Titolo originale | Vive la vie |
Anno | 1984 |
Genere | Commedia |
Produzione | Francia |
Durata | 106 minuti |
Regia di | Claude Lelouch |
Attori | Jean-Louis Trintignant, Charlotte Rampling, Michel Piccoli, Charles Aznavour, Evelyne Bouix Laurent Malet, Tanya Lopert, Raymond Pellegrin, Charles Gérard, Anouk Aimée, Myriam Boyer, Patrick Depeyrrat, Marilyne Even, Philippe Laudenbach, Denis Lavant, Martin Lamotte, Ged Marlon, Mado Maurin, Jacques Nolot, Pascale Pellegrin, Jean-Louis Vitrac. |
MYmonetro | 2,84 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 20 marzo 2014
A Michel e a Sarah accade un fatto incredibile: scompaiono misteriosamente per poi tornare a casa dopo tre giorni non ricordando nulla.
CONSIGLIATO SÌ
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La Francia è sotto un'imminente minaccia atomica. L'industriale Michel Perrin scompare senza lasciare traccia e si pensa subito a un rapimento. Anche la giovane attrice Françoise Gaucher fa perdere contemporaneamente le sue tracce e il marito pensa a una fuga da casa. Tre giorni dopo i due ricompaiono, assetati e senza alcun ricordo di quanto è loro accaduto, salvo poi scomparire di nuovo lasciando adito al sospetto di una liaison. Ma la situazione è molto più complessa.
Poteva un irrefrenabile esploratore di mix di generi come Lelouch non essere attirato dalla fantascienza? La domanda è retorica e la risposta è: assolutamente no. Il pretesto (almeno così lui lo racconta) gli viene fornito dall'insuccesso di un suo film che lo induce a un sonno tormentato mentre alla radio si parla dei rischi di un conflitto nucleare. Da lì nasce l'idea per un film che sarà per lui il ventiseiesimo in 25 anni di regia. Due anni prima sugli schermi di tutto il mondo è comparsa la sagoma di E.T. ma gli alieni di Lelouch non si fanno vedere e un personaggio afferma che non si possono descrivere anche se comunque "non hanno niente a che fare con quei piccoli mostri che noi siamo abituati a vedere al cinema." Il piacere di sorprendere lo spettatore raggiunge l'acme in questo film in cui tutto viene lasciato nell'ambiguità e nella doppiezza sino al disvelamento finale. Tutto ciò trova sostegno nella riflessione sulla recitazione che finisce con l'essere anche un rileggere il rapporto del regista con gli attori. Lelouch fa affermare a Trintignant che "si fa l'attore perché non si sta bene nei propri panni". È un po' come se Lelouch con questo film mettesse a nudo il proprio sentire ambivalente nei confronti di chi deve dare corpo alle sue idee sul set e dichiarasse la propria fragilità. Quella fragilità che lo ha spesso spinto a tornare a cercare gli interpreti di cui 'si fida' e altrettanto spesso ad innamorarsi di quelle donne che hanno fatto diventare voce e gesti le sue parole scritte.
A Michel e a Sarah accade un fatto incredibile: scompaiono misteriosamente per poi tornare a casa dopo tre giorni non ricordando nulla. I rispettivi coniugi sospettano una loro fuga romantica. La polizia indaga. Gli scienziati sostengono che i due sono stati rapiti dagli extraterrestri. La realtà è molto più semplice: Michel ha sognato.
Esistono molti modi per giungere allo schermo, il Fejos vi è arrivato dalla biologia. Era un biologo ungherese di una certa rinomanza quando, quasi d'un tratto, il cine ma lo sedusse, ridestando in lui quella vena più o meno poetica che non di rado si nasconde in chi è dedito alle scienze; ed eccolo poco dopo partirsene per Hollywood dove, trascorse alquante traversie, riuscì a firmare quel notevole [...] Vai alla recensione »