Quanto siamo diversi, noi europei: capisco che il film racconta una storia vera, di uno che provava le stesse cose che tanti di noi hanno provato, peraltro sperimentando ricerche personali e lotte interiori senza lasciarci la pelle...ma questa adesione incondizionata, del film alle scelte di vita del personaggio un po' mi irrita.
I percorsi iniziatici sono tali se conducono da qualche parte, e chissenefrega dei testamenti spirituali: se hai buttato via la vita per capire che la vera felicità è quella condivisa non sei arrivato da nessuna parte. Avrei voluto, da parte del regista, un richiamo morale, in questo senso, e non la glorificazione di un giovanotto che in fondo non ha fatto altro che respingere tutti coloro che cercavano di amarlo ed aiutarlo e la cui morte, tutt'altro che una catarsi, a me pare non sia altro se non il castigo più grande per i suoi genitori ( ma visto che era tanto intelligente, il giovane americano, non ci poteva parlare, con papà e mamma?).
Ho apprezzato la regia, molto, tranne in quegli indugi sulle performace del protagonista e in alcuni ghirigori e compiacimenti di cui si poteva fare a meno.
Non so se il film è fedele al libro cui si ispira, che non ho letto e non leggerò, ma all'età del protagonista io non mi sarei fatta fermare da un fiumiciattolo in piena, e ne avrei risalito la corrente alla ricerca di un guado....e sapevo fin troppo bene che tra i frutti di madre terra si nascondono pericoli mortali...ecco, avrei voluto un monito in questo senso, se vi vien voglia di fare i Robinson nelle terre selvagge o, analogamente, se vien voglia di fare una qualsiasi esperienza estrema, fatelo con saggezza e non solo con coraggio...
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mirko
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venerdì 8 febbraio 2008
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re:martina
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non capisco se stai commentando un film o se stai giudicando una persona... son due cose diverse, non credi??
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araxe
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sabato 9 febbraio 2008
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forse...
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forse il guado del fiume in piena aveva un altro significato... scusa se te lo faccio notare, ma credo che tu abbia visto solo quello che appariva sullo schermo
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-p
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sabato 9 febbraio 2008
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brava
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Brava Martina, finalmente leggo una recensione intelligente e saggia. Io, a differenza tua, non ho neanche apprezzato la regia, seppur esteticamente ben ricercata a tratti ma incoerentemente e drasticamente rovinata e falsata proprio da quegli indugi "patinati" sulle performace del protagonista.Trovo molto più "wild" il cinismo di South Park.Paolo
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winglets
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sabato 9 febbraio 2008
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a volte non è facile parlare con papà è mamma
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Quando nasci e cresci con 2 genitori che non sono in grado di capire le tue reali aspirazioni, quando i loro litigi ti entrano cosi' profondamente dentro che il solo fatto di parlargli ti irrita (e poi non capirebbero), allora sei portato al gesto estremo. Molti di noi fanno gesti molto meno estremi di quello di McCandless ma di sicuro sono gesti che si manifestano quando non è facile parlare con mamma e papà.La rabbia da sfogare, causata dai comportamenti imposti dai genitori, l'impotenza di poter decidere di andartene quando sei ancora un ragazzino, diventano armi potentissime una volta diventati autonomi. E si esplode. Peccato per l'ingenuità estrema causa della sua giovinezza che lo ha portato a fare una brutta fine.
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Quando nasci e cresci con 2 genitori che non sono in grado di capire le tue reali aspirazioni, quando i loro litigi ti entrano cosi' profondamente dentro che il solo fatto di parlargli ti irrita (e poi non capirebbero), allora sei portato al gesto estremo. Molti di noi fanno gesti molto meno estremi di quello di McCandless ma di sicuro sono gesti che si manifestano quando non è facile parlare con mamma e papà.La rabbia da sfogare, causata dai comportamenti imposti dai genitori, l'impotenza di poter decidere di andartene quando sei ancora un ragazzino, diventano armi potentissime una volta diventati autonomi. E si esplode. Peccato per l'ingenuità estrema causa della sua giovinezza che lo ha portato a fare una brutta fine. Poteva cavarsela diversamente con un po meno cose da dover perdonare.
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sassolino
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domenica 10 febbraio 2008
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stronzate manichee
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devi sapere che il cinema non è necessariamente ciò che teorizzava eizsenstein, ovvero un pamphlet socio-pedagogico volto al miglioramento della società. Il cinema è anche sogno, trasvolo, fantasia, caos. Eppoi (come scriveva Dante) vorrei proprio sapere se è il tuo modello di vita che porta felicità, che conduce alla maturità, quando occorre ricordare che il termine maturità è quanto di più discutibile si possa mettere in campo. Certi film vanno presi come prendeva il tram fantozzi, di corsa, senza riflettere troppo, godendosi il marasma del tram o restandone soffocati. E in modo simile certe scelte di vita, spesso non mediabili dalla maturità. Medita!
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-p
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domenica 10 febbraio 2008
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sassolino nello stagno
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Il cinema è anche sogno, trasvolo, fantasia, caos... dici bene Sassolino, il cinema può essere tante cose ma bisogna farlo bene.Secondo me invece Martina ha semplicemente azzeccato quelli che sono i limiti del tram sul quale è salita, e lo ha fatto di corsa, senza riflettere troppo, proprio come fantozzi...medita sassolino medita
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sassolino
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domenica 10 febbraio 2008
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una ballata springsteeniana
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Ha i toni e le cadenze di una ballata springsteeniana questo film che a tratti sembra ricordare "la rabbia giovane" di terence Malick dove la natura si presentava come ostile all'uomo e la società veniva accennata sullo sfondo di grandi paesaggi addormentati, grandi pianure senza senso. Qui la componente panica accresce ancor di più la sensazione d'estasi che si percepisce e insieme il disagio della famiglia medio borghese incapace di dare risposte a un vuoto esistenziale compensabile soltanto con la voracità del viaggio, con la curiosità quasi maniacale di scoprire a poco a poco il significato di ciò che circonda. Ne risulta un'opera elegiaca, cadenzata dai rallenti, da campi lunghi, da primi piani che si imprimono per sempre sullo spettatore non lasciando tregua ad alcun tipo di ottimismo.
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Ha i toni e le cadenze di una ballata springsteeniana questo film che a tratti sembra ricordare "la rabbia giovane" di terence Malick dove la natura si presentava come ostile all'uomo e la società veniva accennata sullo sfondo di grandi paesaggi addormentati, grandi pianure senza senso. Qui la componente panica accresce ancor di più la sensazione d'estasi che si percepisce e insieme il disagio della famiglia medio borghese incapace di dare risposte a un vuoto esistenziale compensabile soltanto con la voracità del viaggio, con la curiosità quasi maniacale di scoprire a poco a poco il significato di ciò che circonda. Ne risulta un'opera elegiaca, cadenzata dai rallenti, da campi lunghi, da primi piani che si imprimono per sempre sullo spettatore non lasciando tregua ad alcun tipo di ottimismo. Un film bigger than life dove anche gli attori risultano essere minuscoli, figure di contorno di un progetto più grande, forse proprio il progetto divino. Servito da calda musica country e fiabescamente narrato in voce off rimane uno dei più bei film degli ultimi anni, capace di scardinare anche il cupo pessimismo eastwoodiano.
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sassolino
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martedì 12 febbraio 2008
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x quel ....... p
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te sei pazzo! e lo stesso marina, occorre usare l'intolleranza contro l'assenza di capacità critica! bestie
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-p
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sabato 16 febbraio 2008
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capacità critica
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i tuoi insulti Sassolino hanno i toni e le cadenze di una ballata springsteeniana...
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sassolino
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domenica 17 febbraio 2008
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coda
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tanto per fare una coda a Paolo gli dirò che lo aspetto sul ring di caos calmo, dove springsteen è stato bandito da tempo!
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baggio10
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venerdì 22 febbraio 2008
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riflessione per martina
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Tu dai un giudizio sul film e poi dici che nn sai se è fedele al libro o no e dici che nn lo leggerai mai,questo dice già tutto,critichi senza avere informazioni complete,visto che il film lo ha fatto sullo spunto del libro,che tra l altro è molto bello.Lui s è fermato al fiume in piena perchè era convinto d poter aspettare visto che c era riuscito per d 100 gg, seconda cosa,conosceva bene i frutti d madre terra,e nel film t dice che ha sbagliato piante ma in realtà ha preso quelle giuste,solo che in estate i suoi frutti producevano 1 alcaloide che danneggiava l organismo,e d questa cosa nessun libro su piante l aveva menzionato. 1 volta in quelle condizioni nn poteva andar molto lontano,poi dire che era un fiumiciattolo è riduttivo,visto che era un fiume in piena che trascinava anche detriti vari.
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Tu dai un giudizio sul film e poi dici che nn sai se è fedele al libro o no e dici che nn lo leggerai mai,questo dice già tutto,critichi senza avere informazioni complete,visto che il film lo ha fatto sullo spunto del libro,che tra l altro è molto bello.Lui s è fermato al fiume in piena perchè era convinto d poter aspettare visto che c era riuscito per d 100 gg, seconda cosa,conosceva bene i frutti d madre terra,e nel film t dice che ha sbagliato piante ma in realtà ha preso quelle giuste,solo che in estate i suoi frutti producevano 1 alcaloide che danneggiava l organismo,e d questa cosa nessun libro su piante l aveva menzionato. 1 volta in quelle condizioni nn poteva andar molto lontano,poi dire che era un fiumiciattolo è riduttivo,visto che era un fiume in piena che trascinava anche detriti vari. se ha resistito per 112 gg vuol dire che era molto preparato e se nn era per l avvelenamento del quale nn ha tutte le colpe ce l avrebbe fatta,e in quel caso nessuno avrebbe parlato d lui
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baggio10
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venerdì 22 febbraio 2008
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riflessione per martina 2
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Penn nn ha glorificato nessuno,ha solo portato sullo schermo la storia di quel ragazzo tramite le lettere che ha scritto alle persone conosciute durante il viaggio e tramite le testimonianze di queste persone e della famiglia. lui voleva vivere a contatto con la natura e quando ha capito determinate cose ha deciso di tornare indietro. il fatto che il film ha un adesione alla scelta di vita del protagonista è solo perchè appunto ne voleva raccontare la storia attraverso le documentazioni che aveva e nn capisco perchè il regista avrebbe dovuto dare dei richiami morali sull operato di chris,visto che il suo intento nn era quello. come anche lo scrittore del libro disse in parole povere: io racconto la storia e poi sta ad onguno di noi giudicare l operato del ragazzo in base alle nostre idee.
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Penn nn ha glorificato nessuno,ha solo portato sullo schermo la storia di quel ragazzo tramite le lettere che ha scritto alle persone conosciute durante il viaggio e tramite le testimonianze di queste persone e della famiglia. lui voleva vivere a contatto con la natura e quando ha capito determinate cose ha deciso di tornare indietro. il fatto che il film ha un adesione alla scelta di vita del protagonista è solo perchè appunto ne voleva raccontare la storia attraverso le documentazioni che aveva e nn capisco perchè il regista avrebbe dovuto dare dei richiami morali sull operato di chris,visto che il suo intento nn era quello. come anche lo scrittore del libro disse in parole povere: io racconto la storia e poi sta ad onguno di noi giudicare l operato del ragazzo in base alle nostre idee.senza cmq giudicare l animo del ragazzo visto che nessuno di noi l ha mai conosciuto e nn si può quindi conoscere a fondo le sue idee e le sue motivazioni
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gneul
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lunedì 25 febbraio 2008
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dio mio, questi italiani
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Dal titolo emerge chiaramente la tua avversione verso ciò che è diverso da noi (a questo punto però quando dici "noi europei" forse intendevi dire "noi italiani"?!): se conoscessi meglio il continente americano probabilmente ti accorgeresti che è popolato da un'umanità varia e colorata, spesso molto distante dai clichè che qui vanno di gran moda.Tornando al tuo commento, concordo con mirko, mi sembra che il tuo commento, più che rivolto al film, sembra diretto al protagonista reale e alla sua storia finita con un epilogo così tragico.
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martina
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lunedì 25 febbraio 2008
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...accidenti...ed è solo un film
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Per puro caso ho scoperto la cascata di commenti suscitati dal mio sfogo...calma, signori, è solo un film...poi mi son vista "Arthur e il popolo dei Minimei" con le mie bambine e mi son bel che dimenticata di Penn, dell'Alaska, e del fiume in piena...a proposito ci sono una mamma e papà in "Arthur" che farebbero andare molti di noi sulla Luna, altro che in Alaska....baci a tutti
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-p
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lunedì 25 febbraio 2008
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dio mio
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A questo punto spero che prima o poi Martina torni a difendere la sua bella recensione. Per quanto mi riguarda non credo assolutamente che Martina abbia avversioni sul "diverso" da noi, nè sugli americani e nè tanto meno su un libro che non ha neanche letto e non ci trovo niente di male se non vuole leggerlo, al di là che possa essere un bellissimo libro o no.Le sue intelligenti critiche sono rivolte soprattutto alla sceneggiatura (del film ed ovviamente quindi del suo protagonista) e come uno può interpretarla e/o criticarla.In più lei parla anche molto chiaramente della regia che apprezza ma di cui però nota una, secondo me, grave falla e cioè quegli indugi sulle performace del protagonista e in alcuni ghirigori e compiacimenti di cui si poteva fare a meno.
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A questo punto spero che prima o poi Martina torni a difendere la sua bella recensione. Per quanto mi riguarda non credo assolutamente che Martina abbia avversioni sul "diverso" da noi, nè sugli americani e nè tanto meno su un libro che non ha neanche letto e non ci trovo niente di male se non vuole leggerlo, al di là che possa essere un bellissimo libro o no.Le sue intelligenti critiche sono rivolte soprattutto alla sceneggiatura (del film ed ovviamente quindi del suo protagonista) e come uno può interpretarla e/o criticarla.In più lei parla anche molto chiaramente della regia che apprezza ma di cui però nota una, secondo me, grave falla e cioè quegli indugi sulle performace del protagonista e in alcuni ghirigori e compiacimenti di cui si poteva fare a meno. Grazie Martina.
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martedì 26 febbraio 2008
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martina
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Meno male che sei tornata Martina con la tua saggezza... L'accanimento sul tuo sfogo ed in generale su chi non ha apprezzato questo film è tanto eccessivo quanto le lodi che ha suscitato.Andrò a vedere questo Arthur...
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gneul
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martedì 26 febbraio 2008
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x p
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Scusa ma il mio commento non mi è sembrato accanito, semplicemente espone la mia contrarietà ad un titolo che, se le parole hanno ancora un senso, denota il solito atteggiamento di critica fine a sè stessa su alcuni aspetti della realtà americana che forse sono poco conosciuti..tutto qua! Se invece si discute del fatto che in alcune parti del film ci siano delle voci "fuori campo" superflue posso anche essere d'accordo con voi.Ciao
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-p
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martedì 26 febbraio 2008
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tutto qua!
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Niente di personale contro di te Gneul, intendevo un accanimento più generale. Cmq secondo me sbagli perchè giudichi la recensione soltanto dal titolo mentre se invece si legge attentamente lo sfogo di Martina non si denota assolutamente nessun atteggiamento di critica fine a se stessa... tutto qua! per quanto riguarda invece le voci "fuori campo" non sono certo le uniche cose, secondo me, ad essere superflue... Ciao
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martina
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mercoledì 27 febbraio 2008
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il vero problema
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Direi che al cinema ci sono due gruppi, quelli che sentono di avere poco tempo a disposizione, e quando vedono un film devono poterlo catalogare in qualche modo: mi ha insegnato, mi ha stupito, mi ha divertito, mi ha commosso...e ci sono tutti gli altri che, beati loro, hanno tempo per disquisizioni più sottili:bene, rispetto le mie esigenze, semplicemente il film di Penn non ha centrato pienamente alcun obiettivo. Con i libri è la stessa cosa: ce ne sono che rileggerai tutta la vita, altri che resteranno seppur con rispetto a pigliarsi la polvere in seconda fila, nella libreria di casa e nella tua anima. A ognuno la sua anima, i suoi film, i suoi libri...Arthur, caro P., è un film divertente e pieno di grazia.
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Direi che al cinema ci sono due gruppi, quelli che sentono di avere poco tempo a disposizione, e quando vedono un film devono poterlo catalogare in qualche modo: mi ha insegnato, mi ha stupito, mi ha divertito, mi ha commosso...e ci sono tutti gli altri che, beati loro, hanno tempo per disquisizioni più sottili:bene, rispetto le mie esigenze, semplicemente il film di Penn non ha centrato pienamente alcun obiettivo. Con i libri è la stessa cosa: ce ne sono che rileggerai tutta la vita, altri che resteranno seppur con rispetto a pigliarsi la polvere in seconda fila, nella libreria di casa e nella tua anima. A ognuno la sua anima, i suoi film, i suoi libri...Arthur, caro P., è un film divertente e pieno di grazia...aggiusta una giornata di smog e di troppi cretini incontrati per via...
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