Un programma dalla grande presenza femminile che si ripropone di portare in città il meglio del cinema mondiale. Dal 21 al 29 novembre.
di Paola Casella
“Sono più emozionato quest’anno che quello del debutto”, dice Giulio Base, direttore artistico del Torino Film Fest, presentando la seconda edizione della kermesse torinese da lui capitanata (e la 43esima in senso assoluto). “Allora c’era una sorta di incoscienza, poi l’edizione precedente ha avuto un grande riscontro nazionale e internazionale, e adesso c’è più emozione perché le aspettative sono alte. Ma mi tranquillizza la consapevolezza di avere un ottimo programma, con tanta roba bella”.
In effetti la “roba” in mostra è tanta, nelle sezioni del festival: 120 titoli distribuiti fra i tre Concorsi (Lungometraggi, Documentari e Cortometraggi), Fuori concorso, Retrospettive e Zibaldone, per una “griglia snella di proiezioni”, con l’obiettivo di “custodire l’impronta autoriale e cinefila” del TFF. E bisogna dire che Base ha avuto più coraggio nelle sue scelte di altri festival più timidi: “Niente serie televisive, perché “da cinefilo, ritengo che un festival di cinema debba mantenere la sua specificità - non si suona musica lirica a Umbria Jazz - e rispettare la compiutezza di opere della durata di un’ora e mezzo o due”; tre film palestinesi in vetrina e uno israeliano, “ma filopalestinese”; l’ultimo lavoro del regista ucraino Sergei Loznitsa proiettato lo stesso giorno di quello del regista russo Aleksandr Sokurov; la copia restaurata di Salò o le 120 giornate di Sodoma per celebrare il cinquantenario della morte di Pier Paolo Pasolini nel giorno esatto in cui il film debuttò al cinema.
E poi una maggioranza di film a regia femminile in gara, una presenza 50-50 fra presentatrici e presentatori della rassegna dedicata a Paul Newman (con uno dei film preceduto dalla celebrazione dei 100 anni della Federazione Internazionale della Critica FIPRESCI), tre presidentesse di giuria – Ippolita Di Majo, Giovanna Gagliardo e Lina Sastri - per altrettante sezioni di Concorso; e un comitato di selezione formato da sei giovani under-35. C’è persino un documentario sulla Juventus, scelta che a Torino rischia di alienarsi il tifo granata: “Ma il documentario parte dalle sconfitte della Juve”, sorride Base, ricordando anche che l’intero incasso di quella proiezione andrà alla fondazione per la ricerca sul cancro.
GLI ITALIANI
In una selezione che ha voluto “proporre il meglio del cinema mondiale” gli italiani si ritrovano snocciolati fra varie sezioni. In concorso lungometraggi troviamo Eva di Emanuela Rossi, opera seconda dopo il debutto con Buio, e Il protagonista di Fabrizio Benvenuto, su un attore in cerca di un ruolo; nel Concorso documentari Bobò, di Pippo Delbono, visto al Festival di Locarno e incentrato su un interprete feticcio del regista; Mothers di Alice Tomassini, ambientato in Cambogia dove la maternità surrogata è criminalizzata; e Nel blu dipinti di rosso di Stefano Di Polito, che racconta l’avventura del Cantacronache, collettivo torinese di musicisti, poeti e scrittori. I corti italiani in concorso sono Futur Festival l’arca del Dora di Eleonora Danco e Marco Tecce, Souvenir de Paris di Claudio Paletto e La talpa di Marco Santoro.
Nella sezione Zibaldone troviamo classici restaurati del cinema come C’eravamo tanto amati di Ettore Scola, presentato da Stefania Sandrelli, La donna della domenica di Luigi Comencini e Nostra signora dei turchi di Carmelo Bene, oltre al già citato Salò; ma anche anteprime come Vita mia di Edoardo Winspeare, interpretato da Dominique Sanda in un ruolo ispirato alla madre del regista; Zorro di Sergio Castellitto; Separazioni di Stefano Chiantini, con Barbora Bobulova e Adriano Giannini; Avemmaria che riunisce i due “ex Gomorra” Fortunato Cerlino, qui al suo debutto alla regia, e il protagonista Salvatore Esposito; il già citato documentario Juventus - Il decennio d’oro di Angelo Bozzolini, con il dream team Zoff, Scirea, Tardelli, Platini e Boniek, e Ritratti di cinema di Paolo Civati, che ha chiamato a parlare della Settima arte presso il Museo Nazionale di Cinema di Torino Jane Campion, Tim Burton, Ruben Östlund, Asghar Farhadi, Pablo Larraín, Damien Chazelle, Paul Schrader, Peter Greenaway e Martin Scorsese.
In buona parte sono italiani anche la coproduzione italo-francese Quasi grazia di Peter Marcias su Grazia Deledda; Laghat – Un sogno impossibile del regista talo-francese Michael Zampino con Edoardo Pesce, la cui produzione è nazionale; The Estate di Carlo Gabriel Nero, produzione inglese che vede in scena i genitori del regista, Vanessa Redgrave e Franco Nero; e Isola di Nora Jaenicke, coproduzione italo-indiana con protagonista Fanny Ardant.
FUORI CONCORSO
Nessun italiano in questa sezione, al netto della coproduzione italo-spagnola El Cautivo/Il prigionero di Alejandro Amenábar con Alessandro Borghi, ma tanti titoli già apprezzati in altri festival, come il Dracula di Radu Jude; Highest 2 Lowest di Spike Lee con Denzel Washington; Kiss of the Spider Woman di Bill Condon con Jennifer Lopez e Diego Luna; il Magellan di Lav Diaz con Gael Garcia Bernal e il Nuremberg di James Vanderbilt con Russell Crowe e Rami Malek; lo spassoso Pillion di Harry Lighton con Alexander Skarsgård; Le Cri des Gardes di Claire Denis con Matt Dillon; il tedesco Sound of Falling di Mascha Schilinski; Resurrection del cinese Bi Gan; e Urchin, debutto alla regia dell’attore inglese Harris Dickinson.