Torino. Il professor Sajevo pedina una ragazza, Lisa. L'abborda in un ristorante e si fa riconoscere: "Sono quello cui hai sparato, mi sono salvato pelo". Espandi ▽
Il regista Vito Palmieri, ispirandosi al romanzo ominimo di Michele Santeramo che lo affianca come cosceneggiatore, fa leva sulla sua esperienza di documentarista per raccontare questa storia di (tentata) redenzione e riscatto incastonandola in un paesaggio silenzioso e riflessivo, dominato dalle statue giganti di Peccioli che dominano il paesagio come muti osservatori delle piccole vicende degli esseri umani. La bella fotografia di Michele D'Attanasio valorizza tanto il borgo toscano quanto le campagne circostanti e il volto intenso di Marianna Fontana, che interpreta la tormentata Anna con dolorosa intensità. Sono particolarmente interessanti le reazioni degli abitanti del paese ad Anna, che rappresentano le varie sfumature dell'accoglienza (o della sua mancanza) nei confronti di chi ha avuto a che fare con la giustizia. Il film esplora quietamente la possibilità di una riparazione e il coraggio necessario per portare avanti un'esistenza irrimediabilmente segnata senza scappare dalle sue conseguenze, in un mondo in cui nessuno dimentica e tutti si sentono in diritto di giudicare, sopratttto nell'era in cui le notizie viaggiano sui media in modo onnipresente e inevitabile.