marzaghetti
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giovedì 3 gennaio 2013
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divertente, spassoso e profondamente emozionante
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Divertenti, spassose ma anche profondamente emozionanti, le mine vaganti di Ozpetek lasciano nello spettatore una insolita ed esplosiva miscela di buonumore e malinconia, legata soprattutto ai magnifici personaggi, tanto caricaturali quanto azzeccati. Cast di alto livello (Fantastichini su tutti, ma anche Scamarcio, Ricci, Occhini...) e sapiente mix di brio e riflessione. ½ punto in più per il sorriso di Nicole Grimaudo. Valutazione: 4,0.
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osteriacinematografo
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venerdì 7 dicembre 2012
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troppo piccoli per una vita così grande
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Le vere sorprese si manifestano quando si è distratti, o quando non si nutrano, in un dato momento e per un qualsiasi motivo, grandi aspettative. “Mine vaganti” è un film stupefacente, fuori dall’ordinario, con ottimi interpreti e caratterizzazioni credibili, con una fotografia calda e avvolgente, che restituisce allo spettatore un Salento pittoresco e fiammante. Mi hanno colpito la semplicità del linguaggio utilizzato da Ozpetek, semplicità per cui occorre un grande lavoro di sintesi, e la patina poetica che avvolge il film come una carta da regalo e allo stesso aderisce in modo tenue e indelebile: è un film che cresce progressivamente e in modo costante fino a raggiungere la giusta intensità, a fornire uno spaccato illuminante delle sgangherate e puritane famiglie italiche; un film in grado di emozionare, di dilatare e comprimere il tempo e la storia, di fondere passato e presente nella processione funebre della nonna e nel ballo finale, in cui personaggi di epoche e gusti diversi si concedono alcuni passi di danza, la danza dell’umanità tutta e delle sue infinite estrinsecazioni.
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Le vere sorprese si manifestano quando si è distratti, o quando non si nutrano, in un dato momento e per un qualsiasi motivo, grandi aspettative. “Mine vaganti” è un film stupefacente, fuori dall’ordinario, con ottimi interpreti e caratterizzazioni credibili, con una fotografia calda e avvolgente, che restituisce allo spettatore un Salento pittoresco e fiammante. Mi hanno colpito la semplicità del linguaggio utilizzato da Ozpetek, semplicità per cui occorre un grande lavoro di sintesi, e la patina poetica che avvolge il film come una carta da regalo e allo stesso aderisce in modo tenue e indelebile: è un film che cresce progressivamente e in modo costante fino a raggiungere la giusta intensità, a fornire uno spaccato illuminante delle sgangherate e puritane famiglie italiche; un film in grado di emozionare, di dilatare e comprimere il tempo e la storia, di fondere passato e presente nella processione funebre della nonna e nel ballo finale, in cui personaggi di epoche e gusti diversi si concedono alcuni passi di danza, la danza dell’umanità tutta e delle sue infinite estrinsecazioni.
Quel ballo, così denso e poetico, mi ha tra l’altro ricordato il finale di “Big fish”, il lavoro migliore di Tim Burton, un film che è impossibile non amare: nel finale –dicevo- va in scena il funerale di Edward Bloom (il protagonista dell’opera), in cui magicamente appaiono tutti i personaggi di cui lo strambo avventuriero aveva parlato al figlio, personaggi incredibili che poi si rivelano reali: l’atmosfera surreale che si respira nel ballo finale di “Mine vaganti” ha un gusto e una sapore maledettamente simili a quelli del delicato ed emozionante commiato di Bloom.
“Mine Vaganti” è un’opera deliziosa, che ha il sapore antico e semplice delle sorprese, un’opera da scartare con la grazia e la lentezza tipiche dei poeti.
" Tommaso, scrivi di noi, la nostra storia, la nostra terra, la nostra famiglia, quello che abbiamo fatto di buono e soprattutto quello che abbiamo sbagliato, quello che non siamo riusciti a fare perché eravamo troppo piccoli per la vita che è così grande. La mina vagante se ne è andata. Così mi chiamavate pensando che non vi sentissi, ma le mine vaganti servono a portare il disordine, a prendere le cose e a metterle in posti dove nessuno voleva farcele stare, a scombinare tutto, a cambiare i piani".
www.osteriacinematografo.com
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tatiana micaela truffa
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martedì 6 novembre 2012
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affronta temi importanti dipingendoli di ironia
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Innanzitutto occorre sottolineare la splendida colonna sonora: a partire da essa, si vede già tutto attraverso occhi migliori.
Ferzan Ozpetek tende a ripetersi, è vero; ma se i risultati sono meraviglie simili, perché mai dovrebbe cambiare?
Grande merito va poi al cast di attori, che hanno tutti recitato magistralmente: personalmente ho ammirato in modo viscerale Ennio Fantastichini; ma davvero sono stati tutti molto bravi, mi è piaciuto persino Riccardo Scamarcio, che solitamente fatico a riconoscere come attore.
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Innanzitutto occorre sottolineare la splendida colonna sonora: a partire da essa, si vede già tutto attraverso occhi migliori.
Ferzan Ozpetek tende a ripetersi, è vero; ma se i risultati sono meraviglie simili, perché mai dovrebbe cambiare?
Grande merito va poi al cast di attori, che hanno tutti recitato magistralmente: personalmente ho ammirato in modo viscerale Ennio Fantastichini; ma davvero sono stati tutti molto bravi, mi è piaciuto persino Riccardo Scamarcio, che solitamente fatico a riconoscere come attore.
La trama è un susseguirsi di luoghi comuni, spezzati solamente dalla nonna, unico personaggio interamente "fuori dagli schemi", tanto da risultare retorica anche lei.
Ma il tutto è snocciolato dal regista con un'abilità tale da essere assorbito come un capolavoro. Tratta argomenti molto seri facendo divertire tantissimo per tutto il film, fino al finale spiazzante, intriso di malinconia.
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maristella
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domenica 21 ottobre 2012
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assolutamente consigliato!
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m'è piaciuto tantissimo questo film, ma proprio tanto...
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tiberiano
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lunedì 9 aprile 2012
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divertente, ma senza l'impegno di una volta
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Personaggio controverso Ozpetek, a mio avviso un tantino sopravvalutato dai più.
Bisogna riconoscergli di aver sdoganato (e umanizzato) l'omosessualità nel cinema italiano del XXI secolo.
Hammam-Il Bagno Turco e Le Fate Ignoranti rimangono i suoi film di svolta in questo senso. E i migliori.
Troviamo qui, non tanto il tema -più appariscente- del coming-out in famiglia, quanto con quello, assai più comune di quanto si immagini, dei sentimenti negati a se stessi.
Diviene 'mina vagante' chi non realizza i propri sentimenti e non vive le proprie emozioni.
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Personaggio controverso Ozpetek, a mio avviso un tantino sopravvalutato dai più.
Bisogna riconoscergli di aver sdoganato (e umanizzato) l'omosessualità nel cinema italiano del XXI secolo.
Hammam-Il Bagno Turco e Le Fate Ignoranti rimangono i suoi film di svolta in questo senso. E i migliori.
Troviamo qui, non tanto il tema -più appariscente- del coming-out in famiglia, quanto con quello, assai più comune di quanto si immagini, dei sentimenti negati a se stessi.
Diviene 'mina vagante' chi non realizza i propri sentimenti e non vive le proprie emozioni.
La contropartita è la rispettabilità sociale, la 'buona reputazione' (valore borghese fondamentale:'che dirà la gente di noi ?'), ma il prezzo da pagare si rivela sempre salato: dal rimpianto al risentimento verso se stessi.
E nel film, molte sono le "mine vaganti": non soltanto la nonna-Occhini (che da giovane, innamorata di un ragazzo, dopo un tentato siucidio fu costretta a sposarne il fratello) e un suo nipote-Preziosi (omosessuale innamorato di un operaio dell'impresa di famiglia, che poi lascerà lui e l'impresa stessa), ma anche il capofamiglia-Fantastichini (che ha un'amante, pur essendo sposato e conosciuto in tutta la comunità), la zia-Ricci (che alza il gomito ed ha incontri erotici clandestini nella stessa villa di famiglia) e il giovane Tommaso-Scamarcio (che ufficialmente studia economia per prendere le redini dell'impresa di famiglia, ma in realtà si laurea in lettere, perchè vorrebbe scrivere; omosessuale in incognito pure lui).
Ci sono tutti gli ingredienti per un drammone alla Visconti; invece ne viene fuori una commedia con risvolti tra il comico e il ridicolo, una fiction a metà strada tra Camilleri e i Vanzina.
Il cast è incoraggiante, ma guardando meglio tra i nomi, figurano troppi attori da fiction TV. E quella è, a conti fatti. il regista vuole intrattenere e divertire, fa un leggero affresco sociale e familiare, ma non fa vera denuncia sociale, non fa vera satira ad un patriarcato meridionale e maschilista che non sa adeguarsi ai tempi che cambiano, i gay di contorno poi ... sono macchiette da cinepanettone.
Del resto, la rappresentazione dell'omosessualità qui sembra avere un carattere politically correct che non è piaciuto al pubblico gay-friendly: oltre alla caratterizzazione dei personaggi gay, la visione del coming out non pare poi tanto liberatoria.
Il gay dichiarato si rivelerà perdente (dopo aver provocato un terremoto in famiglia, erediterà l'impresa di famiglia, che in realtà non voleva), il gay non dichiarato invece si trasferirà a Roma con il suo compagno, sostanzialmente libero dal vincolo e dal controllo familiare, ma con un futuro di incertezze e incognite a livello professionale.
Una delle mine vaganti alla fine "deflagra", con un suicidio che ha del grottesco. E quindi, puntualmente, anche in questo film la Morte fa la sua comparsa, con un funerale che sa di espiazione collettiva.
A mio avviso, è uno dei film migliori, ma rivela una involuzione furbetta e commerciale, destinata a deludere i fans del regista in futuro.
E in questo senso, sembra che 'Magnifica Presenza', uscito lo scorso mese, ne sia già una prima conferma.
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chaoki21
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martedì 3 aprile 2012
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delicato, ironico ed intelligente
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Uno dei più bei film realizzati da Ferzan Ozpetek, bravissimi tutti gli attori; film sicuramente da rivedere..
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mara65
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giovedì 29 settembre 2011
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ma si... non è un film brutto
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C' è da porsi delle domande; questo cinema stantio di questi vecchi registi, è ancora valido nella società odierna? Il cinema sembra restare indietro rispetto al progresso delle altre attività sociali, mediche, sportive, tecnologiche. Mine vaganti non è un film brutto: tutt'altro. Ma è di certo la solita manfrina, il solito film scontato, girato con una tecnica vecchia, obsoleta e sempre con gli stessi attori, sempre uguali e che recitano solo per incassare denaro. Il cinema deve essere altro.
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dano25
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mercoledì 28 settembre 2011
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un argomento scottante trattato benissimo
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Antonio e Tommaso Catone sono gli eredi di un importante pastificio nel salento, aperto dalla nonna segretamente innamorata del cognato, diretto con competenza e autorità dal padre ed in cui Antonio ha pestato per anni fedele servizio. Tommaso invece vive a Roma dove ,segretamente, si divide tra l’amore per un altro uomo e il tentativo di diventare scrittore. Tornato nel salento e messo a conoscenza dei cambiamenti voluti dal padre (tra cui l’ingresso in società di una famiglia del nord), confidando la propria omosessualità al fratello maggiore, Tommaso decide di vuotare il sacco durante la cena organizzata per sancire i cambiamenti societari. I suoi piani sono però sconvolti da Antonio che lo anticipa confessando la propria omosessualità causando un infarto al padre.
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Antonio e Tommaso Catone sono gli eredi di un importante pastificio nel salento, aperto dalla nonna segretamente innamorata del cognato, diretto con competenza e autorità dal padre ed in cui Antonio ha pestato per anni fedele servizio. Tommaso invece vive a Roma dove ,segretamente, si divide tra l’amore per un altro uomo e il tentativo di diventare scrittore. Tornato nel salento e messo a conoscenza dei cambiamenti voluti dal padre (tra cui l’ingresso in società di una famiglia del nord), confidando la propria omosessualità al fratello maggiore, Tommaso decide di vuotare il sacco durante la cena organizzata per sancire i cambiamenti societari. I suoi piani sono però sconvolti da Antonio che lo anticipa confessando la propria omosessualità causando un infarto al padre. Messo alle strette dalla situazione creatasi, Tommaso deve fare buon viso a cattivo gioco cercando di compiacere il padre ed il fidanzato giunto con gli amici a casa.
Maestro delle sfumature e dei sentimenti, Ozpetek tocca un tema scottante giocando sulla moralità e il senso della famiglia al sud, sia questa benestante oppure operaia. Con le splendidi cornici del salento e il sole del sud, il regista italo-turco amalgama un ottimo cast dando ad ogni personaggio il giusto peso e la giusta collocazione nella storia. Si passa quindi da Ilaria Occhini, splendida nonna e vera “mina vagante” ad Ennio Fantastichini, stressato padre, ottuso e attento più all’opinione pubblica che al bene della famiglia, da Lunetta Savino, mamma in crisi per non aver capito i figli, a Elena Sofia Ricci, alcolizzata e depressa zia, da Nicole Grimaudo, spensierata figlia borghese e nuova socia dell’azienda, a Bianca Nappi, unica figlia messa sempre in disparte e con un marito che è una cima, ma di rapa, fino a Alessandro Preziosi nella parte di Antonio e Riccardo Scamarcio nella parte di Tommaso.
Questo è il cinema italiano di cui andare fieri.
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tiziana89
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sabato 10 settembre 2011
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la vera puglia
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Inutile difendersi: siamo noi. Pugliesi, viscerali e insieme permeati di apparenza. Avvinghiati strenuamente a radici vetuste ma ormai secche,concentrati e ipertesi in un presente vorticante, disillusi su un futuro che non vogliamo ci preoccupi.
Meravigliosa la nonna, coerente fino all'irrazionale con i valori in cui crede. Si sforza di trasmetterli, di coltivare nei suoi discendenti la sensibilità per un mondo che ormai si sgretola nei contenuti e resta saldo solo nelle apparenze.
Commovente Tommaso, un nipote nel quale rivedo i timori di una generazione sospesa tra due mondi: tra l'integerrima, coriacea dignità dei nonni e la spesso eccessiva disinvoltura morale dei genitori, figlia, quest'ultima, di un progresso che ha fatto dimenticare gli insegnamenti della terra.
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Inutile difendersi: siamo noi. Pugliesi, viscerali e insieme permeati di apparenza. Avvinghiati strenuamente a radici vetuste ma ormai secche,concentrati e ipertesi in un presente vorticante, disillusi su un futuro che non vogliamo ci preoccupi.
Meravigliosa la nonna, coerente fino all'irrazionale con i valori in cui crede. Si sforza di trasmetterli, di coltivare nei suoi discendenti la sensibilità per un mondo che ormai si sgretola nei contenuti e resta saldo solo nelle apparenze.
Commovente Tommaso, un nipote nel quale rivedo i timori di una generazione sospesa tra due mondi: tra l'integerrima, coriacea dignità dei nonni e la spesso eccessiva disinvoltura morale dei genitori, figlia, quest'ultima, di un progresso che ha fatto dimenticare gli insegnamenti della terra.
Un viaggio incantato sotto la superficie, oltre la bellezza rassicurante del ricco Salento e la routine di un vivere semplice e disincantato.. un viaggio alla riscoperta di quei punti di riferimento morale che spesso smarriamo, pur avendoli metabolizzati.. o peggio tradiamo, pur continuando a professarli.
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loignegne
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domenica 4 settembre 2011
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perdenti si raccontano, che ridrere
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solita pasticceria di perdenti cialtroni, parola
d'ordine chiudi il forum per favore... grazie mille.
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