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Alice nella città: Kajillionaire di Miranda July si aggiudica il Premio per il Miglior Film

Tra i tanti vincitori annunciati spicca il film di Fanny Liatard, Gagarine, che conquista ben tre riconoscimenti. 

sabato 24 ottobre 2020 - Festival

Annunciati oggi nel corso della cerimonia di premiazione che si è svolta alle 11.30 nella Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica i vincitori di Alice nella Città 2020, sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma dedicata ai giovani e agli esordi e  giunta alla sua diciottesima edizione.  

Il Premio Miglior Film Alice 2020 va a Kajillionaire di Miranda July con la seguente motivazione: “Per la capacità di creare una storia in grado di tradurre tematiche classiche in immagini dolci e spietate, raccontata con uno sguardo surreale e cinico. Attraverso dei personaggi grotteschi, metafora di una realtà genitoriale tossica molto attuale. La famiglia non è solo quella in cui nasciamo, ma quella che ci costruiamo”.

Il Premio Speciale della Giuria va a Punta sacra di Francesca Mazzoleni con la seguente motivazione: “Per aver saputo raccontare in modo mai banale una comunità dalle mille sfaccettature riuscendo a mostrare bellezza e malinconia, luci e ombre di chi la vive quotidianamente.” Il premio è stato assegnato da una giuria di 16 ragazzi di età compresa tra il 15 e i 18 anni.

Il Premio Camera d’Oro Alice / MyMovies va a Ibrahim di Samir Guesmi con la seguente motivazione: “Un’opera che sorprende per la maturità della regia e delle interpretazioni, che racconta sapendo evocare con gli sguardi invece di spiegare con le parole il complicato rapporto tra un padre in difficoltà e un figlio alla ricerca nel delicato percorso dell’adolescenza."
 

La Menzione Speciale del Premio Camera d’Oro / MyMovies va a Gagarine di Fanny Liatard, Jérémy Trouilh con la seguente motivazione: “Una storia emblematica che si ispira ad un accadimento reale avvenuto in un contesto periferico, il comprensorio (“citè”) Gagarine, che prese il nome dal celebre cosmonauta sovietico che lo inaugurò nel 1963.
Terreno di confronto e scontro tra culture diverse e seconde generazioni, luoghi di ghettizzazione e devianza come tanti altri a cui tanta attenzione ha offerto il cinema d’autore soprattutto francese, con il suo linguaggio naturalistico, che in taluni casi ha rischiato di creare un cliché, viene raccontata questa volta con stile inedito, mescolando il repertorio reale con atmosfere favolistiche e intuizioni visionarie, regalandoci un film sorprendente”.
Il premio e la menzione sono stati assegnati dalla giuria composta da Eva Cools (regista e sceneggiatrice), Agostino Ferrente (regista e sceneggiatore), Caterina Guzzanti (attrice), Claudio Noce (regista), Roberta Torre (regista).


Il Premio Raffaella Fioretta va a Il mio corpo di Michele Pennetta con la seguente motivazione: "Per averci fatto conoscere Oscar e Stanley, due corpi, due anime; due solitudini che si sfiorano per un istante vagando prigionieri nella stessa terra alla ricerca di emancipazione. Il mio corpo è un’opera che ci racconta di abbandono, di rifiuto, di degrado e umanità, Pennetta lo fa con grande efficacia ma soprattutto con una preziosa delicatezza che lo contraddistingue”. Il premio è assegnato dalla giuria composta da Dario Albertini (regista), Valentina Lodovini (attrice) e Riccardo Milani (regista). Il premio prevede un contributo di 3000 euro.
 


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