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Il sorpasso, un capolavoro da rivedere

In sessant'anni il film si è ritagliato uno spazio che appartiene di diritto alle grandi memorie del cinema. Con Vittorio Gassman e il grande Jean-Louis Trintignant, scomparso da poco.
di Pino Farinotti

Jean-Louis Trintignant Altri nomi: (J.L. Trintignant / Jean Louis Trintignant ) 11 dicembre 1930, Piolenc (Francia) - 17 Giugno 2022, Uzès (Francia). Interpreta Roberto Mariani nel film di Dino Risi Il sorpasso.
lunedì 27 giugno 2022 - Focus

Jean-Louis Trintignant è stato adeguatamente celebrato. Lo meritava. Rete4 ha trasmesso Il sorpasso, capolavoro del nostro cinema di tutte le epoche e magnifica istantanea di quel grande attore francese. Come molti ho rivisto il film di Dino Risi, e, come tutti, non l’ho abbandonato per tutta la proiezione, sopportando l’“insopportabile” pubblicità pur di non perdere neppure un secondo.

É più che doveroso, quel promemoria: “riraccontare” Il sorpasso, che in sessant’anni non ha perso niente della sua vedibilità.

La regia è di Risi, gli attori sono Vittorio Gassman, Claudio Gora, Catherine Spaak, Jean-Louis Trintignant. Ma lo sappiamo. Il giorno di Ferragosto due occasionali amici, uno studente universitario un po’ timido e un quarantenne immaturo, passano assieme la giornata spostandosi con l’auto. Le ore passano veloci in un susseguirsi di episodi tragicomici, fino all’epilogo inatteso e drammatico: la morte dello studente causata da un incidente causato dall’incoscienza dell’altro. Si tratta di un autentico cult movie, tra i pochi che può vantare il cinema italiano del dopoguerra.

Un’intuizione geniale è all’origine del film, che può essere definito un road movie; il confronto di due generazioni nel territorio neutro di una giornata di vacanza. La complementarietà dei caratteri dei due protagonisti è un supporto dalle solide basi. La sceneggiatura di Scola, Risi e Maccari è in perfetto equilibrio tra la commedia all’italiana e il dramma sociale, questo appena accennato con alcune allarmanti sequenze disseminate nel film e concluso nell’impietoso finale. Il cialtronesco Gassman, finalmente libero, come lui stesso ammette, dai vincoli delle caratterizzazioni, dai ghigni classicheggianti, esprime in alcune sequenze la sua dirompente fisicità. Distrugge con l’intuizione del superficiale i luoghi comuni che lo studente Trintignant si era costruito in un’intera vita, sui suoi parenti. Libera lo charme opaco di una zia del suo amico.

In ogni spostamento, dalla Roma deserta del mattino di Ferragosto e lungo le strade della Versilia fino alla Costa Azzurra, si gioca la sua dignità e persino la figura di padre. La partita a ping-pong con Gora è al riguardo esemplare. L’attonito Trintignant in questa scuola dei dritti è infatti l’unico a soccombere, emblematicamente. Non pochi hanno lamentato il cambio di atmosfera dell’epilogo: un brusco risveglio dalla partitura scoppiettante di una pellicola che sembrava dover dispensare un eclettico piacere a fior di pelle.

Come in La grande guerra e Una vita difficile il cinema italiano aveva trovato, se non un vero e proprio stile, un equilibrio basato su una precisa rappresentazione della società italiana, senza dover ricorrere ai macchiettoni che il depravato cinema d’oggi mostra con lugubre allegria. Il rimpianto di quel cinema è presente in ogni spettatore che abbia solo visto quei film pur non facendo parte di quella generazione. Ed ecco allora la Lancia Aurelia Sport diventare un oggetto mitico. Così come alcune battute di questi film vengono tramandate con puntuale approssimazione, ma con sincera partecipazione. Il sorpasso, al suo apparire quasi snobbato dalla critica, si è ritagliato col tempo uno spazio che appartiene di diritto alle grandi memorie del cinema.


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