Titolo originale | A Torinói ló |
Anno | 2011 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Ungheria, Francia, Germania, Svizzera |
Durata | 150 minuti |
Regia di | Béla Tarr, Ágnes Hranitzky |
Attori | Volker Spengler, Mihály Kormos, János Derzsi, Erika Bok . |
Tag | Da vedere 2011 |
MYmonetro | 3,54 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 13 ottobre 2014
Una storia liberamente ispirata a un episodio che ha segnato la fine della carriera del filosofo Friedrich Nietzsche che vede come protagonisti un cocchiere, sua figlia e il loro cavallo. Il film è stato premiato al Festival di Berlino, ha ottenuto 3 candidature agli European Film Awards,
CONSIGLIATO SÌ
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Il film è liberamente ispirato a un episodio che ha segnato la fine della carriera del filosofo Friedrich Nietzsche. Il 3 gennaio 1889, in piazza Alberto a Torino, Nietzsche si gettò, piangendo, al collo di un cavallo brutalizzato dal suo cocchiere, poi perse conoscenza. Dopo questo episodio, che costituisce il prologo del film, il filosofo non scrisse più e sprofondò nella follia e nel mutismo. Su queste basi, The Turin Horse racconta la storia del cocchiere, di sua figlia e del cavallo, in un'atmosfera di grande e simbolica povertà.
Il regista afferma: 'Il film segue questa domanda: cosa accadde al cavallo?
Il cocchiere Ohlsdorfer e sua figlia vivono in campagna. Sopravvivono grazie a un duro lavoro. Il loro unico mezzo di sussistenza è il cavallo con il carro. Il padre va a lavorare, la figlia si occupa delle faccende domestiche. È una vita misera e infinitamente monotona. I loro abituali movimenti e i cambi di stagione e di momento del giorno dettano il ritmo e la routine che viene loro crudelmente inflitta. Il ritrae la mortalità, con quel dolore profondo che noi tutti che siamo condannati a morte, proviamo.'
Il regista ungherese prosegue con estrema determinazione il suo percorso di ricerca stilistica che privilegia l'analisi della quotidianità trasferita sullo schermo con ritmi che si avvicinano quando non addirittura riproducono il tempo reale. Rende così quasi tangibile la marcia cadenzata dei suoi personaggi verso la morte con la scansione dei gesti quotidiani in una terra spazzata da un vento che percuote gli spiriti. Non è cinema per tutti il suo e, soprattutto, è cinema che non può essere trasferito dal grande schermo altrove se non per studi analitici. È lì sul telone bianco che lo sguardo dello spettatore può perdersi nella lentezza quasi ipnotica di un fluire funebre del tempo dettato dall'occhio di un maestro dello stile di un rigore assoluto.
Cinque righe di sinossi, altrettante dedicate ad una citazione del regista e sei per un commento che prende in esame la cinematografia senza alcun riferimento puntuale (se non l'accenno al vento) al film. Sembra (?) quasi un copia/incolla da un press kit. Se a Zappoli scoccia impegnarsi di più per una recensione mi offro volontario per un bel viaggio spesato a Berlino.
Questo film del 2011, diretto da Béla Tarr, è un lento viaggio verso la fine…verso la morte. Il film è diviso in 6 giorni nei quali assistiamo alla vita quotidiana di un vetturino e della sua giovane figlia. Essi, lavorano dalla mattina fino alla sera per continuare a restare in vita e a poter magiare patate bollite ed a bere acqua del pozzo.
Sei giorni nella vita di un occhiere e di sua figlia alle prese con la loro vita e con il loro cavallo, che sembra ormai lasciarsi morire lentamente di fame nella sua stalla, mentre il vento all'esterno sta lentamente spazzando via tutto. Il testamento al mondo della settima arte di Béla Tarr è un film che parla della FINE. La fine dell'umanità, del mondo.
Non sono un critico cinematografico, che è il motivo per cui non mi fido a dare la quinta stella ad un'opera sulla quale non trovo termini di confronto (il settimo sigillo? mah... no, entrambi sono dei percorsi in bianco e nero verso la fine inesorabile, ma nel cavallo di torino l'accettazione è notevolmente più passiva, ineluttabile.
Unicamente paragonabile, per potenza visiva e rigore etico, al "Settimo sigillo" di Ingmar Bergman o al "Au hasard Balthasar" di Robert Bresson, riduce all'essenziale l'uso della parola, autorevolmente invitandoci ad adeguarci. Liberamente ispirato al fin troppo celebre episodio della follia di Nietzsche, di cui può costituire tanto il prologo quanto l'epilogo, [...] Vai alla recensione »
Questo film del 2011, diretto da Béla Tarr, è un lento viaggio verso la fine…verso la morte. Il film è diviso in 6 giorni nei quali assistiamo alla vita quotidiana di un vetturino e della sua giovane figlia. Essi, lavorano dalla mattina fino alla sera per continuare a restare in vita e a poter magiare patate bollite ed a bere acqua del pozzo.
Esatto. Questo film è una delle migliori esperienze che si possa mai passare nella propria vita. Maestoso e struggente, Il Cavallo di Torino è il testamento cinematografico del regista Ungherese Béla Tarr. Egli ci vuole mostrare, attraverso questo film, la "pesantezza dell'esistenza" inquadrando la vita quotidiana dell'uomo, monotona e ripetitiva in attesa di [...] Vai alla recensione »
Film che lascia davvero tanto..in maniera discreta Composizione , studio estetico,ritmico, fotografia , regia come non se ne vedeva da decenni ... Per me l' opera migliore di Bela Tarr. La musica ipnotica e in continuo loop ti porta in un mondo sconosciuto, dove la bellezza si nasconde anche dietro al quotidiano, al nostalgico, al dolore per la rinuncia e la fame.
Al centro di questo bel film, potente e struggente, c'è la disperazione che annichilisce tutte le esistenze: il paesaggio, persone, animali e infine il sole. Come una maledizione biblica, una funesta profezia, questo film si abbatte sullo spettatore riempiendolo di una angosciosa certezza del nulla che dura nei giorni, negli anni e non si stempera mai.
ora...facciamo una precisazione film non per tutti...fotografia ottima, incipit stupendo, loop musicale incalzante ma avvisiamo anche che è di una lentezza disarmante...poi vabbè capisco il regista che voglia scandire un determinato ritmo giornaliero, un iter ripetitivo e che voglia focalizzare l'attenzione sui piccoli gesti quotidiani che compongono le singole esistenze dei protagonisti. [...] Vai alla recensione »
Pur conoscendo la vicenda, non ho ancora visto il film, quindi non posso fare alcun commento in merito alla pellicola. Ma una piccola precisazione alla "redazione" questa posso farla: non si tratta di Piazza Alberto, bensì di Piazza Carlo Alberto... Potrà apparire puntigliosa... ma i torinesi capiranno...