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Kevin Costner e l'uomo del West

Costner, che a Cannes ha presentato il primo capitolo di Horizon - An American Saga, ha concentrato i temi maggiori del western classico. Di Pino Farinotti.
di Pino Farinotti

Kevin Costner (Kevin Michael Costner ) (69 anni) 18 gennaio 1955, Lynwood (California - USA) - Capricorno. Interpreta Hayes Ellison nel film di Kevin Costner Horizon - An American Saga - Capitolo 1. Al cinema da giovedì 4 luglio 2024.
martedì 2 luglio 2024 - Focus

Passano gli anni ma la vocazione, la nostalgia, diciamo pur l’amore per il west si appalesa, torna e ritorna, sussiste. Del resto il western è cosa molto seria, possiede il cinema nei suoi significati più belli, epici, eroici. Tre aggettivi che nella nostra epoca sono depennati. Ma c’è il western, e c’è Kevin Costner, che a Cannes ha proposto il primo capitolo, saranno tre, del suo Horizon – An American Saga. Queste ultime tre parole hanno un senso. Costner ha concentrato i temi maggiori del western classico. Significa scenari, epica, lotte fra pionieri: chi cerca una terra per una vita migliore e chi per sfruttare le occasioni offerte. Prima della guerra civile, carovane di coloni, arrivati da ogni parte del mondo, si installano lungo un fiume.  
Ma ci sono gli indiani, e sono vecchia maniera, cattivi. Anche se ne hanno tutte le ragioni, la nuova civiltà bianca avanza, fagocita, usurpa le loro terre, la loro cultura e la loro vita. C’è la storia di una famiglia, c’è l’esercito che cerca di proteggere i bianchi, c’è un eroe solitario nel Wyoming che ricorda tanto il magnifico Shane del Cavaliere della valle solitaria. Sono gli elementi decisivi che costruiranno la grande nazione chiamata America. Costner torna ad essere l’americano innamorato del sogno americano. E racconta con tutta la sua competenza, la sua storia e il suo cuore.

Nell’epoca recente c’è stato un altro con la passione del west, uno che contava, e conta. E’ Clint Eastwood, che ha diretto e interpretato molti western negli anni Settanta. Ma non aveva scelta, era condizionato da un imprinting potente, di Sergio Leone. Eastwood (1930) precede Costner (1955) di una generazione ed è fedele alla sua vocazione di uomo di legge giustiziere. Omologo del suo ispettore Callaghan uno sceriffo metropolitano senza Colt ma con la Magnum. Ma Eastwood non si è mai preoccupato della sorte dei pellerossa. Mentre Costner, col suo Balla coi lupi, del 1990, ha sdoganato quasi tutti i codici del western fino ad allora. Sta coi nativi, diventando più indiano degli indiani stessi. Nel film è Dumbar, un soldato nordista che viene mandato a un avamposto che risulterà deserto. Questa solitudine alimenta in lui il senso critico che manca agli altri soldati, quindi riesce in qualche modo a comunicare con un lupo e a diventare amico dei pellerossa. Il messaggio arriva al cuore e alla ragione con citazioni da Ford, Kurosawa e Leone. “Balla coi lupi” è il nome che gli indiani danno a Dunbar, dopo averlo visto giocare col lupo, oltre ad altri nomi suggestivi: “Alzata con pugno”, “Vento nei capelli” e soprattutto “Uccello scalciante”. Il film ha i sottotitoli quando gli indiani si esprimono nella loro lingua e ha vinto sette Oscar tra cui: miglior film e miglior regia.

Già negli anni Cinquanta c’erano stati film, di qualità, dalla parte degli indiani, titoli come L’ultimo apache, con Burt Lancaster, L’amante indiana, con James Stewart. Da citare anche Piccolo grande uomo, con Dustin Hoffman, ma erano gli anni Settanta, l’epoca delle revisioni post-sessantotto, dove gli indiani erano raccontati come un olocausto e il generale Custer, da eroe diventava assassino. 

Gli Oscar. Sono un elemento forte e magari paradossale. Sette riconoscimenti a Balla coi lupi, mentre in tutta la vicenda dell’Academy Awards che esiste dal 1929, non un solo Oscar è stato attribuito a un western. Ford, Hawks, Mann e gli altri grandi maestri sono stati ignorati. Il genere veniva considerato dalla critica una sorta di figlio di un dio minore. Eppure quei film erano grandi opere del cinema. 
Anche in questo Costner è stato profeta. Occorre dargliene atto. 

Balla coi lupi non è la sola “testimonianza” di Costner. Nel 2003 è stato regista e protagonista di Terra di confine - Open Range. Il tema etnico-nativi era stato risolto, non ci sono indiani nella vicenda di quattro mandriani nel West che pascolano il loro bestiame sulle distese erbose nelle vicinanze di una cittadina. Il proprietario terriero della zona, che controlla con una strategia di terrore la popolazione del luogo, non accetta che degli stranieri arrivino a cambiare lo status quo. Ne nasce una vera guerra. Anche in Open Range si sono richiami al vecchio West, con un consapevole e intenso Kevin Costner nel ruolo, per lui perfetto, di di uomo dell’ovest d’onore. Siamo a fine ottocento ed ecco gli scenari della natura e della società degli Stati Uniti pre-rivoluzione industriale. Un terreno congeniale e fertile per la visione di Costner che crede negli ideali puri che vanno scovati e preservati, che fanno parte del sentimento e dello spirito americano. 
E davvero un plauso a questo cineasta che di tanto in tanto, tutto questo lo ricorda.


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