sabine
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sabato 13 marzo 2010
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così così
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Ad essere obiettiva, mi pare esagerato definire "ottimi" gli attori e la regia di questo film. Diciamo che tanto per passare un paio di orette di intrattenimento può andare bene, ma di qui a definirlo capolavoro ce ne passa, e, sul filone dei film a tematica omosessuale, Ozpetek non può certo competere con autori del calibro, per esempio, di Ozon.
Io sono andata a vedere il film ieri sera con due miei amici gay, a dire la verità mi son divertita di più ad ascoltare i loro commentini cattivi sul film che alle battute del film stesso.
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esticatsi
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sabato 13 marzo 2010
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film del tutto inutile
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Sono omosessuale, e dal mio punto di vista un film del genere poteva andare bene venti anni fa. Nel 2010 lo trovo del tutto inutile. Il personaggio del padre in particolare è una caricatura superficiale con battute esageratamente melodrammatiche. La recitazione a livello di fiction televisiva non aiuta. In una frase il mio giudizio sul film è: "Almodovar vorrei ma non posso".
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(di il conformista)
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antonio di natale
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sabato 13 marzo 2010
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uscito dalla sala soddisfatto
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divertente, originale, profondo. ottimi attori, ottima regia.
Sono uscito dalla sala soddisfatto.. e questo mi capita raramente..
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conrad_pd
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sabato 13 marzo 2010
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commediola fiacca e mal recitata.
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Una commediola che vorrebbe essere film d'autore ma che riesce al massimo a strappare un mezzo sorriso ogni tanto, subito smorzato dalle scarse performance degli attori e da una narrazione che scorre malamente.
I personaggi sono senza spessore, non si elevano oltre il livello di macchiette. La trama, anche se semplicissima, avrebbe potuto dare spunto a un sacco di situazioni comiche e di battute fulminanti, ma la sceneggiatura si perde in continue banalità, trascinandosi senza raggiungere picchi comici o drammatici.
La scena in cui gli spettatori presenti in sala hanno riso di più è stata quella in cui la nonna, senza alcun motivo, dice all'improvviso alla serva: "quanto sei brutta", una palese citazione da Almodovar, ma del tutto gratuita e priva di qualunque funzione narrativa; se la nonna avesse esclamato "mi scappa la cacca" sarebbe stato uguale.
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Una commediola che vorrebbe essere film d'autore ma che riesce al massimo a strappare un mezzo sorriso ogni tanto, subito smorzato dalle scarse performance degli attori e da una narrazione che scorre malamente.
I personaggi sono senza spessore, non si elevano oltre il livello di macchiette. La trama, anche se semplicissima, avrebbe potuto dare spunto a un sacco di situazioni comiche e di battute fulminanti, ma la sceneggiatura si perde in continue banalità, trascinandosi senza raggiungere picchi comici o drammatici.
La scena in cui gli spettatori presenti in sala hanno riso di più è stata quella in cui la nonna, senza alcun motivo, dice all'improvviso alla serva: "quanto sei brutta", una palese citazione da Almodovar, ma del tutto gratuita e priva di qualunque funzione narrativa; se la nonna avesse esclamato "mi scappa la cacca" sarebbe stato uguale. Altre tre o quattro citazioni sono sparse, in modo altrettanto gratuito, in altri punti del film. Mi ha lasciato particolarmente esterrefatto una imitazione di Tina Pica infilata del tutto a caso in un punto qualsiasi della pellicola senza alcuna giustificazione.
Il tema principale del film avrebbe dovuto essere l'omosessualità in rapporto alla famiglia, ma, francamente, perfino "Il vizetto" approfondisce socialmente e culturalmente il tema meglio di Ozpetek.
Criticare le scene della visita degli amici gay è come sparare sulla croce rossa, le battute sono deboli e sciocche e la recitazione arriva in alcuni casi ad essere fonte di dolore fisico per qualunque cinefilo che si rispetti. Gli altri attori non se la cavano meglio, neanche il protagonista, Riccardo Scamarcio, che per tutta la durata del film ha una varietà espressiva da paresi facciale; se lo si fosse sostituito con una sagoma di cartone probabilmente non si sarebbe notata molto la differenza. Il livello complessivo della recitazione è talmente scarso che viene l'impulso irrefrenabile di abbattere uno per uno i componenti del cast con un colpo di pistola alla tempia, per evitare ulteriori sofferenze al cinema italiano.
Oggi, che perfino il salumaio sotto casa si ritocca con Photoshop la foto per la tessera del bus, è da criminali girare un film senza sbattere un po' di cerone in faccia agli attori. Forse durante le riprese il truccatore era a casa ammalato, fatto sta che, durante la proiezione, ad ogni primo piano mi veniva l'impulso di andarmi a fare subito una maschera facciale alla vista dei crateri sui volti degli attori.
Alla fine del film, Ozpetek, da vero professionista, non ci risparmia il suo virtuosismo finale: il fantasma della nonna morta... di una prevedibilità e banalità talmente imbarazzante che avrei voluto scavare una fossa e sotterrarmi, vergognandomi io al posto del regista.
Buona visione.
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veronick
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sabato 13 marzo 2010
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gli amori impossibili
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Ozpetek riesce a far sorridere e commuovere con la stessa intensità in questo film. Momenti di pura comicità si affiancano a profonde riflessioni. Innanzi tutto sulla scelta e sul coraggio di scegliere, che ha Antonio ma non Tommaso, qualsiasi siano le conseguenze che tali scelte comportano. Tommaso non riesce a dichiarare la sua omossessualità e ad andare via come suo fratello. Non è semplice paura dei pregiudizi, ma mancanza di egoismo. La reazione del padre alla dichiarazione di Antonio lo spinge a fare un passo indietro, a rinunciare al sogno di andare a Roma e scrivere, e vivere finalmente libero la sua omosessualità.
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Ozpetek riesce a far sorridere e commuovere con la stessa intensità in questo film. Momenti di pura comicità si affiancano a profonde riflessioni. Innanzi tutto sulla scelta e sul coraggio di scegliere, che ha Antonio ma non Tommaso, qualsiasi siano le conseguenze che tali scelte comportano. Tommaso non riesce a dichiarare la sua omossessualità e ad andare via come suo fratello. Non è semplice paura dei pregiudizi, ma mancanza di egoismo. La reazione del padre alla dichiarazione di Antonio lo spinge a fare un passo indietro, a rinunciare al sogno di andare a Roma e scrivere, e vivere finalmente libero la sua omosessualità. La figura centrale in questa storia di pregiudizio e falso perbenismo (il padre di Tommaso incontra un' altra donna e la moglie ne è a conoscenza, la sorella di lei ha molti amanti e cerca di nasconderlo fingendo che siano ladri..) è la nonna. Lei, la "mina vagante", costretta a sposarsi contro la sua volontà con il fratello dell'uomo che amava, capisce la sofferenza di Tommaso e lo spinge ad agire, a sbagliare da solo, a non fare sempre quello che gli altri gli dicono di fare. Gli amori impossibili sono quelli che durano per tutta la vita, dice ad Alba, la figlia del socio dei Cantone. Infatti Alba, splendidamente interpretata da Nicole Grimaudo, si innamora perdutamente di Tommaso e anche dopo aver scoperto la sua omossessualità, continua ad amarlo in silenzio, soffrendo, e probabilmente continuerà a farlo per tutto il resto della sua vita, come ha fatto la nonna di Tommaso e Antonio con il cognato, Nicola. Lei, che è "normale" non riuscirà a vivere il suo amore, mentre loro, Tommaso e Marco, i "diversi", probabilmente riusciranno a vivere il loro. Sta a Tommaso scegliere se lasciarsi trasportare dall'istinto o se essere quello che gli altri vogliono che lui sia, sposare Alba, rimanere nella società del padre, insomma "normalizzarsi" ma essere infelice.
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hopeful70
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sabato 13 marzo 2010
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bellissimo
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L'ho visto nel pomeriggio e posso semplicemente dire che è un film stupendo dove il regista, come sempre nella maggior parte dei suoi film, riesce a mescolare alla perfezione tutti gli ingredienti dell'animo umano.
Si ride e si piange suscitando delle grandi emozioni. Ero prevenuto nei confronti di Scamarcio e di Preziosi ma devo ricredermi...sono stati entrambi bravissimi con una ottima recitazione...........la Savino poi è unica..........lo consiglio a tutti...gran bel film anche per sfatare i pregiudizi sull' Amore che riguarda tutti e in tutte le sue forme e caratteristiche.
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pippone
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venerdì 12 marzo 2010
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da non perdere
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Un film da non perdere. Ozpetek è stato geniale è riuscito a mescolare la parte comica alla parte drammatica facendone un capolavoro.
Un cast eccezionale, Se la cavano bene tutti. Innanzitutto la coppia Riccardo Scamarcio e Alessandro Preziosi, rispettivamente i fratelli Tommaso e Antonio in un ruolo molto diverso da quello da loro solitamente interpretato,complimenti ad entrambi hanno dimostrato di essere veri attori e non solo dei sexsymbol. Il papà (Ennio Fantastichini) veramente fantastico come anche la nonna ribelle interpretata da una fantastica Ilaria Occhini, la mamma Stefania (Lunetta Savino), la zia Luciana (Elena Sofia Ricci), invecchiata e imbruttita per esigenze di copione, e Alba (Nicole Grimaudo), l’amica di famiglia che s’innamora di Tommaso.
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Un film da non perdere. Ozpetek è stato geniale è riuscito a mescolare la parte comica alla parte drammatica facendone un capolavoro.
Un cast eccezionale, Se la cavano bene tutti. Innanzitutto la coppia Riccardo Scamarcio e Alessandro Preziosi, rispettivamente i fratelli Tommaso e Antonio in un ruolo molto diverso da quello da loro solitamente interpretato,complimenti ad entrambi hanno dimostrato di essere veri attori e non solo dei sexsymbol. Il papà (Ennio Fantastichini) veramente fantastico come anche la nonna ribelle interpretata da una fantastica Ilaria Occhini, la mamma Stefania (Lunetta Savino), la zia Luciana (Elena Sofia Ricci), invecchiata e imbruttita per esigenze di copione, e Alba (Nicole Grimaudo), l’amica di famiglia che s’innamora di Tommaso. Pecci nel ruolo di gay è più credibile di un vero gay.
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alespiri
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venerdì 12 marzo 2010
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la verità che rende liberi
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Si potrà obiettare che Ozpetek rappresenta il suo mondo; un mondo ideale, un’omosessualità borghese che non rompe gli schemi. Si potrà sempre rispondere che uno dei capolavori assoluti del cinema mondiale “C’era una volta in America” è stato un film che analogamente ha rappresentato un mondo ed un periodo storico in maniera non realistica (e per questo ha sopportato troppe critiche da storici che non capiscono niente di cinema) eppure ci ha colpiti dritto al cuore.
Ferzan gioca dunque sulla forza del sentimento, rendendo palese, ancor più che negli altri film, la sua filosofia sull’immortalità degli affetti, dei legami; nulla finisce, tutto ritorna se c’è amore.
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Si potrà obiettare che Ozpetek rappresenta il suo mondo; un mondo ideale, un’omosessualità borghese che non rompe gli schemi. Si potrà sempre rispondere che uno dei capolavori assoluti del cinema mondiale “C’era una volta in America” è stato un film che analogamente ha rappresentato un mondo ed un periodo storico in maniera non realistica (e per questo ha sopportato troppe critiche da storici che non capiscono niente di cinema) eppure ci ha colpiti dritto al cuore.
Ferzan gioca dunque sulla forza del sentimento, rendendo palese, ancor più che negli altri film, la sua filosofia sull’immortalità degli affetti, dei legami; nulla finisce, tutto ritorna se c’è amore. Un amore che elude gli schemi classici, un amore che va oltre l’esclusività e la possessività, un amore che, finalmente, rende liberi. Sarà vero? Non importa, siamo al cinema e quello che conta è l’emozione. Ed in questo film si sorride, si ride, si piange, ci si commuove profondamente. Tocca le nostre corde più profonde con poesia e vorremmo essere li, tutti insieme, nella splendida scena del ballo tra tutti i personaggi del film, in un abbraccio liberatorio. Ozpetek, infatti è nel finale che così ci accarezza risvegliando l’istinto consolatorio e fanciullesco che è in noi, sottolineando che a fianco del coraggio e di una verità che rende liberi, si deve dare sempre spazio al sogno.
“Ci vuole più coraggio a dire quello che si sente che a stare zitti”. Il regista fa dire ad Elena Sofia Ricci, vissuta, come altri personaggi del film, tacitando le espressioni più vere dell’emozione, censurando la propria modalità di essere o nascondendosi in una non consapevolezza di se. Questo è infatti un film sulla verità che deve venire fuori per liberare, per esplodere e le mine vaganti sono quelle persone che innescano questo processo di verità, si sacrificano per esso. Qualche volta si finisce per vivere per gli altri, ma gli altri quanto veramente vogliono che viviamo per loro? E quanto non ci vorrebbero per quello che siamo?
Ozpetek si conferma un grande regista.
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alespiri
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venerdì 12 marzo 2010
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la verità che rende liberi.
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Ci parla di famiglia Ferzan, una famiglia da cui fuggire per ritornare, con cui Tommaso ed Antonio, due fratelli apparentemente molto diversi, dovranno fare i conti per crescere.
E’ la storia di tante storie che confluiscono in un unico amore. La famiglia Cantone è proprietaria di un pastificio nella splendida periferia leccese, stupendamente fotografata. Una famiglia patriarcale e alto borghese.
Antonio (Alessandro Preziosi) lavora col padre (Ennio Fantastichini, già padre “contro” in Viola di mare) in azienda. Tommaso (Scamarcio), il fratello, torna in famiglia dopo aver studiato a Roma per prendere le redini dell’azienda insieme a lui, ma in realtà per dichiarare la propria omosessualità ed uscire di scena dalla pesante eredità familiare, per inseguire un sogno, quello di fare lo scrittore e di vivere con il suo amato compagno Marco.
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Ci parla di famiglia Ferzan, una famiglia da cui fuggire per ritornare, con cui Tommaso ed Antonio, due fratelli apparentemente molto diversi, dovranno fare i conti per crescere.
E’ la storia di tante storie che confluiscono in un unico amore. La famiglia Cantone è proprietaria di un pastificio nella splendida periferia leccese, stupendamente fotografata. Una famiglia patriarcale e alto borghese.
Antonio (Alessandro Preziosi) lavora col padre (Ennio Fantastichini, già padre “contro” in Viola di mare) in azienda. Tommaso (Scamarcio), il fratello, torna in famiglia dopo aver studiato a Roma per prendere le redini dell’azienda insieme a lui, ma in realtà per dichiarare la propria omosessualità ed uscire di scena dalla pesante eredità familiare, per inseguire un sogno, quello di fare lo scrittore e di vivere con il suo amato compagno Marco. Antonio in una memorabile scena a tavola lo precederà raccontando e svelando anche all’esterrefatto fratello, il suo essere gay da sempre e da sempre innamorato di un ex dipendente aziendale. Ciò inevitabilmente susciterà le ire del padre che finirà in ospedale infartuato. Tommaso entrerà in crisi e cercherà di non deludere le aspettative del genitore… Ruotano intorno a queste due figure, quelle della madre, Lunetta Savino, la nonna intrappolata in un amore impossibile Ilaria Occhini, straordinaria; un bravissimo Daniele Pecci che si riscopre attore brillante di talento e Nicole Grimaudo, bellissima e dolcissima tutor di Tommaso in azienda, tormentata da un’infanzia difficile.
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