Advertisement
La politica degli autori: Gavin O'Connor

Il cantore della cultura irlandese-americana.
di Mauro Gervasini

In foto il regista Gavin O'Connor.
Gavin O'Connor (60 anni) 24 dicembre 1963, New York City (New York - USA) - Capricorno. Regista del film Warrior.

mercoledì 9 novembre 2011 - Approfondimenti

Ognuno ha le sue piccole manie. La nostra è sfrucugliare nell'immaginario irlandese-americano. Che non significa, attenzione, l'Irlanda, Oscar Wilde, Joyce, gli U2 e Roddy Doyle, tutta un'altra storia. Sarà che il nostro regista preferito resta John Ford, ma seguire l'epica di chi ha vissuto il Grande Paese nordamericano portandosi addosso una tradizione millenaria, comprese le sofferenze ataviche, ha sempre avuto un fascino particolare. A differenza del melodramma italo-americano, o dell'autoironia ebraica, la cultura irlandese-americana è più primitiva.

Oggi Gavin O'Connor, regista di Warrior, attualmente nelle sale, e di Pride and Glory – Il prezzo dell'onore (2008), ne è un cantore interessante. Rappresenta bene l'esigenza di esprimere i sentimenti di una condizione, di una comunità e di una cultura nei modi più diretti, meno mediati da sovrastrutture formali. In una parola: brutalmente. Anche la metafora del ring assume connotati diversi rispetto ad altri sguardi. C'è il riscatto come per tutti i pugili proletari tipo l'italiano Rocky, questo sì, ma anche il conflitto e la rivalsa del sangue, come se a essere in gioco fossero prima di tutto i legami familiari. Accade per i fratelli di The Fighter di David O. Russell (2010), anche loro molto irish, e naturalmente per gli ottimi Tom Hardy e Joel Edgerton di Warrior, che si saccagnano di botte per risolvere prima di tutto attriti personali. Non esiste, in questo "scontro irlandese", e nonostante i milioni di dollari in palio, uno scenario di grandezza lirica alla Toro scatenato, ma una minima esigenza di affrancarsi dalla miseria, pratica e morale. Aggiungete la figura del padre, uno straordinario Nick Nolte, che pure impersona del vecchio irlandese una sorta di cliché (violento, ubriacone e pugile). Qui scatta un'altra caratteristica fondamentale. Come nel fumetto "Daredevil", o "Devil l'uomo senza paura", il super eroe irlandese-americano della Marvel, si parte da un padre pugile che cerca di redimersi da un senso di colpa tramandato al figlio. Devil, personaggio eccezionale, è inventato e scritto da un ebreo, Stan Lee, che forse con un pizzico di malizia si diverte a insistere fino all'esagerazione sul cattolicesimo della situazione. Non a torto, però, e i due argomenti (figura paterna + religione) molto si collegano. Se il familismo cattolico italo-americano è matriarcale, quello irish ruota intorno alla figura del padre.

Da qualunque parte prendiate l'immaginario irlandese-americano, troverete storie di poveracci che lottano con le unghie, i denti e spesso il piombo (la cosiddetta Irish Mob, intesa come malavita organizzata, ha avuto nella storia degli States una importanza fondamentale) con ancora nell'inconscio le privazioni causate da quella carestia che tra il 1845 e il 1849 causò un milione di morti nell'Isola Verde e altrettanti esuli (proprio in America). Direte voi: ma non è del primo irlandese d'America, JFK, il clan più potente del Paese (almeno fino alla scomparsa di Ted)? Sì, ma non c'è alcuna contraddizione nello splendore dei Kennedy, basta conoscere la storia del patriarca Joseph, piena di luci e ombre, per rendersi conto di come la parabola familiare, dalla miseria più nera alla ricchezza, sia esemplare. E non è forse per scrollarsi di dosso il senso di colpa e l'ingombranza di un simile padre che Bob Kennedy intraprese nei confronti della criminalità organizzata una missione quasi mistica, probabilmente causa della sua morte? Appunto...

Gli irlandesi-americani, nella loro raffigurazione narrativa, sono gli operai di Springsteen (irlandese da parte di padre), i gangster interpretati da James Cagney oppure i poliziotti. Quelli di New York o Boston sono quasi tutti irlandesi. Lo era ad esempio il padre di Gavin O'Connor, alle cui esperienze nella NYPD Pride and Glory in parte si ispira. In quel film, scritto dal regista con il gemello attore e produttore Gregory (insieme hanno recitato in Prigione di vetro di Daniel Sackheim, 2001), la metafora biblica si fa doppia: l'Abele della situazione, Edward Norton, ha a che fare con un fratello, Noah Emmerich, che ha ceduto alle lusinghe del diavolo Colin Farrell (irlandese doc), loro cognato. Ma domina la scena anche il patriarca Jon Voight, capo della polizia, e si capisce come per un attimo, per salvare la famiglia e l'onore del corpo, sia disposto a sacrificare il figlio buono, sempre Norton, che in quel caso diverrebbe come Isacco... E le donne, in tutto ciò? Il modello di Maureen O'Hara insegna: non sono angeli del focolare. O'Connor, insieme all'ex moglie Angela Shelton, è autore di In cerca d'amore (1999) con la strepitosa Janet McTeer, per questo ruolo candidata all'Oscar. Storia on the road di una donna proletaria e della figlia che affrontano le asperità della vita e le meschinerie degli uomini digrignando i denti. Come sul ring.

Gallery


{{PaginaCaricata()}}

Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati