L'inconfondibile grinta di Jack Palance ha una storia dietro: a prescindere dalle botte prese sui ring dell'amata boxe, il volto gli venne ricostruito dopo le gravi ferite riportate nell'abbattimento del suo B-17, nel 1943. È dopo la guerra che comincia la sua carriera di attore. Dai thriller Bandiera gialla (Elia Kazan, 1950) e So che mi ucciderai (David Miller, 1952) ai bellici Okinawa (Lewis Milestone, 1950) e Prima linea (Robert Aldrich, 1956) ai drammatici, è un protagonista del cinema d'azione. Dagli anni sessanta il suo percorso si fa caotico, tra pellicole trascurabili e film "d'arte" anche europei. Tra l'altro, arricchisce col suo carisma diversi western di seconda fila: per esempio Monty Walsh, un uomo duro a morire (William A. Fraker, 1969) e Vamos a matar companieros (Sergio Corbucci, 1970). Dopo molte candidature, il suo primo Oscar da attore non protagonista lo riceve nel 1991(Scappo dalla città - La vita, l'amore e le vacche) per il ruolo di vero uomo della frontiera che sbeffeggia tre goffi quarantenni metropolitani in cerca delle "radici" tra gli ultimi cowboy del West.