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Quando tutto cambia, Helen Hunt esordisce alla regia

L'attrice premio Oscar porta sullo schermo il libro "Then She found me" di Elinor Lipman.
di Marianna Cappi

Il film

mercoledì 4 giugno 2008 - Approfondimenti

Il film
Quando, nel 1996, Mike Leigh portò al cinema la storia di una ragazza di colore che, alla morte della donna che l'aveva cresciuta, si metteva in cerca della madre naturale e la trovava in un'operaia bianca, il tema pareva aver trovato il suo luogo naturale nel dramma intimista. Ma ora si affaccia dallo schermo Quando tutto cambia, prima regia cinematografica dell'attrice Helen Hunt e... tutto cambia.
La storia di April Epner, insegnante 39enne che si ritrova a vivere quasi contemporaneamente l'abbandono del marito, la morte della madre adottiva, la comparsa dal nulla della madre naturale e una serie di dolorose difficoltà legate all'attesa di un figlio, si porge come una combinazione agrodolce di fine psicologia e constatazione tragicomica dell'ironia della vita. Merito dell'umorismo di matrice ebraica di Elinor Lipman, autrice del libro "Then She Found Me" a cui il film si è ispirato, di una sceneggiatura piena di piccoli, riusciti colpi di scena e di un cast assortito con grande attenzione.

Il tema della maternità
Il grande tema della maternità si declina in mille fogge, paradossali ma riconoscibilissime. April desidera ardentemente un figlio ma ha un marito bambino (Matthew Broderick), che preferisce vivere nella casa (e nell'utero) di sua madre. Sobria, minuta, con un carattere forte e indipendente, April è del tutto simile alla madre adottiva, donna di principi più che di slanci emotivi, mentre Bernice (Bette Midler), la madre naturale, è ciarliera, pacchiana, ricca e bugiarda... eppure presente e comprensiva, quando è il momento per esserlo. E poi c'è un "mammo" (Colin Firth) che, innamorato della protagonista, deve però prima di tutto pensare a proteggere se stesso e i suoi figli dall'arrivo improvviso di una nuova donna. Madre e figlia insieme, perché ogni madre è figlia, specie nell'attesa, April, dal punto di vista rasoterra dei suoi Birkenstock, chiusa a proteggere un desiderio di maternità che è solo suo e non riesce a condividere, si scontra e si confronta con una genitrice sui tacchi a spillo, capace di raccontare ad un'intera platea televisiva di come l'ha abbandonata a un anno, sfinita e impaurita. Come una bambina di pochi mesi, April passa dunque attraverso la scoperta traumatica e necessaria che "io è un altro" e che madre e figlia sono due identità distinte, legate da un amore unico. Ricucendo, infine, il rapporto con Dio, difficile e imprevedibile come la vita stessa, la protagonista è finalmente pronta per crescere e amare una figlia (non) sua.

Un cast ben orchestrato
A tale e tanta complessità psicologica dà concretezza una squadra di attori scelti in base al personaggio che si portano fatalmente dietro: da Colin Firth, che rilegge il suo Mark Darcy di Bridget Jones in chiave più nevrotica e impacciata, a Bette Midler, regina dello show-biz, "divina miss M" (come è stata ribattezzata), che dopo quarant'anni di carriera ininterrotta da icona dello spettacolo si degrada con sapiente aiuto-ironia a conduttrice di un talk-show su una tv locale, senza perdere un velo di smalto.
A confermare la natura di commedia del film, sebbene amarognola e riflessiva, è la presenza di un personaggio secondario portatore di umorismo e leggerezza, individuato qui nella figura del ginecologo e affidato niente di meno che a Salman Rushdie, che si è regolarmente presentato al provino, ansioso di "fare esperienze collettive diverse dal lavoro solitario di scrittura".
Regge le fila di questo teatrino dell'anima Helen Hunt, regista, produttrice, co-sceneggiatrice e interprete protagonista. 44 anni (39 nel film, 9 quando ha iniziato a recitare), 4 Emmy Awards e un Oscar per Qualcosa è cambiato al fianco di Jack Nicholson, innamoratasi del romanzo della Elinor Lipman, la Hunt ha dovuto aspettare un decennio per darlo alla luce (del proiettore), tra problemi di diritti e ritardi imprevisti, ma alla fine ce l'ha fatta. È nata una regista.

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