amgiad
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sabato 1 novembre 2014
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discreto film
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I difetti: alcune scene un pò lente, qualche primo piano di troppo, i deboli effetti speciali dell' eruzione del vesuvio (se non si fanno bene paiono ridicoli. E per la narrazione non ce n' era bisogno), uno sguardo compiaciuto e classico nell' iconografia dell' amata Napoli.
I pregi: il coraggio di riportare all' attenzione di tutti un poeta la cui frequentazione cessa con la scuola; un film valido e corretto nella ricostruzione filologica del pensiero leopardiano; la lettura moderna delle vicende ci fa conoscere un poeta innovatore coraggioso, amante della libertà, contro le convenzioni e vicino al popolo, coerente fino all' ultimo: un Leopardi pasoliniano.
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I difetti: alcune scene un pò lente, qualche primo piano di troppo, i deboli effetti speciali dell' eruzione del vesuvio (se non si fanno bene paiono ridicoli. E per la narrazione non ce n' era bisogno), uno sguardo compiaciuto e classico nell' iconografia dell' amata Napoli.
I pregi: il coraggio di riportare all' attenzione di tutti un poeta la cui frequentazione cessa con la scuola; un film valido e corretto nella ricostruzione filologica del pensiero leopardiano; la lettura moderna delle vicende ci fa conoscere un poeta innovatore coraggioso, amante della libertà, contro le convenzioni e vicino al popolo, coerente fino all' ultimo: un Leopardi pasoliniano. Infine bisogna dare atto di un' altra buona interpretazione di Germano. Il successo del film è sicuramente dovuto anche a quest' ultima grande prova.
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mauridal
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domenica 2 novembre 2014
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la sfida del poeta
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Ancora una sfida e un'azzardo per mario martone ,regista teatrale ma votato al cinema con questo leopardi film sulla figura del poeta ma anche sulla condizione dell'italia tra nord e sud alla metà dell'ottocento. un tema questo caro a martone dopo il film storico noi credevamo che in qualche modo viene ripreso qui come pretesto narrativo per fare da sfondo al leopardi giovane che tra poesia e malanni partecipa alla lontana alla vicenda politica dell'italia come un giovane ribelle , patriota agli albori degli ideali risorgimentali . certo una visione antiscolastica che il regista vuole imprimere alla vicenda umana e poetica di leopardi . E d è qui che si scontra con una figura di poeta pessimista e dalla dolorosa esistenza che come studenti prime e professori poi siamo stati abituati ad accettare , dalla letteratura italiana accreditata nei testi accademici.
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Ancora una sfida e un'azzardo per mario martone ,regista teatrale ma votato al cinema con questo leopardi film sulla figura del poeta ma anche sulla condizione dell'italia tra nord e sud alla metà dell'ottocento. un tema questo caro a martone dopo il film storico noi credevamo che in qualche modo viene ripreso qui come pretesto narrativo per fare da sfondo al leopardi giovane che tra poesia e malanni partecipa alla lontana alla vicenda politica dell'italia come un giovane ribelle , patriota agli albori degli ideali risorgimentali . certo una visione antiscolastica che il regista vuole imprimere alla vicenda umana e poetica di leopardi . E d è qui che si scontra con una figura di poeta pessimista e dalla dolorosa esistenza che come studenti prime e professori poi siamo stati abituati ad accettare , dalla letteratura italiana accreditata nei testi accademici. La sfida di martone anti accadamico sembra riuscita ma il film deve necessariamente passare per il gusto dei giovani studenti e dei vecchi letterati che dovranno necessariamente passare in rassegna gli ottimi monologhi di un bravoi - germano- leopardi alle prese con una poesia declamata a cinema.
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great steven
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mercoledì 7 gennaio 2015
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e il naufragar m'è dolce in questo mare...
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IL GIOVANE FAVOLOSO (IT, 2014) diretto da MARIO MARTONE. Interpretato da ELIO GERMANO, MICHELE RIONDINO, MASSIMO POPOLIZIO, ANNA MOUGLALIS, VALERIO BINASCO, PAOLO GRAZIOSI, IAIA FORTE, SANDRO LOMBARDI, RAFFAELLA GIORDANO, EDOARDO NATOLI, FEDERICA DE COLA, ISABELLA RAGONESE
Presentato in concorso alla 71° Mostra di Venezia, l’ultimo film di Martone ha come cardine l’esistenza artistica e privata di uno fra i maestri della poesia italiana del XIX secolo, Giacomo Leopardi, interpretato da un superbo E. Germano, davvero in formissima. Il giovane Giacomo è un bambino di straordinaria intelligenza, che vive nella casa/biblioteca di Recanati insieme ai fratelli Carlo e Paolina, coltivando un complesso rapporto col padre Monaldo, nobile dai modi rigidi e severi, e con la madre Adelaide Antici, religiosa in modo ossessivo, che priva il figlio di un’infanzia felice e ricca di giochi.
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IL GIOVANE FAVOLOSO (IT, 2014) diretto da MARIO MARTONE. Interpretato da ELIO GERMANO, MICHELE RIONDINO, MASSIMO POPOLIZIO, ANNA MOUGLALIS, VALERIO BINASCO, PAOLO GRAZIOSI, IAIA FORTE, SANDRO LOMBARDI, RAFFAELLA GIORDANO, EDOARDO NATOLI, FEDERICA DE COLA, ISABELLA RAGONESE
Presentato in concorso alla 71° Mostra di Venezia, l’ultimo film di Martone ha come cardine l’esistenza artistica e privata di uno fra i maestri della poesia italiana del XIX secolo, Giacomo Leopardi, interpretato da un superbo E. Germano, davvero in formissima. Il giovane Giacomo è un bambino di straordinaria intelligenza, che vive nella casa/biblioteca di Recanati insieme ai fratelli Carlo e Paolina, coltivando un complesso rapporto col padre Monaldo, nobile dai modi rigidi e severi, e con la madre Adelaide Antici, religiosa in modo ossessivo, che priva il figlio di un’infanzia felice e ricca di giochi. Insofferente alle ristrettezze di un ambiente così retrivo, Giacomo desidera allontanarsi dalle mura famigliari per dare libero sfogo alle sue esigenze intellettuali frequentando i circoli culturali di un’Italia ancora frammentata in ducati e regni e fuggendo anche fuori dallo Stato Pontificio. Nel corso della sua vita, conoscerà il letterato Pietro Giordani, col quale intratterrà una fitta corrispondenza epistolare, e l’intellettuale napoletano Antonio Ranieri, insieme a cui passerà gli ultimi anni della sua breve e tormentata esistenza nella città partenopea. A ventiquattro anni riesce finalmente a lasciare Recanati, ma la sua salute cagionevole lo obbliga a fermarsi a Firenze. Gli acciacchi e le malattie incalzanti a cui sarà soggetto lo renderanno, nel tempo, gobbo e quasi completamente cieco per un certo periodo. Si innamora, non ricambiato, della nobildonna Fanny Targioni Tozzetti, costruendo un triangolo amoroso fra lui, la donna e il migliore amico Ranieri, col quale condivide alloggio e salotti culturali continuando a comporre le sue opere in prosa e poesia, non sempre accolte però da una critica favorevole. Fra le vicende umane ed esistenziali del bravissimo poeta marchigiano, vengono ovviamente e obbligatoriamente introdotte le opere principali della sua immensa produzione letteraria: lo Zibaldone, l’ Infinito, il poema La Ginestra, analizzato ed esplicitato in un finale oscuro e particolarmente magico. Dopo la parentesi risorgimentale di successo ottenuta con il supremo Noi credevamo, Martone fa di nuovo un salto nel passato italiano ripescando uno dei poeti italici più conosciuti all’estero e indubbiamente più capaci di sorprendere in maniera suggestiva l’animo umano con la sincerità dei sentimenti e il pessimismo cosmico che traspare dai suoi intensi versi. La carta vincente risulta, praticamente all’occhio, lo straordinario Germano, che anche nei minimi particolari riproduce la figura deforme e claudicante che sicuramente non si sarebbe mai addetta ad un uomo con una mente così multiforme, attiva e produttiva. Elogi anche a Riondino, che fa con brio e impegno il fedele compagno di ventura Antonio Ranieri, e al doppiatore M. Popolizio, che interpreta il tirannico e inflessibile conte Monaldo, padre odiato di Giacomo. Nel repertorio femminile, spiccano I. Ragonese nella parte della sorella Paolina (con cui Giacomo ebbe frequenti contatti grafici per lettera) e R. Giordano nelle vesti della madre Adelaide. Bellissime la fotografia e la scenografia che ricostruiscono tanto tra gli anfratti delle caverne napoletane quanto negli ambienti sfarzosi marchigiani e romani l’atmosfera lussuosa ma anche contraddittoria di un’epoca contraddistinta dalle battaglie per la libertà di un Paese ancora non unito e da patriottismi emergenti e spingenti ai quali Leopardi non fu indifferente, associandosi ad essi con un impegno sociale degno della sua levatura morale e artistica. Per scrivere la sceneggiatura, il regista Martone si è fatto appoggiare da Ippolita Di Majo. L’unica pecca di questo indiscutibile capolavoro di nicchia forse non adeguatamente apprezzato è con ogni probabilità l’eccessiva lunghezza, che affatica lo spettatore e gli fa perdere un po’ il senso della misura indispensabile per ammirare una biografia priva di agiografie e vissuta con la passione di chi ama la poesia e sa valorizzarla come merita, anche a distanza di secoli. E Giacomo Leopardi non è stato tradito né travisato: la sua raffigurazione, merito di attori, regista, sceneggiatori e collaboratori tecnici tutti insieme in un unico sforzo, appare decisamente veritiera e fieramente libera da manierismi e forzature. Premio Pasinetti al Festival di Venezia per Germano.
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ennas
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martedì 28 ottobre 2014
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il giovane favoloso e i leopardi
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Tre ragazzi, due maschi e una femmina, si rincorrono in un giardino: il più “grande” ha il capo cinto da un serto di alloro. La scena di apertura di “Il giovane favoloso” di Martone mi ricorda subito qualcosa. Quello splendido ragazzo biondo e snello l’ho già visto al cinema. E’ simile, direi uguale al giovane Tadzio, il bellissimo adolescente del film “La morte a Venezia” di Luchino Visconti.
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Tre ragazzi, due maschi e una femmina, si rincorrono in un giardino: il più “grande” ha il capo cinto da un serto di alloro. La scena di apertura di “Il giovane favoloso” di Martone mi ricorda subito qualcosa. Quello splendido ragazzo biondo e snello l’ho già visto al cinema. E’ simile, direi uguale al giovane Tadzio, il bellissimo adolescente del film “La morte a Venezia” di Luchino Visconti.
E’ un omaggio del regista Martone ad un genio della vecchia guardia del cinema italiano? Oppure un richiamo simbolico e letterario : creatività-bellezza-poesia-amore-morte, temi di fondo anche per un’opera ambiziosa e impegnativa come questo “giovane favoloso”? Forse entrambe le cose o questa può essere soltanto una mia idea sulle suggestioni alla base del progetto del regista. Certamente io non mi aspettavo di vedere in questo film il “vero” Leopardi bensì un Leopardi immaginato e proposto da un regista di oggi. Che ha avuto certamente coraggio a maneggiare e proporre un personaggio complesso da far tremare anche maestri più navigati ed esperti di regia.
La prima parte del film ha quasi un ritmo documentaristico: l’infanzia e la giovinezza a Recanati, in un ambiente chiuso e repressivo ma anche aristocratico ed esclusivo.
Diversi elementi rendono efficace l’atmosfera del film: una sceneggiatura accurata (aver potuto girare in luoghi originari è fondamentale, casa Leopardi in primis) una fotografia molto bella e suggestiva, una buona colonna sonora, un’ottima prestazione degli attori, anche non protagonisti.
E’ nel proseguire del film che, a mio parere l’efficacia si inceppa : la regia e la prestazione pur lodevole di Elio Germano non riescono a fare del “giovane favoloso” un personaggio a tutto tondo: una fisicità problematica posta sempre più in primo piano va a scapito dell’insieme del personaggio, rendendone poco incisivo il tentativo di attualizzarlo anche attraverso aspetti accennati, (ad es. l’omosessualità latente nel suo rapporto con Ranieri, l’individualismo pessimista
ma anche aristocratico).
La personalità complessiva anziché approfondirsi evapora ed il “giovane favoloso” e il contesto del film assumono contorni macchiettistici.
Stando ai dati positivi del botteghino un pregio indotto di questo film è secondo me, far ricordare, riscoprire o scoprire agli spettatori il loro Leopardi: chi lo studiato di malavoglia, chi l’ha amato oppure odiato, chi l’ha dimenticato o non lo ha conosciuto.
Se avverrà questa circolazione di adrenalina letteraria ( che forse sarebbe piaciuta anche al vero Leopardi) dovremo rallegrarcene vivamente,anche qualora avessimo trovato, come me, il film , un po’ noioso.
Al “giovane favoloso” si riconoscono pregi e difetti e gli spettatori che hanno visto il film, avranno
il piacere, per suo tramite, della riscoperta: i loro Leopardi. A ciascuno il suo.
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iuras
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martedì 4 novembre 2014
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una svolta di immagine
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Un Germano (Leopardi) perfetto ,una puntuale ricostruzione ambientale,una architettura di palazzi e vie ,una narrazione lenta e un po claustrofobica ma che coinvolge lo spettatore in una atmosfera di sofferenza pur connotata da sprazzi di speranza,una affascinante mescolanza di musiche dell'epoca e di oggi, costituiscono un tutto funzionale all'obbiettivo che si pone il regista Martone ma non sono la vera grandezza del film : Quello che Martone è riuscito a realizzare è l'aver superato gli schemi di pessimismo ed infelicità, attribuiti principalmente ad un fisico malato e quasi deforme, che ci sono stati passati da testi scolastici con volute forzature religiose e politiche.
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Un Germano (Leopardi) perfetto ,una puntuale ricostruzione ambientale,una architettura di palazzi e vie ,una narrazione lenta e un po claustrofobica ma che coinvolge lo spettatore in una atmosfera di sofferenza pur connotata da sprazzi di speranza,una affascinante mescolanza di musiche dell'epoca e di oggi, costituiscono un tutto funzionale all'obbiettivo che si pone il regista Martone ma non sono la vera grandezza del film : Quello che Martone è riuscito a realizzare è l'aver superato gli schemi di pessimismo ed infelicità, attribuiti principalmente ad un fisico malato e quasi deforme, che ci sono stati passati da testi scolastici con volute forzature religiose e politiche.Il Leopardi che ci appare dal film è quello di un uomo (poeta,filosofo,scrittore ) voglioso di vita ,"di fuoco" ,di "affetto", che vuole combattere contro la ristrettezza ,il conservatorismo della società della sua Recanati e in seguito degli ambienti dei Circoli politici,letterari ,mondani e bigotti che finiscono per emarginarlo ;questa principalmente è la tristezza dell'uomo. Un uomo di una forza combattiva , di una aspettativa di "infiniti orizzonti" , ammaestramento di morale ben al di là del mero pessimismo comunemente attribuitogli: Per sentire ciò dal film è però necessario recepire e metabolizzare , e qui è la difficoltà, stralci delle poesie,delle opere e di frasi (che in questa sede sarebbeimpossibile riportare ) sapientemente scelte ed inserite nei vari contesti dal regista Martone . Per chi volesse approfondire , almeno una seconda visione del film sarebbe consigliabile .
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fabio cesarini
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sabato 8 novembre 2014
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leopardi favoloso e umano.
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Il giovane favoloso è un film importante. Raccontare Leopardi, le trame infinite della sua mente, il tormento del suo corpo e ancor più quello del suo animo, è un'ambizione che merita rispetto. E farlo evitando pericolose sofisticherie non fa che aggiungere consapevolezza all'opera. Mario Martone affida il suo sapere ad una struttura narrativa lineare, cristallina, che esclude vorticosi azzardi stilistici inscenando un biopic equilibrato e privo d’indugi. L’infanzia di Giacomo (Elio Germano in una delle sue parti migliori) a Recanati viene appena accennata: è un’infanzia felice, lieta, segnata dal sincero e profondo amore dei fratelli.
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Il giovane favoloso è un film importante. Raccontare Leopardi, le trame infinite della sua mente, il tormento del suo corpo e ancor più quello del suo animo, è un'ambizione che merita rispetto. E farlo evitando pericolose sofisticherie non fa che aggiungere consapevolezza all'opera. Mario Martone affida il suo sapere ad una struttura narrativa lineare, cristallina, che esclude vorticosi azzardi stilistici inscenando un biopic equilibrato e privo d’indugi. L’infanzia di Giacomo (Elio Germano in una delle sue parti migliori) a Recanati viene appena accennata: è un’infanzia felice, lieta, segnata dal sincero e profondo amore dei fratelli. Giacomo cresce nella sontuosa biblioteca del padre. Luogo suggestivo, solenne, miniera di sapere e opprimente rifugio che lo isola da quell’universo all’orizzonte che il giovane poeta brama di conoscere e scoprire. Da quei ripiani zeppi viene tutto il suo sapere: è da lì che partono le prime inquietudini esistenziali, le prime scintille poetiche. Giacomo studia, compone, mette le sue competenze a disposizione del microcosmo in cui vive, fatto di una realtà troppo stretta, limitante e compiaciuta nel professare trazione e disciplina. Difficile il rapporto con la madre, donna ostile e incomprensiva; spigoloso quello col padre, uomo fin troppo severo, che odia la parola rivoluzione e predica in ogni istante le virtù aprioristiche di cattolicesimo e nobiltà. Leopardi medita la fuga, la cerca, la implora e la ottiene. Un salto di dieci anni e lo ritroviamo a Firenze, con l’amico Antonio Ranieri (Michele Riondino). Da qui Roma e poi Napoli, in un viaggio verso la scoperta segnato dall'aggravarsi della malattia, da un profondo romanticismo, dal consolidamento del pessimismo, da un'essenza solitaria e dalla cordialità di un'amicizia, che lo accompagnerà fino alla morte. Nella sua atipicità di uomo malato e avveniristico intellettuale Leopardi appare isolato, frainteso. Una vacua felicità sta illudendo l'umanità, quell'umanità distratta e sommaria che gli nega grandezza e universalità di pensiero, e che ancora una volta, come a Recanati, lo circonda, lo soffoca. Martone non estremizza Leopardi. Il ritratto che fa del poeta non completa le vicende della sua breve esistenza, né l’eclettismo del suo pensiero. Martone rende Leopardi più uomo, più terreno: egli tituba, corre, si imbarazza, libera la sua collera. Poi si arresta, osserva, sente, e in uno slancio della mente recita ieratico versi di sublime poesia. In questo film una figura culturale di rilievo assoluto s' innalza sopra le barriere erette nei decenni dall' immaginario comune, mostrandosi con informale tradizione al grande pubblico. Forse un limite al valore artistico del film, di certo un’ opera da vedere per conoscere e riscoprire qualcosa di assolutamente imprescindibile.
Ci trovi su FB: Storie di Cinema
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giuliog02
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mercoledì 19 novembre 2014
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cultura, natura, empatia, pulsioni, sentimenti
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Il giovane favoloso di Martone é un'opera di cultura, in favore della cultura ( spinge a riprendere in mano " Le operette morali " o altri testi leopardiani ). Recitazione splendida di Germano nelle vesti del poeta e recitazione di alto livello di tutti i protagonisti.. Accompagnamento musicale misurato e piacevole. Un film che si vede con piacere, la cui scenografia é di grande effetto e colpisce favorevolmente lo spettatore. Talune scene paiono quadri dei Macchiaioli. Perfette per trasmettere un'emozione che viviamo noi ora e che ha vissuto allora il poeta.
Il film mi é parso un poco distonico. Mi spiego. Nella prima parte - il vissuto a Recanati, Firenze, Roma - il filo della narrazione é conduttore e la scenografia é un mezzo espressivo, mentre nella seconda - Napoli - la scenografia prende nettamente il sopravvento e diviene conduttrice.
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Il giovane favoloso di Martone é un'opera di cultura, in favore della cultura ( spinge a riprendere in mano " Le operette morali " o altri testi leopardiani ). Recitazione splendida di Germano nelle vesti del poeta e recitazione di alto livello di tutti i protagonisti.. Accompagnamento musicale misurato e piacevole. Un film che si vede con piacere, la cui scenografia é di grande effetto e colpisce favorevolmente lo spettatore. Talune scene paiono quadri dei Macchiaioli. Perfette per trasmettere un'emozione che viviamo noi ora e che ha vissuto allora il poeta.
Il film mi é parso un poco distonico. Mi spiego. Nella prima parte - il vissuto a Recanati, Firenze, Roma - il filo della narrazione é conduttore e la scenografia é un mezzo espressivo, mentre nella seconda - Napoli - la scenografia prende nettamente il sopravvento e diviene conduttrice. Le scene sono un poco slegate e c'é - a mio avviso - un eccesso di napoletanità popolare, specie notturna, che poteva essere parzialmente ridotta.
Un quesito che mi pongo é il seguente: a quell'epoca Napoli era uno dei poli culturali della nazione, quale é il motivo per cui se ne vede così poca traccia nel film? E' voluta dalla regia al fine di marcare il distacco tra la parte culturale coercitiva del conte Monaldo e della anaffettiva madre nel periodo dell'infanzia e della gioventù a Recanati e, quindi, l'esplosione nella psiche del poeta dell'adagiarsi nella naturalità in un ambiente così lontano da quello delle origini o é un fatto storicamente provato di distanza tra Leopardi e il mondo culturale napoetano ?
Un film di notevole fattura, cui ci ha abituati Martone con Noi credevamo, che va visto
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degiovannis
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giovedì 22 gennaio 2015
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a difesa della verità
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Il film di Martone dà il meglio di sé quando fa parlare Leopardi con i suoi versi o le sue riflessioni sulla vita e sull'uomo. Suggestive, anche se prevedibili, le scene che vedono protagonisti L'Infinito o La Ginestra con le straordinarie inquadrature del Vesuvio in eruzione. Martone riesce comunque a trasmettere emozioni, facilitato in questo dalla azzeccatissima interpretazione di Germano. L'attore è davvero riuscito ad impadronirsi della sensibilità del poeta, sicché alla fine del film nessuno potrebbe immaginare un Giacomo diverso dal suo. Il palazzo Leopardi di Recanati d'altronde si presta perfettamente a ricreare le scene della vita quotidiana del poeta: le sue aspirazioni, le sue inquietudini, i suoi primi amori, le sue prime delusioni (la fuga scoperta dal padre) sembrano farci partecipare come se si verificassero effettivamente sotto i nostri occhi.
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Il film di Martone dà il meglio di sé quando fa parlare Leopardi con i suoi versi o le sue riflessioni sulla vita e sull'uomo. Suggestive, anche se prevedibili, le scene che vedono protagonisti L'Infinito o La Ginestra con le straordinarie inquadrature del Vesuvio in eruzione. Martone riesce comunque a trasmettere emozioni, facilitato in questo dalla azzeccatissima interpretazione di Germano. L'attore è davvero riuscito ad impadronirsi della sensibilità del poeta, sicché alla fine del film nessuno potrebbe immaginare un Giacomo diverso dal suo. Il palazzo Leopardi di Recanati d'altronde si presta perfettamente a ricreare le scene della vita quotidiana del poeta: le sue aspirazioni, le sue inquietudini, i suoi primi amori, le sue prime delusioni (la fuga scoperta dal padre) sembrano farci partecipare come se si verificassero effettivamente sotto i nostri occhi. Tutto è reso con sobrietà perché Martone giustamente non indulge molto sui conversari noiosi del tempo, già noiosi per il giovane Giacomo. Semmai è la napoletanità del regista a dilagare un po' quando ci si sofferma alquanto a lungo su aspetti della vita napoletana che hanno a che fare più con la realtà di oggi che con quella che deve aver interessato Leopardi a suo tempo (ved. scena del lupanare). Comunque il film resta molto ben diretto e le due ore e venti scorrono agevolmente tra un pubblico di giovani accorsi numerosissimi a testimonianza del fatto che Leopardi sa parlare soprattutto a loro. Più affronta il dolore, più lo sterilizza e sublima nella grande poesia ed è questo il miracolo che continua a renderlo così attuale.
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onufrio
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venerdì 27 marzo 2015
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il poeta pessimista
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In quest'opera Martone riesce nell'intento di riesumare il compianto Giacomo Leopardi e di farcelo vedere come tutti i libri lo descrivono, un poeta dai versi brillanti la cui malsalute vi si accanì contro sin dalla giovanissima età. Elio Germano si trasforma passo dopo passo, stravolto dalle malattie che il poeta di Recanati ha subito; un percorso che parte dalla natia Recanati sotto le amorevoli grinfie del padre, per poi approdare a Firenze e a Napoli col caro amico Antonio Ranieri; e proprio in quel di Napoli si vede un Leopardi più positivo e allegro, nel suo piccolo, l'aria partenopea fa bene al corpo e alla mente, ma nulla può di fronte ai tormentati e continui malori.
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In quest'opera Martone riesce nell'intento di riesumare il compianto Giacomo Leopardi e di farcelo vedere come tutti i libri lo descrivono, un poeta dai versi brillanti la cui malsalute vi si accanì contro sin dalla giovanissima età. Elio Germano si trasforma passo dopo passo, stravolto dalle malattie che il poeta di Recanati ha subito; un percorso che parte dalla natia Recanati sotto le amorevoli grinfie del padre, per poi approdare a Firenze e a Napoli col caro amico Antonio Ranieri; e proprio in quel di Napoli si vede un Leopardi più positivo e allegro, nel suo piccolo, l'aria partenopea fa bene al corpo e alla mente, ma nulla può di fronte ai tormentati e continui malori. Il film trasmette una tristezza increbile, Leopardi esprime compassione, Germano ne coglie i tratti ed il regista ne coglie lo spirito.
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andrea alesci
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giovedì 22 ottobre 2015
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le felicità celate nell'indefinitezza di leopardi
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L’opera di Mario Martone ha il nobile pregio di scollare le parole di Giacomo Leopardi dalle pagine delle antologie liceali per farcele riscoprire eternamente vive. Il suo sentire profondo, la lirica musicalità dei suoi componimenti, la ricerca di una verità che sempre per l’uomo è approdo al pulsante buio del dubbio.
La musica scorre nelle poesie di Leopardi grazie alle intense note vibrate dal tedesco Sascha Ring “Apparat”, che ogni volta sa disegnare suoni come un pittore farebbe col pennello, restituendoci la sublime sensazione di essere dentro alle stanze dei canti Leopardiani.
Mario Martone ci regala una prospettiva di Giacomo Leopardi che trova in Elio Germano il miglior interprete possibile; e pare che d’ora innanzi l’immagine del giovane Giacomo non possa che legarsi alle sue movenze ed espressioni.
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L’opera di Mario Martone ha il nobile pregio di scollare le parole di Giacomo Leopardi dalle pagine delle antologie liceali per farcele riscoprire eternamente vive. Il suo sentire profondo, la lirica musicalità dei suoi componimenti, la ricerca di una verità che sempre per l’uomo è approdo al pulsante buio del dubbio.
La musica scorre nelle poesie di Leopardi grazie alle intense note vibrate dal tedesco Sascha Ring “Apparat”, che ogni volta sa disegnare suoni come un pittore farebbe col pennello, restituendoci la sublime sensazione di essere dentro alle stanze dei canti Leopardiani.
Mario Martone ci regala una prospettiva di Giacomo Leopardi che trova in Elio Germano il miglior interprete possibile; e pare che d’ora innanzi l’immagine del giovane Giacomo non possa che legarsi alle sue movenze ed espressioni. Egli sprofonda dentro l’animo di Leopardi e fa tutt’uno con il suo crescendo di dolori e afflizioni che giorno dopo giorno, anno dopo anno ne fiaccano il corpo, accartocciato come emblema di una onnipossente forza naturale ch’è trama ineludibile dell’esistenza umana (e delle sue poesie).
Ma più di tutto è l’animo a essere schiacciato: dall’intransigenza del conte Monaldo Leopardi (Massimo Popolizio), dalla pedante evanescenza della madre Adelaide Antici Leopardi (Raffaella Giordano) e da quella biblioteca immensa che lo nutre e lo stritola al medesimo tempo come fa una Recanati così cara ai suoi ricordi d’infanzia eppure divenuta insopportabile prigione dalla quale fuggire, con la forza delle parole e di amici come Pietro Giordani (Valerio Binasco).
E amici come l’aitante Antonio Ranieri (Michele Riondino), colonna portante e spalla fiduciosa sulla quale il flebile Giacomo può sempre trovare conforto. O se non altro sollievo a quella malinconia che trasuda da ogni catena di sillabe che inchiostra sulla pagina, da quel suo verseggiare osteggiato in maniera crescente dai letterati che gli sfilano accanto e lo definiscono fuori tempo per un’epoca che desidera essere romantica, che intende rivolgersi alla società con passione, che vuole guardare alle “magnifiche sorti e progressive” del secolo che incalza. Giacomo è l’escluso, sia nella camera chiusa degli intellettuali a Firenze sia nel caffè che si affaccia in piazza del Plebiscito a Napoli, dove ancora una volta una tronfia borghesia s’infila nel facile cunicolo del (pre)giudizio, additandolo come pessimista.
“Non attribuite al mio stato quello che si deve al mio intelletto” tuona Giacomo Leopardi ai suoi detrattori. La sua condizione di estraneo è sprone a quei versi d’indefinita dolente malinconia, ma quel che i più non afferrano è come tutta la condizione umana sia fulcro passivo della possanza della Natura. E noi sentiamo come nei versi di Leopardi/Germano stia accoccolata una vitalità ch’è controcanto innato e invisibile alle stesse parole del poeta: a dirci di sottecchi che forse solo l’amore può esserci d’aiuto nella ricerca di sottili, transitorie felicità.
Quelle felicità intraviste dal suo ciglio furtivo nelle avventure romantiche dell’amico Ranieri con Fanny Targioni-Tozzetti (Anna Mouglalis), frammenti nel dialogo ininterrotto tra l’infinito dello spazio-tempo e la percezione del nostro tempo umano. Ed è dolce perdersi nell’indefinito vagare delle parole di un Giovane favoloso che su una terrazza di Torre del Greco chiude lo sguardo sotto un cielo stellato e ci lascia negli occhi l’immagine più potente della poetica Leopardiana: il renitente capo di una piccola ginestra.
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