Into the Wild - Nelle terre selvagge |
||||||||||||||
Un film di Sean Penn.
Con Emile Hirsch, Marcia Gay Harden, William Hurt, Jena Malone.
continua»
Titolo originale Into the Wild.
Drammatico,
durata 148 min.
- USA 2007.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 25 gennaio 2008.
MYMONETRO
Into the Wild - Nelle terre selvagge
valutazione media:
3,88
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
|
||||||||||||||
|
||||||||||||||
|
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
into the wilddi readcarpetFeedback: 0 |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
martedì 20 gennaio 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
E’ stato scritto anche troppo su quest’ultima opera di Penn, portato in trionfo come nuovo Messia di… qualcosa. Non volendo mischiarmi a voci “generiche”, a distanza di un anno dall’uscita della pellicola, ho pensato di buttar giù qualcosa. Nel frattempo I walked into the wild per tre volte. Storia vera di Christopher Mccandless, brillante giovane del West Virginia che, una volta laureato, decide di scappare dal mondo che lo circonda per rifugiarsi in una solitudine mistica, alla ricerca dell’essenza della vita (e dei suoi motivi di esistere). Comincia così un lungo peregrinare prima verso Sud , Messico, poi verso l’Alaska, regno incontrastato di ciò che è ostile alla società inventata dall’uomo moderno, la natura. Il suo viaggio finirà bene. E’ fantastico quando un semplice film è in grado di descriverti con tale verosimiglianza le emozioni e gli stati d’animo di un personaggio. La rabbia iniziale (meglio: l’esasperazione) che comporta la fuga, e la nostra tentazione di elevare Mccandless a eroe dei nostri giorni (addirittura la beneficenza, viene da pensare) smorzata da un’antipatia latente, quasi naturale, suggerita da questa stessa rabbia in fondo ingiustificata verso gli “innocenti” genitori. E man mano che il viaggio continua la realizzazione che qualcosa si sta schiarendo, e lo scemare della ribellione lascia il posto alla consapevolezza di un obiettivo principe: la ricerca della felicità (chi non ha questo obiettivo?). Ma non una ricerca limitata, come quella di molti, ai paletti che la società impone da sempre: oggi un consumismo sfrenato e un tradizionalismo di facciata che inevitabilmente svuota istituzioni antiche (ma non vecchie) come la famiglia, l’istruzione ecc. Una ricerca disperata, radicale, che porta l’uomo ai confini del mondo e delle proprie possibilità, ma che non si può non giustificare. Per scoprire cos’è la felicità bisogna andare tutti quanti in Alaska? No, no… Ma Christopher John Mccandless evidentemente sì. Evidentemente aveva bisogno di questo per scappare dall’alienazione delle auto nuove e delle facoltà di legge. Per ritornare al film, ciò che lo rende grande è questa capacità di rendere palpabile l’esigenza di cercare. Sembrano messi lì apposta (ricordando che è una storia vera è stupefacente) i compagni di viaggio che Chris incontra: su tutti l’ultimo, commovente per semplicità e sincerità. Complimenti a Emile Hirsch, alla sua prima prova importante, ma non ci sono interpreti che sfigurino in quest’ottima prova corale. E ci si può solo inginocchiare di fronte alla colonna sonora di Eddie Vedder (ma io sono di parte), inedito cantastorie in versione intimista. Per una volta quello di cui mi posso lamentare riguarda il contorno del film: apprezzato da tutti! C’è qualcosa che non va, dico. Di solito c’è sempre qualcuno che non condivide, come è possibile? Risposta pessimista: la visione superficiale può portare a selezionare solo alcuni momenti, slogan e ridurre l’intero percorso a una serie di aforismi privi di contesto. Questo porta molto successo, in una società di massa, ma sarebbe orripilante se fosse così. Risposta ottimista: la grandezza del tema, la sua profondità (il fine ultimo dell’uomo si potrebbe dire) è stato talmente centrato che ha colpito (magari anche inconsciamente) la gran parte della platea. Sarebbe bello.
[+] lascia un commento a readcarpet »
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||