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L'ultimo Pulcinella: uomini di scena, uomini di cinema

Liberamente ispirato a un soggetto inedito di Rossellini, un film che riflette sull'urto generazionale e sui sistemi di rappresentazione.
di Marzia Gandolfi

L'uomo dietro la maschera
Maurizio Scaparro 2 settembre 1932, Roma (Italia) - 17 Febbraio 2023, Roma (Italia). Regista del film L'ultimo Pulcinella.

martedì 10 marzo 2009 - Incontri

L'uomo dietro la maschera
È una delle maschere più celebri della tradizione italiana meridionale, indossa un camicione bianco e i calzoni cadenti. È il simbolo degli umili e l'anima di tutti i popoli offesi, è Pulcinella, servo scriteriato e insensato, che non manca di arguzia e buon senso dietro la maschera nera e il naso adunco. La Tradizione vuole che il primo a indossarne gli abiti larghi e candidi, per camuffare la gobba e il ventre sporgente, fosse l'attore Silvio Fiorillo, vissuto nella seconda metà del Cinquecento. Ispirato a un soggetto inedito di Roberto Rossellini, la storia di un uomo che alla fine del Seicento "emigrò" con la maschera napoletana alla volta di Parigi, L'ultimo Pulcinella è diretto da Maurizio Scaparro e interpretato da Massimo Ranieri, portatore sano del gesto e del corpo intesi come propulsori di ritmo e come elementi centrali dello spazio magico della scena, interprete coltissimo del teatro di Pulcinella e dei caratteri di una comicità senza tempo. La vicenda umana e artistica di Michelangelo Fracanzani viene attualizzata e trapiantata nelle banlieues parigine in uno sovrapposizione tra la rappresentazione teatrale, quella cinematografica e il mondo contemporaneo, che irrompe coi suoi conflitti sul palcoscenico e ai margini dello schermo. A Roma per presentare il loro film, "figlio" di una collaborazione lunga ventidue anni, Maurizio Scaparro e Massimo Ranieri ci raccontano il teatro, quel che visse e quel che rimane.

Il viaggio di Pulcinella
Maurizio Scaparro: Sono felice di aver girato questo film, che abbiamo prodotto con pochi soldi e tanta gioia. Il progetto nasce da molto lontano, sono passati circa ventidue anni da quando io e Massimo Ranieri facevamo Pulcinella a teatro. Lo abbiamo portato con noi per tutto questo tempo, ha girato l'Italia, è stato in tutta Europa, ha attraversato l'oceano ed è approdato in America, è stato il nostro meraviglioso compagno di viaggio. Da sempre pensavo di farne un film, di farne qualcosa che rimanesse per sempre. Certo venti anni sono tanti e non trascorrono invano, sono cambiato io, è cambiato Massimo, è cambiata Napoli e la sua gente, è cambiato il mondo e naturalmente è cambiato anche Pulcinella. Ma io e Massimo eravamo convinti che Pulcinella fosse in fondo anche un figlio di oggi e allora siamo ripartiti dalle origini, dal copione di Roberto Rossellini, un testo magnifico ma di difficile trasposizione e forse per questo il film non venne mai girato. La sceneggiatura del mio film, scritta con Rafael Azcona e Diego De Silva, nasce dalle pagine e dalla sensibilità artistica di Rossellini, di cui ho mantenuto le incredibili intuizioni, come il tema del viaggio e le frasi celebri (es. "Voglio andare via da questa Babilonia infame"). Sono convinto che siamo riusciti a fare un film europeo, meglio, mediterraneo dove finalmente non viene pronunciata una sola parola d'inglese. Senza Massimo non avrei mai fatto questo film. Ci tengo a dirlo.

Il giovane Pulcinella
Massimo Ranieri: Il mio viaggio con Pulcinella è cominciato oltre vent'anni fa, avevo soltanto trentadue anni e interpretavo un giovane Pulcinella. Ricordo l'emozione provata quando indossai questa maschera dolorosa (almeno per il popolo napoletano) per la prima volta. Prima di me, Pulcinella era stato portato in scena da attori inarrivabili come Eduardo De Filippo o Ettore Petrolini. Quella di Pulcinella è una maschera che non puoi conoscere, che non si può penetrare, all'attore non resta che "vestirla" e provare a farla vivere sulle tavole del palcoscenico. Se non fossi così vecchio continuerei il mio viaggio con Pulcinella e Scaparro, ma credo di dover ceder il passo a un altro artista, a un altro "giovane Pulcinella". Per questa ragione accolsi con entusiasmo l'idea di Maurizio di farne un film, se dovevo fermarmi, Pulcinella doveva restare nella memoria collettiva e con questa maschera anche il grande teatro, che purtroppo rischia di scomparire. Il viaggio sarebbe allora continuato sullo schermo e lì sarebbe rimasto per tutte le sere del mondo. Dallo schermo di un cinema o di una televisione avrebbe continuato a farsi portatore di un pensiero sociale e culturale insieme. Pulcinella non ha mai usato il bastone ma piuttosto la lingua, non è una maschera stupida ed è dotata di grande ironia. Anch'io non avrei mai fatto questo film se non lo avesse diretto Maurizio, lavoriamo insieme da troppo tempo e questo Pulcinella è una nostra creatura.

Napoletanità vs napoletanismo
Massimo Ranieri: Per me la napoletanità è tutto ciò che è viscere, è la cultura napoletana e sono i grandi uomini napoletani che l'hanno prodotta, penso a Peppino, a Giuseppe Marotta, Roberto De Simone, Salvatore Di Giacomo, Enzo Moscato, per citarne alcuni. E ho detto tutto. Il napoletanismo è l'esatto opposto. Amo la mia città anche se da anni ormai vivo in ogni parte del mondo, sono partito molto tempo fa per costruire la mia carriera, per maturare e per crescere. Ma adesso non vorrei che i giovani l'abbandonassero, vorrei che restassero e provassero a "ricostruirla". Torno spesso nella mia città, per me è come il primo amore: impossibile dimenticarlo, impossibile restarne lontani.

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