Il film iperreale e saturato diretto da Guy Moshe.
di Marlen Vazzoler
Un samurai ed un girovago contro una gang di assassini
Tra i vari film che verranno presentati a settembre al Toronto Film Festival ha destato particolare attenzione l'opera del regista israeliano Guy Moshe, Bunraku, il suo secondo lungometraggio cinematografico.
Moshe usando lo stile neo-noir, l'espressionismo tedesco e il futurismo russo crea un opera in cui vengono amalgamati i film sui samurai, le scazzottate e gli spaghetti western. In Bunraku le sequenze d'azione sono coordinate da Clayton Barber e dal coreografo di combattimenti Larnell Stovall che evocano un'opera che sembra un incrocio tra Senza esclusione di colpi e Gene Kelly.
Nicola il Boscaiolo (Ron Perlman) è l'uomo più potente est dell'Atlantico, un oscuro boss del crimine che governa con pugno di ferro e con l'aiuto di nove diversi assassini e la Red Gang, una forza con cui non si scherza. Il suo braccio destro è il killer # 2 (Kevin McKidd), un cuore freddo, che parla mellifluamente, un assassino vestito di rosso e che sulla punta dei piedi brandisce una lama mortale senza rimorsi. I cittadini vivono nella paura di questo branco di lupi, e attendono l'arrivo di un eroe in grado di rovesciare il tiranno.
Una notte, un uomo (Josh Hartnett) entra nel bar del ribelle locale (Woody Harrelson) con due desideri: un bicchierino di whisky e poter uccidere Nicola. Presto, un altro estraneo entra nel bar, un samurai di nome Yoshi (interpretato dalla pop star giapponese Gackt). Yoshi vuole vendicare il padre e riprendere un talismano che Nicola rubato dal suo clan. Armati con dei destini incrociati e forniti di un incredibile abilità nel combattimento, i due si mettono in viaggio, rompendo ossa e teste in cerca di Nicola.