Il giovane favoloso

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Un film di Mario Martone. Con Elio Germano, Michele Riondino, Massimo Popolizio, Anna Mouglalis.
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Biografico, durata 137 min. - Italia 2014. - 01 Distribution uscita giovedì 16 ottobre 2014. MYMONETRO Il giovane favoloso * * * 1/2 - valutazione media: 3,60 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   
lbavassano giovedì 17 marzo 2016
contaminazioni pericolose Valutazione 4 stelle su cinque
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Si lascia forse prendere un po’ troppo la mano, Mario Martone, nel terzo atto della tragedia leopardiana, ambientato nella sua Napoli, a rischio di qualche bozzettismo folcloristico di troppo, ma indubbiamente riesce splendidamente a comunicare un senso di liberazione, dopo la claustrofobia della sterminata quanto opprimente biblioteca paterna della prima parte, del matto e disperato studio volto a liberarsi dalle angustie di una mentalità comunque provinciale. Dopo la disillusione, nella seconda, derivata dalla conoscenza diretta della realtà dei salotti e delle accademie fiorentine, delle grandezze e miserie delle consorterie intellettuali. Un senso di liberazione che coincide con l’acme della tragedia, e con una discesa agli inferi nella carnalità popolaresca, e proprio qui, certo volutamente, il sublime poetico viene a coincidere con quel troppo di bozzettistico di cui dicevo, nella rischiosa contaminazione di Mann e Malaparte, del mito dell’ermafrodito con il folclore dei bassi e del femminiello. [+]

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maxzar martedì 21 febbraio 2017
una bella valorizzazione di un poeta Valutazione 4 stelle su cinque
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In sostanza condivido il commento di Gaiart, ma con delle mie osservazioni. La prima è quella in relazione ai personaggi non protagonisti. Non hano potuto brillare perchè non sono stati messi in condizione di farlo dalla regia. Il personaggio era Giacomo e su di lui tutto si incentra. Elio Germano ha impersonato bene la sua parte, anche se la regia non gli ha fatto esprimere il valore filosofico e filologico dell'opera di Giacomo. Leopardi pessimista? Vorrei vedere chiunque mi legge, come si sarebbe sentito a vivere una vita familiare così povera di considerazione ed affetto, oltre alle menomazioni fisiche che ne sono scaturite. Forse oggi si sarebbe "fatto". [+]

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elgatoloco lunedì 12 febbraio 2018
comunque importante e"riuscito" Valutazione 0 stelle su cinque
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Voler realizzare un film su Lepardi è quasi come proporre una nuova versione filmica della"Divina Commedia", praticamente impossibile. Solo che tentare di farlo, come ha fatto Martone, regista soprattutto di teatro, è importante, specialmente se si evidenzia la verità storica(bigottismo e chiusura in famiglia, "studio matto e disperatissimo", sostanziale ateismo, visione del mondo , della storia, della vita), nn rinunciando alle ipotesi, alle illazioni fantastiche che sono comunque l'essenza vitale, il"sale"dell'arte e qui in particolare del cinema. Creazione, hypothesis,  affabulazione sono gli elementi forti che sorreggono questo film martoniano del 2014, persino nella parte che mi convince meno, quando a Napoli, invece dell'amicizia(e dei contrasti)con l'amico Ranieri, Mario Martone ci mostra il descensus ad inferos, in una suburra postriborale con tanto di presenza di un"femminiello"(spero di aver scritto bene questo lemma, che ho sentito da amici made in Naples, ma di cui non conosco a fondo le implicazioni connotative. [+]

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kuiper giovedì 30 ottobre 2014
pessimismo e fastidio... Valutazione 4 stelle su cinque
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Ma sedendo e mirando, interminati spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo, ove per poco il cor non si spaura. Ti piace vincere facile? Inutile negarlo, basterebbe ascoltare l’incipit di questo magnifico ed unico piccolo verso per consigliare la visione di un qualsiasi film che argomentasse su questo gigante mondiale della letteratura. Difficile poi scrivere di un film del genere dove ogni sola mia parola farebbe accapponare il maestro nella tomba. Ancor di più provare a raccontarne le gesta in un film senza rischiare di travisarne il pensiero e le azioni. Ma qui, ovviamente, non si elucubra sul genio indiscusso di Leopardi, ma sulla sensibilità con cui gli artisti, attraverso di Lui, hanno potuto donarsi alle nuove e vecchie generazioni. [+]

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papat domenica 2 novembre 2014
leopardi, favoloso per straordinario. Valutazione 3 stelle su cinque
33%
No
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Premesse la mia misoginia per la gran parte delle pellicole italiane e la convinzione che portare sullo schermo la figura e soprattutto la vita di un uomo come Leopardi è impresa destinata di per sé all'insuccesso, e che, anche in caso di felice riuscita del proposito cinematografico, la concreta trasposizione filmica del soggetto distruggerebbe la magia poetica dell'uomo, che di per sé, in ispecie nel caso del Leopardi, ha i suoi confini più propri nella delineazione critica letteraria, nei suoi versi e nella tempra virile e sociale del suo carattere. Come scriveva De Sanctis, a proposito di quei critici che volevano risalire all’identità della Nerina  di Leopardi (figlia di un cocchiere o di un cappellaio?) e confinare la sua figura in una concreta immagine di persona  fisica, "ahimè, mi avete ucciso Nerina".
Inizio dalla parte tecnica del film.
Tono scialbo delle riprese. Fotografia afflitta da una leggera patina brumosa; evidente e fastidiosa sovraesposizione degli sfondi dei panorami
Le strade, gli interni e le architetture esterne dei palazzi e dei manufatti stradali del tutto lustre e pulite, denuncianti in modo evidente la preparazione scenica.
Dalle sequenze napoletane in poi la fotografia e la scenografia si ribaltano. Belle inquadrature, credibili frontespizi delle architetture intaccate dal tempo, con superfici disomogenee nella corrosione degli agenti atmosferici.
Qualche bella inquadratura delle vie cittadine; appena uno scorcio di p.zza del Plebiscito e porta Capuana, si poteva fare un bel campo lungo con una visione d'assieme dei luoghi.
Molto bella la scena dell'eruzione del Vesuvio, con il richiamo ai versi de ‘La ginestra’.
Buona colonna musicale.
Nei confini dell’angolazione della narrazione, di talento la  recitazione di Elio Germano; simpatica ed appropriata al personaggio Ranieri quella di Michele Riondino; credibile, ben intonata ed incisa quella di Massimo Popolizio (Monaldo, il padre) e dolce quella di Isabella Aragonese nei panni della sorella Paolina.
Per quanto riguarda la narrazione, Il film presenta il poeta come una persona chiusa nei limiti delle sue patologie, dolorante nell'anima per i confini angusti in cui lo circoscrivono le sue limitazioni fisiche e con una visione della realtà vista attraverso il filtro dei suoi mali, quasi un ipocondriaco chino sui suoi acciacchi, intento a leccarsi le ferite.
Eppure proprio nel film vien fatto dire al poeta che il suo problema fisico non è causa  causante della sua filosofia di vita, che deriva invece, causa sui, da una sua formazione spirituale personale, formatasi razionalmente in stridio con la vita fisica reale, contro paradisi in terra e chiuse prospettive saggio-proletarie-borghesi monaldesche. Cosa che il poeta ha sempre ribattuto con forza e profonde argomentazioni.
La visione naturalistica-idillica dei suoi versi è di grande tensione poetica, si agita e ruggisce in una tempra non remissiva e succube che dà vita  alla radice eroica della poesia leopardiana.
Non un grido isolato di battaglia ma una voce continua, da origini antiche che parla sicura e decisa nel suo declinarsi verso l’unica possibilità, il volere un futuro fatto dall’uomo, abitante abbandonato e solo di questo cosmo, in una nera assenza di scopi.
E in quest' assenza di etica e di qualsivoglia sentimento dell'intero universo, l'unico progresso che può in parte rimediare a questa gelida e vuota realtà della natura è il sodalizio degli uomini (di contro all’uomo “religioso amante del Nulla”), il loro sforzo nell'unione comune per dare un volto e un calore umano a questa ignobile realtà, devastante teatro unico della nostra sofferenza,  ("Forse in qual
forma, in quale / Stato che sia, dentro covile o cuna, / È funesto a chi nasce il dì natale
"
.").
A mio modesto avviso la parte più liricamente sofferta come ‘singolo’ è il suo ardore amoroso, soffocato sul nascere dalla sorte fisica del suo essere, sia quando sommessamente canta la donna ideale ('Alla sua donna’; ‘qui neghittoso immobile giacendo, / il mar, la terra e il ciel miro e sorrido) sia quando rivive nel suo cuore un amore concreto mai nato (‘Aspasia’; ‘…e la perduta / speme de’ giorni miei, di te pensando, / a palpitar mi sveglio.’.) Una data memorabile per Leopardi fu il venerdì 15 febbraio 1823, quando si recò a far  visita al sepolcro di Tasso, che tanto lo commosse e gli presentò il contrasto fra l’umile sepoltura del Poeta e quella presuntuosa del ‘poeta’ Guidi, che ‘volle giacere propre magnos Torquato cineres, come dice l’iscrizione’.
E lungo la strada per arrivarvi, descrive come il suo spirito fu colto nei sentimenti più veri, apparendogli con forte impatto emotivo non l'orpello magnificente e scintillante della vuota vanità esteriore ma il rumore della mola, della raspa e lo stridio della sega, che accomuna universalmente gli uomini  nella umana ma serena necessità di vita “…le maniere della gente… che si incontra per quella via...la cui vita si fonde sul vero e non sul falso, cioè che vivono  di travagli e non di intrighi”.
Una diffusa ‘interpretazione antiidillica’, vede attraverso la lettura di Walter Binni (La protesta di Leopardi) un grande stimolo di lotta contro le negatività della nostra società nei confronti dell’uomo.
Pertanto non una natura chiusa in un castello appartato sulla cima della montagna, avulso dalla realtà del mondo ma da un fisico debole un puntello su cui fare forza per erigere una grande energia combattiva, di contro ad una realtà nemica, emergente in modo netto e definito da una lucida e maschia indagine e riflessione critica.
Invero, al termine di queste mie impressioni devo dire che reputo notevole e lodevole, pur nei forti limiti che ho creduto di vedervi, il proposito del regista Martone di rappresentare sullo schermo la figura di uno dei nostri massimi poeti, in un'epoca sciocca di spettacoli cinematografici e televisivi.
Ed è pur vero che la poliedricità dello spessore umano del poeta è di difficile delimitazione in una visione univocamente conclusa una volta per tutte.
Uno dei massimi  studiosi di Leopardi, Cesare Luporini (assieme a Walter Binni), nella prefazione della riedizione del suo saggio (1947-1980) ‘Leopardi progressivo’ (titolo quanto mai appropriato), scrisse “Da ultimo, oggi toglierei o attenuerei di molto il confronto col <pensiero dialettico>, e non lo configurerei comunque come indicazione di un limite di Leopardi…L’atteggiamento negativo, o via via specificamente contestativo, di Leopardi contiene una tale energia intrinsecamente dialettica, che egli non ha davvero bisogno di siffatti ingabbiamenti”.

Ingabbiare l’uomo nel suo involucro di individuo sarebbe come volere contenere la luce della stella che, comunque, negli anni, giunge lontano a brillare nel cielo dell’uomo.

(paolo patrone)

 

 

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[+] salviamoci! (di angelo mandelli)
[+] un po' di protagonismo (di angelo mandelli)
[+] per mandelli (di paolo patrone)
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mareincrespato70 venerdì 7 novembre 2014
leopardi eroe romantico inneggia alla vita Valutazione 5 stelle su cinque
38%
No
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Vita e poetica di Giacomo Leopardi, ma soprattutto geografia umana della sua sensibilità, della sua lucida ironia letteraria, anticipatrice incompresa, nonché filosoficamente geniale.
Mario Martone, brillante regista ed intellettuale contemporaneo, ci regala il “suo” Leopardi filmando un autentico capolavoro. Il percorso narrativo si sviluppa a partire dall'infanzia e prima giovinezza a Recanati, e poi ,dopo la tappa intermedia e “politica” di Firenze, si conclude con l'epilogo partenopeo tra Napoli e Torre del Greco, illustrato con forti tinte emotive e rappresentative. Martone tratteggia un Leopardi figlio del Romanticismo, prigioniero ed inquieto nella sua Recanati, dove le sue passioni si intrecciano tra “uno studio matto e disperato” nella biblioteca paterna e la contemplazione della bellezza, sia della natura che di qualche bel volto femminile (si assiste alla prematura scomparsa di Silvia) E' un poeta afflitto da suoi problemi di salute, ma il regista sottolinea come questo non gli impedisca un pensiero, brillante, poetico e politico, che gli permette di svuotare sia la retorica conservatrice bigotta e cattolica (della famiglia e della Società), sia quella delle “magnifiche sorti progressive” (“non concepisco masse felici composte da individui infelici”). [+]

[+] un bellissimo commento! (di angelo mandelli)
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aldo s. sabato 18 ottobre 2014
germano favoloso leopardi. l'infinito da brivido.. Valutazione 4 stelle su cinque
45%
No
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. Di favoloso innanzitutto c'è Elio Germano, che non impersona solo il grande Giacomo, ma si e' incarnato in lui. Era proprio lui. Sorprendente!Emozionante! Grandioso! Leopardi era li,vivo sullo schermo!Confesso che all'inizio ho pianto. Ho pianto quando Germano ha declamato, facendoli naturalmente suoi, i versi dell'Infinito, sull'ermo colle del Tabor. Un momento toccante. La scelta registica poteva attingere a più spunti. Avrei spaziato di più, con la cinepresa, sui monti Azzurri, sul mare davanti. La prima parte con Recanati l'arrivo di Pietro Giordani( figura apparsa subito positiva, molto più del badante Ranieri)la visita alla Basilica di Loreto dove il Giordani invita a toccare le statue esterne del rivestimento della Santa Casa dl Bramante, e' senza dubbio la migliore, ma e' incompleta. [+]

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zarar domenica 19 ottobre 2014
dov'è il leopardi poeta? Valutazione 3 stelle su cinque
44%
No
56%

E' un film dignitoso e ben fatto, ma non totalmente convincente. La materialità sofferta di Giacomo, accentuata sino al grottesco, riscuoterebbe gli applausi del Tommaseo, suggerendo che - nonostante le appassionate dichiarazioni del poeta - la radice della sua filosofia e poesia stia proprio là dove si nega che sia. Alla fine del film è quella figura sempre più contorta, è quel viso deformato dalla sofferenza e dalla disperazione che ti restano ossessivamente in mente, e si sente il bisogno di andare subito a rileggersi il poeta per disintossicarsi. Voluta eterogenesi dei fini? Lo specifico filmico ha molti echi, più che una coerente originalità; l'impianto per quadri successivi è più teatrale che filmico. [+]

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alexander 1986 giovedì 23 ottobre 2014
il giovane è favoloso, martone un po' meno Valutazione 3 stelle su cinque
41%
No
59%

Un bravissimo Elio Germano dona le sue fattezze a Giacomo Leopardi nel ritorno alla regia di Martone dai tempi di 'Noi credevamo' (2010). Viene raccontata la vita del poeta dall'infanzia di Recanati alla morte napoletana, saltandone diversi passaggi ma tutto sommato restituendone i tratti salienti. Vengono presentati in particolare i rapporti con i fratelli Carlo e Paolina, il padre Monaldo, Pietro Giordani e Antonio Ranieri; e poi la malattia fisica, il senso di oppressione provato nella vita di provincia, gli amori frustrati. Emerge la storia di un giovane eccezionale come da titolo, al di là del fatto che egli risponda al nome di Giacomo Leopardi. A lungo andare emerge però anche la difficoltà di raccontare sullo schermo le ragioni per cui quel giovane, tutto sommato, risponda al nome di Giacomo Leopardi e non a quello di qualcun altro. [+]

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consu13 giovedì 23 ottobre 2014
il film favoloso Valutazione 4 stelle su cinque
33%
No
67%

Il giovane favoloso, film eccellente. Interpretazione di Elio Germano sensazionale, ricco di sfumature, di emozioni dette con gli occhi, voce profonda. I luoghi che sono veramente quelli in cui leopardi ha vissuto rendono il film una sorta di documentario artistico, cosi come i vari dialettii dei personaggi, dal marchigiano al napoletano. Interessanti le scene che esprimono l’interiorità urlante e spaventosa e lacerante di Leopardi. Il calore asfissiante ed infernale del bordello. La diversità tra il Ranieri e Leopardi. Le varie classi sociali che vengono descritte con pennellate dai colori sgargianti. La magia della lucciola, tristemente uccisa da un uomo, metafora di come certi uomini non hanno bisogno della poesia, e siano capaci di uccidere l ‘ultimo fato debole e raro di bellezza mondana. [+]

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