Into the Wild - Nelle terre selvagge

Il film rappresenta ciò che la libertà non significa. Un giovane ragazzo che fugge da una società consumista e compie il suo viaggio lungo gli Stati Uniti spiegando alle persone che incontra, con non poca presunzione e con la verità in tasca, cosa significhi la vera libertà. Con grande evidenza ha un nemesi interiore rappresentata dal rifiuto della sua radice familiare borghese e dall'impossibile conciliazione con la società moderna. Vorrebbe, imbrigliando le parole di Dostoevskij, rappresentare ciò a cui lui stesso aspira estraniandosi completamente dalla società : io solo capisco...gli altri sono tutti imbecilli. In fuga continua, e ammonito dalle persone che incontra non capirà mai la sua lezione se non in punto di morte, ovvero che l'uomo è un essere sociale e che un refrigeratore gli avrebbe fatto comodo. Il tutto dopo aver ingerito bacche velenose, preso dai morsi della fame. Se la pellicola è di innegabile bellezza in ragione della splendida fotografia,  non posso dire altrettanto della trama...la ricerca della libertà dovrebbe essere scevra da nemesi interiori, altrimenti diviene una fuga da sé stessi, perfettamente fallimentare, ostinata, estremizzata e personale, invece che una dipartita dalla società consumista e progressista a cui si è avvinghiati. Sinceramente più che una personalità da stimare ed erigere a simbolo di libertà, tutt'ora celebrata con visite di appassionati al suo Bus sperduto negli Status, mi ha dato solo l'idea di una persona fragile e profondamente incauta.