giorgio mancinelli
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venerdì 25 gennaio 2013
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un puzzle senza sorprese
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Spacciato per un film di fantascienza che non è, così come il libro non è da elencarsi in tale categoria, si propone come una sequenza di immagini cartolina sicuramente belle da vedersi, commiste ad altre di scarso interesse antropologico, perché artate, e infiniti e lenti primi piani che ricordano da lontano una certa disciplina Zen. La trama ruota intorno a una visione della storia dell’umanità, probabile quanto impraticabile, suddivisa in temi ricorrenti. Nel film come del resto nel romanzo, questi sono giocati sull’ipotesi del ‘destino’ e la ‘reincarnazione’, sull’esistenza di ‘vite parallele’ e ‘futuribili destinazioni’, legati indissolubilmente (questo il senso del film) attraverso lo spazio e il tempo, attraverso numerosi richiami e citazioni pseudo-filosofiche.
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Spacciato per un film di fantascienza che non è, così come il libro non è da elencarsi in tale categoria, si propone come una sequenza di immagini cartolina sicuramente belle da vedersi, commiste ad altre di scarso interesse antropologico, perché artate, e infiniti e lenti primi piani che ricordano da lontano una certa disciplina Zen. La trama ruota intorno a una visione della storia dell’umanità, probabile quanto impraticabile, suddivisa in temi ricorrenti. Nel film come del resto nel romanzo, questi sono giocati sull’ipotesi del ‘destino’ e la ‘reincarnazione’, sull’esistenza di ‘vite parallele’ e ‘futuribili destinazioni’, legati indissolubilmente (questo il senso del film) attraverso lo spazio e il tempo, attraverso numerosi richiami e citazioni pseudo-filosofiche. Come dire, c’è troppa carne sul fuoco, e la durata del film a lungo andare stanca anche il più volenteroso degli spettatori che, preso dal seguire le sei storie parallele che si alternano e sfumano una nell’altra, come per l’effetto di uno spettacolo di ‘ombre’ cambogiane dove, alla fine dell’intera giornata di tea trazione, si è messi in difficoltà nel seguire lo svolgimento delle trame e ci si sente come dei sopravvissuti. In tutto questo mancano ‘le nuvole’, cioè quella poesia, o se preferite quella liricità, insita nel titolo ‘L’Atlante delle Nuvole’, e nella musica di cui si compone la ‘colonna sonora’ (tecno-classico). Nulla dello ‘straordinario’ annunciato per l’uscita del film, e nulla di più nel messaggio subliminale cui sembra rimandare. Fatto è che mentre nel sequel di Matrix c’èra dato il tempo di ‘gustare’ e ‘digerire’, sequenza dopo sequenza, una certa storicità filmica, che infine era accettata dallo spettatore, in questo concentrato di tre ore, in cui l’impianto narrativo risulta troppo spezzettato e troppo volutamente ‘sensazionalistico’, come appunto un arguto critico ha commentato: “..come se i registi avessero come primario obiettivo quello di stupire lo spettatore piuttosto che di raccontare una storia”. E, alla fine ci si sente colti da problemi di digestione.
“Rimane il grandioso tentativo di raccontare l’umanità intera attraverso un film ed è questo quello che fa di ‘Cloud Atlas’ un esercizio visivo e visionario da cineteca, un tormentato viaggio nell’animo umano che se pur mostrato in differenti ere e situazioni rimane sempre uguale (mentre il mondo tutt’attorno cambia), sempre alle prese con lo strenuo tentativo di capire e realizzare le proprie aspirazioni.”
Bravi gli interpreti e in generale l’intero cast: da un rigenerato Tom Hanks ad Halle Berry, la coreana Doona Bae, Jim Sturgess, Jim Broadbent, Hugo Weaving, Hugh Grant, Susan Sarandon, insomma tutti si impegnano a rendere il loro contributo essenziale alla storia ma senza prevaricarla, in modo da rimanere come tessere di un puzzle, uniche nella loro singolarità ma perfettamente integrate in un disegno più ampio. Sicuramente straordinari i truccatori e i parrucchieri, i costumisti e gli scenografi, in quanto agli ‘effetti’, tolte alcune immagini futuribili, il resto è lasciato all’ormai ottimale fotografia.
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mcmurphy92
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venerdì 25 gennaio 2013
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stupendoo
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capolavoro di indiscussa genialità
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themaocat
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venerdì 25 gennaio 2013
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una vera bruttura!
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Semplicemente una parola: sopravvalutato! Non dalla critica perchè se non ha ricevuto nomination ci sarà un perchè, ma dalla gente...dalle persone che vedono in un film incredibilmente complesso qualcosa di geniale. Geniale sarebbe stato se i fratelli Wachowski fossero riusciti a trattare argomenti complessi cm quelli che vogliono descrivere (una sorta di vita collettiva degli uomini che non rispetta il rapporto spazio/tempo) in maniera semplice! Molto spesso si risolvono situazioni estreme in maniera imbarazzante: l'esempio più lampante è l'introduzione di una comparsa (la spagnola col cane) che prima si fa ammazzare il cane e poi elimina una nemesi importante del film...sparendo poi dal completamente dalla narrazione! Il film dura troppo.
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Semplicemente una parola: sopravvalutato! Non dalla critica perchè se non ha ricevuto nomination ci sarà un perchè, ma dalla gente...dalle persone che vedono in un film incredibilmente complesso qualcosa di geniale. Geniale sarebbe stato se i fratelli Wachowski fossero riusciti a trattare argomenti complessi cm quelli che vogliono descrivere (una sorta di vita collettiva degli uomini che non rispetta il rapporto spazio/tempo) in maniera semplice! Molto spesso si risolvono situazioni estreme in maniera imbarazzante: l'esempio più lampante è l'introduzione di una comparsa (la spagnola col cane) che prima si fa ammazzare il cane e poi elimina una nemesi importante del film...sparendo poi dal completamente dalla narrazione! Il film dura troppo. Il film ha troppe voci narranti. Il film non ha una bella colonna sonora. Il film cambia soggetto troppo spesso rendendo difficile ricordare tutte le situazioni. Il film esce spesso fuori plot.....etc! definirlo superiore a Matrix è un'affermazione coraggiosa: volevi dire inferiore a Tron Legacy (che almeno aveva una gran colonna sonora!)!
Terminando brevemente, Il Re Leone tratta gli stessi argomenti complessi, ma è infinitamente più semplice...il che lo rende davvero un film geniale!
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viaggiatore77
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venerdì 25 gennaio 2013
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siamo gocce dello stesso oceano
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Pur mostrando in parallelo diverse vite in diverse epoche non è il film contorto che ci potrebbe aspettare. Il tema filo conduttore è tanto vero quanto semplice; il genere umano è in continua lotta tra i più deboli e più forti, le azioni di ciascuno hanno conseguenze su di sé e sugli altri, nel presente come nel futuro ed è per questo che la nostra vita non ci appartiene. L'unica speranza è che l'amore vince su tutto, perchè può vivere per sempre. Noi siamo come tante gocce che si connettono nello stesso oceano.
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davideda
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giovedì 24 gennaio 2013
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stupendo
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Assolutamente da vedere.
Uno spaccato sull' umanita attraverso il tempo, questo si che é un film intelligente, assolutamente spettacolare.
CONSIGLIATO A TUTTI...
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davideda
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giovedì 24 gennaio 2013
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molto piacevole
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molto bello, merita di essere ricordato...
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tom61
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giovedì 24 gennaio 2013
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la redifinizione della fantascienza
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1982: Blade Runner/1999:Matrix (fratelli Wachowski)/2009:Avatar/2010:Inception.... un susseguirsi di colossal/capolavori cinematografici dove il film di genere esce dagli schemi per evocare - attraverso la visionarietà della fantascienza - contenuti e scenari del nostro subconscio (a volte nemmeno tanto sub) quotidiano, per trasmettere messaggi in chiave a chi vuole (e può) leggere tra le righe.
Se l'apocalittico Blade Runner è già diventato parte della nostra quotidianità e Avatar lancia un segnale new-age volto alla comprensione e al rispetto del diverso da noi, attraverso linguaggi cinematografici diversi ma con una matrice comune sul piano contenutistico, oggi i fratelli Wachowski ritornano, dopo Matrix, a sconvolgere le regole del piano scenico-narrativo con questo film che - a tutto diritto - non puo' altro che essere considerato un capolavoro.
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1982: Blade Runner/1999:Matrix (fratelli Wachowski)/2009:Avatar/2010:Inception.... un susseguirsi di colossal/capolavori cinematografici dove il film di genere esce dagli schemi per evocare - attraverso la visionarietà della fantascienza - contenuti e scenari del nostro subconscio (a volte nemmeno tanto sub) quotidiano, per trasmettere messaggi in chiave a chi vuole (e può) leggere tra le righe.
Se l'apocalittico Blade Runner è già diventato parte della nostra quotidianità e Avatar lancia un segnale new-age volto alla comprensione e al rispetto del diverso da noi, attraverso linguaggi cinematografici diversi ma con una matrice comune sul piano contenutistico, oggi i fratelli Wachowski ritornano, dopo Matrix, a sconvolgere le regole del piano scenico-narrativo con questo film che - a tutto diritto - non puo' altro che essere considerato un capolavoro.
Entrato in sala con la giusta dose di scetticismo (registi osannati, cast stellare, film indipendente dal budget milionario... tutti elementi che facevano pensare alla classica furbata di cassetta B-movie) ne sono uscito completamente travolto ed estasiato, non tanto per la qualità delle immagini (unica pecca, a mio avviso, la parte di New Seul, che ricorda in qualche modo gli scenari di Matrix) o per i contenuti (la denuncia di tutte le forme di oppressione, dal razzismo all'omofobia, l'indissolubilità archetipa del legame che unisce ognuno di noi ai nostri simili, la morte intesa non come fine ma come varco), ma per la qualità dell'intreccio narrativo e del montaggio che stravolge ogni schema fino ad oggi conosciuto, costringendo lo spettatore a una ginnastica mentale di quasi tre ore attraverso un dipanarsi di vicende storiche e fantastoriche, apparentemente scollegate (il senso di disorientamento all'inizio è violento, peggio del mal di mare) che saltano in un discontinuum temporale collegato esclusivamente da una voglia a forma di stella cometa che accomuna tutti i personaggi.
Concordo con chi ha scritto che è un film di non facile comprensione e che per molti (compresi coloro che in sala a metà film gettavano la spugna godendosi sogni saporiti) risulterà tedioso e soporifero, ma sono pronto a scommettere qualsiasi cosa che fra vent'anni questo titolo rientrerà nel gotha dei film assolutamente indimenticabili.
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noodles76
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mercoledì 23 gennaio 2013
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l'atlante dell'animo umano.
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Il film ha dei difetti:Le storie sono forse troppe e generano,nella prima parte,un pò di confusione.La scelta del montaggio è certamente discutibile,ma la vera forza del film è nelle parole.E' un film che ti parla con grandissima profondità e sensibilità,e ti ascolta con molta attenzione e comprensione;ti arriva al cuore e tocca le corde dell'animo umano.Sono uscito dalla sala arricchito,più consapevole e incuriosito di conoscere più a fondo queste storie,le nostre storie.Sono alla ricerca del libro da cui è stato tratto il film.E se un film mi porta a questo,vuol dire che il suo intento di cambiare le cose lo ha raggiunto,almeno per quanto mi riguarda.
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(di tank87)
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edgar pironti
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mercoledì 23 gennaio 2013
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cogliere un messaggio dall'atlante delle nuvole
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Cloud Atlas non è un film da prendere con superficialità: è indispensabile prepararsi alla visione di un lungometraggio profondo e non breve, diversamente si rischia di essere sopraffatti dalla noia.
Sei pezzi di umanità, residui di una geniale esplosione, collocati in diversi punti dello spazio e del tempo; sei storie diverse per genere ed ambientazione, simili per volti e contenuti:
Un incontro tra classi sociali diverse, una relazione epistolare celata, un'indagine rischiosa a seguito di una morte misteriosa, una rocambolesca fuga mal riuscita che genera altri tentativi di fuga, una rivelazione sconvolgente di una realtà inquietante, un impatto con una civiltà tecnologicamente superiore.
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Cloud Atlas non è un film da prendere con superficialità: è indispensabile prepararsi alla visione di un lungometraggio profondo e non breve, diversamente si rischia di essere sopraffatti dalla noia.
Sei pezzi di umanità, residui di una geniale esplosione, collocati in diversi punti dello spazio e del tempo; sei storie diverse per genere ed ambientazione, simili per volti e contenuti:
Un incontro tra classi sociali diverse, una relazione epistolare celata, un'indagine rischiosa a seguito di una morte misteriosa, una rocambolesca fuga mal riuscita che genera altri tentativi di fuga, una rivelazione sconvolgente di una realtà inquietante, un impatto con una civiltà tecnologicamente superiore.
Quasi tre ore bastano a raccontare bene le vicende, forse sono poche per approfondire tutte le tematiche proposte. In ogni tempo vengono presentate problematiche simili, in contesti conosciuti o difficili da immaginare: l'amicizia nata tra uno schiavista ed il suo schiavo, una follia fuori dalla norma, inaccettabile come lo è la deprazione di una relazione omosessuale, assurdo quasi come innamorarsi di una donna creata artificialmente.
"Tutti i confini sono convenzioni. In attesa di essere superati. Si può superare qualunque convenzione, solo se prima si può concepire di poterlo fare." sono le parole di uno dei personaggi, riprese e rielaborate più volte nel corso della pellicola.
Ma allora perché ricorrere addirittura a sei vicende per mandare un messaggio piuttosto semplice e affrontato nei modi più disparati già precedentemente? Perché Cloud Atlas non si ferma qui, i collegamenti, le connessioni tra i diversi episodi possono portare a ben altre riflessioni. Dalle parole dei personaggi si può evincere un diverso modo di affrontare la vita, di credere nel futuro dopo la morte come impronta che viene lasciata sulla terra alla fine della propria esistenza.
Dall'atlante è possibile cogliere numerosi messaggi: l'amore eterno che non ha fine nemmeno con la morte, la reincarnazione e la connessione tra esistenze passate e future, la speranza di rovesciare le convenzioni sociali con le proprie azioni.
Il significato più profondo si può cogliere parafrasando le parole di Agota Kristof "Ogni essere umano è nato per scrivere un libro, e per nient'altro. Un libro geniale o un libro mediocre, non importa, ma colui che non scriverà niente è un essere perduto, non ha fatto altro che passare sulla terra senza lasciare traccia." è forse questa la vera connessione tra i personaggi che si lasciano inconsapevolmente messaggi nascosti all'interno del loro modo di esprimersi: un diario, una sinfonia, una biografia, un film, un videomessaggio. L'eco del proprio operato non cessa con la fine dell'esistenza, si propaga per gli spazi ed i tempi nei modi più casuali portando alle conseguenze più inaspettate.
Meno condivisibile è la scelta di usare gli stessi volti per rappresentare personaggi con un'indole a volte opposta, a volte simile, non sembra esserci una logica dietro questa tecnica; soprattutto considerando il modo forzato con cui si vorrebbe cambiare i connotati di un attore, tanto da farlo ambientare nell'epoca diversa, ma non troppo da non essere riconsocibile.
Resta comunque un film da (ri)vedere.
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mcmurphy92
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mercoledì 23 gennaio 2013
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capolavoro
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film stupendo,immerson in un amalgama di musiche e immagini magnifiche,da guardare assolutamentee
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