Anno | 2001 |
Genere | Thriller |
Produzione | USA, Australia |
Durata | 113 minuti |
Regia di | Gary Fleder |
Attori | Michael Douglas, Brittany Murphy, Famke Janssen, Jennifer Esposito, Sean Bean McCole Bartusiak Skye, Guy Torry, Shawn Doyle, Victor Argo, Conrad Goode, Paul Schulze, Lance Reddick, Oliver Platt, Aidan Devine, Alex Campbell (II). |
Uscita | venerdì 12 aprile 2002 |
MYmonetro | 2,66 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 18 maggio 2020
Un numero sepolto nel cervello di una ragazza servirà a salvare una vita. Al Box Office Usa Don't Say a Word ha incassato 55 milioni di dollari .
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CONSIGLIATO NÌ
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Nel 1991 un gruppo di rapinatori si introduce in una banca di Brooklyn per trafugare un prezioso diamante rosso del valore di dieci milioni di dollari. Il colpo va a buon fine, ma un membro della banda riesce a ingannare gli altri compagni e a sottrarre il diamante. Dieci anni dopo, lo stimato psichiatra Nathan Conrad viene coinvolto da un collega in un caso che riguarda una ragazza con disturbi mentali improvvisamente colta da raptus di violenza, Elisabeth Burrows. Il mattino seguente è il giorno del Ringraziamento: Conrad si sveglia, prepara la colazione e si rende conto che qualcuno è entrato nell'appartamento e ha rapito sua figlia di otto anni. I rapitori risultano essere gli stessi del colpo alla banca di dieci anni prima e vogliono che Conrad tiri fuori dalla mente di Elisabeth un numero a sei cifre, altrimenti uccideranno la bambina.
"Seeing her father die, that was ground zero", argomenta lo psichiatra Michael Douglas per giustificare il comportamento della sua giovane paziente disturbata. Il fatto che, assieme a Zoolander e Serendipity, Don't say a Word sia stato uno dei primi film ambientati a New York distribuiti in seguito all'11 settembre 2001, rende la frase più problematica. Soprattutto alla luce del fatto che il film è l'unico dei tre a non presentarsi come una commedia spensierata e a non aver subito rimozioni digitali o riadattamenti a tutela di dolorose memorie. La soluzione del problema sta tutta nella disinvoltura del film e nel suo andamento zigzagante che non concede neppure un attimo di credibilità, ma tutto sacrifica alla logica dell'intrattenimento e dello spettacolo ludico.
Don't say a Word ha un incipit da action movie, poi diverge verso il thriller psicologico e il dramma familiare, e infine cerca di scorrere con una certa agilità lungo l'insieme di questi binari. Il principio con cui Gary Fleder (Il collezionista, Cosa fare a Denver quando sei morto) orchestra una sceneggiatura piuttosto complessa e piena di incoerenze, inverosimiglianze ed elementi irrisolti, è quello dell'eclettismo e dell'accumulazione dei generi.
Ogni anima del film trova un proprio stile e l'abilità da riconoscere al regista è quella di riuscire ad amalgamare le dimensioni parallele del racconto utilizzando un montaggio serrato e tensivo. Il suo approccio alla materia illogica e deficitaria della sceneggiatura è quello di chi prova ad allargare i confini della sospensione dell'incredulità giocando di ritmo e appellandosi all'importanza dell'evasione.
D'altronde, non avrebbe potuto scegliere momento migliore.
DON'T SAY A WORD disponibile in DVD o BluRay |
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UN FILM BEN REALIZZATO. NON RAGGIUNGE CERTO LIVELLI OTTIMI MA LA TRAMA E' GODIBILE FIN DALLA PARTENZA PER POI SVILUPPARSI LENTAMENTE E PRENDERE UNA VIA INASPETTATA. L'INTERPRETAZIONE E' DISCRETA MA UN MICHAEL DOUGLAS SEMPRE E COMUNQUE STREPITOSO (LA RECENSIONE LO GIUDICA INVECCHIATO.. BEH NON CONCORDO ASSOLUTAMENTE, ANZI TROVO SIA PARTICOLARMENTE BRAVO IN UN RUOLO NUOVO ED INSOLITO PER UN DOUGLAS SEMPRE [...] Vai alla recensione »
Sinceramente trovo qs film pietoso...lento, noioso, con una trama quasi fantascientifica...brutto fino alla fine..peccato, Michel Dougles in genere mi piace molto...qui è sprecato. Voto 2
Non c'è dubbio alcuno che Don't say a word sia un thriller complesso ed eterogeneo come se ne sono visti pochi negli ultimi tempi, magari soltanto un prodotto d'intrattenimento, ma allestito con molta classe, gusto per le citazioni ed un'indubbia efficacia registica, con molte sequenze notturne davvero suggestive. Protagonista della storia, classico uomo di tutti i giorni costretto giocoforza a diventare [...] Vai alla recensione »
Le credenziali del regista sono molto buone. Gary Fleder, infatti, ha diretto Cosa fare a Denver quando sei morto e Il collezionista e questo thriller da manuale psichiatrico comincia bene. La regia tiene per quasi tutto il film anche se la sceneggiatura, la prima scritta da Anthony Peckham, è troppo ambiziosa e mostra tutte le falle, ormai croniche, di una categoria professionale in piena decadenza [...] Vai alla recensione »