce a dare una svolta tematica originale a un genere che è fatto da troppi luoghi comuni.
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parieaa
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giovedì 16 ottobre 2014
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bello solo a (pochi) tratti
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Partendo, comunque, dal fatto che l'assunto su cui si basa il film sia solo una trita e ritrita banalità, non è detto che questo impedisca di fare un buon lavoro. D'altronde tantissimi film di fantascienza partono da idee quantomeno malferme, ma ne escono dei capolavori (vedi Inception come ultimo caso che mi viene in mente). Questo, però, non è il caso di Lucy. Il film parte anche discretamente, in puro stile Besson, con violenza e subito con il piede sull'accelleratore, poi però presto si spegne, invischiandosi in temi e domande che il regista non è abituato a fronteggiare. Le scene d'azione sono tutte simili e mancano del tutto di mordente (cosa grave per il regista francese), in tante sequenze non si capisce nemmeno bene quello che sta succedendo (come sull'aereo dove sta per trascendere, nonostante non abbia ancora raggiunto il 100%) e il finale è del tutto privo di pathos, sconclusionato e quasi banale (il sapere universale viene consegnato su una chiavetta(?!).
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Partendo, comunque, dal fatto che l'assunto su cui si basa il film sia solo una trita e ritrita banalità, non è detto che questo impedisca di fare un buon lavoro. D'altronde tantissimi film di fantascienza partono da idee quantomeno malferme, ma ne escono dei capolavori (vedi Inception come ultimo caso che mi viene in mente). Questo, però, non è il caso di Lucy. Il film parte anche discretamente, in puro stile Besson, con violenza e subito con il piede sull'accelleratore, poi però presto si spegne, invischiandosi in temi e domande che il regista non è abituato a fronteggiare. Le scene d'azione sono tutte simili e mancano del tutto di mordente (cosa grave per il regista francese), in tante sequenze non si capisce nemmeno bene quello che sta succedendo (come sull'aereo dove sta per trascendere, nonostante non abbia ancora raggiunto il 100%) e il finale è del tutto privo di pathos, sconclusionato e quasi banale (il sapere universale viene consegnato su una chiavetta(?!)......), addirittura sembra scopiazzato dal recente Transcendence. Insomma non passerà di certo come il capolavoro di Besson, che è dai tempi di The Lady che non dirige un film veramente interessante. I punti di forza si riducono alla potagonista femminile, che sicuramente da sola avrà contribuito per metà dell'incasso (non fraintendete la johansson è un'attrice più che decente, ma non qui non c'entra), al villain maschile, alla grande capacità Bessoniana di fondere sempre bene immagine e musica e all'inseguimento in macchina parigino. Il resto del cast è discreto, a partire dall'ispettore francese e da Freeman (che, secondo me, dovrebbe smetterla di fare tutti progetti che gli sottopongono...vedi Winter il delfino 2). Il montaggio e la fotografia sono ininfluenti. Quindi, a prescindere dal grande risultato al botteghino (buono solo per i produttori), è un film di fantascienza decisamente mediocre, frettoloso e che parla di concetti importanti e difficili da spiegare al meglio, soprattutto in 90 minuti scarsi e con un regista d'azione di certo non abituato alla fantascienza (escluso il buonissimo, ma decisamente non impegantivo, Quinto Elemento), cosa che riesce, o è riuscita, al meglio a pochi registi eletti. Ad ognuno il suo genere.
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ultimoboyscout
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domenica 15 novembre 2015
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wonder scarlett.
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Besson incontra la Johansson e la trasforma in una macchina da guerra con stupefacenti superpoteri. Lucy è una ragazza americana che vive a Taipei e viene rapita dagli uomini di una gang che intende utilizzarla come corriere di una nuova droga che aumenta a dismisura le funzioni cerebrali. Ma la bustina di cristalli che porta nella pancia si rompe e gli effetti sul cervello di Lucy sono assolutamente straordinari, trasformandola, oltre venti anni dopo, in una Nikita 2.0, un'altra killer spietata che grazie alla supercocaina sfrutta al 100% il proprio cervello. Besson elabora l'ennesima eroina al femminile che gira attorno ad una sceneggiatura forte e cuce la parte addosso alla Johansson con assoluta perfezione.
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Besson incontra la Johansson e la trasforma in una macchina da guerra con stupefacenti superpoteri. Lucy è una ragazza americana che vive a Taipei e viene rapita dagli uomini di una gang che intende utilizzarla come corriere di una nuova droga che aumenta a dismisura le funzioni cerebrali. Ma la bustina di cristalli che porta nella pancia si rompe e gli effetti sul cervello di Lucy sono assolutamente straordinari, trasformandola, oltre venti anni dopo, in una Nikita 2.0, un'altra killer spietata che grazie alla supercocaina sfrutta al 100% il proprio cervello. Besson elabora l'ennesima eroina al femminile che gira attorno ad una sceneggiatura forte e cuce la parte addosso alla Johansson con assoluta perfezione. Questo film rappresenta la naturale chiusura di una trilogia bessoniana a base di donne e angeli vendicatori armati fino ai denti, iniziata con "Nikita" e proseguita con "Leon", che rimanda allo stile della saga di "Transporter". L'attrice è bravissima e comincia a funzionare ancora meglio quando la droga fa il suo effetto, nessun altro attore riesce a starle dietro e Besson è intelligente perchè capisce che non deve esagerare in lunghezza e nell'essere pretenzioso come altre pellicole di genere che affrontano temi simili, vedi "Transcendence". Il regista francese offre alla sua Lucy una vetrina importante come già fatto per Nikita, Matilde, Leeloo, Giovanna, Angela e Adele in un thriller sci-fi, forse il genere preferito da Besson. A cambiare è solo l'eroina, non più la smunta, nervosa e androgina Anne Parillaud ma la morbida, femminile e sexy Scarlett Johansson ideale testimone di un cambio epocale, di una vera e propria trasformazione, imposto dal'evoluzione del cinema, ovvero che le donne si sono prese ruoli una volta riservati a uomini e lo hanno fatto con la loro fisicità e femminilità. Trama, ritmo e personaggi piacciono da morire, gli spruzzi di filosofia e metafisica sono ben dosati e tutto sembra funzionare a dovere.
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cinecinella
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venerdì 16 gennaio 2015
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luc e lucy
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Opera action fantasy di Besson che non smentisce il suo stile. Aldilà delle scene adrenaliniche con buoni effetti speciali e divertenti, la storia risulta piacevole e scorrevole anche nella trama pur se priva di colpi di scena eclatanti. Se si commette l'errore di soffermarsi minuziosamente nei dettagli della storia, si rischia però di non apprezzare la leggerezza della pellicola perchè obiettivo principale del regista a mio avviso è proprio quello di intrattenere lo spettatore senza troppi fronzoli, attraverso l'uso di una certa linearità narrativa. Un film nel complesso godibile, ne consiglio la visione.
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