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Prosegue l'eterna illusione, con una stagione di grande cinema

Ogni domenica mattina alle 11.00 al Cinema Quattro Fontane di Roma una selezione di opere di grande cinema. Da William Wyler a Raoul Walsh.
di Pino Farinotti

venerdì 5 gennaio 2024 - Evento

Prosegue la rassegna L'eterna illusione, ogni domenica mattina alle 11.00 al cinema Quattro Fontane di Roma (e ogni lunedì alle 19.30 all'Anteo di Milano), con una stagione di grande cinema. Una rassegna a cadenza settimanale di quaranta classici restaurati e digitalizzati, commedie dell’epoca d’oro di Hollywood in versione originale sottotitolata. Un appuntamento per gli amanti del cinema del passato e per chi vuole scoprire per la prima volta sul grande schermo i film di Lubitsch, Hawks e tanti altri che hanno fatto la storia del cinema.


Le vie della fortuna (1935)

Luisa (Margaret Sullavan) è cresciuta nell’orfanatrofio municipale deliziando le altre ragazze con le sue fiabe. Quando viene assunta come maschera in un cinema di Budapest, viene notata dalla direttrice dell’orfanatrofio, che vede in lei qualità non comuni di intelligenza, empatia e capacità di imporsi. Così le assegna un compito non semplice: entrare nel mondo e compiere una buona azione ogni giorno, essere amichevole e disponibile. E dare indicazioni su come affrontare la vita.

Preston Sturges, sceneggiatore e regista importante riprese il testo dello scrittore ungherese Ferenc Molnár e ne ricavò una vicenda che ebbe allora grande successo, generando anche un musical di Broadway.
Il regista.  William Wyler era un alsaziano acquisito americano. Dunque portò a Hollywood quella cultura profonda e preziosa che tanto giovò a quel cinema. Era autore completo, uno dei pochissimi che abbiano saputo coniugare spettacolo con arte. Bastano alcuni titoli: La signora Miniver (1942). 6 Oscar; I migliori anni della nostra vita (1946) 8 Oscar; Ben Hur (1959) 11 Oscar; 1966 Oscar alla carriera. In tutti i titoli citati Wyler aveva vinto il premio personale come regista. Dunque, William Wyler, signore degli Oscar, nessuno come lui. E quel Vacanze romane, con Audrey Hepburn e Gregory Peck che fece la storia, del cinema e di Roma. E della Vespa.


  Il sentiero della gloria (1942)

E’ la storia di Jim Corbett, che nel 1892 divenne campione del mondo dei pesi massimi superando John Sullivan, che sembrava imbattibile. Sullivan era dotato di forza e pugno devastanti, ma Corbett aveva eleganza e stile. Riuscì a battere l’avversario praticamente danzandogli intorno. 

Il film rende omaggio a “gentleman Jim e il regista Raoul Walsh affidò il ruolo a un Errol Flynn in splendida forma. L’attore si muove sul set proprio come Corbett.
Il regista. Walsh è stato personaggio straordinario, si racconta che sia stato domatore di cavalli e guerrigliero di Pancho Villa. Magari c’era una parte di leggenda, ma realtà vera, accreditata, è la storia di Walsh come regista. Sapeva raccontare con un montaggio preciso, veloce, efficace che fanno di lui uno dei maggiori maestri in qual senso. Tutti i suoi film erano successi di pubblico e molti fanno parte del più bel cinema di evasione. Fece ricca la Warner grazie alla sua capacità di lavorare senza grandi budget. E deve un grazie proprio a Errol Flynn, che stava a Walsh come John Wayne a Ford e Gary Cooper a De Mille. Ha firmato uno dei capolavori assoluti del western, come La storia del generale Custer, e poi Sul fiume d’argento. E ancora il classico bellico Obiettivo Burma. Tutti con Flynn. E non si può dimenticare il superclassico western Tamburi lontani, con Gary Cooper.  
Un’ultima fulminea istantanea sul grande Errol. Flynn ha dato corpo a eroi ufficiali e indispensabili, Robin Hood, Custer, Guglielmo Tell, don Giovanni, il conte di Essex. Costoro si sono valsi del suo appeal e di quel mistero, che appartiene al cinema, che trasforma un modello in un unicum che si insedia nella memoria e ci rimarrà per sempre. Tutti quegli eroi possono solo essere Errol Flynn.

La bisbetica innamorata (1936)  

Un irrequieto imprenditore si infatua di una ragazza già fidanzata. Fa allora in modo che l’antagonista venga inviato in Cina a lavorare. Cerca poi di convincere la fanciulla a sposarlo, spalleggiato anche dalla madre di lei che, per interesse, sarebbe favorevole al matrimonio.  Ma il progetto non funziona. Le storie d’amore a Hollywood dovevano avere il lieto fine più logico. La protagonista era Carole Lombard, la moglie di Clark che sarebbe morta in un incidente aereo mentre si trasferiva sul fronte del Pacifico per dare spettacoli alle truppe.
l protagonista Cesare Romero era un talento duttile. Era il classico seduttore ispanico. Magari non era Gene Kelly ma se la cavava anche col canto e col ballo. Il regista. Walter Lang esordì come illustratore e pittore di moda. Ancora nell’epoca del “muto” firmò commedie di discreta qualità anche se dimenticate. La Paramount gli affidò poi anche progetti di un certo spessore. A Hollywood lavorava tanta gente. C’erano i registi artisti generali, che firmavano capolavori. C’erano autori capaci di realizzare opere di grande successo al botteghino. E c’erano degli ottimi “mestieranti”, possono essere definiti così, che facevano buoni film.
Lang era uno di questi. Ma ci sono titoli che lo fanno ricordare, come La piccola principessa, con Shirley Temple nientemeno, Una notte a Broadway, musical gradevole. Ma il cinema ricorda Walter Lang per una serie che conquistò il botteghino. Il protagonista era il famoso mr. Belvedere, interpretato da quel caratterista straordinario che era Clifton Webb. Il titolo più importante è Governante rubacuori.    


  Le stranezze di Jane Palmer (1940)

Gregory La Cava non è improprio considerarlo un carattere anomalo nel panorama generale del cinema degli anni che potremmo definire eroici. Era un uomo colto e artisticamente dotato. Comincia come giornalista ma ben presto si rivela un disegnatore dotato. Il suo registro è l’umorismo e già nel 1918, a ventisei anni, ha un’intuizione anticipatrice, il disegno animato. Il periodo successivo rappresenta un passaggio quasi automatico. La Fox intuisce le sue qualità e gli affida una serie di film western senza pretese, di scarsissimo budget. Una prova, un esercizio. Se Gregory lo supererà sarà pronto per il cinema vero. E Gregory supera l’esame.  Da quel momento il regista mantiene le promesse e si trova a dirigere dei veri e propri divi, come William Powell, Katharine Hepburn, Carole Lombard e Ginger Rogers. Il suo nome entra due volte nelle candidature dell’Oscar come miglior regista. Nella sua filmografia ci sono alcuni titoli inseriti nella classifica delle migliori commedie. Sono Palcoscenico, L’impareggiabile Godfrey e Le stranezze di Jane Palmer. Ecco il racconto di questi ultimi due titoli. Le stranezze di Jane Palmer. Jane è una ragazza ricca, ma è viziata e ha le mani bucate. Non ci mette molto a dilapidare il patrimonio di famiglia. E’ dunque costretta a rifugiarsi dalla nonna in Arizona. Laggiù non tarda a farsi notare, soprattutto da un cowboy che si innamora di lei e vorrebbe sposarla. Ma il cowboy ha un antagonista che nutre speranze maggiori, un medico che conosce bene le debolezze di Jane e possiede dunque gli strumenti per conquistarla. Nel ruolo di Jane la Fox aveva scelto Irene Dunne, una delle signore di Hollywood, grande mestiere e grande charme. Una commedia semplice, magari scontata. Ma com’era bello e divertente qual cinema.  


 L’impareggiabile Godfrey (1936)

La famiglia Bullock è composta da quattro elementi: padre, madre e due sorelle. Delle due la leader è Irene, irrequieta, affascinante, antagonista. Un giorno si imbatte in un senzatetto, Godfrey. Lo trova diverso, interessante e un po’ misterioso. Se lo porta a casa facendone il maggiordomo. La famiglia ha grossi problemi, di rapporti interni, di gelosie e ripicche. E anche economici. Sottotono e disinvolto Godfrey dà consigli e trova soluzioni. In realtà il senzatetto altri non è che un operatore di Wall Street fallito per la grande crisi.
Quel personaggio straordinario ebbe molti proseliti e il film ispirò dei remake. Il cast era cospicuo. Irene era Carole Lombard, vera diva, già citata nella “Bisbetica innamorata” di Walter Lang. Gofrey era William Powell, uno degli attori americani di maggior classe. In quell’epoca era forse il più popolare di tutti, grazie alla serie di film interpretati al fianco di Myrna Loy, ben 13 fra gli anni trenta e quaranta. La coppia, amatissima dal pubblico, dettava moda e comportamento. Da ricordare anche il loro cane, Skippy, che divenne popolare come Lassie.         


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