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lucyelisa
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martedì 23 aprile 2013
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avvincente e snervante
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In un piccolo appartamento newyorkese ( in realtà il film è ambientato a Parigi ) due coppie si incontrano per risolvere civilmente le conseguenze di un violento litigio tra i loro figli adolescenti ( che i due ragazzini alla fine del film - che riprende una inquadratura del parco esterno - hanno già risolto con naturalezza ) . Presto propositi buonisti e buone maniere si infrangono sotto la pressione di rancori e nevrosi represse in cui si mescolano tensioni di coppia , invidia sociale ( alcuni particolari sulla modestia della casa e sulle attività dei padroni di casa evidenziano il dislivlello economico - sociale tra le due coppie ) e una buona dose di retorica sull' impegno per i diritti civili e per la difesa degli animali ( emblematica l 'enfasi aull' abbandono del criceto che poi si intravede vivo e vegeto nel parco ) .
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In un piccolo appartamento newyorkese ( in realtà il film è ambientato a Parigi ) due coppie si incontrano per risolvere civilmente le conseguenze di un violento litigio tra i loro figli adolescenti ( che i due ragazzini alla fine del film - che riprende una inquadratura del parco esterno - hanno già risolto con naturalezza ) . Presto propositi buonisti e buone maniere si infrangono sotto la pressione di rancori e nevrosi represse in cui si mescolano tensioni di coppia , invidia sociale ( alcuni particolari sulla modestia della casa e sulle attività dei padroni di casa evidenziano il dislivlello economico - sociale tra le due coppie ) e una buona dose di retorica sull' impegno per i diritti civili e per la difesa degli animali ( emblematica l 'enfasi aull' abbandono del criceto che poi si intravede vivo e vegeto nel parco ) . Una carneficina impietosa che si snoda attraverso dibattiti serrati , inquadrature sapienti , l' linterpretazioni intensa dei quattro protagonisti che rivela le radici teatrali dell 'opera . Originalissima la scansione narrativa che tiene incollato lo spettatore nonostante la relativa staticità della scena con i genitori del piccolo aggressore che , più volte, tentano di lasciare l' appartamennto ma , per una strana attrattiva , restano imprigoinati in questo gioco al massacro che scorre attraverso l' alternanza di effimere complicità e ostlilità ( non solo tra le due coppie ma talora tra le due donne e i due uomini ). In questo gioco di alternanze , nell' esplosione di pulsioni represse , anche estreme , e di un profondo malessere esistenziale il Maestro Polanski rivela la sua straordinaria genialità nel delineare il proflo piscologico dei suoi personaggi in una prospettiva dinamica e dissacrante .
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xprince
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lunedì 27 maggio 2013
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la natura umana
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In un appartamento di New York due coppie di genitori cercano di sistemare una lite fra i figli che è sfociata in violenza. Zachary, figlio di Nancy (Kate Winslet) e Alan (Christoph Walz), ha colpito con un bastone Ethan, figlio di Penelope (Jodie Foster) e Michael (John C. Reilly). Dalla prima scena tra le mura dell'abitazione è assolutamente palese l'ipocrisia e la falsità dei protagonisti che cercano di mostrarsi maturi nella gestione del problema. La situazione però, complice i problemi di stomaco, diversi bicchieri di whisky e qualche telefonata di troppo, comincia a degenerare e in un attimo cadono tutte le maschere, mostrando il vero volto dei quattro litiganti.
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In un appartamento di New York due coppie di genitori cercano di sistemare una lite fra i figli che è sfociata in violenza. Zachary, figlio di Nancy (Kate Winslet) e Alan (Christoph Walz), ha colpito con un bastone Ethan, figlio di Penelope (Jodie Foster) e Michael (John C. Reilly). Dalla prima scena tra le mura dell'abitazione è assolutamente palese l'ipocrisia e la falsità dei protagonisti che cercano di mostrarsi maturi nella gestione del problema. La situazione però, complice i problemi di stomaco, diversi bicchieri di whisky e qualche telefonata di troppo, comincia a degenerare e in un attimo cadono tutte le maschere, mostrando il vero volto dei quattro litiganti.
Polanski decide di girare un lungometraggio sulla natura umana e lo fa scomodando quattro attori che farebbero la fortuna di qualunque regista. E' la restrizione delle quattro mura entro le quali viene girato praticamente tutto il film che costringe le due parti ad un confronto prolungato e forzato che porta alla frantumazione di qualunque schema comportamentale: cellulari buttati nell'acqua, borse lanciate contro il soffitto, pianti isterici e deliri di onnipotenza. Nonostante ciò la sceneggiatura appare solida e incredibilmente logica nella sua sequenzialità e affronta il problema freudiano delle costrizioni sociali che portano l'uomo al soffocamento degli istinti naturali, con conseguenze psicologiche inevitabili. Questa è solo una delle tante letture che questo incredibile film ci offre: impossibile non notare la differenza di classe sociale fra le due famiglie: i genitori dell'aggressore sono membri dell'alta borgesia e lo dimostrano i vestiti e gli atteggiamenti composti e snob, quelli della parte lesa, invece, appartengono al ceto medio. Queste differenze si appianano una volta messe da parte le buone maniere perchè in fondo, sembra dirci Polaski, gli uomini sono tutti uguali "al di fuori della società".
La pellicola, che si era aperta inquadrando da lontano la lite fra i due ragazzi, si chiude con la loro riappacificazione. Questo non fa altro che rafforzare la posizione del regista parigino contro la società attuale che porta al degrado della persona: l'uomo si trasforma in una sorta di mostro addomesticato, ma basta un conato di vomito a sprigionare la sua vera natura.
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luigi chierico
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sabato 13 luglio 2013
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parliamone
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Ancora il teatro prende la scena al cinema e lo fa nella forma più classica : unità di tempo, di luogo e di azione. Il pretesto, per mettere confronto due diverse culture con principi e comportamenti sociali diversi, è un banale episodio; quel che conta è assistere ad un confronto per conflitto di interessi tra due coppie di una certa classe medio alta.
Le spiegazioni e le soluzioni non sono due, ma tre o quattro perché non sempre le due coppie di marito e moglie sono d’accordo. Così in un crescendo d’alternarsi di offese velate prima, palesi poi, tutti perdono il senso della misura e della ragione. Quello che doveva essere un civile accordo tra le due coppie finisce col diventare un’accusa tra coniugi, al di là del motivo che ha dato origine all’incontro, che è diventato uno scontro.
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Ancora il teatro prende la scena al cinema e lo fa nella forma più classica : unità di tempo, di luogo e di azione. Il pretesto, per mettere confronto due diverse culture con principi e comportamenti sociali diversi, è un banale episodio; quel che conta è assistere ad un confronto per conflitto di interessi tra due coppie di una certa classe medio alta.
Le spiegazioni e le soluzioni non sono due, ma tre o quattro perché non sempre le due coppie di marito e moglie sono d’accordo. Così in un crescendo d’alternarsi di offese velate prima, palesi poi, tutti perdono il senso della misura e della ragione. Quello che doveva essere un civile accordo tra le due coppie finisce col diventare un’accusa tra coniugi, al di là del motivo che ha dato origine all’incontro, che è diventato uno scontro.
Non è uno scontro generazionale o di classe, tra uomini e donne ma un rinfacciarsi accuse che attengono a ciascuna delle due vite private.
Un banale litigio tra bambini dà origine ad una furibonda lite tra genitori.
I toni sono alti tra i quattro, tutto è compromesso e alle azioni seguono i fatti. Ecco i grandi ma per fortuna i piccoli dal picchiarsi tornano subito ad abbracciarsi. Le guerre le fanno i grandi, i bambini fanno “La guerra dei bottoni”.
Polanski dirige con mano ferma questo concerto di voci, alte e basse, i dialoghi sono serratissimi non c’è da perdere una sola parola e Jodie Foster e Kate Winslet sono fenomenali, non si lasciano sfuggire l’occasione; bravi anche i mariti purtroppo sottomessi alle mogli, loro non hanno e non possono avere voce in questo contesto, subiscono in silenzio.
Nel suo genere è un capolavoro di bravura ma il cinema ha anche bisogno della Fotografia, che appunto fa la differenza col teatro.
chigi
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andrea alesci
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sabato 30 maggio 2015
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intrappolati in un gomitolo di falsità
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Se c’è un cineasta capace di tradurre in immagini le unità aristoteliche, quello è Roman Polanski. Così, è la stanza di un appartamento di Brooklyn a divenire inconsapevole trappola per i quattro protagonisti dell’intricata storia disegnata con Carnage.
Come nel Nodo alla gola di Alfred Hitchcock è il borghese appartamento di una città a fare da sfondo all’azione, nell’arco di un qualsiasi pomeriggio dentro al quale si trovano immersi come prigionieri le coppie di coniugi Cowan e Longstreet, strette nella morsa di due piani sequenza esterni, che eludono l’unità di luogo soltanto per fungere da cornici alla vicenda.
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Se c’è un cineasta capace di tradurre in immagini le unità aristoteliche, quello è Roman Polanski. Così, è la stanza di un appartamento di Brooklyn a divenire inconsapevole trappola per i quattro protagonisti dell’intricata storia disegnata con Carnage.
Come nel Nodo alla gola di Alfred Hitchcock è il borghese appartamento di una città a fare da sfondo all’azione, nell’arco di un qualsiasi pomeriggio dentro al quale si trovano immersi come prigionieri le coppie di coniugi Cowan e Longstreet, strette nella morsa di due piani sequenza esterni, che eludono l’unità di luogo soltanto per fungere da cornici alla vicenda.
Vicenda principale che solo apparentemente è l’azzuffarsi dei rispettivi figli 11enni osservata in principio sul verde proscenio del Brooklyn Bridge Park, mentre la crescente ritmica dissonanza di Alexandre Desplat ci accompagna fra i due alberi dove si avvia il motus di tutto l’impianto: Zachary Cowan rifila una bastonata a Ethan Longstreet, facendogli perdere due incisivi.
L’icastica assenza che dà il la alla carneficina sociale, consumata fra pareti domestiche in un bailamme di maschere col volto di quattro grandissimi attori: Kate Winslet è Nancy Cowan, Christoph Waltz il marito Alan, John C. Reilly è Michael Longstreet e Jodie Foster sua moglie Penelope. Proprio da lei si dipana l’azione sotto il battere di una macchina da scrivere che redige il resoconto sul fatto scatenante e motivo dell’incontro, omerica tessitrice di una tela che però si disfa diventando un ingarbugliato gomitolo di verità nascoste.
Un crescente aggrovigliarsi di menzogne lungo il piano dell’azione, ove si accumulano come improvvisi detonatori futili questioni (il fatto che Michael si sia liberato nottetempo del criceto della figlia) e oggetti quasi vivi (il telefonino-protesi di Alan, i “sacri” libri d’arte di Penelope) che concorrono a far esplodere le maschere in quel conato di vomito di cui è protagonista Nancy. Punto di non ritorno, contrappeso che cade e fa scattare la molla della rivelazione: il piano della situazione s’inclina e su di esso cominciano a scivolare sempre più forte le meschinità dei quattro, vincendo la forza d’attrito dell’ipocrisia.
Sul fondo del piano arriva la matassa di quattro vite squarciate nella loro terribile nudità, slabbrate dalle falsità quotidianamente portate in giro e infine eruttate come un magma inarrestabile sui divani di un appartamento newyorchese. Quattro esistenze infelicemente confuse, attonite, maschere di sale dinanzi alla resuscitata vibrazione finale del cellulare di Alan; congegno che chiude il sipario, nella sua limpida veste da terzo (quinto?) incomodo e invisibile protagonista di un dramma umano. Come quel piccolo criceto che riappare a salutarci, scappato appena in tempo al cappio di un arruffato gomitolo nel quale sono rimaste intrappolate le vite di quattro adulti.
Tutto mentre là fuori Ethan e Zachary, con la leggerezza dei ragazzi, ricompongono la loro amicizia. E lo fanno proprio attorno a un cellulare. Segno e segnale di una chiamata persa per quei grandi fatti piccoli piccoli dalla perfetta carneficina di Polanski.
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giorpost
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venerdì 8 gennaio 2016
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e se il carnefice fosse il matrimonio?
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Due coppie sposate di Brooklyn si ritrovano a casa di una delle due per discutere, civilmente, dello spiacevole episodio di violenza che ha visto protagonisti i rispettivi figli adolescenti. La cosa pare scorrere senza intoppi tra interessanti interscambi culturali, un buon caffè ed una fetta di torta, ma più passano i minuti e più aumenta una tensione inizialmente latente. Una parola di troppo e qualche battuta pesante da un lato, l' evidente distacco rispetto alla vicenda dall' altro (in particolare da parte del marito della coppia snob), deviano la conversazione pacata verso una battaglia a suon di frecciate e insulti, in un fuoco incrociato senza esclusione di colpi che non risparmia nessun settore della vita quotidiana: dal lavoro "ambiguo" dell' avvocato a quello "inutile" del venditore di articoli casalinghi, passando per l' insopportabile e finto buonismo della mamma del ragazzo che ha avuto la peggio, arrivando ad un finale col botto nel quale tutti e quattro, approfittando dell' inusuale situazione, scaricano, inaspettatamente, contro il rispettivo coniuge tutta la propria frustrazione.
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Due coppie sposate di Brooklyn si ritrovano a casa di una delle due per discutere, civilmente, dello spiacevole episodio di violenza che ha visto protagonisti i rispettivi figli adolescenti. La cosa pare scorrere senza intoppi tra interessanti interscambi culturali, un buon caffè ed una fetta di torta, ma più passano i minuti e più aumenta una tensione inizialmente latente. Una parola di troppo e qualche battuta pesante da un lato, l' evidente distacco rispetto alla vicenda dall' altro (in particolare da parte del marito della coppia snob), deviano la conversazione pacata verso una battaglia a suon di frecciate e insulti, in un fuoco incrociato senza esclusione di colpi che non risparmia nessun settore della vita quotidiana: dal lavoro "ambiguo" dell' avvocato a quello "inutile" del venditore di articoli casalinghi, passando per l' insopportabile e finto buonismo della mamma del ragazzo che ha avuto la peggio, arrivando ad un finale col botto nel quale tutti e quattro, approfittando dell' inusuale situazione, scaricano, inaspettatamente, contro il rispettivo coniuge tutta la propria frustrazione. Il whisky invecchiato di 18 anni che fa il suo ingresso poco dopo la metà del film farà il resto, assumendo quasi il ruolo di quinto incomodo, allorquando le due mogli, in evidente stato di ebbrezza, danno in escandescenze sempre più incontrollabili che portano a gesti eclatanti, facendo passare ormai sullo sfondo l' episodio oggetto del contendere e per il quale va sempre più sfumando il confine tra chi sia realmente vittima e chi il carnefice.
Roman Polanski mette in scena una sorta di opera teatrale senza pubblico, un dramma che dramma non è, una storia che funge da escamotage per affrontare temi importanti (matrimonio, noia, carriera, educazione dei figli) ma sotto le reali vesti di una riuscitissima commedia svoltasi tra un soggiorno, un bagno ed un pianerottolo, in un progressivo incedere che rapisce sempre più lo spettatore che passa da un' iniziale attenzione per la vicenda dei giovani (uno dei quali "sfigurato") al successivo rilassamento, durante il quale si può godere di quattro prove recitative davvero ben riuscite. Credo che su Jodie Foster e Christoph Waltz tutti siamo d' accordo nel considerarli autentici animali da palcoscenico, ma chi mi ha sopreso maggiormente è stata Kate Winslet, nei panni (molto ben cuciti) della donna raffinata medio-borghese che esplode prima in un vomito che crea l' insanabile e definitivo strappo tra i contendenti, per poi prodursi nel più classico degli scatti d' isteria dovuto ad un matrimonio che, semplificando, si basa su di un telefono cellulare (del marito). Decisamente godibile anche l' ottimo caratterista John C. Reilly, in questo caso co-protagonista e autore di una prova dai tempi comici pazzeschi.
Non vi anticipo un finale che, per la verità, è meno deciso di tutto il resto, ma non ho dubbi sul consigliare caldamente questo Carnage (EU, 2011), tratto da una piéce francese, il quale non sappiamo se vuol' essere un risibile misunderstanding tra due famiglie oppure, cosa che reputo più probabile, una critica all' istituzione del matrimonio, forse vero carnefice delle vite dei protagonisti che, nella fattispecie, ne diventano vittime.
Voto: 7
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andrejuve
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mercoledì 9 marzo 2016
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un ritratto della natura bestiale dell'uomo
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“Carnage” è un film del 2011 diretto da Roman Polanski. All’interno di un parco pubblico due giovani ragazzi litigano in maniera veemente e uno di loro colpisce in pieno volto con un bastone l’altro ragazzo, causandogli la perdita di due denti e la rottura del labbro. Presso l’abitazione dei genitori della vittima si incontrano entrambe le coppie di genitori coinvolte all’interno di questa spiacevole vicenda al fine di concludere amichevolmente la questione ed organizzare un incontro tra i rispettivi figli, affinché colui che ha scagliato violentemente il bastone chieda scusa per il gesto commesso. I genitori dell’ “aggressore” sono Alan Cowan, un importante avvocato completamente dedito e ossessionato dalla sua professione, e Nancy Cowan, un’operatrice finanziaria, mentre i genitori della vittima sono Michael Longstreet, un rappresentante di svariati prodotti commerciali, e Penelope Longstreet, un’aspirante scrittrice attivamente impegnata per difendere i diritti civili del popolo africano.
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“Carnage” è un film del 2011 diretto da Roman Polanski. All’interno di un parco pubblico due giovani ragazzi litigano in maniera veemente e uno di loro colpisce in pieno volto con un bastone l’altro ragazzo, causandogli la perdita di due denti e la rottura del labbro. Presso l’abitazione dei genitori della vittima si incontrano entrambe le coppie di genitori coinvolte all’interno di questa spiacevole vicenda al fine di concludere amichevolmente la questione ed organizzare un incontro tra i rispettivi figli, affinché colui che ha scagliato violentemente il bastone chieda scusa per il gesto commesso. I genitori dell’ “aggressore” sono Alan Cowan, un importante avvocato completamente dedito e ossessionato dalla sua professione, e Nancy Cowan, un’operatrice finanziaria, mentre i genitori della vittima sono Michael Longstreet, un rappresentante di svariati prodotti commerciali, e Penelope Longstreet, un’aspirante scrittrice attivamente impegnata per difendere i diritti civili del popolo africano. Inizialmente il rapporto tra i quattro appare amichevole e cordiale ma, col passare dei minuti, il livello di tensione sale sino ad arrivare all’inevitabile scontro tra le due coppie, le quali cercano di difendere i rispettivi figli accusandosi reciprocamente. Inoltre emergono le incomprensioni e gli attriti all’interno delle rispettive relazioni coniugali, in quanto vengono esternati i disagi e le insofferenze di ognuno, dimenticandosi il motivo per il quale si sono incontrati originariamente. La pellicola incentra la sua attenzione nei confronti della natura umana, con particolare riferimento al rapporto tra l’essere umano e la civiltà. Tale binomio ha sempre costituito il risultato di imposizioni e forzature, in quanto per sua vocazione l’uomo è un essere bestiale, violento e incapace di convivere pacificamente con i suoi simili. All’interno dell’abitazione in cui si delinea la narrazione del film sembra ricrearsi una sorta di “stato di natura” di Lockiana memoria, in cui le guerre e le crudeltà hanno sempre costituito il filo conduttore dell’esistenza umana. In questo contesto privo di regole e di limitazioni è inesorabile lo scontro verbale e fisico, in quanto la tendenza dell’uomo è quella di predominare sugli altri suoi simili applicando la violenza più disumana e becera. I quattro protagonisti della vicenda riescono ad esternare la loro spontaneità e genuinità, mostrando senza alcuna remora il lato più nascosto della loro personalità. L’istintività spesso coincide con la prepotenza e l’arroganza unite all’egoismo, rappresentato dalla figura di Alan, il quale rispecchia pienamente la presunzione, l’individualismo e il disinteresse dell’uomo nei confronti delle persone che lo circondano, nel caso specifico nei confronti anche della moglie e del figlio. Si crea una sorta di apatia e di distacco nei confronti di coloro ai quali dovrebbe essere dimostrato amore e affetto, ma che purtroppo molto spesso rappresentano un fastidio o un ostacolo di cui liberarsi al più presto. L’unico vero obiettivo da perseguire è quello del guadagno economico e del raggiungimento delle proprie ambizioni personali. Le continue parole screditanti e offensive che si scambiano i quattro protagonisti confermano la predisposizione dell’uomo verso l’inciviltà. Nonostante gli sforzi per tentare di garantire il quieto vivere attraverso la creazione di regole morali ed etiche non scritte, gli uomini tendono ad odiarsi reciprocamente senza alcun tipo di scrupolo. I comportamenti cordiali ed accondiscendenti spesso sono frutto di un atteggiamento falso ed ipocrita che sfocia in una retorica banale, scadente e poco credibile. Penelope eleva sé stessa a paladina dei diritti civili, provando un senso di sdegno nei confronti di quella che lei considera la mediocrità dell’uomo, ma di cui lei fa pienamente parte. Non può insegnare la moralità, l’educazione e la correttezza colei che per prima si rileva irrispettosa e altezzosa. Il falso moralismo costituisce la forma più pericolosa di ipocrisia e di meschinità umana. La sua ostentata superiorità cela in realtà la sua debolezza e la sua infelicità nei confronti di una vita insoddisfacente e tremendamente statica. Anche la vita coniugale non rappresenta altro che il manifesto della sfiancante monotonia quotidiana che deprime l’uomo, rendendolo nevrotico, isterico e irascibile, proprio come gli apparentemente tranquilli Nancy e Michael, stanchi di sopportare i comportamenti dei rispettivi partner. L’incapacità e la mancata volontà di affrontare le problematiche apertamente e sinceramente conduce ad una reciproca accettazione priva di alcuna convinzione e frutto della paura di mutare e cambiare la propria esistenza, adagiandosi su quella reale che, pur se infelice, risulta priva di rischi. La casa in cui si svolge la vicenda rappresenta una trasposizione di un piccolo mondo in miniatura all’interno del quale ognuno può finalmente esprimersi liberamente, attraverso la violenza verbale e fisica, senza alcun timore di subire conseguenze di nessun tipo. Solo violando le consuetudini sociali e gli standard di comportamento l’essere umano può emergere in tutta la sua spontaneità, manifestando tutto il suo senso di rigetto nei confronti del buonismo e della socializzazione. Alla fine l’uomo è eccitato all’idea di scontrarsi e di battagliare con i suoi simili, perché la natura umana è malvagia, crudele, cinica e spietata. Prima o poi la malvagità che è insita in ognuno di noi esplode in tutta la sua spaventosa essenza. La solidarietà, la correttezza e i sentimentalismi non appartengono all’animo umano, ma costituiscono semplicemente il risultato di sforzi paradossalmente disumani. La società civile costituisce l’anormalità rispetto alla natura incivile, la quale rispecchia invece la normalità. L’altruismo nella maggior parte dei casi è sinonimo di costrizione, di opportunismo e di necessità, attuato al solo fine di non vivere isolati e di essere socialmente accettati. Il ritratto descritto all’interno di questa storia conferma che l’uomo è un essere incivile, egoista e violento, e coloro che dovrebbero costituire l’esempio di civiltà, onestà e rettitudine risultano invece più immaturi dei bambini i quali, grazie alla loro bontà mischiata all’ingenuità, sono gli unici ancora capaci di provare sentimenti sinceri di affetto, di amore e di amicizia, superando qualsiasi ostacolo creato dalle sciocche e illogiche rivalità che si creano tra gli esseri umani. Viene quindi focalizzata l’attenzione nei confronti dell’immaturità delle persone che dovrebbero rappresentare un esempio a livello educativo e sociale, con particolare riferimento alla figura del genitore, ma che in realtà si rivelano tremendamente infantili. Questa constatazione è inquietante perché non garantisce di acquisire delle certezze e arresta il processo di civilizzazione. Inoltre viene sottolineato l’eccessivo attaccamento dell’uomo ai beni materiali, le uniche entità inanimate con le quali non è necessario confrontarsi, e le quali accettano senza alcuna opposizione di essere utilizzati e sfruttati. Nell’era del consumismo l’uomo è più legato a tutto ciò che risulta inanimato. Si assiste cosi all’ironica quanto sconcertante disperazione di Alan alla visione del suo cellulare distrutto, di Nancy alla vista della sua borsa lanciata a terra, di Penelope quando deve ripulire i suoi libri d’arte impregnati di vomito e di Michael nel momento in cui gli viene impedito di poter fumare i suoi sigari. Il film effettua quindi un’analisi antropologica e filosofica nei confronti della natura umana, giungendo ad un conclusione tanto inquietante e pessimista quanto cinica e realista, affievolita dalla speranza legata all’ultimo barlume di umanità rappresentato dai bambini. Un grande film che, attraverso una sceneggiatura intelligente, scorrevole e coinvolgente, riesce a trasporre sullo schermo una commedia divertente e bizzarra, ma allo stesso tempo sarcastica, drammatica e riflessiva. La maestria del regista consiste anche nell’ambientare l’intera vicenda praticamente all’interno di un unico ambiente chiuso riuscendo a non annoiare uno spettatore che riesce invece ad essere coinvolto sino all’ultima sequenza. Questo espediente ricorda molto, pur se con toni e con finalità differenti, la pellicola “Il delitto perfetto” di Alfred Hitchcock, oppure l’arguta commedia “Cena tra amici”, tratta anch’essa, come il film analizzato, da un’opera teatrale. L’introspezione psicologica e la caratterizzazione dei personaggi è particolarmente efficiente, grazie soprattutto alle magistrali ed esilaranti interpretazioni di Christoph Waltz, nei panni di Alan Cowan, di Kate Winslet, in quelli di Nancy Cowan, di Jodie Foster, nella parte di Penelope Longstreet, e di Jon C. Reilly nel ruolo di Michael Longstreet. Un film assolutamente da vedere perché originale, brillante ed efficace.
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carloalberto
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lunedì 21 settembre 2020
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tragicommedia del piccolo borghese
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Quattro grandi attori in un dramma claustrofobico tutto borghese, ironico e a tratti irresistibilmente esilarante, come un’altra piece teatrale francese, trasposta in un film di successo, La cena dei cretini di Veber e tragico nelle conclusioni come La venere in pelliccia dello stesso Polanski.
Una doppia coppia speculare a confronto, un doppio duello all’ultimo sangue, un western da salotto dove al posto delle pallottole volano parole, con dinamiche interne, menage basati su equilibri instabili e conflitti repressi, pronti ad esplodere alla prima occasione, ed alleanze trasversali tra mariti e tra mogli che durano lo spazio di una battuta, per scomporsi nuovamente in un gioco al massacro di tutti contro tutti.
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Quattro grandi attori in un dramma claustrofobico tutto borghese, ironico e a tratti irresistibilmente esilarante, come un’altra piece teatrale francese, trasposta in un film di successo, La cena dei cretini di Veber e tragico nelle conclusioni come La venere in pelliccia dello stesso Polanski.
Una doppia coppia speculare a confronto, un doppio duello all’ultimo sangue, un western da salotto dove al posto delle pallottole volano parole, con dinamiche interne, menage basati su equilibri instabili e conflitti repressi, pronti ad esplodere alla prima occasione, ed alleanze trasversali tra mariti e tra mogli che durano lo spazio di una battuta, per scomporsi nuovamente in un gioco al massacro di tutti contro tutti.
Quattro differenti caratteri del ceto medio incarnati da quattro tipi di persona comune, il Cinico, l’Intellettuale umanista, il Qualunquista, la Benpensante, ovvero aspetti diversi di un medesimo profilo psicologico, il raziocinio calcolante, l’idealismo, l’emotività, l’ipocrisia, elementi che si trovano generalmente mescolati in dosi diverse in ogni piccolo borghese, che può reagire, a seconda dell’umore del momento o dell’indole o del grado di acculturamento, sia di fronte alle quotidiane difficoltà della vita, sia su temi universali, come la pace nel mondo o il genocidio nel Darfur, in modo diverso, ma in ogni caso con esito egualmente ininfluente e sterile.
E’ chiaro che, per quanto possano agitarsi o assumere posizione, sia come genitori che come cittadini del mondo globalizzato, non hanno alcuna possibilità di incidere sulla realtà familiare o sulla Storia modificandone il corso degli eventi. L’indifferenza del cinico sembra essere l’atteggiamento più proficuo, ma è soltanto una difesa, una capitolazione preventiva per non soffrire combattendo una battaglia che si reputa già persa in partenza.
Ma la vita è altrove, sembra dirci Polanski con l’ultima scena girata al parco. Finalmente un po’ d’aria fresca e pulita irrompe squarciando le quattro mura del piccolo opprimente salottino buono, coi libri d’arte in bella mostra e l’immancabile scotch d’annata da offrire all’ospite di riguardo. Lo spettatore viene sollevato da terra e trasportato via aerea. Mediante l’inquadratura finale dall’alto si ha la sensazione di essere finalmente liberi dall’atmosfera asfittica e nauseabonda, a causa del profumo spruzzato per coprire il puzzo del vomito, metafora della patina superficiale di civiltà che a mala pena ricopre la bestia che è in ognuno di noi e che è pronta a saltar fuori, dopo mezzo bicchiere di whisky, per azzannare alla gola il prossimo. Dentro le mura, tumulati, restano esausti e svuotati i quattro personaggi, come marionette disarticolate, moribondi in attesa della fine.
Il criceto in primo piano e sullo sfondo i due ragazzi ignari che parlottano tra di loro, a rappresentare rispettivamente la natura, che fortunatamente sopravvive nonostante l’uomo, e la vitalità ancora incorrotta delle nuove generazioni, offrono una speranza di possibile futuro riscatto.
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paolp78
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sabato 20 novembre 2021
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sembra di starsene a teatro
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La pellicola è tratta da una commedia pensata e scritta per il teatro; ciò nonostante il talentuoso Roman Polański riesce a confezionarne una versione cinematografica davvero strepitosa, in cui viene proprio esaltata la misura teatrale dell’opera, tanto che sembra quasi di starsene seduti in platea, di fronte al palcoscenico.
Molto bravo Polański nel creare le giuste atmosfere in cui immergere la sceneggiatura composta di dialoghi incalzanti e capaci di catturare l’attenzione, benché alla fine ci si accorge di quanto siano vacui e privi di sostanza.
Divertente il meccanismo che porta continuamente a rinviare il momento in cui le due coppie di genitori si lasciano ponendo fine al loro incontro; evento che doveva verificarsi già all’inizio della pellicola, ma che invece non ha mai luogo, per un motivo o per l’altro.
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La pellicola è tratta da una commedia pensata e scritta per il teatro; ciò nonostante il talentuoso Roman Polański riesce a confezionarne una versione cinematografica davvero strepitosa, in cui viene proprio esaltata la misura teatrale dell’opera, tanto che sembra quasi di starsene seduti in platea, di fronte al palcoscenico.
Molto bravo Polański nel creare le giuste atmosfere in cui immergere la sceneggiatura composta di dialoghi incalzanti e capaci di catturare l’attenzione, benché alla fine ci si accorge di quanto siano vacui e privi di sostanza.
Divertente il meccanismo che porta continuamente a rinviare il momento in cui le due coppie di genitori si lasciano ponendo fine al loro incontro; evento che doveva verificarsi già all’inizio della pellicola, ma che invece non ha mai luogo, per un motivo o per l’altro.
Oltre che nella direzione di Polański, la pellicola trova il suo punto di forza nelle performance dei quattro protagonisti, che sono anche gli unici interpreti a comparire nel film eccezion fatta per i bambini che si vedono nei titoli di testa ed in quelli di coda. Le migliori mi sono parse le due donne, Jodie Foster e Kate Winslet; entrambe attrici pluripremiate e di indiscusso talento, offrono una performance di grande mestiere e di solida arte recitativa. Comunque bravi anche i due interpreti maschili: un cinico ed al contempo serafico Christoph Waltz, capace di dare sui nervi come pochi, ed un amabile e divertente John C. Reilly, attore spesso sottovalutato, che quasi mai in carriera è stato utilizzato in modo adeguato al proprio talento.
Il rischio per pellicole di questo tipo è quello di divenire barbose a lungo andare, maPolański è una vecchia volpe che non può in questo genere di errori, ed infatti evita il tranello contenendo saggiamente la durata dell’opera che resta pertanto molto gustosa e piacevole.
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fabrizio friuli
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lunedì 24 gennaio 2022
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chapeau per il grande roman
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Due coppie di genitori decidono di incontrasi in seguito ad un battibecco tra i loro figli che è terminato con il ferimento di uno dei due bambini e quando i quattro personaggi si trovano nello stesso luogo , le loro differenze anche caratteriali faranno agire i quattro personaggi in modo differente e quindi viene garantito il caos nel salotto , dove le persone coinvolte si gettano fango reciprocamente, nonostante avessero iniziato civilmente il meeting che avrebbe dovuto garantire io risanamento, e non il caos.
Carnage è un lungometraggio provvisto di un numero ristretto di attori, ma i quattro personaggi sono stati impersonati da quattro attori innegabilmente talentuosi, i primi due attori sono Kate Winslet e Christoph Waltz , due attori che hanno vinto i premi Oscar, gli altri due personaggi sono stati impersonati da altri due attori talentuosi come i primi attori citati , i loro nomi sono Jodi Foster e John C.
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Due coppie di genitori decidono di incontrasi in seguito ad un battibecco tra i loro figli che è terminato con il ferimento di uno dei due bambini e quando i quattro personaggi si trovano nello stesso luogo , le loro differenze anche caratteriali faranno agire i quattro personaggi in modo differente e quindi viene garantito il caos nel salotto , dove le persone coinvolte si gettano fango reciprocamente, nonostante avessero iniziato civilmente il meeting che avrebbe dovuto garantire io risanamento, e non il caos.
Carnage è un lungometraggio provvisto di un numero ristretto di attori, ma i quattro personaggi sono stati impersonati da quattro attori innegabilmente talentuosi, i primi due attori sono Kate Winslet e Christoph Waltz , due attori che hanno vinto i premi Oscar, gli altri due personaggi sono stati impersonati da altri due attori talentuosi come i primi attori citati , i loro nomi sono Jodi Foster e John C. Reilly , ed è possibile stabilire che la bravura dei quattro attori ha permesso lo scoppio del caos come se la vicenda fosse vera , inoltre, sarebbe una grande idea realizzare dei lungometraggi provvisti di uno stile teatrale come Carnage o come Perfetti Sconosciuti, ed entrambi i lungometraggi, sebbene siano differenti tra loro , entrambi risultano essere degli ottimi film con dialoghi ben scritti ed una sceneggiatura di alto livello , e nel caso di Carnage , la regia del grande Roman Polanski ha permesso la presenza di una sceneggiatura ottima ed anche la presenza di dialoghi ben scritti. Un altra dote del film è sicuramente il fatto che i bambini abbiano agito come hanno agito anche in base a come sono i loro stessi genitori, perché fin dall'inizio si nota la natura delle figure protagoniste, partendo dal personaggio impersonato dall' attore Chistoph Waltz , che appare come il soggetto maggiormente disinteressato alla vicenda , infatti ha trascorso molto più tempo maneggiando il suo cellulare piuttosto che discutere con gli altri, fin quando sua moglie non getta il suo cellulare in un bicchiere pieno , e poi , sia lui che sua moglie appaiono come delle persone dai modi pomposi , mentre gli altri due coniugi, pur apparendo più umili , non sono meglio di loro, infatti, il personaggio impersonato da John C. Reilly ha trattato crudelmente un piccolo criceto , appartenete al figlio. In conclusione, Carnage è un film degno di essere visto ed apprezzato, per lo stile teatrale e per la magnificenza dei quattro attori che hanno egregiamente impersonato i quattro personaggi, Chapeau al grande Roman Polanski.
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mikisuele
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domenica 12 febbraio 2012
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carneficina fine a se stessa
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Un'ottima recitazione, un cast affermato e una storia originale non bastano a fare di un film un buon film! Il risultato finale è un lungometraggio urlato che oltre a dirci ciò che già tutti tristemente sappiamo, e cioè che gli uomini spesso si comportano come bestie, e disilludere chi nutre la speranza che impostare civilmente le relazioni col prossimo possa portare a una conclusione felice, ci provoca anche un grandioso mal di testa. C'è chi penso avrà notato che l'intero film si basa sul concetto citato spesso dagli stessi personaggi del "saltare di palo in frasca": da un discorso ne deriva un altro, da una parola usata con malizia parte una nuova discussione che, però, non porta assolutamente a niente.
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Un'ottima recitazione, un cast affermato e una storia originale non bastano a fare di un film un buon film! Il risultato finale è un lungometraggio urlato che oltre a dirci ciò che già tutti tristemente sappiamo, e cioè che gli uomini spesso si comportano come bestie, e disilludere chi nutre la speranza che impostare civilmente le relazioni col prossimo possa portare a una conclusione felice, ci provoca anche un grandioso mal di testa. C'è chi penso avrà notato che l'intero film si basa sul concetto citato spesso dagli stessi personaggi del "saltare di palo in frasca": da un discorso ne deriva un altro, da una parola usata con malizia parte una nuova discussione che, però, non porta assolutamente a niente. A parer mio, un film furbo che tenta di rapire il pubblico rappresentando una situazione decisamente realistica ma esasperata, senza tuttavia dare di più allo spettatore. Mi sarebbe bastato rimanere a casa a discutere con i membri della mia famiglia.
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