luca scial�
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giovedì 23 ottobre 2014
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la vita di un grande poeta nostrano
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A quattro anni di distanza dallo "storico" Noi credevamo, che ci mostra l'altra faccia della medaglia de l'Unità d'Italia, Mario Martone torna al cinema con un altro film non facile, sulla vita del grande poeta e scrittore Giacomo Leopardi. Una figura complessa, sofferta, pessimista ma al contempo affascinato e incuriosito dalla vita e dalla natura. Ha affidato questo difficile ruolo a Elio Germano, che se la cava egregiamente, da quando il giovane Giacomo è rinchiuso nella sua biblioteca sperando nella fuga, fino all'arrivo gioioso a Napoli ma con una salute precaria e un aspetto fisico torvo. La pellicola è un classico film biografico, molto attinente e strutturato con linearità e conformità, senza scatti fantasiosi e onirici visti nel recente Pasolini.
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A quattro anni di distanza dallo "storico" Noi credevamo, che ci mostra l'altra faccia della medaglia de l'Unità d'Italia, Mario Martone torna al cinema con un altro film non facile, sulla vita del grande poeta e scrittore Giacomo Leopardi. Una figura complessa, sofferta, pessimista ma al contempo affascinato e incuriosito dalla vita e dalla natura. Ha affidato questo difficile ruolo a Elio Germano, che se la cava egregiamente, da quando il giovane Giacomo è rinchiuso nella sua biblioteca sperando nella fuga, fino all'arrivo gioioso a Napoli ma con una salute precaria e un aspetto fisico torvo. La pellicola è un classico film biografico, molto attinente e strutturato con linearità e conformità, senza scatti fantasiosi e onirici visti nel recente Pasolini. Qualche sequenza è intervallata dalla lettura fuori campo di alcune sue poesie; una scelta inevitabile, sebbene manchino alcune delle sue famose e che sicuramente non avrebbero guastato coi fatti: come A Silvia o Il sabato del villaggio.
Il film prende poi una vena pittoresca quando il poeta arriva a Napoli, rimarcando in modo forse eccessivamente stereotipato, gli aspetti grotteschi di una città troppo spesso dipinta tale dalla cinematografia. Qui Leopardi respirerà gli ultimi istanti della sua vita (trasferendosi poi a Torre del Greco), ritrovando quella vitalità troppo spesso soffocata nell'arco della sua vita da quel pessimismo che non lo abbandonerà mai e che non farà apprezzare fino in fondo le sue opere, in un'epoca illusa dal positivismo illuminista. Ma Leopardi, col suo realismo, più che pessimismo, ha solo anticipato dove l'uomo sarebbe andato a finire: l'infelicità.
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angelo umana
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lunedì 10 novembre 2014
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letteratura da favola
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Questo film forse non porterà vere e proprie torme di studenti al cinema per conoscere Leopardi, uno spettacolo di Benigni potrebbe risultare più acconcio per avvicinar loro un grande della nostra letteratura e renderlo piacevole fuori dai “barbosi” banchi di scuola, ma Martone ha nei suoi film la virtù di rigorose indagini storiche e uno dei suoi meriti ne Il giovane favoloso è quello di presentare Leopardi come essere umano ancor prima che come poeta. E’ come se gli si fosse seduto accanto a studiare, similmente al fratello minore e all’amatissima sorella Paolina, sua speciale consigliere e supporter, e avesse parlato con lui, ritraendone momenti della fanciullezza e della gioventù passata in casa nella ricchissima biblioteca di famiglia.
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Questo film forse non porterà vere e proprie torme di studenti al cinema per conoscere Leopardi, uno spettacolo di Benigni potrebbe risultare più acconcio per avvicinar loro un grande della nostra letteratura e renderlo piacevole fuori dai “barbosi” banchi di scuola, ma Martone ha nei suoi film la virtù di rigorose indagini storiche e uno dei suoi meriti ne Il giovane favoloso è quello di presentare Leopardi come essere umano ancor prima che come poeta. E’ come se gli si fosse seduto accanto a studiare, similmente al fratello minore e all’amatissima sorella Paolina, sua speciale consigliere e supporter, e avesse parlato con lui, ritraendone momenti della fanciullezza e della gioventù passata in casa nella ricchissima biblioteca di famiglia. Scriveva all’amico letterato Pietro Giordani, che scoprì e apprezzò tra i primi i suoi scritti: Trovo felicità nello studio. Soffrirei indicibilmente se non lo facessi. E’ il mio unico divertimento. Eppure ad esso fu costretto ancora bambino insieme ai fratelli dal padre, il conte Monaldo. Se questi era severo, benché avesse già intuito il valore del figlio e lo sostenesse negli studi, la mamma lo era ancora di più, con in aggiunta le “catene” dei valori religiosi, i sacramenti e la cristiana rassegnazione. Giacomo non veniva lasciato uscire solo, era quasi sempre accompagnato dal fratello o da altro personale, ciò apparteneva all’etichetta dei Conti ma lui era anche il primogenito gracile. Nel povero centro di Recanati la sua famiglia si distingueva, oltreché per i libri le carrozze e i cavalli, anche per gli abiti che, ai primi dell’800 e in varie epoche del passato, erano indicativi del grado sociale.
Leopardi è nel film prima bambino dedìto ai giochi coi fratelli e poi giovane adolescente. Ha come dirimpettaia una bellissima ragazza che morirà presto e con la quale parrebbe aver potuto intessere una relazione, forse fu lei a ispirare la sua musa Silvia, che si dice essere la figlia del cocchiere di casa Leopardi. L’adolescente è pervaso dai venti di rinnovamento che provengono dall’Europa - “Odio questa vile prudenza” dirà coraggiosamente davanti a suo padre - ma soprattutto dal desiderio di tutti gli adolescenti di affrancarsi dal giogo dei genitori, andarsene, scoprire il mondo o almeno l’Italia, relazionarsi a chi condivideva i suoi interessi. Le città in cui risiederà per un tempo, mostrate nel film, sono prima Bologna poi Roma e infine Napoli, dove vivrà con l’amico Antonio Ranieri.
La natura deve essergli sembrata benevola se egli la interrogava sui destini dell’uomo e il senso del nascere e della vita, come fa parlando alla luna che osserva il vecchierel bianco, infermo, mezzo vestito e scalzo o l’ermo colle che gli fu sempre caro. Ma furono le sue condizioni fisiche e l’immensa malinconia che lo accompagnarono a fargli definire la vita umana infelice e la natura matrigna. Io non ho bisogno di stima, di gloria o di altre cose simili. Io ho bisogno di amore, di entusiasmo, di fuoco di vita. Sperando e sognando la felicità, l’ha cantata come nessun comune mortale meglio avrebbe potuto fare. Lui che non possedette il bello della vita, lo descrisse come solo chi lo apprezza sa fare (la gioventù del loco lascia le case e per le vie si spande, e mira ed è mirata e in cor s’allegra).
Martone ha inquadrature accurate e lente. Ha chiamato Elio Germano a impersonare Leopardi: l’attore recita in modo eccellente la sua parte, ma il suo viso appare scanzonato, disilluso, spesso ironico pure di fronte alle negazioni subite o a possibili gelosie, ad esempio il bacio mai avuto e solo immaginato di una donna, amante dell’amico Ranieri. Se i nostri giovani li imitassero, viene detto nel film parlando dei letterati: se i nostri ragazzi lo volessero conoscere, saprebbero il valore di molte cose che hanno e danno per scontate. Piccolissima riflessione: vivere appena 39 anni – è successo a molti altri geni delle arti in genere o persone utili all’umanità – ed essere ricordati per l’eternità.
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foffola40
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venerdì 17 ottobre 2014
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leopardi è vivo
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dividiamo subito gli spettatori fra i possibili ammiratori di questo bel film di Martone e gli altri che o lo eviteranno o non lo capiranno. Fra i primi sicuramente chi ha amato Leopardi a scuola grazie ad una insegnante valida e quelli che lo hanno frequentato ancora da grandi. Il regista non ha tradito l'animo del poeta, complesso più di quanto si creda superficialmente, anzi ne ha evidenziato l'aspetto filosofico, sociale e l'ironia tagliente e colta.
Elio Germano superbo nella interpretazione, bene gli altri attori in particolare i fratelli , Monaldo, il padre, e l'amico Ranieri. Molto accurata la sceneggiatura corale di alcune scene come quella del bordello napoletano, della osteria, meno riuscite le brevi scene del colera a Napoli troppo macchiettistiche.
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dividiamo subito gli spettatori fra i possibili ammiratori di questo bel film di Martone e gli altri che o lo eviteranno o non lo capiranno. Fra i primi sicuramente chi ha amato Leopardi a scuola grazie ad una insegnante valida e quelli che lo hanno frequentato ancora da grandi. Il regista non ha tradito l'animo del poeta, complesso più di quanto si creda superficialmente, anzi ne ha evidenziato l'aspetto filosofico, sociale e l'ironia tagliente e colta.
Elio Germano superbo nella interpretazione, bene gli altri attori in particolare i fratelli , Monaldo, il padre, e l'amico Ranieri. Molto accurata la sceneggiatura corale di alcune scene come quella del bordello napoletano, della osteria, meno riuscite le brevi scene del colera a Napoli troppo macchiettistiche. Comunque le difficoltà notevoli della operazione di produrre un film sul nostro più grande poeta sono state brillantemente superate da un regista raffinato e coltivato.
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gpistoia1939
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domenica 19 ottobre 2014
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giusto il titolo:giovane favoloso
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Aggiungo alla mia precedente critica: ha fatto bene il regista a intotolare il film "Il giovane favoloso" e non Giacomo Leopardi. Questo perchè il regista Mario Martone, non ha per nulla rispettata la biografia del nostro poeta, se non nella prima parte quando Leopardi è a Recanati. A Firenze vediamo un Leopardi assetato di amore e scavalcato dall'amico Ranieri presso i "famori" di Fanny. Un Leopardi strisciante, gobbo, curvo e meschino, povero Handiccapato in cerca di amore. Io non credo proprio che le cose stessero vosì. Non si può paragonare due dissgraziati fisici (intendo Loutrec) del quale infatti sappiamo di più perché più vicino a noi, come assetati a amore e SFIGATI con le donne.
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Aggiungo alla mia precedente critica: ha fatto bene il regista a intotolare il film "Il giovane favoloso" e non Giacomo Leopardi. Questo perchè il regista Mario Martone, non ha per nulla rispettata la biografia del nostro poeta, se non nella prima parte quando Leopardi è a Recanati. A Firenze vediamo un Leopardi assetato di amore e scavalcato dall'amico Ranieri presso i "famori" di Fanny. Un Leopardi strisciante, gobbo, curvo e meschino, povero Handiccapato in cerca di amore. Io non credo proprio che le cose stessero vosì. Non si può paragonare due dissgraziati fisici (intendo Loutrec) del quale infatti sappiamo di più perché più vicino a noi, come assetati a amore e SFIGATI con le donne. Non credo proprio che Leopardi avesse il chiodo fisso dell'amore femminile a tutti i costi. Penso che la freddezza e la durezza della madre abbiano fatto abbastanza nella mente e nella psiche del nostro da "subblimare" la mancanza di amore femminile con le sue poesie, con la sua filosofia, con la scrittura delle sue operette morali, con lo Zibaldone, con tutto quello che ha prodotto facendone il più grande poeta italiano romantico dell'800 e non solo dell'800, ma di oggi, dopo Dante. Un uomo così forte non va in giro a pietire "carezze" ed eventuale sesso. Martone nel suo film parla per se, non può parlare per Giacomo Leopardi, che sicuramente ha amato delle donne che non ha avuto, ma che non a strisciato certo a loro piedi. Quindi, diciamo: Il Leopardi di Martore, non certo il vero Leopardi. Un film ben recitato da Elio Gennaro, che si è calato in modo credibile nel personaggio. Ma se ha Venezia questo film non ha preso il premio, ci sarà pure un motivo?
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melvin ii
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sabato 18 ottobre 2014
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un giovane desideroso d'amore
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Il biglietto d’acquistare per “Il giovane favoloso “è: 3)Di pomeriggio
Il giovane favoloso è un film del 2014 diretto da Mario Martone, scritto da Mario Martone e Ippolita Di Majo, prodotto da Piero degli Esposti e da Rai Cinema. È stato presentato in concorso alla 71ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia. Con :Elio Germano, Michele Riondino, Massimo Popolizio, Isabella Ragonese, Anna Mouglalis, Valerio Binasco.
Il nome di Giacomo Leopardi evoca in ognuno di noi il tempo della scuola, dei compiti e delle infinite e noiose lezioni di italiano. Leopardi e le sue sudate carte rappresentano un passaggio inevitabile nelle nostre vite.
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Il biglietto d’acquistare per “Il giovane favoloso “è: 3)Di pomeriggio
Il giovane favoloso è un film del 2014 diretto da Mario Martone, scritto da Mario Martone e Ippolita Di Majo, prodotto da Piero degli Esposti e da Rai Cinema. È stato presentato in concorso alla 71ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia. Con :Elio Germano, Michele Riondino, Massimo Popolizio, Isabella Ragonese, Anna Mouglalis, Valerio Binasco.
Il nome di Giacomo Leopardi evoca in ognuno di noi il tempo della scuola, dei compiti e delle infinite e noiose lezioni di italiano. Leopardi e le sue sudate carte rappresentano un passaggio inevitabile nelle nostre vite. Leggiamo e studiamo il pessimismo cosmico leopardiano e ci scopriamo uomini ottimisti e fortunati. Ma chi era veramente Giacomo Leopardi ?
Chi era il ragazzo di Recanati che passò la sua giovinezza in uno studio matto e disperato?
I critici e i bibliografi del poeta hanno scritto di tutto e di più sull’autore e sulla sua vena artistica, ma forse ben poco sul giovane uomo.
Perché prima d’essere Leopardi l’intellettuale, vi era Giacomo il giovane. Il regista Martone con questo film tenta di raccontarci il lato umano del poeta, le sue difficoltà affettive con i genitori, i suoi problemi fisici. Giacomo(Germano) è un predestinato allo studio fin da bambino. Il padre, conte Monaldo(Popolizio) uomo colto e reazionario lo vuole sempre curvo sui libri. Giacomo non ha amici. Sono rari i momenti di svago con gli amati fratelli Carlo e Paolina(Ragonese). E’ un giovane anziano segnato anche da dolorosi problemi fisici. Le ossa si deformano, incurvato dal peso della solitudine e dall’assenza d’amore. Giacomo sogna carezze, affetto, stima, ma la madre fredda, bigotta e anaffettiva gli negherà sempre. Recanati per Giacomo diventa ben presto una prigione, un luogo troppo piccolo e provinciale incapace di saziare i suoi impeti culturali e di libertà. Dalla sua finestra osserva forse la giovane Silvia morire e il pensiero della morte diventa una costante compagna del poeta. Giacomo grazie al sostegno e alla stima del collega Giordani(Binasco) con cui intrattiene un ricco scambio epistolare, trova il coraggio per lasciare Recanati.Una tappa importante della vita di Leopardi sarà il soggiorno fiorentino dove si confronterà con altri autori e soprattutto con una mentalità liberale e più aperta. Leopardi sarà attratto dall’ardore politico e coverà un certa avversione per lo Stato Pontifico. A Firenze conoscerà il rivoluzionario napoletano Antonio Ranieri(Riondolino) con cui stringerà una profonda e lunga amicizia Martone ci mostra un Leopardi più personale e intimo, un ragazzo con delle incertezze anche dal punto di vista sessuale, indeciso nei gusti, confuso probabilmente. La fase finale della sua vita Giacomo la trascorrerà a Napoli, paradossalmente in difficili condizioni economiche. Come spesso accade alle persone di talento e di spessore, anche Leopardi non viene apprezzato dai suoi contemporanei non tanto nello stile ma sui contenuti definiti eccessivamente cupi e negativi.
Leopardi viene definito un pessimista, ma in vero è un uomo malinconico, cinico, disilluso che si pone tante domande sull’esistenza del mondo. Un uomo solo, abituato ai silenzi e ad osservare gli altri vivere. Era difficile raccontare l’essenza leopardiana fatta di staticità e contemplazione e il film ne coglie l’essenza solo in parte. La sceneggiatura divisa in tre momenti storici precisi:Recanti, Firenze e Napoli convince solo a tratti. Il Leopardi fanciullo desideroso di conoscere la vita e il mondo e il suo complesso rapporto d’amore con il padre emoziona e coinvolge il pubblico, ma poi l’attenzione scema causa un ritmo meno intenso per scivolare in finale piatto e noioso. Il pathos narrativo concentrato sul travaglio interiore e intellettuale di Leopardi è raccontato, descritto, ma poco sentito. Lo spettatore fa fatica ad entrare in simbiosi con il protagonista, non riesce a condividere il peso della solitudine esistenziale e comprenderne fino n fondo i motivi.
Forse questo progetto doveva avere uno sbocco più televisivo che cinematografico. Andava preparato un evento in due puntate. Presentato in questa maniera incuriosisce forse un pubblico adulto, ma lascia freddi i giovani.
La regia di Martone è teatrale, visionaria, onirica, ma lenta e prevedibile non aggiunge un quid creativo e innovativo al prodotto.
Elio Germano è un attore di talento e probabilmente un giovane uomo dotato di sensibilità, ma non è una persona malinconica. Interpreta la malinconia, porta sulla scena con dignità e bravura la solitudine, mostra l’ambigua intimità del personaggio, ma non riesce a farlo suo.
Meritevole di menzione è sicuramente Massimo Popolizio: capace di rendere con efficacia e talento la figura paterna determinante nel bene e nel male per la crescita umana e culturale di Leopardi.
Il resto del cast è senza lode e senza infamia.
Germano recita con ardore i versi del poeta Leopardi, ma l’uomo leopardi resta un’altra cosa con questa tiepida rappresentazione.
Lo spettatore non riesce a cogliere tutte le sfumature di un personaggio unico e diverso dalla sua stessa epoca. Un uomo infelice e vittima della sua intelligenza e sua fama di conoscenza. Un’anima sofferta capace però di cogliere meglio degli altri i cambiamenti della società e i tormenti dell’uomo
Leopardi fu sicuramente un giovane favoloso già all’epoca e chissà se vivesse ai giorni nostri forse andrebbe da un terapeuta e assumerebbe anti depressivi, ma magari tra un zibaldone e un operetta morale magari prenderebbe un gelato passeggiando sorridente in mezzo alla gente.
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(di felicia t)
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pisiran
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sabato 18 ottobre 2014
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favoloso ma non troppo..........
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Che Giacomo Leopardi non abbia avuto una vita favolosa è nell'immaginario di tutti, che il regista invece abbia voluto mostrarci la bramosia del vivere del Poeta si deduce dalla visione del film. La pellicola ci mostra ben due giovani favolosi, il Leopardi del film e il suo interprete Elio Germano che ha saputo recitare in modo magistrale tutto l'arco della vita del Poeta , interpretando sia il ruolo del giovane sia dell'adulto, accompagnandolo fino alla fine dei suoi giorni avvenuta in età ancora giovane (39). Il film di discreta fattura si avvale di una ottima fotografia e di musiche appropriate confezionate da un giovane musicista tedesco (Sascha Ring) che potrebbe essere scambiato per quel fenomeno di Gustav Santaolalla tanto sono delicate e incisive le musiche.
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Che Giacomo Leopardi non abbia avuto una vita favolosa è nell'immaginario di tutti, che il regista invece abbia voluto mostrarci la bramosia del vivere del Poeta si deduce dalla visione del film. La pellicola ci mostra ben due giovani favolosi, il Leopardi del film e il suo interprete Elio Germano che ha saputo recitare in modo magistrale tutto l'arco della vita del Poeta , interpretando sia il ruolo del giovane sia dell'adulto, accompagnandolo fino alla fine dei suoi giorni avvenuta in età ancora giovane (39). Il film di discreta fattura si avvale di una ottima fotografia e di musiche appropriate confezionate da un giovane musicista tedesco (Sascha Ring) che potrebbe essere scambiato per quel fenomeno di Gustav Santaolalla tanto sono delicate e incisive le musiche. Quindi tutto favoloso, dal titolo agli interpreti, alle musiche alla fotografia alla regia, meno purtroppo per lui, la stessa vita del Poeta, che di favoloso ha avuto ben poco dato che sembra sia rimasto vergine. Certo tutto è relativo, e se per noi oggi, abitanti del secondo millennio, diremo che ha avuto una vita insignificante, sicuramente ai quei tempi avremo trovato molti che la vita del Poeta sarebbe stata invidiabile. Se poi pensiamo che il vero senso della vita è l'amore, allora bisognerebbe accorgersi che le cose veramente importanti sono uguali ieri come oggi, e nei secoli. Film per tutti, specialmente per romantici. Buona visione al cinema. Pisiran Vr.
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