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Rassegna stampa di Marcello Mastroianni

Marcello Mastroianni (Marcello Vincenzo Domenico Mastroianni) è un attore italiano, musicista, è nato il 26 settembre 1924 a Fontana Liri (Italia) ed è morto il 19 dicembre 1996 all'età di 72 anni a Parigi (Francia).

PIERO DI DOMENICO
MYmovies.it

Marcello Vincenzo Domenico Mastroianni nasce a Fontana Liri in provincia di Frosinone il 28 settembre 1924. La sua famiglia era di origine contadina ma suo padre, Ottorino, a causa del suo impegno antifascista non riusciva a trovare facilmente lavoro, tanto che nel 1933 dovettero trasferirsi a Roma. Questo spostamento sarà però provvidenziale per la carriera del figlio: sin da giovanissimo Mastroianni ha la fortuna di frequentare l'ambiente cinematografico. Negli anni trenta ha infatti la possibilità di comparire addirittura in alcuni film come La corona di ferro (1941) di Blasetti e I bambini ci guardano (1943), di Vittorio De Sica.
In seguito, Mastroianni prende il diploma di perito edile, trova lavoro come contabile e, pur desiderando fare l'architetto, si iscrive alla facoltà di Economia e Commercio. Contemporaneamente calca le scene con i gruppi del Centro Universitario Teatrale dove fa amicizia con Giulietta Masina che successivamente gli presenterà suo marito Federico Fellini, con il quale si formerà un lungo sodalizio.
Dopo l'esperienza universitaria Mastroianni si unisce alla compagnia teatrale Besozzi - Pola - Scandurra - Cei e, di seguito, a quella di Visconti nella quale interpreta importanti ruoli nelle rappresentazioni di: Un tram che si chiama desiderio (1949), Morte di un commesso viaggiatore (1951), La locandiera (1952), Le tre sorelle (1952). Nel frattempo colleziona anche parecchie apparizioni sullo schermo tra cui nel film Domenica d'agosto (1950) diretto da Luciano Emmer, regista anche del film che di lì a due anni lo avrebbe rivelato a critica e grande pubblico: Le ragazze di Piazza di Spagna (1952). Blasetti e Lizzani gli affidano ruoli drammatici, ma la sua inclinazione più forte è per la commedia soprattutto con l'incontro di quella che sarà la sua partner per eccellenza, Sophia Loren. I due fanno coppia in diversi film, e in quel periodo a metà degli anni cinquanta ottengono grande successo con Peccato che sia una canaglia (1954) e La fortuna di essere donna (1955).
Parallelamente, Mastroianni prosegue in teatro la collaborazione con Visconti che, nel 1957 gli offre anche il ruolo principale in uno dei suoi migliori film, Le notti bianche, tratto da Dostoevskji.
Subito dopo torna alla commedia all'italiana con I soliti ignoti di Monicelli, capolavoro del genere. Nel frattempo, nel 1950 aveva sposato l'attrice Flora Clarabella e l'anno seguente era nata la figlia Barbara. Nonostante non abbia mai divorziato dalla moglie, che resterà tale fino alla morte dell'attore, numerose sono state le sue relazioni e i flirt con donne belle e famose.
Nel 1968 incontra a Cortina, sul set del film Amanti di Vittorio De Sica, l'attrice americana Faye Dunaway che dopo una tormentata storia d'amore durata due anni lo abbandona. Nel 1971 incontra a Parigi l'attrice francese Catherine Deneuve: i due vivono insieme fino al 1974 e dalla loro unione nasce una figlia, Chiara (anche lei attrice). L'ultima lunga relazione sarà con la regista italiana Anna Maria Tatò, autrice nel 1996 del film documento Marcello Mastroianni, mi ricordo, sì io mi ricordo, uscito nelle sale nel 1997 dopo la morte dell'attore. Bello e fotogenico, Mastroianni ha il merito di non legarsi ad alcuno stereotipo e di essere capace di oscillare tra commedia e dramma con la massima naturalezza e leggerezza. Affronta tutte le parti con grandissima professionalità e umiltà e il suo poetico istrionismo lascia un segno profondo nella storia del cinema italiano del dopoguerra.
Nel 1960 inizia la collaborazione con Fellini, che lo dirige in La dolce vita e Otto e mezzo.
Il regista fa di Mastroianni il proprio alter ego davanti alla macchina da presa,e inaugurando uno dei personaggi più caratteristici della carriera dell'attore: un antieroe dall'elastico concetto di moralità. Ma anche Bolognini (Il bell'Antonio, 1960), Antonioni (La notte, 1961) e Zurlini (Cronaca familiare, 1962), gli affidano ruoli difficili e complessi che lui sviscera con la solita intensità. Mastroianni, nonostante questi lavori, non rinnega nemmeno la strada della comicità e recita sia in commedie garbate (Fantasmi a Roma, 1961) che in lavori dal forte umorismo (Divorzio all'italiana, 1962).
Anche il binomio con la Loren, star consacrata dall'Oscar, si rinnova con ottimi risultati in Ieri, oggi e domani (1963), I girasoli (1960) e soprattutto in Una giornata particolare (1977).
Anche negli anni '70, è l'interprete più amato dagli autori italiani. Marco Ferreri ed Ettore Scola lo vogliono protagonista in molti film: da Permette? Rocco Papaleo ('71) a La grande abbuffata ('73), da Ciao maschio ('78) a La terrazza ('80).
Negli anni ottanta si cimenta in ruoli che sono la maschera di se stesso, come nei felliniani La città delle donne (1980) e Ginger e Fred (1985), ed ogni volta, anche se con quasi quarant'anni di esperienza sulle spalle costruisce il personaggio cominciando da zero.
Nel 1984 Bellocchio gli affida un difficile ruolo pirandelliano nell' Enrico IV e nel '94 lavora anche con Altman in Pret-a-Porter.
Negli ultimi anni della sua attività, le occasioni migliori gli provengono proprio dal cinema internazionale: da Il volo (1986) di Theodoros Anghelopoulos allo stupendo Oci ciornie (1987) di Nikita Michalkov, dal già citato Pret-à-porter di Robert Altman al presago Viaggio all'inizio del mondo (1996) di Manoel de Oliveira, si dipartono gli ultimi fuochi di questo straordinario attore, sino alle immagini intense e commoventi di Mi ricordo, sì, io mi ricordo (1997) - sorta di confessione testamentaria filmata dalla sua ultima compagna Anna Maria Tatò - che ne costituiscono il commiato.
Nel frattempo Mastroianni era tornato ancora a teatro, con Peter Brook a Parigi, e con Le ultime lune di Furio Bordon, dolente riflessione sulla terza età, con cui riscuote gli ultimi successi prima di morire nel 1996 nella sua casa di Parigi.

IDA BIONDI
MYmovies.it

Esordì giovanissimo in teatro, prima filodrammatico poi universitario, per affermarsi gradatamente, sotto la guida di Luchino Visconti, nel teatro di prosa come uno dei migliori giovani attori del dopoguerra. Nel cinema esordi ne I miserabili (1948, Riccardo Freda), ma ebbe occasione di farsi notare, per un certo piglio baldanzoso e una notevole carica umana e di simpatia, in Domenica d'agosto (1950), in Parigi è sempre Parigi (1951) e ne Le ragazze di piazza di Spagna (1951), tutti diretti da Luciano Emmer. Nel decennio 1950-60 si impose all'attenzione del pubblico e della critica come attore brillante, istintivo, esuberante seppur sempre controllato, in una serie di caratteri pittoreschi, pieni di vita, che ben rappresentavano il clima di «neorealismo rosa» in cui si muoveva il cinema italiano di quegli anni: in questa direzione la sua interpretazione più gustosa fu quella di Giorni d'amore (1955, Giuseppe De Santis). Ma in altri film dello stesso periodo già si intravedeva un Mastroianni più complesso, drammatico, profondo, come era apparso ad esempio in Febbre di vivere (1953, Claudio Gora), in Cronache di poveri amanti (1954, Carlo Lizzani), ne Le notti bianche (1957, Luchino Visconti). Il nuovo volto dell'attore, frutto della duplice esperienza di attore comico e di attore tragico, si manifestò appieno nel 1960, nel personaggio del giornalista-scrittore Marcello, travolto da una società corrotta e corruttrice contro la quale non riesce ad opporsi, ne La dolce vita (Federico Fellini); a questo fece seguito, nella medesima direzione, il personaggio più complesso e problematico del regista Guido, anch'egli in piena crisi esistenziale, in Otto e mezzo (1963, Federico Fellini). I film successivi confermarono le doti drammatiche dell'attore, anche se iniziarono a mostrare, qua e là, un certo mestiere, una certa "maniera" ricalcata su precedenti interpretazioni, come in Ieri, oggi, domani (1963) o in Matrimonio all'italiana (1964), ambedue diretti da Vittorio De Sica, o in Casanova '70 (1965, Mario Monicelli). Ma la complessa personalità dello scrittore Giovanni Pontano ne La notte (1961, Michelangelo Antonioni), il grottesco ritratto del barone Fefé di Cefalù in Divorzio all'italiana (1961, Pietro Germi), il patetico e rivoluzionario personaggio del professor Senigaglia ne I compagni (1963, Mario Monicelli) e la sensibile e sofferta figura dello scrittore in Cronaca familiare (1962, Vittorio Zurlini), rimangono certamente non solo tra le migliori interpretazioni di Mastroianni, a conferma della sua multiforme personalità di attore, ma tra i personaggi più vivi e significativi del cinema italiano degli anni Sessanta. Meno incisivo è apparso invece ne Lo straniero (1967, Luchino Visconti), tratto dall'omonimo romanzo di Albert Camus.

SERGIO DONATI

“...Comunque in cucina un piatto di minestra te lo conserveremo sempre...”. Questa frase precisa l'ho sentita un sacco di volte da Ruggero Mastroianni, grande montatore, detta a suo fratello Marcello.
“Perché tu così finisci”, aggiungeva cupo.
Per fortuna è stato cattivo profeta.
Ma effettivamente tanti anni fa Marcello Mastroianni ha attraversato un periodo bruttissimo.

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