Storicamente il primo piano era utilizzato in origine per veicolare emozioni attraverso le espressioni del volto. Presto, però, i registi hanno cominciato a interessarsi anche alle mani. Attraverso frammenti di decine di film, Farocki esplora questo tipo di linguaggio visivo, il suo simbolismo, i suoi lapsus freudiani, i suoi automatismi, la sua musica. Spesso le mani tradiscono emozioni che il volto prova a dissimulare. Oppure fungono da strumento (ad esempio, per lo scambio di denaro) o testimoniano una competenza (lavorativa).