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Lorenzo Crespi ci racconta Vita da paparazzo

Intervista al protagonista della fiction di Pier Francesco Pingitore.
di Alessandra Giannelli

Paparazzo per Pingitore

giovedì 22 maggio 2008 - Incontri

Paparazzo per Pingitore
Pier Francesco Pingitore, che nel lontano 1965 diede vita alla compagnia del Bagaglino, portando al successo tanti comici e soubrette, torna a parlarci di lustrini e paillettes in una miniserie, in onda il 26 e 27 maggio p.v. su Canale 5, Vita da paparazzo, di cui è autore e regista. Una fiction che, a parte i fasti degli anni Sessanta, ripercorre gli ultimi cinquant'anni di storia. Dalla "dolce vita" in quel di via Veneto, dove anche lo stesso Pingitore si ritrovava (dice lui "uno spettacolo su un gran palcoscenico"), fino ai giorni nostri, passando per Tangentopoli e Vallettopoli, con un chiaro riferimento, quanto alla seconda vicenda, a Fabrizio Corona. La fiction racconta, nella prima puntata, di due amici fotografi: Tom (Lorenzo Crespi) e Gino (Pino Insegno) che, ai giorni nostri, ricordano quelle nottate appresso a dive bellissime e ai loro mille flirt, raccontando, tra l'altro, del "mitico" spogliarello al "Rugantino" di Aiché Nanà. Nel secondo episodio siamo in epoche più recenti ed il protagonista è Daniele (Sergio Arcuri, fratello di Manuela), figlio di Gino e Giovanna (Milena Miconi), e si parla di estorsione e associazione a delinquere. Chiediamo a Lorenzo Crespi, protagonista in questi ultimi anni di molte fiction (Carabinieri, Gente di mare, Pompei), ma anche attore cinematografico (da I buchi neri di Pappi Corsicato a Marianna Ucria di Roberto Faenza), qualcosa di più su questa fiction, che ci farà ripercorre tanti anni di storia, non solo mondana.

Com'è stata questa esperienza televisiva: ti sei divertito a girarla? Ti è piaciuto rivivere quei tempi?
Mi sono divertito da morire perché io ho fatto, per tredici anni, film drammatici, qualche film di avventura qualche anno fa, e questa è stata per me una novità, è la prima volta che faccio una commedia da protagonista. Un po' ero teso perché la commedia non è facile, però intorno a me avevo tante belle persone: Pino, il Maestro Pingitore, altra gente che mi ha aiutato tantissimo.
Ti sarebbe piaciuto vivere negli anni della "dolce vita"?
Si e no. Non lo so, mi sarebbe piaciuto, a molti sarebbe piaciuto. Però non mi dispiace vivere oggi così.
Avresti voluto, a quel tempo, essere una star o un paparazzo?
Devo scegliere tra questi due? Una persona normale non si può dire? Non lo so, è meglio farsi inseguire, che inseguire!

Tom, il tuo personaggio, che tipo è? Ti somiglia?
È un bel paravento! Sto scherzando, Tom è un bel personaggio, ha tante donne, ma alla fine non riesce ad avere quella che ama veramente. È uno, comunque, a cui accadono tante cose, che sono veramente successe in passato. Al mio personaggio hanno poi attribuito anche vicende di altri fotografi di quegli anni, come il famosissimo Matteo Spinola. Io sono il protagonista insieme a Pino e Milena, ma gira tutto intorno a Tom.
Ti rivedi in Tom?
Mi rivedo in certe cose perché il carattere al personaggio l'ho dato io. Nel film parlo anche in romano, sono siciliano (messinese per l'esattezza), ma, per la prima volta ho parlato in romano. Una cosa nuova, di solito i romani provano a fare i siciliani, stavolta vediamo cosa succede a fare il contrario. Io vivo a Roma da sedici anni, però è dura, per un romano, fare il siciliano; a volte dei veri drammi diventano commedie.
E come te la sei cavata col romanesco?
Non lo so, però i migliori approcci, per imparare, sono quelli con la troupe e io ascoltavo loro.

Tu hai fatto tante fiction, di recente sei anche in Mogli a pezzi, vero?
Ma ho una piccola parte, è stata una partecipazione amichevole che ho fatto per Alessandro Benvenuti che è un mio caro amico, quel film ha le sue protagoniste. Però mi andava di farlo, era della stessa produzione della fiction di Pingitore, si girava nello stesso periodo e, quindi, ho accettato di farlo.
C'è un personaggio di una fiction, o proprio una fiction, cui sei rimasto particolarmente legato?
Donne di mafia, Pompei sono stati bellissimi, sono state esperienze bellissime!
Quando tornerai al cinema?
Io vengo dal cinema, ma è un problema tornarci. Non ci sono soldi, la gente si è stufata di lavorare gratis; questa storia che "si lavora per l'arte" ha stancato perché poi le case, con l'arte, non le paghi. Mi sono un po' stancato. Tutti piangono miseria, soprattutto per le opere prime, poi fanno gli incassi notevoli e prendono milioni, ma a te non ti hanno pagato granché. È una cosa che fa molto riflettere; con la scusa che il cinema è povero non si riesce più a stabilire un buon rapporto professionale nel cinema. Allora vado in tv e lavoro meglio. Pompei, ad esempio, visto al cinema, sarebbe una bellissima esperienza.

Ho letto, in una tua intervista, che quando vedi un paparazzo, appostato sotto casa, chiami i Carabinieri: è vero?
Ma quando mai? Scherzavo! L'ho detto ridendo. Io ho un rapporto bellissimo con i paparazzi: se io non voglio, non mi beccano mai. Non è difficile non farsi beccare, basta non chiamarli! La gente che si arrabbia, in realtà, è ipocrita perché, dieci minuti prima di arrabbiarsi era fuori dal ristorante per mandargli un sms e segnalare la loro presenza lì. Tanta gente fa così, altrimenti non ti becca nessuno.
Ma allora tu non esci?
Io sono riuscito a stare con Luna (Berlusconi, figlia di Paolo) per tre mesi prima che ci scoprissero. Quando c'hanno fatto le foto i paparazzi, noi stavamo insieme da quattro mesi e neanche in Sardegna sono riusciti a fotografarci. Questo perché io gestisco bene le mie cose, è una storia mia e non della gente. Io sono sette anni che non vado in un locale notturno, la cosa non mi riguarda affatto. Ogni tanto vado al ristorante, ma di solito sono a casa, vado a letto presto, dopo una certa ora sono noioso. La mattina mi sveglio presto, sia se lavoro oppure no, vado ad allenarmi: corsa, atletica, palestra, pre-pugilistica, faccio tante cose.
A proposito di "tante cose", ho letto che hai fatto svariati mestieri (cameriere, imbianchino) prima di diventare un attore famoso. Ecco, se non avessi sfondato, quale lavoro avresti voluto fare?
Avrei, innanzitutto, studiato: con la memoria che c'ho avrei preso, come minimo, tre lauree. Avrei cercato di fare l'avvocato per i minorenni, è una cosa che porterò sempre con me!

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