molenga
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lunedì 4 febbraio 2013
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c'è sempre da ribellarsi?
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In sei epoche diverse, sei storie di amicizia ed emancipazione, di sfida allo stato delle cose.
Lungo e ben fatto, forse un po' confusionario
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giacomo j.k.
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domenica 3 febbraio 2013
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"dolore, forte... occhio di amico, più forte"
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Cloud Atlas, romanzo di David Mitchell, risulta il pane perfetto per i denti dei fratelli Andy e Lana (già Lerry) Wachowski. I due registi di Matrix collaborano con il factotum tedesco Tom Tykwer (che in questo film è impegnato dalla regia alla sceneggiatura, dalla produzione alla colonna sonora) per creare un film che è un mosaico che trascende ogni regola e sfida ogni convenzione cinematografica: sei storie che più diverse non si può si dipanano lungo cinque secoli di storia umana passata, presente e futura, fino a creare un unico tutto in cui (aiutate dal montaggio) le azioni si richiamano l’un l’altra, le parole riecheggiano, gli oggetti passano di mano in mano e le idee continuano a ispirare le generazioni future.
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Cloud Atlas, romanzo di David Mitchell, risulta il pane perfetto per i denti dei fratelli Andy e Lana (già Lerry) Wachowski. I due registi di Matrix collaborano con il factotum tedesco Tom Tykwer (che in questo film è impegnato dalla regia alla sceneggiatura, dalla produzione alla colonna sonora) per creare un film che è un mosaico che trascende ogni regola e sfida ogni convenzione cinematografica: sei storie che più diverse non si può si dipanano lungo cinque secoli di storia umana passata, presente e futura, fino a creare un unico tutto in cui (aiutate dal montaggio) le azioni si richiamano l’un l’altra, le parole riecheggiano, gli oggetti passano di mano in mano e le idee continuano a ispirare le generazioni future. Perfino le persone sembrano rinascere e, nelle varie epoche, fare i conti con le proprie vite precedenti, riconfermando o riscattando il proprio passato: gli stessi pochi attori si alternano nelle varie storie fino ad interpretare anche sei personaggi diversi, di entrambi i sessi, dimostrando un’incredibile versatilità e onorando in pieno gli eccezionali risultati della squadra di truccatori e costumisti.
“Tutti i confini sono convenzioni in attesa di essere superati. Si può superare qualunque convenzione, solo se prima si può concepire di poterlo fare” si afferma nel film. Cloud Atlas non solo rappresenta sei protagonisti che lottano per superare le convenzioni del loro tempo, ma è esso stesso un muro abbattuto, una provocazione, uno schiaffo in pieno volto alla critica e alle convenzioni del cinema. Non a caso due dei registi e produttori di questo piccolo miracolo sono gli stessi fratelli Wachowski che già nel 1999 avevano scioccato il mondo con la visionaria trilogia di Matrix; anzi, no, non gli stessi: Lerry nel frattempo ha cambiato sesso ed è diventato Lana…
In questo film i Wachowski ci riprovano e ci riescono in pieno, sbigottendo pubblico e critica. Lana e Andy prendono l’essenza stessa di post-moderno (quel non-genere trasversale fatto di pastiche, sperimentazioni e connettività ossessive che permea la cultura occidentale dal secondo dopo-guerra) e la plasmano a mani nude fino a portarla all’estremo, in un’opera in cui tutto è connesso, e ogni cosa è a un tempo un’eco del passato e un’ispirazione per il futuro. Non c’è da sorprendersi dunque che le citazioni (sia inter sia intratestuali) si sprechino lungo tutte le quasi tre ore del film: da Charles Darwin a George Berkeley, passando per Madre Teresa di Calcutta. Ma in un’opera di tali pretese non è solo la cura per i richiami e i dejà vu a essere maniacale: non solo la scenografia e i costumi, ma una nota di merito va alla cura dedicata ai linguaggi, adattati non solo alle epoche passate ma anche a quelle future, con l’evoluzione dell’inglese dall’unica lingua (semplificata) dell’”unanimità” del 2144 alla curiosissima neo-lingua con lessico e grammatica propri del XXIV secolo.
In quest’opera di vertiginosa ampiezza e profondità il grande Leitmotiv risulta essere l’uomo stesso con la sua instancabile forza di rinnovamento. Il sestetto “Cloud Atlas” composto da Robert nel 1936 è la forma concreta che tale spirito assume e che quindi Luisa, quarant’anni più tardi, non può che riconoscere anche al primo ascolto. Opposto ad esso vi è lo status quo, costantemente incarnato dai personaggi magistralmente interpretati da Hugo Weaving, mosso da una rabbia cieca e omicida nei confronti del nuovo, anche quando ciò comporti l’autodistruzione (la sua diabolicità è resa evidente nell’ultimo segmento, in cui Weaving interpreta un vero e proprio demone). Dall’altra parte, quello che abbiamo chiamato “lo spirito del rinnovamento” si manifesta nelle piccole grandi scelte e azioni che ognuno dei personaggi (come ognuno di noi) compie ogni giorno, e che sono in grado di influenzare (e talvolta di salvare o condannare) non solo la nostra stessa vita, ma anche quella di molti altri contemporanei e posteri: “La nostra vita non ci appartiene”, dice Sonmi-451. “Da grembo a tomba siamo legati ad altri, passati e presenti. E da ogni crimine, da ogni gentilezza, generiamo il nostro futuro”. Come un lungo e profondo respiro di solidarietà umana, una vibrazione di fondo che supera i confini di spazio e di tempo: perché nessun uomo esiste e agisce in sé e per sé, ma solo in relazione con gli altri.
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focalpoint
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domenica 3 febbraio 2013
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tre ore di banalità disarmante.
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Poche frasi pseudo-zen o attingenti a stereotipi di parvenza filosofica non riescono a risollevare tre ore di noia completa. Non basta la firma dei f.lli Wachowsky (oltrettuto autori parziali) a risollevare sei trame misere ... e nemmeno il trucco del montaggio interlacciato (per il quale gli autori sono miseramente debitori a "Memento" ). Se proprio non potete esimervi dalla visione di questa pellicola (non merita l'appellativo di film) portatevi un buon libro ... e una pila.
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(di thecrow56)
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agervinx
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sabato 2 febbraio 2013
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dal sapore nuovo e vecchio insieme: da vedere.
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Credo proprio che Cloud Atlas avrà bisogno di tempo per essere valutato come merita davvero: un destino non dissimile da tante creature di tanti artisti nella storia. Perché questo sapore nuovo e vecchio? Perché in un'epoca dove vediamo film girati con l'ottica del 3D nella testa della produzione (con risultati spesso grotteschi), dove si punta sull'usato sicuro e sul marchio da rilanciare, dove osare non è visto di buon occhio, Cloud Atlas ci riconcilia con un buon cinema: un cinema che ci prende per mano mostrandoci più che una storia, un'intera epopea, dove riusciamo a vedere il filo invisibile che lega mondi distanti nel tempo, alcuni che conosciamo e altri che sono soltanto ipotesi, ed eppure si concatenano ottimamente senza soluzione di continuità: il vecchio di un cinema che vediamo sempre meno e il nuovo del saper comunque sperimentare dove altri hanno smesso di dedicarsi.
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Credo proprio che Cloud Atlas avrà bisogno di tempo per essere valutato come merita davvero: un destino non dissimile da tante creature di tanti artisti nella storia. Perché questo sapore nuovo e vecchio? Perché in un'epoca dove vediamo film girati con l'ottica del 3D nella testa della produzione (con risultati spesso grotteschi), dove si punta sull'usato sicuro e sul marchio da rilanciare, dove osare non è visto di buon occhio, Cloud Atlas ci riconcilia con un buon cinema: un cinema che ci prende per mano mostrandoci più che una storia, un'intera epopea, dove riusciamo a vedere il filo invisibile che lega mondi distanti nel tempo, alcuni che conosciamo e altri che sono soltanto ipotesi, ed eppure si concatenano ottimamente senza soluzione di continuità: il vecchio di un cinema che vediamo sempre meno e il nuovo del saper comunque sperimentare dove altri hanno smesso di dedicarsi.
Se rimontassimo come tessere di un puzzle le storie che ci vengono proposte, e le riordinassimo in sequenza, avremmo un unica grande narrazione, il cui filo conduttore è il potenziale riverberarsi delle azioni di ognuno sul futuro. E non ci sentiremmo spaesati nel vedere variare il taglio narrativo e registico dall'una all'altra. Mi azzardo a dire che non ci sentiamo spaesati nemmeno con il montaggio dinamico e per nulla regolare (o forse, studiato per non sembrarlo?) che ci è stato offerto: proprio questa sua dinamicità conferisce tensione ai momenti narrativi, rendendo fluido e per niente sgarbato ogni passaggio di stile.
Se a tutto questo uniamo una fotografia che pare spesso raggiungere punte d'ispirazione notevoli (ma va anche detto che stenta in certe situazioni a non cadere nel calderone del "già troppo visto") e ottime interpretazioni da parte del cast da cinque stelle, sarebbe ben facile sputare fuori la sentenza "capolavoro".
E dunque, cosa turba questo ragionamento?
Presto detto: credo che una produzione tanto ambiziosa dovrebbe tastar meglio il polso del potenziale pubblico prima di mostrarsi, perché i gusti e le mode cambiano, talvolta si ripropongono, talvolta vengono guidati; ma Cloud Atlas avrebbe avuto bisogno di un terreno ben fertile, che forse non c'era o si era già inaridito.
Chi ama il cinema amerà questo film, con ottime probabilità. Tutti gli altri si divideranno tra chi lo troverà bello e avvincente e chi si annoierà o lo troverà terribile. Questi ultimi troverebbero difficile andare oltre una stella di valutazione, ma per i primi le cinque ci stanno tutte. E se vero capolavoro sarà, "ai posteri l'ardua sentenza", tanto per fare una citazione classica.
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soki88
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mercoledì 30 gennaio 2013
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presunzione
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il film per me è tra il 3,5...4. detto questo io intervengo solo per avere un'opinione libera, e non da imponenza, come quello di chiara, è una sua opinione, mi sta bene, ma non a tal punto da sembrare che volesse condizionare il pensiero degli altri, questo per me non è esprimere un pensiero ma influenza psicologica. al signor thetruthisunderyourskin capisco abbastanza bene la sua reazione, non tutti siamo uguali nel giudizio, chi perchè è più emotiva e chi meno in questo caso il ragazzo ha avuto una reazione del genere perchè probabilmente sarà stato proprio preso dal film fino ad immedesimarsi, quindi la reazione della risposta sarà stato dato proprio il modo in cui ha vissuto il film....
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il film per me è tra il 3,5...4. detto questo io intervengo solo per avere un'opinione libera, e non da imponenza, come quello di chiara, è una sua opinione, mi sta bene, ma non a tal punto da sembrare che volesse condizionare il pensiero degli altri, questo per me non è esprimere un pensiero ma influenza psicologica. al signor thetruthisunderyourskin capisco abbastanza bene la sua reazione, non tutti siamo uguali nel giudizio, chi perchè è più emotiva e chi meno in questo caso il ragazzo ha avuto una reazione del genere perchè probabilmente sarà stato proprio preso dal film fino ad immedesimarsi, quindi la reazione della risposta sarà stato dato proprio il modo in cui ha vissuto il film....di scuse ne deve assolutamente, però fate meno i sampientoni voi ma proprio in generale nella vita......
come longevità il film saròà stato anche duraturo, ogni tanto nelle storie potrà anche leggermente scemare, però permettete che almeno questi messaggi etici morali possano essere interpretati almeno nei film, visto che noi italiani non siamo capaci di attuarli? eppur sempre l'animale solo una cosa da invidiare dell'uomo...la RAGIONE che non sappiamo sfruttare!!!!
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[+] non ho capto niente
(di thecrow56)
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xxxmir
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mercoledì 30 gennaio 2013
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un opera rivolta a tutti, ma non per tutti.
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Difficile, per le anime semplici o di menti semplici, o giovani.
Quando si parla di "anima mundi" ed ecco spuntare un opera, che ci collega tutti.
Una maratona assai lunga, ma con la giusta disposizione, il tempo vola, gli argomenti sono quelli con cui sono alimentate le ns. menti da tanto tempo,
e per tanto tempo, ancora, ci ciberemo.
In questo mondo la principale difficoltà pare sia rendere libero l'animo dall'ignoranza di se stessi, e per tanti italiani, dal rendersi liberi da quell'individualismo superumano che tanto sa di riscatto da una squallida, sgarrupata, periferia metropolitana.
Spero che troviate ispirativo questa opera cinematografica perché allora vorrà dire che siamo sempre più tanti a sentire questo sentimento di comprensione e compassione, e forse, un giorno, ci troveremmo pronti a concordare con un cambiamento significativo.
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Difficile, per le anime semplici o di menti semplici, o giovani.
Quando si parla di "anima mundi" ed ecco spuntare un opera, che ci collega tutti.
Una maratona assai lunga, ma con la giusta disposizione, il tempo vola, gli argomenti sono quelli con cui sono alimentate le ns. menti da tanto tempo,
e per tanto tempo, ancora, ci ciberemo.
In questo mondo la principale difficoltà pare sia rendere libero l'animo dall'ignoranza di se stessi, e per tanti italiani, dal rendersi liberi da quell'individualismo superumano che tanto sa di riscatto da una squallida, sgarrupata, periferia metropolitana.
Spero che troviate ispirativo questa opera cinematografica perché allora vorrà dire che siamo sempre più tanti a sentire questo sentimento di comprensione e compassione, e forse, un giorno, ci troveremmo pronti a concordare con un cambiamento significativo.
Per quelli che criticano questo film, come già detto sopra, non c'è altro da dire, ma per i cinici, invece, che scientificamente riducono a semplice trattato di citazioni di cose già viste o sentite, come far finta di essere quello che non sono, professori di chissà quale materia, che si fanno grossi da il loro antro, élève !
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linskymatt
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martedì 29 gennaio 2013
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capolavoro difficile
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Cloud Atlas, che dire? Mi è piaciuto moltissimo, un'altra storia persino rispetto al primo The Matrix. Lo stile della narrazione, unico e innovativo se non rivoluzionario, può non piacere per certi aspetti: è impegnativo seguire le sei trame in parallelo e cogliere tutti i riferimenti che le collegano. Dopo il primo quarto d'ora si capisce però che la storia è unica, fluente attraverso i decenni o i secoli: le gesta dei personaggi presenti influenzano la vita di quelli futuri in un gioco di rimandi che impressiona e affascina.
L'idea di usare gli stessi attori, anche se a tratti quasi irriconoscibili sotto il trucco, per i personaggi principali di tutte le storie porta ancora oltre l'idea di base del film, che credo si ponga l'obiettivo di svelare l'influenza che può avere un piccolo gesto, un'abitudine, una decisione sulle vite delle persone che verranno: ecco quindi che personaggi morti da secoli si trovano a interpretarne altri, vivendo continuativamente in coloro che hanno cambiato.
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Cloud Atlas, che dire? Mi è piaciuto moltissimo, un'altra storia persino rispetto al primo The Matrix. Lo stile della narrazione, unico e innovativo se non rivoluzionario, può non piacere per certi aspetti: è impegnativo seguire le sei trame in parallelo e cogliere tutti i riferimenti che le collegano. Dopo il primo quarto d'ora si capisce però che la storia è unica, fluente attraverso i decenni o i secoli: le gesta dei personaggi presenti influenzano la vita di quelli futuri in un gioco di rimandi che impressiona e affascina.
L'idea di usare gli stessi attori, anche se a tratti quasi irriconoscibili sotto il trucco, per i personaggi principali di tutte le storie porta ancora oltre l'idea di base del film, che credo si ponga l'obiettivo di svelare l'influenza che può avere un piccolo gesto, un'abitudine, una decisione sulle vite delle persone che verranno: ecco quindi che personaggi morti da secoli si trovano a interpretarne altri, vivendo continuativamente in coloro che hanno cambiato.
Il montaggio, come dicevo, avrà i suoi detrattori: è complicato seguirlo senza un'attenzione adeguata e ad alcuni può sembrare caotico. Prestando attenzione però ci si accorge che quasi ogni scena è una continuazione, un approfondimento o un finale alternativo della precedente, e se non lo è ha comunque elementi in comune, anche scenografici o coreografici, con essa.
Le note dolenti? Una sola: "L'orribile impiccio del signor Cavendish" (la storia di un'editore nel 2012). A parer mio il segmento non è all'altezza degli altri, ma è una sbavatura trascurabile.
Infine, mi sembra giusto scrivere di cosa lasci il film in chi lo guarda. Col rischio di ripetermi trovo che Cloud Atlas, sebbene in alcuni punti strizzi l'occhio alle filosofie di reincarnazione e alla vita post-mortem in generale, punti in realtà far nascere una riflessione sul concretissimo, sebbene per noi intangibile, influsso che hanno le nostre azioni e le nostre decisioni sulle vite dei posteri.
Conclusione: si tratta secondo me di un film eccezionale, che tratta un argomento molto interessante in modo brillante e unico e che per quanto mi riguarda si è guadagnato un posto d'onore nella mia personale top 10. Guardatelo!
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masqat
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martedì 29 gennaio 2013
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amore immortale
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Non poteva scaturire film migliore dall'unione di tre delle menti più brillanti e sublimi degli ultimi anni del panorama cinematografico. Ovviamente sto parlando di Lana e Andy Wachowski e Tom Tykwer (Matrix, Lola rennt) Che dire degli attori... Semplicemente perfetti! C'è addirittura Bae Doona che riappare come per magia oggi dal lontano 2006, dove fa una parte in uno dei miei film preferiti in assoluto (The Host). Detto questo, Il film esprime molto, ben alternate le storie che si intrecciano in un vortice mistico di passione, le scene di azione (eleganti e dure) lasciano ben appagato lo spettatore esigente, dove la sua mente, nella danza ritmica di questa lunga storia, trova scorci di puro umorismo, ironia, leggerezza, in cui "si riposa" un pò, per poi riprende in pieno i grandi temi affrontati in queste storie intrecciate di vita presenti passate e future, dove l'uomo alla fine impara a dare valore alla propria vita e a quella degli altri, combattendo per quello in cui crede, quello che sente, quello che ha e quello che sarà: un mondo migliore.
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Non poteva scaturire film migliore dall'unione di tre delle menti più brillanti e sublimi degli ultimi anni del panorama cinematografico. Ovviamente sto parlando di Lana e Andy Wachowski e Tom Tykwer (Matrix, Lola rennt) Che dire degli attori... Semplicemente perfetti! C'è addirittura Bae Doona che riappare come per magia oggi dal lontano 2006, dove fa una parte in uno dei miei film preferiti in assoluto (The Host). Detto questo, Il film esprime molto, ben alternate le storie che si intrecciano in un vortice mistico di passione, le scene di azione (eleganti e dure) lasciano ben appagato lo spettatore esigente, dove la sua mente, nella danza ritmica di questa lunga storia, trova scorci di puro umorismo, ironia, leggerezza, in cui "si riposa" un pò, per poi riprende in pieno i grandi temi affrontati in queste storie intrecciate di vita presenti passate e future, dove l'uomo alla fine impara a dare valore alla propria vita e a quella degli altri, combattendo per quello in cui crede, quello che sente, quello che ha e quello che sarà: un mondo migliore.
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obiscan
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martedì 29 gennaio 2013
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il film che piace troppo o non piace per nulla!
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AVVENTURA, AZIONE, FANTASCIENZA.........LIBERTA! INUTELE VEDERE QUESTO FILM SE NON PIACCIONO QUESTI GENERI!
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ombri
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lunedì 28 gennaio 2013
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visivamente affascinante concettualmente infantile
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In questo film a mio avviso la sperequazione tra cura delle immagini e banalità dei contenuti è davvero marchiana. Non c'è dubbio che alcune scene rimangano impresse, così come è affascinante l'idea di portare avanti in parallelo, a tratti scena per scena, un numero così elevato di vicende collegate l'una all'altra (sebbene talora in modo a dir poco labile) ed ambientate in epoche storiche assai lontane le une dalle altre; alla fine però, nonostante il messaggio "profondo" (per me in realtà banalissimo ed infantile: l'amore vince su tutto, ogni nostra azione buona o malvagia ha o avrà delle conseguenze, la nostra vita è collegata a molte altre, etc etc), il film non riesce a lasciare allo spettatore alcuna emozione, traducendosi quindi in un "gioco di stile" sostanzialmente sterile.
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In questo film a mio avviso la sperequazione tra cura delle immagini e banalità dei contenuti è davvero marchiana. Non c'è dubbio che alcune scene rimangano impresse, così come è affascinante l'idea di portare avanti in parallelo, a tratti scena per scena, un numero così elevato di vicende collegate l'una all'altra (sebbene talora in modo a dir poco labile) ed ambientate in epoche storiche assai lontane le une dalle altre; alla fine però, nonostante il messaggio "profondo" (per me in realtà banalissimo ed infantile: l'amore vince su tutto, ogni nostra azione buona o malvagia ha o avrà delle conseguenze, la nostra vita è collegata a molte altre, etc etc), il film non riesce a lasciare allo spettatore alcuna emozione, traducendosi quindi in un "gioco di stile" sostanzialmente sterile. Ciò che rimane è la consapevolezza che non c'era bisogno di tutto quel po' po' di effetti speciali e magheggi registici per tradurre in immagini un concetto nato dalla patetica fusione tra filosofia new age e buonismo di grana grossa; io personalmente, poi, non ho apprezzato il makeup estremo ma talora francamente grottesco con cui vengono storpiate le fattezze degli attori per riproporli in ogni episodio sotto diverse spoglie e addirittura diverso sesso (vogliamo parlare dell'infermiera-kapò della casa di riposo?? semplicemente ridicola...). L'unica delle vicende rappresentate ad avermi piacevolmente impressionata in quanto caratterizzata da uno stile consapevolmente ironico-grottesco è stata quella dell'editore rinchiuso suo malgrado in casa di riposo, con tanto di fuga rocambolesca in compagnia di altri arzilli ospiti (di grande effetto all'inizio della vicenda il lancio dal grattacielo dello spocchioso critico letterario ad opera di un Tom Hanks negli inediti quanto riusciti panni di uno scrittore pulp la cui violenza è pari solo alla sua ignoranza!).. . peccato però per la conclusione, anche qui all'insegna dell'invincibilità dell'amore,totalmente irrealistica e apprezzabile solo da chi vuole l'happy end ad ogni costo.
Insomma, a mio parere questo film si può definire in poche parole come una grande occasione sprecata.
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[+] poverino....
(di missile77)
[ - ] poverino....
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