ralphscott
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giovedì 18 marzo 2010
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mal di testa e partecipazione commossa
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Forse nel suo film più riuscito,Ferzan ci tocca profondamente affidandosi all'intensità della Occhini e all'ottima prova dei tre giovani protagonisti. La storia non affascina come "La finestra di fronte" o "Cuore Sacro",non avendone la forza narrativa,ma raggiunge più volte apici di poeticità. Il sacrificio di Tommaso,nella matura prova di Scamarcio,attualizza quello ben più grande della sua magnifica nonna. Eccessivo il ricorso alle panoramiche ellittiche (non é che Ozpetek si crede Max Ophuls?)
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stellalucente72
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giovedì 18 marzo 2010
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si può vedere
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Inizio promettente, appassionante: una sposa tormentata, che cerca di uccidersi, in una terra che è tormentata e passionale essa stessa. Un amore ostacolato che rimane come un ombra densa per tutta la vita, a oscurarne il movimento.
Decine di anni dopo, nella stessa famiglia, altri ostacoli all'amore, alla realizzazione personale. Ognuno si sforza di vivere la propria vita, ma senza rompere drasticamente col legame familiare.Omosessualità in un contesto profondamente tradizionalista. Scontro fra generazioni.Incontri, incomprensioni, ricerche, gioia e sofferenza.Famiglia.
La storia è interessante, ma gli attori rendono poco. La drammaticità è ben resa solo in un paio di storie fra le tante che si incrociano.
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Inizio promettente, appassionante: una sposa tormentata, che cerca di uccidersi, in una terra che è tormentata e passionale essa stessa. Un amore ostacolato che rimane come un ombra densa per tutta la vita, a oscurarne il movimento.
Decine di anni dopo, nella stessa famiglia, altri ostacoli all'amore, alla realizzazione personale. Ognuno si sforza di vivere la propria vita, ma senza rompere drasticamente col legame familiare.Omosessualità in un contesto profondamente tradizionalista. Scontro fra generazioni.Incontri, incomprensioni, ricerche, gioia e sofferenza.Famiglia.
La storia è interessante, ma gli attori rendono poco. La drammaticità è ben resa solo in un paio di storie fra le tante che si incrociano.
Si può vedere, ma è meglio non andare con grosse aspettative.
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gabry
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giovedì 18 marzo 2010
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errore scusate
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scusatemi tanto ma ho scritto forsa anziché forza !!!
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gabry
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giovedì 18 marzo 2010
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non ho capito
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forse perchè ieri sera durante la visione del film ero stanca ma sinceramente non ho mica capito tanto bene la morale del film. Che ha voluto dire il regista di nuovo ? Mi è sembrato tutto molto scontato, un pò esagerato e "rivisto", lasciatemi il termine.
Ma visto che non penso assolutamente che il mio giudizio sia per forsa esatto, voglio credere (sperare),che sia stata la stanchezza a non farmi comprendere il film. Non mi ha lasciato niente, neanche un pensiero, una riflessione, un'immagine..ah! una si: la nonna suicida di dolciumi sul letto è stata una scena degna di un film horror!
Quindi peccato, sono partita da casa per andarlo a vedere con tante buone speranze, di divertimento, di riflessione (tutto quello che lasciava intravedere il trailer) e ne sono rimasta un pò delusa sinceramente.
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forse perchè ieri sera durante la visione del film ero stanca ma sinceramente non ho mica capito tanto bene la morale del film. Che ha voluto dire il regista di nuovo ? Mi è sembrato tutto molto scontato, un pò esagerato e "rivisto", lasciatemi il termine.
Ma visto che non penso assolutamente che il mio giudizio sia per forsa esatto, voglio credere (sperare),che sia stata la stanchezza a non farmi comprendere il film. Non mi ha lasciato niente, neanche un pensiero, una riflessione, un'immagine..ah! una si: la nonna suicida di dolciumi sul letto è stata una scena degna di un film horror!
Quindi peccato, sono partita da casa per andarlo a vedere con tante buone speranze, di divertimento, di riflessione (tutto quello che lasciava intravedere il trailer) e ne sono rimasta un pò delusa sinceramente.
Pazienza sarà per la prox volta.
saluti a tutti!
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(di melania)
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exult
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giovedì 18 marzo 2010
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un vaudeville all'italiana in salsa turca
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AMMETTO DI NON ESSERE UN GRANDE AMMIRATORE DI OZPETEK.DI NON GRADIRE MOLTO IL SUPPORTO MEDIATICO - PROMOZIONALE DI CUI GODE IL FILM.....MA SINCERAMENTE NON TROVO IN QUESTA "FATICA" NESSUN FLATO,NE' ACME CHE DIR SI VOGLIA.
UNA INTERPRETAZIONE ECCEZIONALE DI ILARIA OCCHINI CHE DOSA LA SUA RECITAZIONE SEMPRE CON TEMPI E TONI GIUSTI.MA VENIAMO AL TEMA.UN TEMA QUELLO DELL'OMOSESSUALITA'CHE PER LA SUA ATTUALITA' PUO' OFFRIRE UN CALEIDOSCOPIO DI SPUNTI ,DI VISIONI,DI APPROFONDIMENTI.......
EBBENE IL NOSTRO HA TROPPO COMPRESO IL PUBBLICO NOSTRANO.E LA COMMEDIA ALL'ITALIANA ,NELLA VERSIONE TURCA, E' CERTAMENTE MENO TRUCULENTA,ADDOLCITA DA UN CONTESTO PICCOLO BORGHESE E DA UN' INTERPRETAZIONE TRA SOGNO ,O SON SVEGLIO DI UNO SCAMARCIO CHE PER QUANTO IDOLO DELLE ADOLESCENTI SEMBRA ALEGGIARE SENZA MAI ATTERRARE.
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AMMETTO DI NON ESSERE UN GRANDE AMMIRATORE DI OZPETEK.DI NON GRADIRE MOLTO IL SUPPORTO MEDIATICO - PROMOZIONALE DI CUI GODE IL FILM.....MA SINCERAMENTE NON TROVO IN QUESTA "FATICA" NESSUN FLATO,NE' ACME CHE DIR SI VOGLIA.
UNA INTERPRETAZIONE ECCEZIONALE DI ILARIA OCCHINI CHE DOSA LA SUA RECITAZIONE SEMPRE CON TEMPI E TONI GIUSTI.MA VENIAMO AL TEMA.UN TEMA QUELLO DELL'OMOSESSUALITA'CHE PER LA SUA ATTUALITA' PUO' OFFRIRE UN CALEIDOSCOPIO DI SPUNTI ,DI VISIONI,DI APPROFONDIMENTI.......
EBBENE IL NOSTRO HA TROPPO COMPRESO IL PUBBLICO NOSTRANO.E LA COMMEDIA ALL'ITALIANA ,NELLA VERSIONE TURCA, E' CERTAMENTE MENO TRUCULENTA,ADDOLCITA DA UN CONTESTO PICCOLO BORGHESE E DA UN' INTERPRETAZIONE TRA SOGNO ,O SON SVEGLIO DI UNO SCAMARCIO CHE PER QUANTO IDOLO DELLE ADOLESCENTI SEMBRA ALEGGIARE SENZA MAI ATTERRARE..
PERCHE' VAUDEVILLE?PERCHE' COME IN UN ROMANZO DI HONORE' (BALZAC) IL PUBBLICO E' SEDUTO SULLA POLTRONCINA ED IL FILM GLI SCORRE SOTTO GLI OCCHI,MA SENZA APPROFONDIMENTI,IN UN SUCCEDERE DI EVENTI SCONTATI E RIDONDANTI.DI CARATTERIZZAZIONI PROVINCIAL- POPOLARI E CON ALCUNE GAGS MACCHIETTISTICHE CHE "SENZA ARTE" SON SPARSE QUA E LA' IN UN CRESCENDO DI QUALUNQUISMO E FINTO MACISMO MANICHEO-MERIDIONALISTICO .
IL "POVERO" (BALZAC)SEDUTO SULLE POLTRONCINE DEI BOULEVARDS DELLA PARIGI DELLA BELLE EPOQUE ALMENO SI SFORZAVA DI APPROFONDIRE,DI COMPRENDERE ,FUSTIGARE,PORRE ALLA BERLINA ,COMMISERARE QUELLA "COMEDIE HUMAINE" CHE COME UN FIUME PASSAVA E SCORREVA LUNGO QUEI MARCIAPIEDI. E RIUSCIVA ANCHE A COSTRUIRE MODELLI E INTERPRETAZIONI DI QUEI PERSONAGGI. A FORNIRE UN QUADRO D'INSIEME DEGLI IMPULSI CHE ALBERGANO NELLA MENTE E COMPORTAMENTO UMANO.NO QUI NON CI RESTA CHE PIANGERE COME IL FANTASTICHINI ,PRESTAZIONE DELUDENTE, CHE VERGOGNANDOSI DI SE E DEL MONDO DEL QUALE E' PRIGIONIERO, E AL TEMPO STESSO RAPPRESENTANTE, PIANGE E SI DISPERA..NON SUSCITA MEDITAZIONE ,O RIFLESSIONE.SOLO VOYEURISMO.RESTARE A GUARDARE DAL BUCO DELLA SERRATURA NON RICHIEDE UNA GRANN DOTE.
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calagogo
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giovedì 18 marzo 2010
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esilarante e riflessivo
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Colori vivi, storia di paese, personaggi ben descritti, scene divertenti.
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giulio sperelli tosi
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giovedì 18 marzo 2010
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mine comuni poco vaganti
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Bella commedia ben fatta. Meritevole l'attenzione ai particolari, ai caratteri distinti e sfumati dei personaggi secondari e alle espressioni del volto (anche degli attori meno inquadrati). Vale il prezzo del biglietto. Un po' parossistico, qualche luogo comune di troppo e certi movimenti di macchina non congrui, a mio avviso, rovinano la grande armonia complessiva.
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brian77
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giovedì 18 marzo 2010
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solito precotto
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Ozpetek è sempre stato un bluff. Il livello è quello di un buon prodotto televisivo, ma tutto è scontato, ovvio, banale. C'è una buona professionalità, quella sì, e permette al film di stare in piedi, risultando a volte anche divertente. Però è girato e raccontato come una serie tv ben fatta, è quella la sua dimensione: e i personaggi sono superficiali, rappresentano tutti qualcosa, anziché essere qualcuno...
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massimiliano morelli
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giovedì 18 marzo 2010
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negli occhi quella dolce morte dolce
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Dicono che l'ora blu sia quel particolare momento crepuscolare della giornata in cui c'è troppa poca luce per essere giorno e troppo poco buio per essere notte. Il derviscio di celluloide Ozpetek vi si poggia con l'ambigua delicatezza dei veli trasparenti e sanguigni del suo Sud, per tessere un film sapientemente blu, in cui la palese dominante cromatica è la stessa delle storie che si va a raccontare. Non ci sono vincitori, né vinti, e la buona morale per una volta non ha fissa dimora, né interessa sapere dove sia. L' apprezzabile sforzo di autoresettaggio di un proprio mondo e del proprio modo di fare cinema, sta nell'aver messo attorno ad una delle sue celeberrime tavolate un girotondo di maschere brillanti, che vagano leggere, senza enfatizzare, né imporre la direzione etica a lui storicamente più cara.
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Dicono che l'ora blu sia quel particolare momento crepuscolare della giornata in cui c'è troppa poca luce per essere giorno e troppo poco buio per essere notte. Il derviscio di celluloide Ozpetek vi si poggia con l'ambigua delicatezza dei veli trasparenti e sanguigni del suo Sud, per tessere un film sapientemente blu, in cui la palese dominante cromatica è la stessa delle storie che si va a raccontare. Non ci sono vincitori, né vinti, e la buona morale per una volta non ha fissa dimora, né interessa sapere dove sia. L' apprezzabile sforzo di autoresettaggio di un proprio mondo e del proprio modo di fare cinema, sta nell'aver messo attorno ad una delle sue celeberrime tavolate un girotondo di maschere brillanti, che vagano leggere, senza enfatizzare, né imporre la direzione etica a lui storicamente più cara.
La filigrana calda e splendidamente ocra del fondale, restituisce la giusta dimensione ad un meridione troppo spesso messo in scena con mitologia campagnola eccessivamente grossolana, e dischiude per una volta il sipario su di un target medio-alto borghese, ricco di fallimenti e contraddizioni.
Le azzeccatissime spruzzate sonore vintage, lasciano affiancano la storia nella sua corsa verso direzioni molteplici sia narrative che interpretative, come in una grande burla collettiva che si prende gioco delle tante tragedie personali pur in essa inscatolate.
Le voci confuse dell'esterno, di quei tutti "che sanno", lambiscono, feriscono, ma lasciano in una piacevole vaghezza il tormentato godimento della grande famiglia del pastificio Cantone. Una famiglia che è allargata nei volti, ma anche nel tempo, con un ripetuto rientrare in scena del rimpianto del passato, in forma di flashback e svariate fotografie.
A proposito di fotografia: splendida. Il sole che non tramonta mai e schizza sulle bianche pietre del Salento ci mette luce e colore, ma gli occhi da spettatore hanno tanta voglia di portarsi dietro quei primi piani sbilenchi in successione, che diventano deliziosi ritratti da incorniciare, rumorosi fermi immagine in movimento.
Per tutto il film si grattugia alla ricerca del vero destinatario e mittente della poetica delle mine vaganti. Ed è pur vero che sembrano tutti un po’, dalla zia Luciana pateticamente ninfomane, ai due fratelli frastornati dal dover fingere di tener nascosta l'evidenza, al papà che vede sbriciolarsi sotto i piedi l'impasto di una vita già canalizzata, fino ad Alba, forse la più delicatamente esposta alla mancanza di un reale premio di consolazione.
Ma poi c'è una scena che regala il vero tocco d’ autore al più solare e giocosamente mediterraneo dei film di Ozpetek.
La delicata eutanasia glicemica della nonna è una poetica rivendicazione di una vita spesa da mina vagante, sbagliando per conto proprio, ed orgogliosamente fiera di averlo fatto.
Fino all' ultima pasta. Questa volta, in senso dolciario.
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maxaquila
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giovedì 18 marzo 2010
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cinquantamila lacrime non basteranno perchè....
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"Gli amori impossibili sono quelli che durano per sempre" dice Scamarcio alla Grimaudo che, squadrandolo per bene da dietro quello sprofondo di nero dei suoi occhi, gli risponde "che fregatura..."
Ozpetek torna a toccare le corde vibranti dello sconvolgimento dell'armonia familiare: gli uomini non vedono ciò che le donne sentono, così che l'omosessualità dei due fratelli, già nota alla sorella così come intuita da madri, nonne e cameriere è invece una dura scoperta per il padre e per i due stessi fratelli, divisi dalla vita quanto uniti dalla nuova consapevolezza reciproca scaturita dal voler gridare al mondo la propria condizione.
Un contesto universale come l'estrema propaggine italica del Salento, drammaticamente bello quanto lontano, un cast di attori stupendo, dai più avvezzi come Ilaria Occhini ed il perfetto Ennio Fantastichini, ai più giovani Preziosi, Scamarcio e Grimaudo, belli e dannati tanto quanto bravi, passando per una autoironica e seducente Elena Sofia Ricci.
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"Gli amori impossibili sono quelli che durano per sempre" dice Scamarcio alla Grimaudo che, squadrandolo per bene da dietro quello sprofondo di nero dei suoi occhi, gli risponde "che fregatura..."
Ozpetek torna a toccare le corde vibranti dello sconvolgimento dell'armonia familiare: gli uomini non vedono ciò che le donne sentono, così che l'omosessualità dei due fratelli, già nota alla sorella così come intuita da madri, nonne e cameriere è invece una dura scoperta per il padre e per i due stessi fratelli, divisi dalla vita quanto uniti dalla nuova consapevolezza reciproca scaturita dal voler gridare al mondo la propria condizione.
Un contesto universale come l'estrema propaggine italica del Salento, drammaticamente bello quanto lontano, un cast di attori stupendo, dai più avvezzi come Ilaria Occhini ed il perfetto Ennio Fantastichini, ai più giovani Preziosi, Scamarcio e Grimaudo, belli e dannati tanto quanto bravi, passando per una autoironica e seducente Elena Sofia Ricci.
Un ambientazione tanto rurale quanto industriale, come solo un pastificio tradizionale può essere, in un divenire tra antico e moderno accompagnato da dejavù onirici commisti ad una colonna sonora che fa tornare alla mente gli altri film di questo appassionato regista.
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