Advertisement
Il bel momento di Lucrezia

Intervista a Lucrezia Lante Della Rovere.
di Alessandra Giannelli

Da Ovunque tu sia a 007
Lucrezia Lante Della Rovere (57 anni) 19 luglio 1966, Roma (Italia) - Cancro.

martedì 29 luglio 2008 - Televisione

Da Ovunque tu sia a 007
Bravissima nel film-tv Ovunque tu sia (in onda il prossimo autunno su Raiuno), che le è valso, al recente RomaFictionFest, il premio come migliore attrice protagonista, Lucrezia Lante della Rovere è l'interprete del momento. Reduce da una piccola partecipazione all'ultimo 007, in questi giorni è sul set de Lo smemorato di Collegno. Le chiediamo, appunto, come vive questo intenso momento di lavoro.

Come ci si sente ad aver vinto il premio come migliore attrice protagonista del RomaFictionFest, interpretando Barbara in Ovunque tu sia?
Non me l'aspettavo! Questo è un festival nuovo, c'è solo da due anni e allora, quando me lo hanno detto sono rimasta sorpresa. Non me lo aspettavo anche perché è un film che abbiamo finito di girare da poco, a marzo, fa parte degli inediti del festival, ed è un premio che è arrivato proprio come una sorpresa.
A proposito di questo film: che esperienza è stata?
L'ho voluto fare fortemente. Venivo dall'esperienza di Donna detective e quando ho letto il copione di Ovunque tu sia, mi hanno detto che io ero un'attrice "da commedia" e in Italia c'è questa brutta abitudine di dare dei cliché agli attori. Lì ero una simpatica mamma poliziotta e, quindi, mi era stato detto che non potevo interpretare un ruolo drammatico. Io mi sono incaponita di più e ho chiesto di fare il provino. Ecco, secondo me un attore deve esplorare le varie gamme delle sue possibilità artistiche. A maggior ragione sono felice di aver vinto questo premio.
È stato difficile girare in quei luoghi?
Lavorare fuori è stata un'avventura faticosa, ci sono stati problemi per il clima, gli orari di lavoro, che poi, appunto, è stata ripagata. Anche lavorare con attori che parlano lingue particolari, come il cinese, quindi non anglosassoni né neolatine, implicava che ci fosse sempre un traduttore. Sono però avventure in cui uno si butta e per fortuna si sono visti i risultati. La cosa buffa è che questa storia è ambientata in Thailandia, ma noi l'abbiamo girata a Singapore e, quindi, il regista si è dovuto inventare un altro paese, che non era quello in cui giravamo. La Thailandia è caotica, è piena di smog, mentre a Singapore sembra di stare in un grande magazzino, in un aeroporto e questo è stato divertente. Non è una città affascinante, è una specie di Svizzera dell'Oriente che rappresenta tutti gli status symbol sociali, anche americani, senza tradizioni. È tutto all'insegna della polizia, dei soldi, dell'aria condizionata. È un "fiore all'occhiello" dell'Oriente, ma è un qualcosa che non esiste, è fittizio.
Lei, come madre, avrebbe agito come Barbara?
Assolutamente. Per una madre è impossibile non salvare un figlio, soprattutto questo personaggio che conosce bene il proprio figlio e sa che cosa lui sente, ma, anche se non fosse così, una madre si avventura se sa che suo figlio è in pericolo e che rischia la vita.
Il personaggio di Barbara le somiglia oppure no?
Io penso che ci si metta sempre una parte di sé nei personaggi che uno rappresenta. In Barbara c'è una parte di Lucrezia, assolutamente si.

Parliamo delle sue recenti interpretazioni, come è stato lavorare nell'ultimo 007 (che uscirà in autunno col probabile titolo Quantum-007 per la regia di Marc Forster)?
È stato un gioco, ho avuto un cameo ed è stata divertente tutta la preparazione: andare a Londra per il provino, vedere la professionalità e l'organizzazione che c'è dietro anche ad un piccolo ruolo come è stato il mio. Il regista mi ha scelta dicendomi che è stato difficile trovare un'attrice di quarant'anni che, oltre ad aver fatto un buon provino, non fosse "rifatta". Sono tornata a Roma ridendo e dicendo che ero stata presa per le mie rughe!
Quale ruolo, in futuro, le piacerebbe interpretare?
Mi piacerebbe che si osasse un po' di più nel raccontare le eroine, personaggi forti, anche cattive. Mi piacerebbe fare una malefica, ma anche un bel personaggio in una commedia. Quello che non mi diverte fare sono quei personaggi scemi o insulsi o da "brava mogliettina", non mi interessano; l'importante è riuscire a trovare sempre un carattere, delle contraddizioni, degli elementi forti nel raccontare un personaggio.
C'è un regista con il quale le piacerebbe lavorare?
Sono tanti, in realtà. Mi piacerebbe lavorare con Virzì o Verdone per la commedia. Mi piacerebbe essere la "musa" di Tornatore come lo è stata la Bellucci. Mi piacerebbe lavorare con l'ironia di Bellocchio, con la follia di Kusturica, con il sarcasmo di Allen, anche con Muccino o con Garrone, che è un grandissimo artista, per il taglio più "pittorico", il più pittorico nel cinema, che dà alle sue opere. Sono tanti: ognuno ha una sua qualità, un suo sguardo sul mondo.
In questi giorni sta girando Lo smemorato di Collegno: che storia è? Chi è il suo personaggio?
È una storia vera di un truffatore, di un farabutto, che ha preso in giro il mondo. Ricoverato nel manicomio di Collegno perché, apparentemente, ha perso la memoria, la sua foto, nel 1928, viene pubblicata su "La domenica del corriere" e c'è la corsa al riconoscimento di quest'uomo: chi dice che è il marito, chi il fratello, etc...Tutti, tranne la sua vera moglie, che è il personaggio che io interpreto, perché sa con chi ha a che fare e si vergogna perché lui l'ha abbandonata. Io interpreto, appunto, la moglie abbandonata che non vorrebbe mai apparire in questa vicenda; lui si farà riconoscere da un'altra famiglia. Poi verrà spinta dagli avvocati a far riconoscere la sua identità di moglie perché, in questo modo, riuscirà ad ottenere un po' di soldi, un risarcimento per il figlio, ma anche per lei che è stata abbandonata. È una fiction di due puntate per la Rai, per la regia di Maurizio Zaccaro.
Tra teatro e fiction, ma anche cinema, cosa preferisce?
Tutti e tre! Se è un buon prodotto, lo sarà in ogni contesto: sia televisivo, sia al cinema, sia in teatro così come se è un pessimo lavoro.
Quindi lei non disdegna, come molte sue colleghe, la fiction, giudicandola di serie B?
È un grandissimo errore e lo ha dimostrato proprio il recente festival della fiction, dove a vincere è stata una serie interpretata da Kenneth Branagh (10 Days to War) e quindi bisogna "ringraziare" la fiction perché permette a noi attori di lavorare, come prima cosa, perché gli attori devono lavorare, altrimenti si "atrofizzano", si impauriscono, si arrugginiscono. All'estero sono tanti gli attori famosi che fanno televisione, pensiamo anche a Glenn Close che ha fatto una serie televisiva importantissima (il legal-thriller made in USA Damages). Quindi, disdegnare la fiction è un atteggiamento snob e inutile che fa male sia al cinema sia alla televisione, senza togliere che buoni o cattivi prodotti possono stare ovunque.

Gallery


{{PaginaCaricata()}}

Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati