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David di Donatello 2024, 7 statuette per Io capitano che trionfa come Miglior Film

C’è ancora domani vince 6 premi e offre l’occasione a Paola Cortellesi di fare alcuni interventi memorabili. Seguono Rapito e Palazzina Laf.
di Paola Casella

sabato 4 maggio 2024 - Premi

“Ragazzi, questa sera è un trend”, avvisava ieri Paola Cortellesi, salendo sul palco del Teatro 5 di Cinecittà per accogliere l’ennesimo David di Donatello. “Non ne potrete più di vedermi su questo palco”. Ma alla fine il suo C’è ancora domani ha portate a casa “solo” sei statuette, mentre il primato della serata è andato a Matteo Garrone e al suo Io capitano con sette David, compreso il riconoscimento più ambito, ovvero quello per il Miglior film dell’anno. Seguono i cinque premi per Rapito di Marco Bellocchio e i tre per la grande (e meritata) sorpresa della serata, ovvero Palazzina Laf di Michele Riondino, che ha ricevuto il David come miglior attore, mentre Elio Germano e Diodato vincevano nelle categorie Miglior attore non protagonista e Miglior canzone (La mia terra): e tutti e tre accennavano alla difficile situazione di Taranto (città di Riondino e Diodato) alle prese con l’inquinamento e l’ILVA.

Restano a bocca asciutta II sol dell’avvenire di Nanni Moretti, Comandante di Edoardo De Angelis e La chimera di Alice Rohrwacher, che tuttavia viene elogiato pubblicamente dalla regista francese Justine Triet, vincitrice per il Miglior film straniero con Anatomia di una caduta, dichiarando: “Ho una passione per lei e per i suoi film, che hanno un’anima particolare” - a dimostrazione del fatto che il cinema di Rohrwacher è più internazionale che (provincialmente) italiano.

Quella di ieri sera è stata una serata con varie ambizioni sottese: quella di Rai Cinema, che ha appoggiato con tutte le sue forze Io capitano a dispetto del successo “plenario” di C’è ancora domani (ora molto apprezzato anche in Francia e Gran Bretagna); quella di Carlo Conti, aspirante alla conduzione del prossimo Sanremo (ma i numeri musicali coreografati da Luca Tomassini erano più stile “X Factor”); quella di Fabrizio Biggio conduttore del red carpet e dei premi alle “maestranze” del cinema, purtroppo i due momenti più infelici della serata: il primo per trovate kitch come gli stacchetti con piume e paillettes dei ballerini vestiti da statuetta del David, il secondo per l’isolamento di scenografi, montatori, autori della fotografia, costumisti, truccatori, hair stylist ed esperti di effetti speciali lontani dalla sala della cerimonia, nei teatri di posa 14 e 18 bellissimi ma vuoti da sentire l’eco, e addirittura inquadrati lateralmente o lungo una scala. Sorpresa positiva invece è stata Alessia Marcuzzi, che ha mostrato un entusiasmo genuino verso il cinema (e sembra essere l’unica ad aver visto tutti i film in gara).  

Alcuni discorsi di accettazione sono stati più memorabili di altri: Cortellesi che, ricevendo il David dello spettatore, ha cautelato contro la “massa di estranei in cerca di semplificazioni”, e Furio Andreotti che, ricevendo il David insieme a Cortellesi e a Giulia Calenda per la Miglior sceneggiatura originale di C’è ancora domani, ha sottolineato il “privilegio, come uomo, di aver scritto questo film con le donne sulle donne”;  e quello di Emanuela Fanelli che, con in mano il David come Miglior attrice non protagonista, dice alla “sua” regista che C’è ancora domani “è diventato così grande perché l’hai fatto tu”.
 


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In foto Matteo Garrone durante la cerimonia di premiazione. 

Sempre Cortellesi, vincitrice del David per il Migliore esordio alla regia, sottolinea il suo essere arrivata dietro la cinepresa “alle porte della menopausa”, evidenziando implicitamente anche che gli esordienti nella sua categoria erano tutti over 40 (il più giovane era Giacomo Abbruzzese, l’unico del gruppo non già noto al pubblico come attore, con il suo bel Disco Boy); Marco Bellocchio si conferma il regista più ironico affermando, nel ritirare insieme a Susanna Nicchiarelli il David per la Miglior sceneggiatura non originale di Rapito: “Ragazzi, io sono vecchio, l’età mi rende moderatamente insoddisfatto quando perdo e moderatamente soddisfatto quando vinco”.

Molti gli accenni politici: all’immigrazione , con Paolo Carnera, Miglior autore della fotografia per Io capitano, che dedica il premio “a tutti i ragazzi che vogliono viaggiare sperando che possano farlo liberamente e senza rischiare la vita”, e Mamadou Kouassi, l’ispiratore della storia di Io capitano che, oltre a parlare della necessità dell’integrazione dei migranti in Italia, chiude con “basta morte in Palestina”. Molti i riferimenti al cinema come industria che dà lavoro e va sostenuta dalle istituzioni, rappresentate sul palco dalla Sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni, e alla necessità di insegnare cinema nelle scuole ma anche, come dice Cortellesi accettando il David giovani, “all’affettività e al rispetto come materia curriculare”.

Molto infelice e “cringe” l’intervento del costumista Sergio Ballo, vincitore per Rapito, che non solo monopolizza il microfono a spese della co-vincitrice Daria Calvelli, ma sfora abbondantemente i 45 secondi concessi per i ringraziamenti lanciandosi in generiche invettive (anche se concordiamo sulla “tirchieria” in tema di statuette: una per categoria, anche quando i premiati erano plurimi).

Particolarmente azzeccati invece due David speciali: quello voluto dalla Presidentessa e Direttrice artistica dell’Accademia del Cinema Italiano Piera Detassis come riconoscimento a “un cronista” a Vincenzo Mollica, che ricorda ai sui colleghi di “saper ascoltare” (e non solo ascoltarsi) durante le interviste; e quello alla carriera a Milena Vukotic, che con il consueto garbo si dichiara “grata alla vita”. L’altro David alla carriera è andato al compositore Giorgio Moroder, cui Giorgia ha dedicato sul palco  del Teatro 5 un’esecuzione ultrapop di “I feel love”.


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