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mercoledì 1 aprile 2020
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beato chi ti capisce.
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La recensione dell'illustre Becattini sembra sia scritta solo per le sue orecchie, farcita com'è di termini fuori dall'uso comune. Il diritto di critica è sacrosanto ma pare che il nostro in fin dei conti qui non recensisca il film ma si limiti a non sopportare il tema omosessuale, in qualunque forma lo si apprenda.
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emanuele r.
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lunedì 1 agosto 2016
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bel film comico, che fa anche riflettere
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Davvero un ottimo film Made in Italy, con un cast straordinario. La trama fa sorridere: un ragazzo omosessuale decide di rivelare questo segreto ai suoi genitori, ma il fratello lo precede e rivela la stessa cosa. Allora, il padre, conservatore convinto, lo manda fuori casa e non lo vorrà più rivedere. Così, la fiducia della famiglia sarà riversata sul protagonista, Tommaso, che dovrà prendere il posto del fratello nel pastificio di famiglia. È vero, questo film farà sorridere molto, ma è bello non solo per questo fatto, ma soprattutto perché alla comicità, si unisce la riflessione, infatti si affrontano molti temi, quali l'omosessualità e la difficoltà a farsi accettare dagli altri. Insieme a questa trama, si intrecciano anche altre storie, e verrà approfondita anche la psicologia dei personaggi componenti della famiglia.
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Davvero un ottimo film Made in Italy, con un cast straordinario. La trama fa sorridere: un ragazzo omosessuale decide di rivelare questo segreto ai suoi genitori, ma il fratello lo precede e rivela la stessa cosa. Allora, il padre, conservatore convinto, lo manda fuori casa e non lo vorrà più rivedere. Così, la fiducia della famiglia sarà riversata sul protagonista, Tommaso, che dovrà prendere il posto del fratello nel pastificio di famiglia. È vero, questo film farà sorridere molto, ma è bello non solo per questo fatto, ma soprattutto perché alla comicità, si unisce la riflessione, infatti si affrontano molti temi, quali l'omosessualità e la difficoltà a farsi accettare dagli altri. Insieme a questa trama, si intrecciano anche altre storie, e verrà approfondita anche la psicologia dei personaggi componenti della famiglia. Sicuramente un bel film da vedere per ridere e pensare allo stesso tempo.
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carlosantoni
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lunedì 26 ottobre 2015
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come perdere un’ora e mezza inutilmente
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Ogni tanto capita di assistere alla proiezione di un film di cui non si sentiva affatto il bisogno: questo è capitato a me vedendo questo film men che mediocre, dal titolo fin troppo furbesco. Me la sbrigo con poche osservazioni, a cominciare dagli aspetti meno urtanti, a quelli proprio insopportabili. Primo: la recitazione. Mediocre, quasi svogliata, quella di Placido; a dir poco noiosa quella di Maria Pia Calzone, con le labbrone botuliniche perennemente inchiodate in un sorrisetto melenso, incapace di cambiare registro. A parte qualche figura di secondo piano, si salva solo Scamarcio, grazie alla sua abilità (e intelligenza recitativa) di mantenere un basso profilo. Secondo: la location. Va bene che la Regione Puglia ha concorso a foraggiare questo lungometraggio (che dunque più che da storiella improbabile ma con immancabile happy end, deve funzionare da spot pubblicitario per il Tacco), ma trovo offensivo per lo spettatore l’inutile sfoggio di continue cartoline supersature di scorci paesaggistici, con tanto di fiori alle finestre che incorniciano questo o quel personaggio, stradicciuole leziosette corse in vespa senza casco, facciate di tufo biondo, strapiombi su un mare invitante, olivi ultracentenari e via di questo passo, insomma ammennicoli che non hanno a che fare con la storia raccontata, ma sono messi lì per distrarre dal più e il meglio che manca, cioè un film degno di questo nome.
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Ogni tanto capita di assistere alla proiezione di un film di cui non si sentiva affatto il bisogno: questo è capitato a me vedendo questo film men che mediocre, dal titolo fin troppo furbesco. Me la sbrigo con poche osservazioni, a cominciare dagli aspetti meno urtanti, a quelli proprio insopportabili. Primo: la recitazione. Mediocre, quasi svogliata, quella di Placido; a dir poco noiosa quella di Maria Pia Calzone, con le labbrone botuliniche perennemente inchiodate in un sorrisetto melenso, incapace di cambiare registro. A parte qualche figura di secondo piano, si salva solo Scamarcio, grazie alla sua abilità (e intelligenza recitativa) di mantenere un basso profilo. Secondo: la location. Va bene che la Regione Puglia ha concorso a foraggiare questo lungometraggio (che dunque più che da storiella improbabile ma con immancabile happy end, deve funzionare da spot pubblicitario per il Tacco), ma trovo offensivo per lo spettatore l’inutile sfoggio di continue cartoline supersature di scorci paesaggistici, con tanto di fiori alle finestre che incorniciano questo o quel personaggio, stradicciuole leziosette corse in vespa senza casco, facciate di tufo biondo, strapiombi su un mare invitante, olivi ultracentenari e via di questo passo, insomma ammennicoli che non hanno a che fare con la storia raccontata, ma sono messi lì per distrarre dal più e il meglio che manca, cioè un film degno di questo nome. Terzo: il film “Mine vaganti” di Ozpetek, già piuttosto mediocre, si svolgeva in Puglia, proprio come “Io che amo solo te”; anche in quello si parlava di una ricca famiglia, padrona arrogante e “democristiana”, produttrice di generi alimentari, di due fratelli uno dei quali destinato a succedere al padre nella direzione della ditta, l’altro a giro per il mondo in cerca di una propria dimensione; anche in quello si parlava dei problemi dell’omosessualità nascosta in famiglia, che alla fine si trovava il modo e il coraggio di rivelare all’interno di una circostanza importante; e c’era perfino Scamarcio, in quello come in questo. Insomma, dire che tutto quanto era già stato raccontato e visto è il minimo: che bisogno c’era di ripetere a calco, ma molto in peggio, la storielletta scarsa già raccontata da Ozpetek? Quarto: la sceneggiatura. È qualcosa di penosamente improbabile, i profili personali e le storie sono raccogliticci, un minestrone dove la somma degl’ingredienti non riesce affatto ad aumentarne il sapore, ma solo a creare confusione e stanchezza. Con una Littizzetto stridula e nevrotica che non stanca né irrita così tanto come in genere fa, semplicemente perché di stanchezza e irritazione ce ne sarebbe già abbastanza anche senza la sua presenza.
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[+] bravo ozpetek
(di montalbanovigata)
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jordan daniel
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martedì 2 giugno 2015
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troppo forte! si ride e si medita con ozpetek
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un bel film, veloce, divertente, soprattutto ironico, con un cast di bravissimi attori, scelti perfettamente nel ruolo che devono interpretare. Finalmente un film italiano intelligente, non ovvio, anzi attuale, contro i pregiudizi. L'ambientazione è intrigante, i dialoghi serrati e arguti - c'è la mano di Cotroneo, questo è evidente - la fotografia un capolavoro. Bello anche questo sovrapporsi di epoche, di storie, di un vissuto altamente emotivo. E poi il lato comico, grottesco. Un film da vedere, anche istruttivo, un inno alla libertà di essere e alla bellezza. Bravo il regista che finalmente esce da certi tentennamenti come in harem suarè, magnifiche presenze, cuore sacro.
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un bel film, veloce, divertente, soprattutto ironico, con un cast di bravissimi attori, scelti perfettamente nel ruolo che devono interpretare. Finalmente un film italiano intelligente, non ovvio, anzi attuale, contro i pregiudizi. L'ambientazione è intrigante, i dialoghi serrati e arguti - c'è la mano di Cotroneo, questo è evidente - la fotografia un capolavoro. Bello anche questo sovrapporsi di epoche, di storie, di un vissuto altamente emotivo. E poi il lato comico, grottesco. Un film da vedere, anche istruttivo, un inno alla libertà di essere e alla bellezza. Bravo il regista che finalmente esce da certi tentennamenti come in harem suarè, magnifiche presenze, cuore sacro... insomma molto molto meglio!
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jordan daniel
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martedì 2 giugno 2015
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troppo forte! si ride e si medita con ozpetek
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un bel film, veloce, divertente, soprattutto ironico, con un cast di bravissimi attori, scelti perfettamente nel ruolo che devono interpretare. Finalmente un film italiano intelligente, non ovvio, anzi attuale, contro i pregiudizi. L'ambientazione è intrigante, i dialoghi serrati e arguti - c'è la mano di Cotroneo, questo è evidente - la fotografia un capolavoro. Bello anche questo sovrapporsi di epoche, di storie, di un vissuto altamente emotivo. E poi il lato comico, grottesco. Un film da vedere, anche istruttivo, un inno alla libertà di essere e alla bellezza. Bravo il regista che finalmente esce da certi tentennamenti come in harem suarè, magnifiche presenze, cuore sacro.
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un bel film, veloce, divertente, soprattutto ironico, con un cast di bravissimi attori, scelti perfettamente nel ruolo che devono interpretare. Finalmente un film italiano intelligente, non ovvio, anzi attuale, contro i pregiudizi. L'ambientazione è intrigante, i dialoghi serrati e arguti - c'è la mano di Cotroneo, questo è evidente - la fotografia un capolavoro. Bello anche questo sovrapporsi di epoche, di storie, di un vissuto altamente emotivo. E poi il lato comico, grottesco. Un film da vedere, anche istruttivo, un inno alla libertà di essere e alla bellezza. Bravo il regista che finalmente esce da certi tentennamenti come in harem suarè, magnifiche presenze, cuore sacro... insomma molto molto meglio!
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trammina93
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venerdì 2 maggio 2014
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bello bello bello
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Io adoro Ozpetek e ho visto tutti i suoi film ma credo che questo sia il mio preferito. Il cast è favoloso. Tutti i personaggi sono ben caratterizzati, dai due fratelli gay (Scamarcio e Preziosi), ai genitori che non possono accettare l'omosessualità del figlio in un clima così chiuso di mente e basato sull'apparenza come quello del sud (Ennio Fantastichini e Lunetta Savino), alla sorella sottovalutata perchè è donna e sposata con un idiota, la zia (Elena Sofia Ricci) un pò svampita, alla ricerca di una nuovas avventura amorosa fino alla mina vagante, la serva maltrattata ma gentile, la fantastica nonna (Ilaria Occhini) che non sembra appartenere a quella famiglia per quanto si differenzia dal resto della famiglia e per la schiettezza con cui affronta i famigliari.
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Io adoro Ozpetek e ho visto tutti i suoi film ma credo che questo sia il mio preferito. Il cast è favoloso. Tutti i personaggi sono ben caratterizzati, dai due fratelli gay (Scamarcio e Preziosi), ai genitori che non possono accettare l'omosessualità del figlio in un clima così chiuso di mente e basato sull'apparenza come quello del sud (Ennio Fantastichini e Lunetta Savino), alla sorella sottovalutata perchè è donna e sposata con un idiota, la zia (Elena Sofia Ricci) un pò svampita, alla ricerca di una nuovas avventura amorosa fino alla mina vagante, la serva maltrattata ma gentile, la fantastica nonna (Ilaria Occhini) che non sembra appartenere a quella famiglia per quanto si differenzia dal resto della famiglia e per la schiettezza con cui affronta i famigliari. Un film molto leggero, molto divertente ma che a tratti è molto profondo, persino drammatico. Ozpetek sa affrontare la tematica dell'omosessualità sempre in modo originale e in questo film lo fa divinamente, con ironia, senza essere pesante. Ottimo connubio di comico e tragico. Scaglio una freccia a favore di Scamarcio che, pur partendo da film adolescenziali come Tre metri sopra il cielo (scelta furba perchè si è fatto conoscere al grande pubblico), si è mosatrato sempre più talentuoso. In questo film è più bravo che mai. Come passare da bello e tenebroso a gay che balla davanti lo specchio Cinquantamila. Bellissima scena. Anche gli altri attori che inyerpretano i suoi amici di Roma sono stati fantastici (in particolare Daniele Pecci è stato fantastico). Il monologo finale poi è bellissimo e anche toccante. Se vi piace Ozpetek non potete non vedere questo film, se invece non vi piace Ozpetek dopo questo film cambierete idea.
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giogiob
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lunedì 3 marzo 2014
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bello
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iladec
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domenica 20 ottobre 2013
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il migliore di ozpetek
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La storia di una famiglia pugliese, tra passioni e incomprensioni. Un film capolavoro, ritratto di una famiglia irresistibile. Cast d'eccezione, spiccano Riccardo Scamarcio , Alessandro Preziosi e la bravissima Ilaria Occhini. Un film da vedere e rivedere. Ottima location.
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tonysierra
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domenica 1 settembre 2013
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l'amore non ha limiti
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Cosa dire, il solito Ozpetek!!!
Un dei suoi soliti film che lascia sempre a bocca aperta, ti lascia domande, ti segna dentro!!!
Bella l'interpretazione dei vari attori, magicamente guidati nel migliore dei modi a rappresentare i vari personaggi...
Ne consiglio la visione
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director's cult
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mercoledì 26 giugno 2013
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normalità, che brutta parola
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Ferzan Oxpetek abbandona i toni drammatici e sperimenta la commedia, e per farlo utilizza il pampleth dei parenti serpenti, colladauta sin dai film di Mario Monicelli e Dino Risi. L'immancabile tavolata (ormai divenuto un leit motiv del regista) presenta portate intrise di ipocrisie, amarezze, velleità, cose non dette, cose dette (che non dovevano essere dette), malori e sorrisi tirati, servite per l'occasione in una cittadina pugliese (per una volta non si vede la solita Roma o Milano) che sembra un po' ferma nel tempo, sostenuta dai pettegolezzi, mal dicenze e malignità.
E se da un lato il regista italo-turco presenta una famiglia alto-borghese al collasso dei sentimenti, finita in mille pezzi che tenta faticosamente di rimettere i cocci insieme, dall'altro punta lo sguardo sulle ipocrisie della borghesia italiana fatta di sguardi, risate (vere o presunte), voci, commenti sotto voce, verità che non si accettano e tutti portano delle maschere pseudo pirandelliane.
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Ferzan Oxpetek abbandona i toni drammatici e sperimenta la commedia, e per farlo utilizza il pampleth dei parenti serpenti, colladauta sin dai film di Mario Monicelli e Dino Risi. L'immancabile tavolata (ormai divenuto un leit motiv del regista) presenta portate intrise di ipocrisie, amarezze, velleità, cose non dette, cose dette (che non dovevano essere dette), malori e sorrisi tirati, servite per l'occasione in una cittadina pugliese (per una volta non si vede la solita Roma o Milano) che sembra un po' ferma nel tempo, sostenuta dai pettegolezzi, mal dicenze e malignità.
E se da un lato il regista italo-turco presenta una famiglia alto-borghese al collasso dei sentimenti, finita in mille pezzi che tenta faticosamente di rimettere i cocci insieme, dall'altro punta lo sguardo sulle ipocrisie della borghesia italiana fatta di sguardi, risate (vere o presunte), voci, commenti sotto voce, verità che non si accettano e tutti portano delle maschere pseudo pirandelliane.
Tutti recitano un ruolo: la madre tenta in tutti i modi di tenersi stretta la rispettabilità di donna borghese e sorvola sul tradimenti del marito, anche se non risparmia battute al vetriolo contro le malelingue.
Il padre vede complotti ovunque, gli amici di Tommaso devono recitare il ruolo dell'uomo macho per poi sfogarsi in spiaggia con un balletto (è la parte più divertente del film, ricca di humour, dove il regista si prende scherzosamente in giro).
Il personaggio della nonna è l'unica a non accettare di fingersi ciò che non è, e allora viene considerata una mina vagante, ma in realtà per un modo o per un altro lo sono tutti o quasi, perché alla fine Tommaso decide di mantenere la finzione, sacrificandosi in parte e diventando una sorta di collante per quei cocci rotti che è la sua famiglia.
Tommaso alla fine rivela di avere la mentalità più borghese perché non ha il coraggio di sfidare fino in fondo le convenzioni (rappresentate dalla famiglia e dalla società) rimanendo legato alle convenzioni,. Alla fine tutto si ricompone e si accettano i difetti.
Ozpetek osa ma si frena, avrebbe dovuto mettere un po' più di cinismo e sana cattiveria nelle pietanze che ha cucinato.
Normalità che brutta parola. Ma forse non è così brutta come sembra.
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