Christopher è un ragazzo di buona famiglia, che ha vissuto un'infanzia tormentata dal rapporto difficile dei suoi genitori e dalla frustazione del padre, collaboratore della NASA. Unica sua confidente è la sorella, unici amici i libri di autori straordinari che gli raccontano la solitudine ed i viaggi, la ricerca di se stessi e la libertà.
Terminata la scuola, arriva il momento del collage, che sarà finanziato dalla famiglia e dal fondo per gli studi. A tale scopo il padre, come regalo per la maturità, gli propone di cambiare macchina; la macchina di Chris è quello che viene definito un "catorcio" ma è la macchina che aveva tanto ricercato non appena patentato. Chris ha in mente altro: l'abbandono totale all'avventura, lo scrollarsi di dosso di tutti i privilegi di una società agiata e tecnologicamente avanzata, il ritorno alla natura selvaggia,insonna, la ricerca della felicità!
Parte allora, scappando di casa, alla volta dell'alaska, senza soldi (Il fondo per gli studi lo da in beneficenza), con in mente il solo fisso obiettivo dell'Alaska.
Nel suo cammino molti i personaggi incontrati: una coppia di hippie ormai attempata, legati al sogno degli anni settanta ma comunque legati al concetto di famiglia ormai sfuggitogli; un agricoltore che contrabbanda apparecchiature elettroniche; un signore, veterano della seconda guerra mondiale, che ha perso moglie e figli in un incidente stradale e che ora si è abbandonato alla vita, lavorando il cuoio ed una coppia di giovani nord europei anche loro in cerca di avventura.
Tutto fila nella trama del racconto (tralaltro tratto da una storia vera) e ci da una chiara visione e caratterizzazione del personaggio Christopher; quello che invece rimane buttato là e non approfondito, è la creazione del rapporto con i personaggi che il protagonista incontra: troppo profondo appare nella sua rappresentazione ma inverosimile dal punto di vista concettuale (come può arrivare un ragazzo di venti anni dare consigli di vita ad uno di 80?). Si capisce come i tempi cinematografici dettino la tempistica degli eventi ma un bravo regista sa "rimanere nei tempi" (Che sono anche abbastanza lunghi: 148 minuti). Ultima analisi negativa: la fine del film.
Il protagonista afferma "la felicità non è nulla se non condivisa"! Dovrebbe cosi cadergli tutto l'ideale che si era venuto a creare nella mente fino a questo punto, in più alimentato dal fatto di rimanere intrappolato senza viveri ed avvelenato da bacche selvatiche; invece niente è più veloce che il trapasso.
Usciamo dal cinema con un pò di amaro in bocca, ma anche con un retrogusto dolce che ci piace! Pen è stato bravo a non cercare lo spettacolo dato dai paesaggi ma la camera è sempre stretta sui personaggi; gli serviva focalizzare sulle persone e sulla loro reale solitudine ed evasione dal mondo frenetico, non tanto sulla natura che fa solo da contenitore. Altra delizia, la colonna sonora, affidata alle eccezionali corde vocali di Eddie Vedder, cantente dei Pearl Jam, con la sua chitarra, che ci da le calde senzazioni dei paesaggi e degli stati d'animo.
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