Dal 1° al 10 marzo gratis su MYMOVIESLIVE 10 tra i film più amati e apprezzati nella storia del Festival.
di Emanuele Sacchi
Dieci film per altrettante sfaccettature di cinema Far East. Dieci titoli che aiutano a comprendere di cosa si parli quando si parla di cinema dell'Estremo Oriente, lontano da semplificazioni fuorvianti.
I dieci film del Far East Web Festival saranno mostrati su MYMOVIESLIVE dal 1° al 10 marzo, uno a sera, sempre alle 21.30. Dopo l'evento rimarranno disponibili on demand per 10 giorni, accessibili con un profilo Unlimited.
Cinema d'autore, cinema popolare o un mix dei due, ma in ogni caso visioni memorabili e spiazzanti, destinate a scombussolare l'idea di cinema custodita gelosamente. Alcuni di questi - le palpitazioni e il tripudio finale di Castaway on the Moon, trionfatore della dodicesima edizione - hanno rappresentato proiezioni indimenticabili a Udine, altri hanno contribuito a ispirare la manifestazione di Udine e a renderla ciò che è (Ashes of Time).
La ventesima edizione del Festival avrà luogo dal 20 al 28 aprile 2018. Per gli utenti MYmovies.it l'accredito al FEFF costa meno: approfitta fino al 5 marzo delle tariffe scontate, cliccando QUI e richiedendo l'accredito online.
La madre di tutti i wuxia! Un prezioso omaggio all'imminente FEFF 20 e al super ospite d'onore: Sua Maestà Brigitte Lin.
Per molti il capolavoro di Wong Kar-wai. Il regista di Hong Kong Express si dedica a un progetto che sembra non avere mai fine e reinventa il wuxia pian come una malinconica riflessione sulle pene d'amor perduto. Trama difficile da seguire ma basta lasciarsi andare alle visioni. Come un paesaggio infinito, che non ha un preciso inizio né una fine, ma vive di continue suggestioni. Brigitte Lin, i due Tony Leung, Leslie Cheung e Maggie Cheung per uno dei cast più memorabili del cinema di Hong Kong.
L'action-spy-thriller come lo fanno i sudcoreani (ciao ciao, Hollywood). Grande apertura del FEFF 15 e Ryoo Seung-wan di nuovo a Udine, tra poco, per il FEFF 20.
La perfetta spy story non è più una prerogativa americana. La tensione della guerra fredda stile Le Carré incontra la brutalità di Tom Clancy e rivive in un perfetto meccanismo action. Nord contro Sud Corea, ma soprattutto doppi e tripli giochi fino a smarrirne il conto. I colpi di scena sono superati solo dalla spettacolarità delle sequenze. Incassi record e Ryoo Seung-wan (City of Violence) definitivamente consacrato re dell'action coreano.
Dominatore assoluto del FEFF 11, cavallo di battaglia della Tucker Film, Premio Oscar 2009. Nell'ordine che preferite.
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Attraverso la storia di un nokanshi, ossia colui che in Giappone prepara e abbellisce le salme prima della cerimonia funebre, Yojiro Takita tratteggia un'elegia dei valori familiari persi e poi recuperati, di come la vita e il suo valore possano essere meglio compresi osservando la morte e l'avvicinamento ad essa. La visione del Giappone e la nostalgia per le sue tradizioni colpiscono favorevolmente l'Occidente. Premio Oscar nel 2009 come Miglior Film in Lingua Straniera.
Altro titolo di punta del catalogo Tucker. Un film struggente e bellissimo, Coppa Volpi a Venezia per la memorabile Deannie Ip
Il realismo di Ann Hui incontra la lezione di Yasujiro Ozu sui legami familiari e il succedersi delle generazioni. L'esito è uno struggente ritratto della malattia terminale di una domestica, girato senza mai abbandonare la sobrietà dello sguardo. Il sociale e il privato si mescolano in un linguaggio unico, senza inutili clamori. Coppa Volpi per Deanie Ip alla Mostra di Venezia.
Poteva mancare un kolossal in costume, tra i "Fab 10" di questa selezione? Certo che no! E "Masquerade" è un kolossal con la kappa maiuscola.
Il sosia, una delle figure classiche della commedia, da Plauto in poi, calato nel contesto della monarchia Joseon. Uno dei vertici della storia recente del dramma in costume sudcoreano, per la capacità di amalgamare elementi comici, storici e drammatici in un affresco credibile e toccante, che lambisce l'attualità. Lee Byung-hun smette i panni di divo da copertina per vestire quelli del grande attore.
"E ora qualcosa di completamente diverso": l'asso pigliatutto del FEFF 12! Una commedia irresistibile, tanto dolce quanto stralunata, di cui vi innamorerete all'istante!
Un impiegato che perde il lavoro e decide di farla finita, ma diviene un naufrago di città. Una ragazza reclusa che è l'unica ad accorgersi di lui. La più incredibile delle love story nei tempi (grami) della crisi economica. Surreale e contagioso. Uno dei soggetti più azzeccati degli ultimi decenni.
Silenzio, parla Kore-eda: l'erede naturale di Ozu e del suo cinema gentile. Il mostro sacro di cui la Tucker, pochi mesi fa, ha distribuito la commedia-capolavoro Ritratto di famiglia con tempesta.
Il rigore nella messa in scena dei sentimenti di Koreeda Hirokazu applicato a uno scambio di figli: la prole dei poveri cresce nella famiglia dei ricchi, e viceversa. Il cortocircuito sociale e affettivo che ne deriva apre uno squarcio sui mali della società nipponica, ma lo sguardo di Koreeda ritrova un bagliore di umanità nei luoghi più inaspettati.
Quando il FEFF 9 si tinse di nero. Anzi: di noir. Una sontuosa crime story che, possiamo dirlo senza esitazioni, ha lasciato il segno.
Noir e mélo, gangster movie e romance. Una combinazione che in Corea del Sud ha trovato terreno fertile e in A Dirty Carnival uno dei suoi connubi più riusciti. Al suo secondo film Yoo Ha regala già un piccolo classico, screziato dalla cinefilia che già rendeva speciale il debutto di Once Upon a Time in High School. Il sottobosco criminale - e il cinema, suo simmetrico - come un grande circo, in cui non c'è spazio per gli ideali. Memorabili le sequenze di lotta all'arma bianca tra gang.
Le tre A dei blockbuster asiatici: A come arti marziali, A come action, A come adrenalina. Un titolo-bomba che trova in Donnie Yen (o, se preferite, Ip Man) il suo protagonista ideale!
Kung Fu Jungle incarna il lato più spettacolare ed estremo del cinema di arti marziali. Per Donnie Yen (Ip Man) è l'ennesimo centro di una carriera che si arricchisce di sfumature con proporzionalità diretta rispetto all'età che avanza e che, con Kung Fu Jungle, sembra quasi preludere a un nuovo ruolo, quello di sifu inarrivabile che ricorre alla violenza il minimo indispensabile. Solo tre le sequenze di combattimento vero e proprio nel suo tipico mix di stili, per il resto il proscenio è affidato a un sorprendente Wang Baoqiang, a suo agio in ambito marziale dopo aver interpretato sin qui ruoli lontanissimi dal genere.
Cult dei cult, introvabile e invisibile per 20 anni. Poi, fortunatamente, ci ha pensato il FEFF 19!
Uscito nell'anno dell'handover, ossia del ritorno di Hong Kong alla Cina, è il doloroso atto di ribellione di una generazione senza identità. Fruit Chan gira con la nervosa urgenza del cineasta militante e regala un manifesto esemplare all'ultimo singulto della new wave 80-90. Estetica punk e filosofia no future, senza sconti né estetismi.