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Hanna, quando gli effetti sono fondamentali

Nel thriller di Joe Wright le vere lacune sono nella sceneggiatura.
di Marco Consoli

Saoirse Ronan in una scena del film Hanna.
Saoirse Ronan (30 anni) 12 aprile 1994, Ardattin (Gran Bretagna) - Ariete. Interpreta Hanna nel film di Joe Wright Hanna.

venerdì 12 agosto 2011 - Making Of

Quando qualcuno parla male degli effetti visivi, individuando in essi i motivi della scarsa riuscita di un film, in realtà sta compiendo il più semplice e scorretto dei ragionamenti: attribuire alla confezione visiva colpe troppo spesso riconducibili a una cattiva sceneggiatura. È questo il caso di Hanna, thriller di Joe Wright scritto davvero male e per il quale gli effetti visivi hanno giocato un ruolo comunque fondamentale, che sembrerà però agli spettatori totalmente invisibile. Non si tratta di un utilizzo ipertrofico e quindi evidente dell’immagine digitale, ma sottile eppure efficacissimo, a dimostrare ormai l’impossibilità della macchina cinema di rinunciare all’utilizzo del computer anche quando parrebbe un sovrappiù. È sufficiente guardare il bellissimo dietro le quinte pubblicato dalla società Mr. X, di recente al lavoro anche su Source Code e Tron: Legacy: 2 minuti e 40 secondi di trucchi spettacolari, che mostrano come l’immagine sia ormai sempre più un puzzle di elementi girati dal vivo e creati in computer grafica.

La sfida di Hanna per gli esperti di trucchi digitali è stato di far sembrare sullo schermo il budget striminzito di “soli” 30 milioni di dollari grande almeno il triplo: quando un film propone tutte quelle location (Finlandia, Marocco, Germania) e diverse scene d’azione, a volte è sufficiente un dettaglio per rendere le sequenze più (in)credibili, grandiose e costose. Piccole cose come le frecce digitali per uccidere la renna nell’incipit del film o la neve e il vento digitali per rendere una capanna in mezzo ai boschi più interessante o ancora un aereo creato al computer per alludere all’imminente contatto della protagonista con la civiltà. Il filmato di backstage è un piccolo compendio di come si ritoccano oggi le inquadrature anche dei film apparentemente meno spettacolari, non solo nelle sequenze più ovvie, come quando Saoirse Ronan è agganciata sul fondo di un’auto in corsa e viene ripresa attaccata a un veicolo fermo in studio davanti a uno sfondo verde con un po’ di vento che le scompiglia i capelli: tanto ci saranno la strada e la polvere virtuali a rendere il tutto verosimile.

Colpisce il fatto come i trucchi intervengano anche in scene che apparentemente non ne avrebbero bisogno, come quando il volto digitale di Eric Bana viene incollato a uno stuntman che lotta in campo lungo o quando le strade della città riprese di notte sono applicate sui finestrini e sul parabrezza del camper su cui Saoirse è fuggita. Spesso però i trucchi intervengono quando qualcosa sul set non ha dato i risultati sperati: “Nella scena di lotta, in alcuni momenti, si vedeva che i pugni erano dati per finta”, spiega il supervisore Brendan Taylor “e così uno dei due attori è stato scollato dalla scena e avvicinato artificialmente all’altro, in modo da ridurre la distanza tra i due”. Sono elementi come l'ampliamento delle location (gli sfondi del Marocco o quelli nella scena dei container) o l'inserimento nella scena di oggetti chiave (il traghetto usato per la fuga) a rendere possibile la sospensione dell'incredulità.

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