Dal padre Johnny Hallyday, autentico monumento di Francia, ha ereditato gli occhi chiari allungati, il fascino esotico e la forza di volontà: «Lui si è fatto dal nulla e mi ha insegnato a lavorare senza risparmio». Dalla mamma Nathalie Baye, icona evergreen del cinema d’autore, ha imparato a impegnarsi con costanza e a schivare i pericoli dell’ambiente: «Un film è un prodotto di squadra, ma l’attore è un artigiano e il più delle volte deve vedersela da sè. Poco male, sono stata una bambina solitaria e ancora oggi preferisco la compagnia di me stessa al gruppo».
Con queste credenziali, ad appena 21 anni, Laura Smet non è solo una figlia d’arte eccellente ma anche l’attrice giovane di punta del cinema francese. Bellissima, espressiva, dotata di una sensualità naturale pronta a risultare animalesca o perversa, Laura (che da piccola sognava di diventare agente, «ma poi sono caduta nella trappola della recitazione e per fortuna non ne sono più uscita») ha esordito due anni fa nel ruolo di una malata di cancro nel film Les corps impatients . «Alle prese con la chemioterapia, sullo schermo, ero così convincente che papà e mamma sono rimasti sconvolti», racconta sorridendo. Star dei ”Rendez-vous” di Unifrance, ora è la protagonista di due film importanti, presto nelle sale italiane: in La donna di Gilles , dramma di Fréderick Fonteyne ambientato negli anni Trenta e applaudito a Venezia, ruba il marito alla sorella Emmanuelle Devos che reagirà in un modo estremo; in La damigella d’onore , del maestro Claude Chabrol, è una dark-lady di provincia che precipita lo sventurato Benoit Magimel nell’autodistruzione e nel delitto.
«Victorine, il mio personaggio in La donna di Gilles , somiglia a un animaletto: è gioiosa, dinamica, egoista ma inconsapevole del male che arreca agli altri...», spiega Laura. «Senta, la damigella d’onore, è invece una pazza simpatica, non conosce la morale ma segue leggi proprie. Mi somiglia di più di Victorine perché anch’io vivo in un mondo tutto mio, alla realtà ho sempre preferito l’immaginazione».
La carriera di Mademoiselle Smet procede a passo di carica. Tanto che Chabrol è tornato a scritturarla per il prossimo film. «Si intitola U.V.A . come i raggi del sole, ed è una storia inquietante in cui succede poco. E’ il silenzio a trasmettere la paura», anticipa Laura. «Mi manda al settimo cielo il fatto che Chabrol, regista di attori consumati, mi abbia scelto di nuovo nonostante la mia età». Domanda scontata: avere per genitori due mostri sacri le facilita la carriera? Risposta intelligente: «Mi ha dato il privilegio di incontrare, fin da piccola, persone eccezionali. Ma ora che cammino con le mie gambe, devo impegnarmi dieci volte più degli altri perché stanno tutti con i fucili puntati».
Da Il Messaggero 27 gennaio 2005