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Cannes 2022, un programma di rara opulenza. Mario Martone in concorso

Tanti i nomi da David Cronenberg, James Gray, Kore-eda, Valeria Bruni Tedeschi, fino ai Dardenne. Attesissima Fuori Concorso Esterno notte, la prima serie di Marco Bellocchio.
di Tommaso Tocci

giovedì 14 aprile 2022 - Cannes Film Festival

Tornato al suo posto d’onore nel calendario del cinema mondiale, il Festival di Cannes darà il via il 17 maggio alla settantacinquesima edizione, un anniversario importante che gli organizzatori vogliono celebrare con la giusta grandeur. Ha aperto le danze in conferenza stampa il direttore Thierry Fremaux, come sempre sornione nell’accentuare il caos di una selezione a cui poi verranno fatti ulteriori aggiustamenti, e di fianco a lui il presidente Pierre Lescure (ultimo anno per lui, sarà sostituito da Iris Knobloch). Seppur non completo, il programma annunciato è di rara opulenza, con nomi di primo piano in ognuna delle varie sezioni che compongono l’offerta ufficiale.

In Concorso ci sarà il nostro Mario Martone con Nostalgia, adattamento di Ermanno Rea con protagonista Pierfrancesco Favino, incentrato come sempre per Martone su Napoli (sulla quale Fremaux si lancia in un’ode a “una grande città di cinema”) e sul senso di un ritorno. Con lui anche Valeria Bruni Tedeschi, che in Les amandiers guarda agli anni ottanta e alla sua esperienza personale con un film su una scuola di teatro e sulla sofferenza del lavoro d’attore.
 

Lunghissima la lista dei grandi maestri internazionali che si contenderanno la Palma d’oro: doveroso iniziare da Claire Denis, che pochi mesi dopo il premio a Berlino per Avec amour et acharnement tornerà finalmente in concorso a Cannes a 34 anni da Chocolat con Stars at noon. E poi David Cronenberg con l’horror Crimes of the Future, James Gray con Armageddon time, i pluri-premiati fratelli Dardenne con Tori e Lokita e gli altri habitué della Palma Kore-eda (di ritorno con Broker, stavolta girato in Corea, dopo aver trionfato con la storia tutta giapponese di Un affare di famiglia nel 2018) e Ruben Östlund (vincitore l’anno prima con The Square e ora pronto con la “commedia politico-economica” Triangle of sadness). 

Un decennio prima aveva vinto anche uno dei più importanti registi rumeni, Cristian Mungiu, che oggi presenta RMN e dovrà vedersela anche con Kelly Reichardt (Showing up), Desplechin (Frère et soeur con Marion Cotillard), Park Chan-wook (Decision to leave), il gradito ritorno del geniale Jerzy Skolimowski (Eo) e quello atteso del fresco esule russo Kirill Serebrennikov (Tchaikovsky's Wife). Tra i nomi in rampa di lancio, il giovane belga Lukas Dhont (Close) che aveva impressionato con Girl nel 2018, e l’iraniano Saeed Roustayi (Leila’s brothers) il cui Just 6.5 era stato una rivelazione a Venezia e aveva trovato poi grande successo in Francia.

Ad aprire il festival sarà la commedia zombie di Hazanavicius Z comme Z, mentre a fare notizia fuori concorso ci sono nomi come Tom Cruise con il suo Top Gun: Maverick, Baz Luhrmann con Elvis, e George Miller e il suo Three thousand years of longing. Ma anche i francesi Nicolas Bedos, l’ormai immancabile genio e sregolatezza di Quentin Dupieux e l’orgoglioso rappresentante del cinema di genere Cédric Jimenez con Novembre, film sulla caccia agli attentatori di Parigi del 2015.

Nella sezione Cannes Premieres c’è spazio addirittura per Marco Bellocchio con la serie Esterno notte (che torna sul rapimento Moro) e per Olivier Assayas, anche lui intento a rivisitare la sua filmografia in formato “seriale” con Irma Vep. Proiezioni speciali poi per Ethan Coen con il documentario Jerry Lee Lewis: trouble in mind, e per il rappresentante più celebre del cinema ucraino contemporaneo, Sergei Loznitsa, con The natural history of destruction.

Cinema ucraino a cui viene dato ovviamente molto spazio, e che sarà interessante scoprire in Un Certain Regard con il promettente esordio Butterfly vision di Maksym Nakonechnyi. Con lui nella sezione che Fremaux reclama essere “sperimentale, radicale, giovane” ci saranno i nuovi film dell’islandese Hlynur Pálmason (autore dell’atmosferico noir A white, white day), del turco Emin Alper, oltre all’atteso ritorno della polacca Agnieszka Smoczy?ska, autrice dell’accoppiata The fugue / The lure tra il 2015 e il 2018 che l’avevano lanciata come la voce più interessante del cinema polacco. 


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