Into the Wild - Nelle terre selvagge |
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Un film di Sean Penn.
Con Emile Hirsch, Marcia Gay Harden, William Hurt, Jena Malone.
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Titolo originale Into the Wild.
Drammatico,
durata 148 min.
- USA 2007.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 25 gennaio 2008.
MYMONETRO
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perdersi per ritrovarsi
di JonnyLoganFeedback: 31881 | altri commenti e recensioni di JonnyLogan |
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domenica 1 settembre 2024 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
“Perdersi per ritrovarsi ….”
– Chris McCandless
Questo il messaggio veicolato dal terzultimo film diretto da Sean Penn, gravemente snobbato fra i vincitori della notte degli Oscar 2008 ma non certo ignorato al botteghino. La vita di un ragazzo agiato che solamente attraverso i classici della letteratura riuscì a placare un vuoto interiore altrimenti incolmabile.
Fra gli autori prediletti da McCandless, e sua vera fonte d’ispirazione: Jack London, con i suoi Il richiamo della foresta (The Call of the Wild; 1903) e Zanna Bianca (White Fang; 1906) e soprattutto Henry David Thoureau, filosofo e autore americano del XIX secolo, precursore dell’ambientalismo e reso celebre dal suo romanzo autobiografico: Walden, ovvero vita nei boschi (Walden; or, Life in the Woods; 1854). Già incensato dal professor John Keating de L’attimo Fuggente (Dead Poets Society; 1989).
Autori che, nella mente dell’appena ventiquattrenne Chris diventano immediatamente dispensatori di consigli e mentori di uno stile di vita molto differente rispetto a quello che la sua famiglia avrebbe anelato per lui. Penn, partendo dal romanzo omonimo scritto dal giornalista per diletto e alpinista, per professione, Jon Krakauer; e dopo aver lottato per oltre dieci anni con i genitori di McCandless, per poter portare sul grande schermo la storia di Chris, è riuscito nel non facile compito di restituire una dignità e una maggiore profondità alla figura di un ragazzo che da molti è stato osservato con grande ammirazione, ancora oggi le peregrinazioni di McCandless sono replicate da stuoli di ammiratori. Ma da altri tacciato di una grave serie d’inutili imprudenze. Nel mezzo una storia struggente, ripercorsa attraverso i ricordi e le testimonianze delle persone che nel corso dei due anni hanno avuto occasione d’incontrarlo, che gli hanno parlato cercando di capirne le ragioni che lo hanno portato a una scelta così drastica e in controtendenza.
Una pellicola accompagnata da una splendida fotografia e da un altrettanto splendida
colonna sonora composta dal leader dei Pearl Jam: Eddie Vedder che per l’occasione ha scelto di creare una serie di brani inediti ed esclusivamente acustici.
Sullo sfondo le movenze di Emile Hirsc, le cui variazioni di peso, necessarie a sottolineare la vita fatta di stenti di McCandless, e un’interpretazione mirata a enfatizzarne le idee molto radicali, ne hanno velocemente proiettato le azioni nel jet set della mecca di Hollywood. Il contorno è una sfilata di situazioni e personaggi, questi ultimi interpretati da un nugolo di ottimi caratteristi fra cui è difficile non notare l’attore e produttore cinematografico Vince Vaughn e William Hurt nel ruolo del padre di Chris.
Film imperdibile se siete appassionati di viaggi e letteratura. E in ogni caso da vedere per rendersi conto che a volte la realtà può facilmente superare la fantasia e la finzione.
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